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Il Dono Del Reietto
Il Dono Del Reietto

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Il Dono Del Reietto

Язык: Итальянский
Год издания: 2019
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Giro rispose scostando lo sguardo in modo offeso: bastò quel gesto di rifiuto per ferirlo nell'animo. Capì un'altra cosa sulla fiducia: “Riceverla ti lusinga e ti rende più sicuro: è davvero un tesoro prezioso, tuttavia vedere la delusione di chi te l'ha concessa, ti strappa via quel dono e d'improvviso soffri duramente perché anche le tue certezze crollano. È un regalo meraviglioso, ma anche molto pericoloso. Esso può condizionarti nell'autonomia delle scelte: da un lato ti spinge a superare i tuoi limiti per meritarla, ma dall'altro ti rende schiavo della soddisfazione delle aspettative altrui”.

«Non volevo tradirti… ho capito quello che provi: anch'io ho un famiglio» aggiunse.

«Tu, hai un famiglio? Ne sono alquanto sorpreso!» esclamò Giro: la curiosità aveva preso il posto dell'ira.

«Sì, si chiama Zadza ed è un groppalupo.»

«Una cavalcatura goblin, quindi. Be', sì in effetti trovo che i lupi siano alquanto affini ai goblin, così come i tesorini di Givedon lo sono con noi cavian. Ahi! Piano con quel panno! Solo che non sapevo che la tua razza si curasse di famigli.»

«La mia razza no, ma io sì… almeno credo. Zadza, per quanto ho capito, è per me un po' quello che per te è Khiki.»

«Presto! Torna alla tua alcova!»

Interruppero immediatamente la conversazione perché udirono dei passi avvicinarsi e una voce provenire dal corridoio.

«Cos'era il baccano di poc'anzi? E poi, come diavolo ha fatto a spegnersi la torcia?» sbraitò la guardia mentre infilava le chiavi nella serratura della cella.

Djeek, non voleva rivelare il fatto di essere libero e si lanciò verso il suo posto, ma l'altra estremità della catena si incastrò in una fessura e lo mandò a ruzzolare a terra facendo cadere anche la ciotola. Si rialzò prontamente, ma la guardia entrò proprio mentre era intento a liberarsi.

«E tu? Come ci sei arrivato lì?» ringhiò minaccioso il carceriere avventandosi contro il malcapitato goblin.

Djeek fece per sgusciare via, ma l'uomo fu più lesto e lo afferrò per un lembo di ciò che restava del suo vestito. «E ora, prima di rimetterti al posto, te ne darò di santa ragione! Così impari un'altra volta a sgattaiolare libero per la... ough!»

L'uomo stramazzò al suolo e, dopo alcuni attimi di convulsione, rimase stecchito a terra con il lembo dell'abito di Djeek ancora stretto tra le mani.

I tre si guardarono a vicenda con sguardo interrogativo. «Che morte alquanto strana. Sei stato tu mago?» chiese timidamente Giro.

«A quale mago ti riferisci?» rispose ironico Fargon.

«In che senso? Sei alquanto sibillino.»

«Dico, ti riferisci a me o a quell'elementalista della terra?» asserì guardando biecamente Djeek. «È ora che la smetta di atteggiarti a babbeo: lo smottamento che ha liberato la tua catena non era una normale scossa sismica, era troppo localizzata, era un incantesimo. Non puoi ingannare un altro mago e soprattutto, non me!»

«Io... elementalista?» rispose Djeek ancora non del tutto consapevole del succedersi degli eventi.

«Sì, tu! Solo che ancora non ho capito che cosa hai fatto a quell'uomo: stavolta, non ho percepito alcun flusso elementale.»

«Io… elementalista?» ripeté il goblin con lo sguardo sbarrato e assente.

«Smettila di prenderci in giro, bastardo!» lo incalzò Fargon.

«Io... non ho fatto niente a quella guardia. Io sarei un elementalista?»

«Sicuro che lo sei e certamente sai di esserlo visto che non è possibile convogliare un sisma magico con una tale precisione se non si è stati istruiti alla Suprema Arte per almeno cinque o sei anni. Comunque, se non vuoi ancora rivelarti, non sono nelle condizioni di aspettare che tu lo faccia. Forza! Prendi le chiavi dal cadavere e liberami: se lo farai, avrò un debito con te e stai sicuro che ti ricompenserò appena ne avrò la possibilità, ma se deciderai di lasciarmi qui a marcire, sarai tu ad avere un debito con me e, se mai dovessi sopravvivere, stai sicuro che me la pagheresti.»

Djeek raccolse abbastanza facilmente il significato di questa nuova proposta che nei modi suonava più simile agli scambi interessati dei goblin: anche lui aveva barattato alcuni ratti per farsi curare da Griz. «D'accordo» si limitò a rispondere.

Spostò il braccio del cadavere per raggiungere la cintola e vide che nella sua mano si era infilato uno degli aghi intinti nel veleno di Corrupto. Capì tutto ed esclamò ad alta voce: «Ecco come è mort... ouch!»

«Parla piano idiota!» dissero all'unisono gli altri prigionieri. Djeek, nel frattempo, si massaggiava la nuca colpita da chissà quale oggetto. «Ecco come è morto: si è punto con uno dei miei aghi avvelenati che portavo infilati nel vestito. Non mi ero accorto di averne ancora uno con me» ripeté a bassa voce.

«Che veleno portentoso» esclamò Fargon, «che sia...»

«...il Flagello di Corrupto» completò Giro con sguardo famelico. «È un veleno rarissimo, un vero oggetto da collezione, uno splendido dono per la mia comunità.»

«Se hai intenzione di rubargli i suoi aghi presta attenzione a non pungerti» lo schernì il mago.

«Flagello? Noi lo chiamiamo Dono... comunque gli aghi li usavo per cacciare e quando tornavo la sera mi venivano confiscati: questo qui deve essersi nascosto in qualche piega del vestito; quindi non ne ho altri, almeno credo.»

«Forza! Non perdiamoci in chiacchiere! Djeek prendi le chiavi!» comandò Fagorn dissimulando la paura di essere lasciato in catene.

«Eccole!»

«Allora liberaci! Cosa aspetti?»

«Ehm, sì! Subito.»

Cominciò prima con Giro il quale, appena libero, gliele sfilò di mano dicendo: «Ora è meglio che le tenga io che sono alquanto pratico in quanto a serrature. Forza andiamo!»

Djeek rimase interdetto. «E Fagorn?»

Il mago già ardeva di rabbia tanto che il suo cranio pelato sembrava quasi incandescente. «Giusto e io? Non vorrete lasciarmi qui, razza di bastardi!»

Giro si avviò all'uscita. «Forza, seguimi! Dobbiamo trovare lo scarico delle latrine della caserma soprastante, perché è ovvio che tutte le altre uscite saranno alquanto controllate.»

Fagorn sbavava e ansava. «Sto per dare l'allarme, maledetti!»

Giro, con un cambio di direzione repentino e fluido, passò vicino al mago già madido di sudore liberandolo con una velocità tale che Djeek neanche si accorse che avesse usato la chiave. «Scherzavo! Quando ti arrabbi sei alquanto divert… ugh!»

Si ritrovò con le mani al collo e sbattuto contro il muro. «Prova un'altra volta a prenderti gioco di me e vedrai se la mia furia è così divertente!» gli sibilò digrignando i denti a mezzo pollice dalla sua faccia.

Giro stava per ribattere con un commento sul tanfo del suo alito, ma per quella volta ritenne più opportuno trattenersi, anche perché in quel momento vide l'uomo scagliargli un pugno violentissimo direzionato sul suo muso, ma che all'ultimo momento trattenne. «Ahah! Paura eh? Ahahah! Ora siamo pari.»

Uscirono dalla stanza e si incamminarono silenziosamente lungo il corridoio pressoché buio. Ogni tanto, Giro poneva l'orecchio bilobato sul muro e dava degli impercettibili colpetti con il dorso di una chiave. «Alquanto interessante. È una struttura piuttosto massiccia: la caserma di legno soprastante è stata costruita sulle fondamenta di un edificio in pietra di epoca anteriore al Regno di Faunna stesso…»

Un nuovo rivolo di sudore scorreva sulla fronte dell'uomo. «Ehi! Non siamo qui per fare un giro turistico e tu risparmiaci le tue uscite da guida da quattro soldi!»

«A volte, sei alquanto inopportuno! Volevo dire che riconosco questo tipo di architettura: doveva essere una delle torrette di guardia di una fortificazione di quei maledetti rattoidi che, prima di essere scacciati dagli imperiali, vivevano nelle lande lambite dalla Grande Palude.»

«Rattoidi? Cosa sono?» chiese Djeek

«Sono i nostri nemici giurati. Hai visto come somiglio a Khiki, allo stesso modo essi somigliano ai topi di fogna. Sono ferventi seguaci di Ovathan la dea della segretezza e del silenzio. Sono loschi rapinatori e alquanto viscidi sicari.»

«Ma non sei anche tu un ladro?»

«Sei alquanto superficiale, se non scorgi la lapalissiana differenza: se noi cavian preleviamo qualcosa lo facciamo perché non riconosciamo la proprietà privata. Inoltre, questa cosa la mettiamo subito a disposizione di chi veramente la sa apprezzare o di chi ne ha bisogno. Loro rubano per avidità, perché glielo commissionano o semplicemente perché gli va, anche quando non ne hanno bisogno. Lo fanno senza farsi nessuno scrupolo di uccidere chi eventualmente li scoprisse. A differenza nostra, adorano i loro tesori e hanno una paura folle dei ladri, tant'è vero che spendono vere fortune per acquistare i migliori sistemi di sicurezza e le più impenetrabili casseforti gnomiche. Ci odiano perché i più abili scassinatori cavian sono in grado di aprire anche quelle.»

Fagorn, ormai, tratteneva a stento i tic nervosi. «Sentite! Se volete stare qui a parlare di cretinate, fate pure… io me ne vado!»

«No, aspetta! Sei alquanto frettoloso, non si può essere buoni ladri, se non ci si intende di storia, leggende, architettura e arte. Volevo arrivare a dire che le torrette di guardia rattoidi sono sempre collegate tra loro attraverso passaggi sotterranei, quindi se riusciamo a trovare la botola potremmo evitare di uscire dagli scarichi e, inoltre, potremmo allontanarci inosservati passando per il sottosuolo.»

Fagorn era dubbioso. «E chi ti dice che ci siano altre strutture come questa collegate?»

«Alquanto semplice: dovrebbero essercene sei poste sulle punte di una stella immaginaria che rappresenta la luna a sei fuochi di Ovathan. Ora, essendo noi sulla zona Est della città, probabilmente la botola dovrebbe trovarsi nei pressi della parete Ovest.» Il cavian cambiò direzione fino ad arrivare a una piccola grata metallica sul pavimento larga solo tre pollici, sfilò Khiki dalla tasca, la legò a una cordicella e la pose su un punto dove la maglia della grata era leggermente danneggiata e la invitò a scorrazzare in quel pertugio.

La cavietta entrò nel buco emettendo i suoi tipici vocalizzi ritmati. Giro pose l'orecchio sul terreno e si mise in ascolto.

«Bingo! Rimbomba! La sua voce rimbomba alquanto: è la via di fuga che cerchiamo!» esclamò recuperando il roditore.

Il mago applaudì in modo lento e sarcastico. «Bravo! Ora che hai scoperto che sotto il pavimento c'è un passaggio come pensi di raggiungerlo?»

Il cavian assunse un'aria contrariata. «Sei alquanto pessimista e piagnucolone. Se aspettate qui, vado sopra e, quatto quatto, mi riprendo l'attrezzatura.»

Si incamminò verso le scale con passi felpati e movenze rapide.

Fagorn guardò biecamente Djeek. «E tu? Terramastro, non puoi fare nulla per aprire una falla sul pavimento?»

«Terra… che?»

«Fai ancora il finto tonto! Terramastro è il modo gergale per riferirsi a un Geomastro, cioè elementalista della terra.»

«Ma non ho il mio bastone magico? Come faccio?»

«E che te ne fai del bastone? Se come dici tu è “magico”, al massimo è un catalizzatore, cioè un semplice strumento che sostiene l'elementalista mentre accumula energia dalla natura, permettendogli di assorbirne e gestirne un po' di più. Tuttavia, il tutto è opera del mago: ma queste sono solo le basi e mi chiedo perché mi costringi a parlartene quando hai già dimostrato di padroneggiare l'Arte con la perizia di un Adepto della Terra e, quindi… se non vuoi che esaurisca la pazienza, getta la maschera! Impostore!»

Djeek si toccò il viso interdetto. «Non voglio che tu esaurisca la pazienza, ma io non porto alcuna maschera, la mia faccia è proprio così!»

Fagorn, sconsolato, accennò a sbattere la fronte sul muro. «Cosa ho fatto per meritarmi questo?»

«Voilà! Fatto. C'erano una mezza dozzina di guardie, ma erano troppo concentrate sui dadi ed è stato alquanto facile eluderle.» Silenziosissimo, Giro era già tornato e gongolava con aria soddisfatta. Poi, aggiunse: «Fortunatamente, ho recuperato anche i miei abiti di ricambio.»

Infatti, aveva anche trovato il tempo di cambiarsi. Indossava un'ampia giacca blu dai lunghi lembi, con sontuosi risvolti e con bottoni d'avorio; sotto di essa faceva mostra di sé un'opulenta camicia bianca riccamente plissettata e ricamata. A quadri bianchi e blu erano, anche, i pantaloni. «Questi, forse, sono tuoi» disse porgendo a Fagorn una veste arancione e due anelli. Uno incastonava un rubino, l'altro un topazio giallo.

«Non hai trovato nient'altro?» indagò l'uomo.

«Invero, ho trovato questa strana collana priva di valore» disse il cavian sfilandosela di tasca.

Fagorn gliela strappò di mano e se la infilò con una smorfia. Era di corda e come pendaglio aveva semplicemente un piccolo legnetto cavo usurato dal tempo.

«Ora, con un'adeguata traccia di salnitro creerò detonazione alquanto precisa. Essa permetterà di aprire una falla sul pavimento.» Poi, con sguardo serio e determinato, fissò i compagni e aggiunse: «L'esplosione, farà alquanto rumore e per questo motivo, ho già chiuso l'accesso alla prigione sabotando la serratura. Ciò li fermerà per alcuni minuti durante i quali non sapranno cosa è successo. Una volta dentro, faremo crollare l'accesso al tunnel, però potrebbe essere plausibile che sappiano dove esso rechi e ci aspettino dall'altra parte: quindi, dovremo raggiungere l'uscita assai rapidamente.»

Fagorn pose una mano sulla testa di Djeek e stringendogliela, forse con troppa forza, obiettò: «Io ho una soluzione migliore: se convinciamo questo pulcioso a collaborare, potremmo aprire una falla molto più silenziosamente e potremmo andarcene contando sul fatto che prima del cambio di guardia, nessuno scenderà qui sotto a controllare.»

Djeek si massaggiò il cranio indolenzito. «Io voglio collaborare ma non posso! Io non so nulla di elementalismo: fino a poche settimane fa vivevo a Grande Palude e cacciavo animaletti, poi ho trovato il bastone che fa le magie.»

Le vene del collo di Fagorn, ormai, pulsavano fuori controllo. «Non credo a una parola di quello che dici! Primo: il bastone da solo non fa un bel niente: è esattamente come i miei anelli catalizzatori. Secondo: come fa uno scaccia-topi a diventare un terramastro di discreta abilità in pochi giorni. Che io ricordi, l'unico che nella storia ha fatto qualcosa del genere fu Aglo. Vissuto duemila anni fa, fu il più grande evocatore di tutti i tempi: riuscì addirittura a costringere al risveglio e ad assoggettare un Primo Nato, il Leviathan, anche se solo per qualche istante. Nel tentativo, trovò la morte per sovraccarico elementale. Si dice che, già dopo la prima lezione, padroneggiasse l'acqua come un esperto. Inoltre, lui era un elfo degli abissi, cioè appartenente a una razza opportunamente modificata dall'intervento di Idron perché fosse geneticamente predisposta all'Idromanzia. Tu, invece, sei un goblin e i goblin elementalisti sono rarissimi nella storia e mai nessuno di essi ha raggiunto livelli di eccellenza. Qual è la tesi? Ci stai raccontando un sacco di fandonie. Quindi, dicci da quanto tempo sei all'Accademia di Petra e cosa ti hanno mandato a fare da queste parti, ma soprattutto, deciditi a collaborare, se non vuoi che ti strangoli a mani nude!»

«Lascialo stare! Non vedi che è alquanto disorientato? Scorgere lo stato psicologico di chi ci circonda fa parte della grande arte dello scippo: noi sfiliamo il borsello solo a chi sappiamo essere non del tutto presente alla realtà in quel momento, e ti assicuro che Djeek è in uno stato tale che potrei sfilargli le brache senza che abbia ad accorgersene» arringò il cavian.

Il goblin sbatté i piedi a terrà e protestò: «Ma io voglio collaborare, solo che non so come fare!»

«Aspetta un momento e chiudi gli occhi!» Giro si allontanò un attimo, tornò con un manico di scopa e glielo mise in mano. «Ora, fa finta che sia il tuo bastone.»

«Ma…»

«Provaci almeno!»

Djeek si concentrò senza troppa convinzione e, frettolosamente, stava per demordere, quando avvertì qualcosa di distante: come se una goccia gli piombasse su ventre. Un istante dopo, avvertì schizzi d'acqua di rimbalzo bagnargli le caviglie: stava entrando in risonanza con il blocco di roccia del pavimento sotto di lui. Avvertì una nuova goccia, questa volta con maggiore intensità. Cominciò a percepire la pressione degli altri blocchi che lo incastravano, doveva sgusciare fuori dal pavimento, ma lentamente in modo da non provocare fracasso. Un piccolo tremore e sentì sfibrarsi la malta che lo legava alle altre pietre, altre piccole vibrazioni e via via sprofondava nella sua sede…

Qualcuno gli pose la mano sulla spalla destandolo dal trans.

L'interruzione lo fece trasalire e, solo con uno sforzo immane, riuscì ad attutire le conseguenze che potevano essere esplosive. «Non spaventarmi più così, ho rischiato di sbriciolare mezzo corridoio!»

Quando riprese piena coscienza di sé, si accorse dello sforzo sostenuto: era ansante e lo strato più superficiale della pelle si era seccato come polvere di gesso. Cominciava a capire cosa significasse ciò che aveva detto Fagorn, cioè che il bastone magico aveva la funzione di aiutarlo nel sostenere l'energia accumulata. Fu allora che si sentì più speciale: aveva attivato i suoi poteri con un manico di scopa: era stato un po' più spossante per il suo corpo, ma funzionava comunque.

Fagorn colpì con un buffetto Giro. «Dice bene il goblin! Non si interrompe così un elementalista, soprattutto quando sta realizzando un “lavoretto di fine fattura” come questo.»

Si rivolse poi con un sorriso a Djeek, dicendo: «Spero che un giorno mi dirai la verità su come hai appreso l'Arte. A ogni modo, complimenti! Hai dimostrato una capacità di controllo paragonabile alla mia: sei riuscito a far scorrere il blocco con la delicatezza di un intarsiatore.»

Giro si inginocchiò vicino al blocco sprofondato nel pavimento, ma non del tutto. «Sono stato alquanto imprudente a interromperti, tuttavia dovevo farlo perché non volevo che crollasse nel tunnel sottostante provocando troppo rumore. È stato un mio errore, dovevo pensarci prima.»

Tirò fuori dal borsello un trapano con due leve estensibili, lo poggiò sul blocco: lo imbottì con un panno e lo colpì con un piccolo martello. Poi, prese a premerlo con tutto il suo peso e invitò gli altri a far ruotare le leve.

Nel giro di qualche minuto la punta si era avvitata nella roccia per qualche pollice. Sfilò il trapano ruotandolo nell'altro verso e avvitò al suo posto un gancio metallico. Vi legò una corda che, con le opportune misure, fu assicurata a una grata di una cella chiusa.

«Forza Djeek dagli un'ultima scrollatina!» lo invitò Fagorn.

«Ehm! Cosa?» Djeek era completamente assente perché perso in un'estasi gioiosa, effetto dei primi complimenti ricevuti in vita sua. «Ah! Sì! Scrollatina. Subito!»

Si concentrò e la prima cosa che avvertì fu il gancio che lo trafiggeva in maniera quasi dolorosa, ciò lo prese di sorpresa facendolo sobbalzare: il risultato fu un po' più brusco del precedente, ma tutto sommato non eccessivamente rumoroso. La roccia squadrata si sfilò definitivamente dalla sede, ma la sua caduta fu bloccata dalla fune che la lasciò a penzolare a mezz'aria.

«Bene, la corda ha retto: è sottile, ma robusta alquanto ed è molto costosa… per chi la compra» disse Giro mentre, con agilità, si calava di sotto.

Fu seguito da Fagorn e da Djeek che, preso dall'euforia di mostrarsi in gamba, volle scendere con un balzo audace. Però, calcolò male gli spazi: urtò contro il blocco sospeso che lo sbilanciò facendolo cadere a terra rovinosamente. Un essere umano della sua stessa corporatura si sarebbe rotto le ossa, tuttavia Djeek, avvezzo a ben altre percosse, si rialzò prontamente dissimulando il forte dolore al polso e allo zigomo. «Tutto a posto! Tutto a posto! Non mi sono fatto niente.»

Giro e Fagorn si guardarono per un attimo come se stessero trattenendo uno tsunami nello stomaco e, subito dopo, scoppiarono a ridere senza ritegno.

Djeek, risentì dello scherno più che della botta, ma alla fine prese a scherzarci su anche lui.

I tre si inoltrarono nel tunnel ridendo: mentre procedevano, alimentavano l'ilarità con discorsi del tipo: «Ho visto goblin arrampicarsi su pareti verticali e colonne, e questo qui non sa scendere da una botola...»

«Dicono che i goblin possano saltare da oltre dieci passi senza farsi male!»

«Sì, ma questi ne erano solo tre, ecco perché non ha funzionato alquanto...»

«Ehi! Djeek di faccia ci si tuffa in acqua non sulla roccia...»

Il goblin non ce la fece più e si inacidì. «Ridete! Ridete! Ma se non era per me, ora stavate ancora a vedere come far saltare tutto in aria con il sarnito.»

Fagorn ormai con le lacrime agli occhi deglutì. «Scusa, ma sei stato troppo divertente!»

«Alquanto buffo, direi! E poi, si dice salnitro.» Giro si passò il braccio sugli occhi bagnati di lacrime.

Almeno smisero di ridere.

Estratto registrazioni codice: rg.501.014.342.5:10/06/11522

(Sociale Congregazione di Granpatria. Soggetti itineranti con priorità medio»bassa. Horidon. Dharta di sesta generazione: decimo giorno del mese sesto nell'anno 11522)

Il pellegrino di Givedon.

«Per Tempèra! Sembrava non finire mai!» esclamò Fagorn reggendosi un lembo di stoffa lurida sul naso sanguinante.

«In fombo e sctata una mbella sgambagnata» intervenne Djeek con in bocca la succosa carne di un ratto catturato poc'anzi.

«Forse per te che vedi in questo buio pesto! Potevi almeno avvertirmi della trave di sostegno! A quanto pare, eri troppo impegnato con le tue puzzolenti prede!»

«Venite a vedere!» Girolamo de Bartolommei IV aveva steso una vecchia mappa sotto il flebile fascio di luce che filtrava dalla grata di una massiccia porta metallica. «Sono alquanto sicuro di sapere dove siamo.»

Djeek ingoiò alla svelta il boccone succhiando la coda del roditore che gli penzolava ancora dalla bocca, ruttò e si mise a sedere.

«Sto per vomitare!» si lamentò l'umano mentre si chinava sulla mappa.

«La prigione è qui, a Sud-Ovest della città, noi abbiamo proceduto per circa novecentoventi passi in questa direzione.» Il cavian fece scorrere una delle sue dita oblunghe sulla mappa. «E quindi, è alquanto probabile che siamo qui, cioè sotto la residenza dell'alchimista.»

«Aaron Mansil» disse Djeek.

«Non sapevo che i goblin raccogliessero informazioni sulle persone più rilevanti. Da quel che so, essi depredano e basta» osservò, il mago guardandolo con sospetto.

«I goblin, no! Ma Aliah, sì!»

«Aliah la Signora della Palude?» esclamò Girolamo.

«Quante Aliah conosci, stupido topo?» scattò Fagorn con inaspettata ferocia. Il lato destro della sua bocca gli si increspò in una strana smorfia.

Girolamo stava per ribattere, ma la sua innata capacità di interpretare con prontezza le situazioni gli suggerì di tacere.

Poco dopo, il mago si ricompose e chiese con malcelata disinvoltura: «Così, Djeek, tu conosci quella strana creatura di persona?»

«Sì. È lei che mi ha mandato.»

«Se è per questo, anch'io ero qui per svolgere una commissione per suo conto, ma questi umani sono alquanto gelosi dei loro oggettini che non gli servono, poi, tanto» disse Girolamo con finta innocenza.

«So bene con quale perizia voi cavian scegliate questi “inutili oggettini”» replicò sarcastico Fagorn. Nel farlo controllò, con un gesto istintivo, se i suoi preziosi anelli catalizzatori fossero ancora al loro posto.

Il ladro colse prontamente l'impercettibile reazione. «No, quelli penso che siano alquanto utili per i nostri scopi se li tieni tu» osservò stizzito lasciando il mago imbarazzato.

«Tornando a noi. Ora, dobbiamo trovare il modo di penetrare nella residenza dell'alchimista e sgusciarne fuori. Da quel che so, è una struttura alquanto vigilata: pare che in essa sia accumulato un tesoro di considerevole valore» continuò.

«Se quello che dicevi sulla forma a stella di questi tunnel è vero, qui potrebbe esserci un altro passaggio che conduce altrove» ipotizzò il mago.

«È alquanto probabile, ma condurrebbe qui.» Girolamo punto il dito sulla mappa in corrispondenza di una struttura contrassegnata con il simbolo della freccia incoccata del Regno di Faunna.

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