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Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità
Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità

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Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità

Язык: Итальянский
Год издания: 2020
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Erano arrivati alla pista da ballo e le due ragazze avevano iniziato a ballare insieme… in un modo indecente. “Dev’essere colpa dell’alcool che hanno consumato in fretta.” pensò, facendo fatica a pensare altrimenti.

Un ringhio gli vibrò nel petto quando la sua visuale fu coperta da un gruppo di umani. Sentendo quel suono e notando il suo sguardo gelido, i ragazzi si spostarono dall’altro lato e Kyou accennò un sorriso divertito quando li vide muoversi in fretta.

Riportò l’attenzione sulla pista da ballo, concentrandosi sulla ragazza che lo aveva lasciato perplesso, e quello che vide gli fece ribollire il sangue per la rabbia. Gli sfuggì un ringhio mentre i suoi occhi dorati e furiosi diventavano color sangue. L’innocuo Tasuki stava ballando con lei come se la stesse seducendo.

*****

Kyoko si era lasciata andare alle sensazioni che le mani di Tasuki le stavano dando mentre le accarezzavano la pelle nuda. Lui sembrava molto sexy con quei capelli spettinati e quel suo modo di ballare così sensuale. Le sfuggì una risatina al pensiero.

Mentre lo sentiva accarezzarle la schiena, notò che i suoi occhi erano diventati quasi completamente color ametista.

Suki decise di stuzzicarli e schiaffeggiò Kyoko sul sedere, esclamando: «Ehi, voi due! Devo fare rifornimento!», poi sorrise e li trascinò verso il tavolino dov’erano prima, sperando di prendere un altro drink.

*****

Kyou stava cercando disperatamente di placare il proprio sangue infuriato. Il suo fermo controllo e il suo comportamento distaccato erano svaniti completamente dopo aver visto Tasuki che ballava con Kyoko come se fosse il suo amante.

Dentro di sé sapeva di doversi calmare subito, altrimenti Hyakuhei avrebbe percepito la sua presenza… se non lo aveva già fatto. Facendo un respiro profondo, si rimproverò mentalmente per la propria rabbia.

Per secoli era stato una creatura della notte fredda e priva di emozioni. La sua risolutezza era come una montagna che non vacillava mai e non poteva essere costretta alla sottomissione. Le sue emozioni erano ben chiuse sotto le sue sembianze impassibili e indistruttibili per una ragione: nascondere la propria aura al vero nemico.

In una sola notte, la presenza di una ragazza innocente e pura lo aveva fatto vacillare per la prima volta nella sua lunga vita di non morto.

Ignari del furioso vampiro dai capelli argentati, i tre tornarono dov’erano prima. L’innocente risata di Kyoko lo raggiunse, placando un po’ la sua rabbia. La tensione si allentò e lui si chiese il perché di quella sua reazione così possessiva.

Restrinse lo sguardo, lanciando un’occhiataccia al ragazzo, e promise di procurargli una morte lenta e dolorosa se avesse superato di nuovo i limiti. Lei aveva bisogno di un guardiano.

Kyou non riusciva a spiegarsi perché quella ragazza avesse una presa così intensa su di lui, guardarla era diventato come una droga. La sua bellezza e la sua innocenza lo incantavano, portandolo a chiedersi se la sua pelle fosse morbida come sembrava. Vide un altro bicchiere di alcol davanti a lei e s’infuriò.

Ad ogni sorso, l’aura di luce pura che la circondava sembrava vacillare e indebolirsi. Era già molto più difficile da vedere. Se continuava a mandare giù quella bevanda del diavolo, presto sarebbe sprofondata nell’oscurità.

Come per sfidarlo, la ragazza prese la cannuccia e se l’avvicinò alle labbra, bevendo ciò che rimaneva di quel liquido velenoso.

Kyou fece qualcosa che non faceva da secoli… sorrise, sapendo che il suo segreto sarebbe stato al sicuro dal male che era appena entrato nel night club. Forse nascondere l’aura pura di una ragazza così innocente, dopotutto, non era una cattiva idea.

Kyou si nascose nel buio proprio mentre il suo nemico usciva allo scoperto.

*****

Hyakuhei varcò l’ingresso senza avvisare i servi che seguivano la sua ombra, erano liberi di divertirsi come meglio credevano. Avrebbero soltanto ostacolato i suoi piani, se gli avesse permesso di unirsi a lui. Con i suoi occhi rosso cremisi scrutò con interesse tutti quei corpi accaldati.

Aveva percepito la vita, nascosta da qualche parte tra gli umani. Si era sentito chiamare come se fosse un’amante desiderosa del suo tocco, ma adesso quella sensazione era quasi svanita.

La sera prima si era nutrito bene e non sentiva il bisogno di rifarlo così presto. No… quella sera aveva in mente qualcos’altro.

In quella città c’era il potere del leggendario Cuore di Cristallo Protettore, ne era sicuro. Tutte le strade che aveva preso, alla ricerca della luce nascosta, lo avevano condotto lì. Anche adesso sentiva la luce inafferrabile nascosta nell’oscurità e si appoggiò al muro per osservare gli umani.

Molte ignare mortali lo avevano già notato e sapeva che sarebbero andate da lui, offrendogli erroneamente la propria anima.

Essere alto, moro e bello gli rendeva sempre facile catturare le sue prede. I suoi lunghi capelli neri gli svolazzavano attorno e facevano da sfondo al suo aspetto senza eguali. Poteva percepire la lussuria che emanavano le femmine umane ma non vi prestò attenzione.

Quella sera ne cercava una da poter controllare. A volte trasformava un’anima ignara solo per ucciderla la notte seguente. Concedeva il dono della vita solo quando gli andava, e ciò accadeva una volta ogni cento anni. Gli serviva qualcuno che lo aiutasse a trovare colei che aveva il cristallo.

I suoi occhi s’incupirono come i suoi pensieri. L’ultima volta che si era avvicinato così tanto al misterioso cristallo della leggenda, la ragazza che lo possedeva aveva scoperto le sue intenzioni e, prima che potesse fermarla, si era uccisa portando il cristallo con sé, ancora una volta lontano dalla sua portata.

La sua mente tornò indietro con desiderio. Era stato un tale spreco, lei era ineguagliabile per bellezza e purezza incontaminata.

Il cristallo riappariva ogni mille anni, secondo le antiche pergamene che aveva sottratto allo stregone Shinbe prima di ucciderlo. Accennò un sorriso crudele mentre ricordava quella particolare uccisione… davvero deliziosa.

Contando gli anni da allora, la prescelta che ora possedeva il cristallo avrebbe dovuto avere ventun anni o giù di lì. Hyakuhei l’aveva percepito nei pressi del college e poi lì, tra la folla di studenti universitari nel club.

Il fatto che quella città fosse stata costruita sullo stesso terreno in cui il cristallo era svanito, era la prova che fosse anche il luogo della sua rinascita.

Se non fosse riuscito a trovare la ragazza, avrebbe assoldato qualcuno che potesse aiutarlo. Un non umano, soprattutto una creatura della notte, sarebbe stato in grado di rilevare il potere che lui desiderava per sé.

Un sorriso malizioso abbellì le sue labbra perfette in previsione del brivido della caccia. Aveva chiamato i suoi figli preferiti, questa volta avrebbe avuto quella che desiderava. Era stato nell’oscurità per troppo tempo e anche le cose più piacevoli avevano iniziato ad annoiarlo.

Voleva qualcosa di nuovo e una sfida era l’ideale per destarlo dal suo lungo sonno. Sentì una vaga vibrazione nell’aria e sorrise consapevolmente. Non avrebbe avuto fretta… per i vampiri il tempo non era un problema.

*****

Tasuki osservava con stupore mentre Kyoko finiva il drink. Poi guardò il proprio bicchiere con aria preoccupata. «Ehm, se hai sete posso prenderti un tè al bar, se vuoi.» le disse, poi sorrise quando lei arrossì, rendendosi conto di quello che aveva fatto.

Suki alzò un sopracciglio quando notò il bicchiere vuoto di Kyoko e sussultò, sapendo che la sua amica l’avrebbe uccisa di sicuro per i postumi della sbornia. Scrollò le spalle mentalmente, stavano festeggiando e Kyoko l’avrebbe perdonata… prima o poi.

Guardando Tasuki come per dirgli “Ti prego, sono nei guai, aiutami.”, intervenne: «Penso che sia una buona idea.», poi gli fece l’occhiolino per incoraggiarlo.

Tasuki le era sempre stato simpatico e le avrebbe fatto piacere che Kyoko lo frequentasse più spesso al posto di Toya… le stava simpatico anche lui ma non sempre la trattava bene, e lei era contenta che la sua amica non si lasciasse sopraffare.

Poi c’era Kotaro, che avrebbe preso Kyoko e l’avrebbe sposata all’istante, se ne avesse avuto la possibilità. Era gentile e la trattava come una dea, ma Suki non si sentiva a suo agio all’idea di perdere la sua migliore amica.

I suoi occhi s’illuminarono all’idea di far mettere insieme Tasuki e Kyoko, soprattutto dopo il modo in cui avevano ballato. Però sapeva che non doveva farsi scoprire, perché Kyoko poteva incutere molta paura quando si arrabbiava. Ci voleva coraggio per frequentare i due ragazzi che la sua amica stava frequentando. Il sorriso di Suki si addolcì mentre pensava al suo ragazzo, anche se non avrebbe mai ammesso che lo fosse. Shinbe era pazzo quanto i due con cui usciva Kyoko, se non di più.

Riportando i pensieri al presente, si alzò con un sorriso malizioso. «Vado a convincere il DJ a mettere la mia canzone preferita, torno subito!» disse, e li lasciò da soli. Dentro di sé sperava che, così facendo, la piccola scintilla che c’era tra i due scoccasse.

Kyoko guardò Tasuki, sentiva la testa leggera e sorrise con aria colpevole. «Un po’ di tè andrebbe bene… o magari del caffè, ancora meglio. Anche se, a volte, la carica della caffeina è quasi peggio.» disse, poi sorrise e aggiunse: «Se non ti dispiace andare a prenderlo, io vado in bagno.». Tasuki le porse una mano per aiutarla ad alzarsi e lei sbatté le palpebre quando la vista iniziò a sfocarsi, poi ridacchiò e disse: «Torno subito.». Scrutò le pareti, cercando le indicazioni per il bagno. Individuandole verso l’ingresso, s’incamminò sperando di non barcollare davvero come temeva. Sciacquandosi il viso con dell’acqua fredda e non bevendo altri alcolici per quella sera, forse sarebbe stata meglio.

Kyou s’irrigidì quando vide la ragazza dirigersi dritto verso l’ultimo posto in cui voleva che andasse, verso l’ingresso… e verso il nemico. I suoi occhi dorati si tinsero di rosa e, con un ringhio, lui svanì come se non fosse mai stato lì.

Con la mente confusa, Kyoko si chiese perché avessero messo i bagni proprio davanti alla porta d’ingresso, mentre guardava un mucchio di persone che stavano ancora entrando. Alcune sembravano già in vena di fare baldoria e il rumore all’interno della sala era sempre più forte.

Yohji, uno dei ragazzi del college, entrò senza guardare dove stesse andando e inciampò. Suo fratello l’aveva già convinto a fermarsi in un paio di bar lungo il tragitto e adesso era arrivati lì. Mentre si voltava per chiamare Hitomi, suo fratello minore, si scontrò con un corpo morbido e caldo.

Sentendo una voce femminile, Yohji allungò subito la mano e la afferrò. Guardando il viso della ragazza, sorrise spudoratamente ed esclamò: «Kyoko?».

Quando la stanza smise di girare, Kyoko guardò il ragazzo che l’aveva urtata e salvata allo stesso tempo. «Yohji… ciao.» disse, arrossendo quando lui si avvicinò, e cercò subito di liberarsi.

“Non va bene, per niente.”, le parole le riecheggiarono nella testa come un avvertimento.

Aveva incontrato Yohji molte volte a scuola e, anche se aveva un bel fisico che attirava le ragazze, lei cercava sempre di evitarlo. Era troppo aggressivo per i suoi gusti, preferiva stare alla larga da lui e dal suo gruppo.

«Sto bene Yohji, puoi lasciarmi andare.» sorrise, nascondendo la propria ansia e cercando di mantenere la calma.

Yohji non allentò la presa e sorrise per il suo disagio. «E perché dovrei lasciarti andare adesso che ti ho presa?» le chiese, con gli occhi già pieni di lussuria e di un’aria predatoria. Le andava dietro da molto tempo e lei non gli dava mai retta. Adesso che le sue due “guardie del corpo” non c’erano, non se la sarebbe cavata così facilmente.

Hyakuhei osservò la scena con interesse. Vedeva perfettamente il ragazzo, mentre la ragazza era girata di spalle. “Quella ragazza…” rifletté. I suoi occhi assunsero un bagliore misterioso mentre la guardava. Sentiva l’odore del suo nervosismo e della sua purezza, era quasi insopportabile per i propri sensi.

Quanto al ragazzo che la teneva stretta, la sua lussuria era così densa nell’aria che poteva essere tagliata con un coltello. Hyakuhei restrinse lo sguardo quando il bisogno di uccidere quell’idiota iniziò a bruciargli nelle vene. Si avviò ma trovò uno scudo di polvere arcobaleno che gli bloccava il cammino. Lo scintillio si placò mentre lui si appoggiava di nuovo al muro, con un’espressione perplessa. Lei era protetta dall’immortale?

Hyakuhei allungò una mano e toccò ciò che rimaneva della barriera, lasciandosi pervadere da quella sensazione rassicurante. Un tale effetto calmante non avrebbe represso a lungo le sue intenzioni malvagie. “I ragazzini e i loro giochi.” pensò sorridendo, mentre continuava a guardare la ragazza.

La sua aura lo aveva preso alla sprovvista. Scrutò il suo bel corpo e la sua pelle che brillava come la rugiada su un fiore prima dell’alba. Il desiderio di toccarla lo assalì mentre faceva un passo avanti, stavolta ignorando la fastidiosa barriera scintillante.

Proprio mentre stava per prendere la ragazza tra le braccia, un’altra ondata di possessività lo colpì quasi fisicamente. Un’aura familiare accarezzò i suoi sensi, non la sentiva da decenni. Dando un’ultima occhiata alla ragazza che aveva reclamato mentalmente, i suoi occhi scuri s’intenerirono mentre prendeva la sua decisione. Presto sarebbe stata sua.

Sorrise sentendo la nuova aura e tornò nell’oscurità. “E così il mio ribelle Kyou ha deciso di unirsi al gioco… vediamo quali sono le sue intenzioni.” si disse.

*****

Toya entrò nell’appartamento che condivideva con Shinbe ma, non vedendo il suo amico, iniziò ad urlare: «Shinbe, dove diavolo sei?». Era furioso e, per ovvie ragioni, aveva un brutto presentimento, specialmente dopo che Kotaro lo aveva informato delle altre ragazze scomparse… erano così tante.

I suoi nervi erano già stati messi alla prova e, se non avesse trovato subito su Kyoko, avrebbe spaccato qualcosa. Sarebbe stata fortunata se le avesse permesso di allontanarsi di nuovo. In quel caso, l’avrebbe ammanettata in modo permanente per tenerla al sicuro.

Shinbe uscì dal bagno mentre si abbottonava la camicia, sembrava pronto ad uscire. «Sono qui, che succede?» disse, sedendosi sul divano per allacciarsi le scarpe come se niente fosse.

Kotaro era in piedi dietro Toya, in attesa di sapere se Shinbe avesse qualche informazione su dove si trovasse Kyoko. Si appoggiò al ripiano della cucina e li osservò.

Se Toya avesse ricordato ciò che Shinbe aveva fatto per lui in passato, probabilmente gli avrebbe mostrato più rispetto. Kotaro piegò la testa di lato e si corresse mentalmente: “No, non lo farebbe.”. Sarebbe stato divertente vederlo infuriato se non si fosse trattato di Kyoko.

«Non trovo Kyoko e neanche Suki!» esclamò Toya, irritato quando l’altro non lo guardò neanche. Il sorriso compiaciuto di Shinbe gli stava decisamente dando sui nervi. Se il suo amico non fosse già mezzo rimbambito per tutti gli scappellotti che riceveva da Suki, avrebbe danneggiato volentieri l’altra metà del suo cervello. Ma in quel momento voleva che fosse cosciente e rispondesse alle sue domande.

Shinbe finì di allacciarsi le scarpe, consapevole che Suki lo avrebbe odiato, ma non gli importava. Si sarebbe fatto perdonare, si divertivano sempre dopo aver litigato. I suoi occhi s’illuminarono a quel pensiero… sì, sarebbe stato divertente.

Sentendo un ringhio pericoloso, riportò subito l’attenzione sul suo amico e, con un sopracciglio alzato, esclamò: «Che c’è?».

«Dannazione, Shinbe! Non sto scherzando! Dove diavolo sono Suki e Kyoko?» sbottò Toya, guardandolo storto. Se non avesse avuto subito una risposta, sarebbe esploso.

Shinbe si accigliò quando notò Kotaro appoggiato al bancone. Toya e la guardia non si piacevano, ma adesso erano insieme. Sentì il petto stringersi e rispose: «Non lo so con sicurezza, Suki mi ha scaricato dicendo che sarebbe uscita, ma non ha detto con chi.».

Quando Toya riprese a imprecare, si alzò in piedi e aggiunse: «Calmati, non ho finito. Mentre ero da lei, prima, ho visto un volantino del Club Midnight, con la data di oggi.», poi sogghignò e disse: «Mi stavo preparando per andare lì e vedere se riuscivo a trovarla.».

Kotaro sospirò mentre Toya iniziò a blaterare sulla stupidità delle ragazze. Non volendo perdere tempo, si voltò verso la porta dicendo: «Grazie, Shinbe.», poi se ne andò più preoccupato che mai. Sperava solo che Kamui fosse con lei… per proteggerla in qualche modo.

Shinbe lo guardò mentre se ne andava, poi guardò Toya e gli chiese: «Che sta succedendo e perché Kotaro era qui?». La preoccupazione aveva invaso i suoi occhi color ametista. Kotaro gli era sempre piaciuto, ma non poteva dirlo a Toya senza essere etichettato come un traditore.

Toya prese le chiavi mentre rispondeva: «Te lo dico mentre andiamo.», poi si voltò e si avviò verso la porta, senza neanche assicurarsi che Shinbe lo seguisse. Odiava stare senza Kyoko, gli sembrava di andarsene in giro confuso. Era arrivato il momento di trovarla e rimetterla al proprio posto… accanto a lui.

Capitolo 5

Kyoko non gradiva il modo in cui Yohji la teneva stretta e la sua irritazione stava aumentando. Spingendosi più forte che poté contro il suo petto, cercò di convincerlo di nuovo a lasciarla andare, con gli occhi pieni di rabbia.

«Senti, devi lasciarmi andare subito! Non sono venuta qui da sola.» gli disse, poi rimase sbalordita quando lui sorrise e la strinse di nuovo. “Maledizione!” pensò, sbattendo un piede a terra con la speranza di calpestare il suo.

Dall’altra parte della sala, Tasuki aveva portato il tè al tavolo; guardando verso l’ingresso per cercare Kyoko, si accigliò quando vide Yohji che la infastidiva. La maggior parte delle persone che conoscevano Tasuki lo credevano il tipico ragazzo americano, il ragazzo gentile della porta accanto e il più famoso della scuola… ma aveva un carattere nascosto. E Yohji era sul punto di farlo scatenare, se non avesse tolto le mani da Kyoko.

La rabbia di Tasuki si manifestò sul suo viso mentre attraversava la sala per andare a salvare la sua dolce Kyoko. Sentendo le voci al college, sapeva che Yohji e suo fratello erano aggressivi con le ragazze ed erano stati persino accusati di stupro più di una volta.

Mentre si avvicinava, vide Hitomi accanto a lui ma non si lasciò intimidire. Quei due erano una piaga e lo sapeva. I suoi occhi si tinsero di ametista mentre camminava, aveva l’adrenalina a mille e digrignò i denti quando vide Kyoko che cercava di liberarsi.

Kyoko rimase sbalordita quando Yohji le accarezzò la schiena e le afferrò il sedere, costringendola ad inarcarsi. Percepiva la sua lussuria mentre lui le sorrideva diabolicamente.

«Adesso basta!» esclamò, alzando una mano così in fretta che lui non se ne accorse finché non sentì l’eco dello schiaffo.

Hitomi sentì il rumore e si voltò a guardare la guancia arrossata di suo fratello. Sogghignò ma poi vide arrivare Tasuki con un’espressione furiosa.

Suo fratello era in grado di badare alla ragazza ribelle, perciò si mise davanti a quel tipo per bloccarlo. «E tu dove credi di andare?» gli chiese.

Tasuki incrociò lo sguardo di Yohji. Vide che stava toccando Kyoko e, senza pensarci, sferrò un pugno nello stomaco a Hitomi. Con suo grande stupore, il ragazzo si mosse appena.

Essendo molto più grosso di lui, Hitomi gli tirò un pugno e lo fece sbattere contro la parete opposta. Immaginando che non si sarebbe alzato da terra, scrollò le spalle e si voltò verso suo fratello, alle prese con il suo nuovo giocattolino.

Vedere la ragazza che lottava per liberarsi fece sorridere Hyakuhei. “E così la ragazza non è facile da gestire. Sarà divertente farle cambiare idea.” pensò, poi, guardando il giovane che era corso a difendere il suo onore, decise chi sarebbe stata la sua nuova recluta.

Afferrò Tasuki prima che cadesse a terra. I suoi sensi gli dicevano che era ancora puro… vergine… che strano. Nascondendosi nell’oscurità per non farsi vedere, osservò il ragazzo. Lo aveva visto interagire con la ragazza e altre persone, era la scelta giusta.

«Benvenuto nell’oscurità, figliolo…» sussurrò mentre gli affondava le zanne nella vena. Rimase sbalordito per il suo sapore… un potere nascosto? Aveva un sapore di ametista. Lo strinse più forte, ne voleva ancora.

Tasuki aveva reagito bene al pugno in faccia perché aveva parecchia adrenalina nelle vene. Stava già cercando di rialzarsi quando si sentì afferrare da dietro e si bloccò per la paura quando vide tutto nero. Sentì una voce quasi seducente nell’oscurità e sussultò quando dei denti affilati gli affondarono nel collo. Mentre la vita gli sfuggiva, i suoi ultimi pensieri andarono a Kyoko e al bisogno di raggiungerla. Fece per allungare una mano in un ultimo tentativo di andare da lei quando fu sopraffatto ed emise il suo ultimo respiro.

*****

Kyoko sentiva ancora bruciare la mano con cui aveva schiaffeggiato Yohji. Percepiva molti sguardi puntati su di sé e aveva voglia di sparire. Come se non bastasse, il rumore dello schiaffo era sembrato un colpo di pistola.

“Accidenti a tutto!” ringhiò mentalmente. Avrebbe voluto evitare la cosa ma Yohji si era comportato da idiota. A proposito… non le aveva ancora tolto e mani di dosso. Kyoko lo guardò storto e, a giudicare dalla sua espressione arrabbiata, non credeva che avesse intenzione di lasciarla andare.

Ricambiò l’occhiataccia, aspettando di vedere se l’avrebbe punita o l’avrebbe liberata. Avrebbe scommesso sulla prima opzione…

Kyou sapeva che una ragazza così esile non poteva sfuggire alla lussuria del tipo che la teneva stretta. Immaginò di annientarlo per aver osato toccare ciò che lui aveva intenzione di reclamare per sé. All’improvviso non gli importava se Hyakuhei lo avesse sentito o meno. Proprio mentre si muoveva per uscire dall’ombra, intenzionato ad allontanare la ragazza da quel molestatore, sentì un ringhio cupo.

Stupito, si rese conto che quel verso poteva appartenere soltanto a Lycan. I suoi occhi dorati seguirono il rumore fino alla sua fonte mentre continuava a vibrare a poca distanza dalla ragazza. La rabbia del lupo pervase il corridoio affollato.

Kyou restrinse lo sguardo, chiedendosi se poteva fidarsi a lasciare che una tale forza si avvicinasse a Kyoko. Non vedeva un Lycan da quando era stato trasformato e, comunque, lo aveva visto da lontano. Ricordò di aver detto a Toya che vampiri e lupi mannari non erano amici. Suo fratello gli aveva chiesto il perché e lui non aveva risposto perché aveva solo ripetuto le parole di Hyakuhei, non conosceva il motivo.

Kotaro vide Yohji che infastidiva “la sua ragazza” e perse il controllo. In un batter d’occhio, lo sbatté contro il muro e lo afferrò per la gola, sollevandolo da terra. Aveva già avuto a che fare con i due fratelli debosciati e, dove ce n’era uno, c’era sicuramente anche l’altro.

I suoi sensi si allertarono quando fiutò l’odore di Hitomi e capì che stava arrivando da dietro. Con un calcio ben piazzato, lo fece volare per aria e lo vide atterrare in fondo al corridoio. Le persone si sparpagliarono e l’area si svuotò rapidamente.

Kyoko era seduta a terra con gli occhi spalancati… era successo tutto così in fretta che se n’era accorta a stento. Guardò Hitomi e poi Kotaro, che teneva il collo di Yohji, che stava diventando blu.

Sapendo che doveva fermarlo prima che facesse davvero del male a qualcuno, si rialzò. Gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla, nel tentativo di calmarlo.

«Grazie Kotaro, adesso sto bene, quindi puoi lasciar andare Yohji. Okay?» gli disse con voce suadente, ma andò nel panico quando lo vide stringere ancora di più la gola del ragazzo. Kotaro si voltò e lei indietreggiò quando notò il colore rosso nei suoi occhi.

«Ho visto dove teneva la mano, penso che sia ora di portare fuori la spazzatura!» ringhiò lui mentre si voltava verso Yohji, che emetteva versi gorgoglianti e diventava spaventosamente blu.

Sentì la propria rabbia placarsi e si rese conto che Kyoko lo stava guardando sconvolta. Volendo tranquillizzarla, afferrò Yohji per il colletto e si diresse verso l’uscita, avrebbe insegnato le buone maniere a quel bastardo. Non c’era bisogno che lei vedesse il resto.

Kyoko sussultò quando Kotaro sbatté la porta, si sentiva ancora in stato di shock. Accidenti, Kotaro poteva essere davvero spaventoso quando si arrabbiava. Si sentiva perfino dispiaciuta per Yohji, in quel momento.

Guardando dietro di sé, vide Hitomi che giaceva ancora a terra, dove Kotaro lo aveva lasciato, e, per una volta, non le dispiaceva che lui fosse stato così protettivo nei suoi confronti. Rabbrividì e cercò di non pensare a cosa sarebbe potuto succedere se non fosse arrivato.

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