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Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità
Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità

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Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità

Язык: Итальянский
Год издания: 2020
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Kyou la vide mordersi il labbro inferiore, era indecisa su cosa fare. Seguendo il suo sguardo, rifletté: “E così ha la protezione del Lycan.”. Si chiese quali altri misteri la circondassero. Quello non era un lupo normale, doveva essere vecchio quanto lui.

Kyoko si avvicinò alle porte a vetri e scrutò il parcheggio buio, chiedendosi dove fosse andato Kotaro. Fece per aprire la porta ma un ragazzino le bloccò la strada. Rimase immobile per un momento quando i loro sguardi s’incrociarono. Era la sensazione più strana che avesse mai provato.

Il ragazzino aveva i capelli bianchi e la pelle quasi altrettanto chiara, ma non era quello il problema. I suoi occhi erano così neri che sembravano senza fondo, le davano la sensazione di sprofondarci. Il ragazzo sorrise, scoprendo a malapena le sue zanne per un momento.

Una mano le sfiorò la spalla all’improvviso e Kyoko gridò terrorizzata mentre si voltava.

*****

Kyou uscì dall’oscurità quando vide il servitore di Hyakuhei all’esterno. Conosceva quel ragazzino ingannevole, era piccolo e sembrava così innocente, ma spesso era il più pericoloso di tutti.

Scivolando dietro Kyoko, i suoi occhi divennero rossi e i suoi canini si allungarono, non gli avrebbe permesso di mordere Kyoko senza togliergli la vita.

Kyoko tenne la mano sulla maniglia, non era del tutto sicura di volerla aprire. Quel ragazzino aveva qualcosa di spaventoso. Quando decise di allontanarsi, sentì una mano sulla spalla e gridò, voltandosi per vedere chi fosse.

Rimase senza fiato quando vide due occhi dorati, incorniciati da lunghi capelli bianchi. Aveva qualche anno più di lei e con le luci negli occhi non riusciva a vederlo bene, eppure somigliava a…

«Toya?» sussurrò incerta, sapendo che si sbagliava, ma… perché le girava la testa?

Non appena i loro sguardi s’incrociarono, Kyou si sentì attratto dai suoi occhi. Lei lo stava guardando come se lo conoscesse, ma la cosa inquietante era che aveva sussurrato il nome di suo fratello morto. La afferrò quando la vide barcollare per colpa dell’alcol che aveva bevuto.

Mentre le sue mani scivolavano sulla pelle lasciata scoperta dalla camicetta troppo corta, il suo sangue di vampiro ribollì dicendogli di possederla.

La vista di Kyoko aveva deciso di non collaborare, sembrava sfidare la sua volontà mentre guardava l’uomo incuriosita. Anche se non riusciva a vederlo, sentiva comunque il corpo che la teneva stretta.

Sfiorandogli una guancia, disse: «Ma tu non sei Toya… chi sei?» ma, prima che potesse ottenere una risposta, gli dei decisero di prendersi gioco di lei e spensero le luci, facendola scivolare nell’incoscienza.

Kyou la strinse mentre perdeva i sensi, almeno non era svenuta tra le braccia del nemico. La testa di Kyoko ricadde all’indietro, esponendo la sua gola, e Kyou combatté contro il proprio istinto. Dopotutto, forse era davvero tra le braccia del nemico. Le sue zanne iniziarono ad allungarsi ma lui resistette… quella ragazza era troppo pura per una tale oscurità.

Poi sentì la propria rabbia scatenarsi per la sua ingenuità, se non fosse stato lì a proteggerla, che cosa le sarebbe successo? Dimenticò i propri impulsi di pochi istanti prima. Se il lupo fosse stato un bravo guardiano, non l’avrebbe lasciata da sola. Si guardò intorno, rendendosi conto che anche gli amici con cui era prima avevano fatto lo stesso.

Estendendo i propri sensi, percepiva ancora la presenza di Hyakuhei all’interno dell’edificio. Sentendo il male provenire dall’alto, capì che si trovava da qualche parte al secondo piano.

*****

Shinbe scese dall’auto ancora in movimento e si mise a correre dritto verso l’ingresso principale del locale. Non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero che Suki e Kyoko si aggiungessero alla lista delle ragazze scomparse, la cosa lo terrorizzava.

Toya lo aveva informato di quello che gli aveva detto Kotaro e, dopo aver trovato Suki, non l’avrebbe più mollata.

Shinbe si fermò di colpo quando fece irruzione nel Club Midnight. Proprio lì, in mezzo al corridoio, c’era un uomo che teneva in braccio Kyoko e lei non sembrava stare molto bene. Era immobile e pallida. Del resto, neanche quel tipo sembrava così normale. Pallido era un eufemismo per lui… Shinbe s’irrigidì quando si rese conto che l’uomo gli ricordava il suo migliore amico.

Aveva i capelli argentati e gli occhi dorati… i capelli di Toya erano neri come la notte ma avevano le stesse strie argentate. Erano caratteristiche molto insolite e lui conosceva soltanto Toya con quella particolarità.

Vedendo che l’uomo se ne stava andando portando Kyoko con sé, Shinbe mise da parte il proprio disagio. Toya lo avrebbe ucciso se non l’avesse fermato.

«Che diavolo hai fatto a Kyoko?» ringhiò, mentre i suoi occhi brillavano. Kyoko non era la sua ragazza ma le voleva bene… più di quanto avrebbe ammesso, e poi era la migliore amica di Suki. Quel tipo non l’avrebbe portata via.

Kyou mise un braccio sotto le gambe di Kyoko e la sollevò senza sforzo. La teneva come se fosse una bambina, facendole poggiare la testa sulla spalla, senza svegliarla. Nel momento in cui la sua testa gli toccò la spalla, lei si rannicchiò nel suo abbraccio e sospirò.

Kyou percepiva la fiducia e la contentezza nella sua aura mentre si accoccolava tra le sue braccia. Quella piccola donna lo turbava e più la guardava, più aveva voglia di nasconderla al mondo intero. Sapeva di poterlo fare se avesse voluto, e la tentazione era grande. Non aveva mai trasformato nessuno… ma se avesse voluto… avrebbe potuto farlo.

La protettività nei suoi confronti, così come il bisogno possessivo, lo stupivano. Com’era possibile che quella ragazza lo influenzasse in tal modo? Distogliendo lo sguardo dal suo viso angelico, vide un giovane che gridava. A quanto pare, gli uomini che la desideravano continuavano ad intromettersi.

Incrociò il suo sguardo ametista e percepì una strana sensazione di familiarità. «Non sono affari tuoi, stregone.» lo ammonì Kyou con voce gelida.

In quel momento sapeva che neanche Hyakuhei sarebbe riuscito a portargliela via, era sua. La strinse ancora di più quando percepì l’affetto nell’aura dell’altro potente uomo.

Lottando contro i propri pensieri, ringhiò di nuovo. Non avrebbe lasciato che la ragazza lo raggiungesse… non era ancora pronto a lasciarla andare. Aveva troppe domande e lei gli avrebbe dato le risposte, che le piacesse o no.

Sentendo di aver ripreso il controllo, Kyou decise che era ora di andarsene.

Shinbe stava camminando quando l’uomo si mosse. Beh, forse “muoversi” non era il verbo adatto. Quel tipo era svanito e poi riapparso davanti a lui.

«Ma che cavolo…?» esclamò Shinbe, fermandosi di colpo mentre osservava quel viso spaventoso.

Rimase scioccato e il suo cuore quasi si fermò. A pochi centimetri da lui c’era un uomo con la pelle di porcellana, che somigliava troppo a Toya. Poteva giurare di aver visto le sue zanne e di aver sentito un ringhio di avvertimento.

Rimase immobile mentre l’uomo gli premeva un dito sul petto, poi si ritrovò seduto a terra. Sbattendo le palpebre, lo vide passare sopra di sé e svanire all’improvviso.

Suki arrivò in tempo per vedere Shinbe che cadeva a terra e un uomo alto e con i capelli argentati che scompariva con Kyoko. Svanì in un batter d’occhio.

Shinbe rimase seduto ancora per un momento, sbattendo le palpebre in confusione. «Che diavolo è successo?» gridò Suki, aiutandolo a rialzarsi, «Chi era quell’uomo che è scomparso con Kyoko?». Entrambi si voltarono e uscirono per seguirlo. Era davvero svanito nel nulla?

Uscirono dall’edificio e si guardarono attorno freneticamente, ma non c’era nessuna traccia dell’uomo né di Kyoko.

Si voltò verso Shinbe con gli occhi lucidi, pronta a scoppiare in lacrime. «Dove sono andati? Quell’uomo ha rapito Kyoko!». Stava tremando di paura. Quella che era iniziata come una divertente serata tra ragazze si era trasformata in un incubo.

«Calmati, Suki. La troveremo. È venuto anche Toya.» disse Shinbe, guardandosi intorno con ansia alla ricerca del suo amico. «Pensavo che fosse dietro di me!» esclamò.

La preoccupazione si trasformò rapidamente in rabbia, adesso che Suki era al sicuro accanto a lui. Poi ripensò all’accaduto e i suoi occhi si oscurarono. «A che diavolo stavi pensando? Poteva succederti qualcosa e magari non avrei saputo dov’eri!» esclamò, afferrandola per le braccia.

Suki serrò le labbra per la rabbia. Qual era il problema? Non era certo la prima volta che usciva con gli amici. Incrociò il suo sguardo, ancora più furiosa. «Ma che diavolo mmff…» fu interrotta da un bacio straziante.

Shinbe era così preoccupato per lei da non riuscire a fermare i sentimenti che si erano scatenati. Voleva farle sentire ogni emozione che gli scorreva nelle vene in quel momento. La strinse forte, giurando a se stesso che non l’avrebbe mai più persa di vista.

Suki gemette per l’intensità di quel bacio, era come se lui stesse mettendo a nudo ogni emozione che aveva nell’anima. Le sembrava quasi di toccarle mentre gli poggiava le mani sulle spalle. Sentendo le gambe molli e sapendo che sarebbe caduta se avesse lasciato la presa, lo strinse forte.

La sua mente si svuotò per un momento, facendole dimenticare che era arrabbiata con lui o che Kyoko era appena scomparsa. Tutto quello che sentiva era Shinbe e un amore senza fine.

Lui allentò la presa e strofinò il naso sul suo. I suoi occhi erano colmi di sollievo, ma anche di desiderio. Scuotendo leggermente la testa, Shinbe cercò di concentrarsi sulla situazione e, per una volta, la sua mente non cedette alla sensazione del corpo di Suki tra le sue braccia… dopotutto, era successo in molte vite.

«Sono successe un po’ di cose che devi sapere. Non era sicuro uscire da sole, stasera. Ti racconto tutto mentre cerchiamo Toya. Dovrebbe esserci anche Kotaro.» le disse abbracciandola mentre si dirigevano verso il parcheggio.

Suki era troppo sconvolta e si limitò ad annuire.

*****

Toya attraversò il parcheggio di corsa, maledicendo Shinbe per averlo lasciato indietro. Era dovuto scendere dall’auto dal lato del passeggero perché non aveva spazio, nella fretta di raggiungere Kyoko aveva parcheggiato troppo vicino al muro. Purtroppo se n’era accorto solo dopo aver aperto lo sportello, provocando un’ammaccatura alla sua dolce bambina.

Ma non era stato questo a rallentarlo. Mentre correva, all’improvviso era sbucato un bambino dal nulla e gli era finito addosso. L’impatto lo aveva fatto cadere a terra e, quando si era rialzato, si era fermato per aiutare il bambino.

«Ehi piccolo… stai bene?» gli chiese, ma ritrasse subito la mano quando lui sibilò e se ne andò nella direzione opposta, come se avesse Satana alle calcagna.

Toya si scrollò di dosso la brutta sensazione che aveva percepito e scrutò la discoteca a due piani. La strana sensazione aumentò quando notò l’ombra di un uomo che, con qualcuno in braccio, saltò da una delle finestre all’ultimo piano. C’era qualcosa che non andava.

I suoi occhi brillarono d’argento… i suoi sensi percepivano cose che lui ancora non capiva. Continuava ad avere i brividi e, mentre si avvicinava al club, ringhiò quando si rese conto che c’erano due ingressi. Uno sembrava l’ingresso principale e l’altro era altrettanto affollato. Decidendo di passare da quello principale, si fece largo tra la folla.

“Sarà meglio per lei che non sia successo niente. Quando la trovo, la ammanetto a me, che lo voglia o no.”. Mentre cercava Kyoko, i riflessi argentati nei suoi occhi s’intensificarono.

*****

Kyou percorse il vicolo dietro il club con Kyoko tra le braccia. Aveva deciso di portarla a casa sua, in attesa che si riprendesse. Alzò lo sguardo verso il suo attico, proprio dall’altro lato della strada. Sarebbe stata al sicuro con lui… ma avrebbe dovuto fare attenzione. Percepiva il servo di Hyakuhei nell’oscurità attorno al locale.

Serrò le mascelle quando sentì un debole grido in lontananza e capì che avevano trovato un’altra vittima. Guardando la ragazza addormentata, i suoi occhi dorati s’intenerirono. Per adesso sarebbe stato il suo segreto. Era leggera come una piuma e sembrava così fragile.

Non riusciva a capire come una ragazza così esile potesse avere uno spirito così indomito e un’anima così pura. E poi, aveva pronunciato il nome di suo fratello come se lo conoscesse. Com’era possibile?

I suoi pensieri s’interruppero quando percepì davanti a sé una potente creatura della notte, nello stesso momento in cui un forte odore di sangue s’insinuò nelle sue narici. Riconobbe l’aura del Lycan che aveva difeso Kyoko dall’idiota che la infastidiva, per poi lasciarla da sola, in pericolo.

Non volendo ferire la ragazza nel caso in cui avesse bisogno di combattere, Kyou la adagiò a terra e seguì l’odore di sangue, che proveniva proprio da dietro l’angolo. Se il lupo stava massacrando un essere umano, la ragazza non sarebbe stata al sicuro con lui. Era risaputo che alcuni lupi mannari perdono la testa quando la rabbia filtra nelle loro vene, e lui non avrebbe permesso che Kyoko fosse protetta da una creatura così pericolosa.

Svoltando l’angolo in silenzio, si trovò davanti una scena che non vedeva da secoli. Il lupo, ancora in forma umana, stava ringhiando con i canini in mostra. I suoi occhi blu s’illuminarono mentre fissava quello che sembrava essere un corpo tra le sue braccia.

*****

Toya si fermò accanto alla porta. Annusando, si voltò di scatto e si diresse nella direzione opposta. Sentiva il suo odore… anche se non riusciva a capire come fosse possibile. Mentre correva verso il vicolo a sinistra dell’edificio, la sua mente fu pervasa da pensieri negativi e il suo cuore iniziò a battere forte.

Ragazze scomparse e vicoli bui… se Kyoko avesse avuto anche un solo capello fuori posto…

Nel buio, Toya si fermò di colpo mentre la paura gli bloccava il respiro. Lì, sdraiata contro un muro sporco… c’era Kyoko. La stessa paura che lo aveva bloccato lo spinse a muoversi e, in un istante, la raggiunse.

Inginocchiandosi, controllò il battito cardiaco e, non appena le toccò il collo, il proprio cuore prese a battere al ritmo del suo. Grazie a Dio era viva. Provò un senso di déjà-vu indesiderato e scacciò subito il pensiero. Sentendo gli altri avvicinarsi, la prese in braccio e la portò in salvo. Stringendola, usò la sua innaturale velocità per uscire dal buio.

*****

Kotaro sbatté Yohji contro il muro mentre aspettava che la sua sete di sangue si placasse. Continuare a punirlo non ne valeva più la pena, considerando che il ragazzo era svenuto di nuovo. Sentendo delle vibrazioni nell’aria, lo lasciò cadere in modo non proprio gentile.

Alzò la testa di scatto e restrinse lo sguardo.

Kyou vide il lupo lasciar cadere il ragazzo a terra senza ucciderlo. Riconobbe subito l’umano che aveva infastidito Kyoko. Cambiando opinione, emise un ringhio. Se fosse stato al suo posto, quel ragazzo non sarebbe rimasto intero.

Come se lo percepisse, il Lycan si voltò e lo guardò. Kyou sentiva l’immenso potere che emanava il lupo, era un avvertimento.

In passato, lupi e vampiri si erano sempre evitati. Senza preoccuparsi gli uni degli altri, avevano scelto di tenere le distanze. La loro forza era troppo simile e detestavano essere dominati. Abitavano nello stesso mondo ma vivevano la loro vita infinita ognuno per conto suo.

Vedendo il vampiro davanti a sé, l’istinto di Kotaro prese vita. Non riusciva a vederlo abbastanza da distinguere i suoi lineamenti, ma sapeva che quel succhiasangue era una minaccia. Doveva ancora placare la propria sete di sangue perciò si preparò, pensando che si trattasse di un servitore di Hyakuhei.

Proprio mentre stava per attaccarlo, la figura divenne più nitida, per poi svanire. «Occhi dorati…» sussurrò, rendendosi conto che aveva quasi aggredito Kyou. «Che ci fa qui? Dannazione!» esclamò, poi corse via, temendo che Kyoko non fosse rimasta dove l’aveva lasciata. Doveva raggiungerla subito… stasera c’erano i succhiasangue in giro e lei non sarebbe stata una delle loro vittime. E, con Kyou nei paraggi, chissà come sarebbe finita la situazione.

Kyou riapparve di fronte allo stesso muro dove aveva lasciato la ragazza. Vedendo che non c’era più, i suoi occhi divennero rossi e un ringhio furioso sferzò il vicolo vuoto, riecheggiando nelle strade adiacenti.

*****

Kotaro incontrò Suki e Shinbe all’ingresso e, afferrando il ragazzo per una spalla, gli chiese nervosamente: «Kyoko è ancora dentro?». I suoi sensi non umani si attivarono e il suo istinto gli diceva che lei non era nei paraggi.

Suki confermò i suoi sospetti quando, afferrandolo per la camicia, esclamò: «Un uomo l’ha presa dieci minuti fa, devi trovarla!». Aveva gli occhi pieni di lacrime mentre continuava: «Non riusciamo a trovarla da nessuna parte!».

Shinbe la tirò a sé, non era ancora pronto a lasciarla andare. La strinse e, guardando Kotaro, aggiunse: «Una strana creatura l’ha portata via.», poi vide Suki che tremava e cercò di calmarla. Non gli avrebbe mai permesso di fare quella che voleva senza discutere. «La troveremo, te lo prometto.» le disse, poi alzò lo sguardo verso Kotaro ma era già sparito.

«Ma… dov’è andato?» mormorò guardandosi intorno, ma non vide alcuna traccia della guardia di sicurezza. Scosse la testa e sospirò, aveva visto abbastanza per quella notte.

Destandosi dalla propria disperazione, Suki sbuffò infastidita e sbottò: «Farà meglio a trovarla… altrimenti lo uccido e lo riduco in poltiglia.», poi, trascinando Shinbe dietro con sé come se si fossero invertiti i ruoli, aggiunse: «Andiamo alla mia auto, muoviti!».

Lui si guardò attorno nel parcheggio come se, all’improvviso, si fosse ricordato di una cosa importante. «A proposito di auto… quella di Toya non c’è».

Capitolo 6

Hyakuhei entrò in una stanza buia dell’edificio, portando con sé il ragazzo che aveva scelto come suo seguace. Scostandogli i capelli dagli occhi ancora chiusi, sentì l’odore della ragazza sulla pelle.

«Bene Tasuki, quando ti sveglierai ti ritroverai con un dono molto prezioso da parte mia… il dono della vita eterna.» disse sorridendo, come se stesse parlando con un bambino, e aggiunse: «Ma poi capirai… che quella vita mi appartiene.».

I suoi occhi divennero rossi quando si sentì invocare da uno dei suoi figli. Non gli piaceva essere disturbato durante un risveglio, ma uno dei suoi prediletti lo aveva chiamato. Sapendo che non l’avrebbe fatto se non fosse stato importante, rispose alla sua richiesta.

Guardò il ragazzo che aveva trasformato, poi svanì, lasciandolo da solo nella stanza chiusa a chiave.

*****

Yohji sentiva le fitte di dolore che lo costringevano a stare sveglio. Cavolo, gli faceva male dappertutto. Iniziò a ricordare che cos’era successo e perché stava così male. Aveva incontrato Kyoko e aveva deciso di giocare con lei, poi era arrivata quella stupida guardia di sicurezza.

Come faceva ad essere così forte? Quando aveva provato a reagire, non ci era riuscito. Era come se avesse tentato di lottare contro un branco di lupi affamati e adesso soffriva per lo sforzo.

Trovando finalmente il coraggio di aprire gli occhi, si trovò davanti un ragazzino che lo guardava. Aveva circa 12 anni e avrebbe potuto definirlo albino, se non fosse stato per i suoi occhi neri e vuoti.

Attirato dall’odore di sangue fresco, Yuuhi apparve accanto al ragazzo ferito. Osservandolo, rimase immobile come una statua e lo sfiorò con la propria aura, poi annuì. Il ragazzo era già infettato dal male, ma c’era un odore di purezza che avvolgeva la sua energia negativa.

Quei resti di pura energia sembravano vivere per un potere immortale. “Sorprendente.” disse tra sé, poi, mentre il ragazzo apriva gli occhi, sussurrò: «Padre, è entrato in contatto con la ragazza pura… la sua energia si sente ancora.». Le sue zanne brillarono nell’oscurità con un sorriso mentre aggiungeva: «Lo teniamo?».

Yohji restrinse lo sguardo per quelle strane parole, poi si guardò attorno alla ricerca dell’altro interlocutore e vide un uomo dall’aspetto sinistro, avvolto dal buio del vicolo. Era alto ed emanava energia come se fosse un dio vendicativo.

Yohji, terrorizzato, notò i suoi occhi rossi e i canini. Si addossò contro il muro, non sarebbe mai riuscito a correre in quelle condizioni.

Hyakuhei scrutò il giovane che aveva molestato la ragazza che adesso considerava già sua. Aveva osato toccarla e avrebbe pagato per la sua insolenza. Inspirando, percepì la scia dell’odore del lupo che aveva già pestato il ragazzo, e restrinse lo sguardo. Kotaro era stato lì… come osava interferire? Era per colpa sua che la ragazza era sparita senza lasciare traccia? Hyakuhei ringhiò al solo pensiero che il Lycan fosse così vicino al cristallo e a lei ancora una volta. Solo perché la ragazza aveva scelto lui, ciò non significava che gli appartenesse. Non era mai dipeso da lei… non aveva imparato la lezione in passato?

Credeva di aver ucciso quella vile creatura insieme a Toya secoli prima, per aver osato ostacolarlo e per aver cercato di proteggere la ragazza da lui. “Non importa.”, i suoi pensieri si rattristarono per un momento, “Un tempo hai messo Toya e la sacerdotessa contro di me… e guarda cosa mi hai costretto fare.”.

Poi ripensò all’accaduto e i suoi occhi si oscurarono. Se Toya non avesse cercato di diventare un guardiano della sacerdotessa e di allontanare Kyou da lui… adesso non sarebbe più all’inferno ma lì al suo fianco, insieme a Kyou. L’unico colpevole di aver alimentato le convinzioni sbagliate di Toya era Kotaro.

Era stato lui ad avvertire la sacerdotessa delle sue vere intenzioni. Era strano come il tempo potesse deformare anche le bugie dette.

«E così l’hai trovata di nuovo.» sussurrò.

Fu riportato al presente dal piagnucolio del ragazzo accovacciato contro il muro. Gli servivano altre nuove reclute per trovare la sua sacerdotessa scomparsa, nel caso in cui Kotaro fosse con lei. Hyakuhei la voleva e l’avrebbe avuta.

E sarebbe stato aiutato dall’idiota che aveva cercato di farle del male. Solo lui avrebbe potuto contaminare una creatura così pura. Aveva molti progetti per la sua sacerdotessa… dopotutto, mille anni erano tanti per trovare nuovi modi per torturare qualcuno.

Tornando nell’ombra, fece un cenno a Yuuhi e i suoi occhi brillarono. «Fallo soffrire. Tortura la sua carne, ma non ucciderlo.» gli disse. Voleva che il ragazzo soffrisse per le sue azioni, così avrebbe capito che non doveva mai sfidare il suo nuovo padrone né toccare la ragazza.

Yohji guardò il ragazzino e spalancò gli occhi per la paura. La creatura gli stava sorridendo ma il suo era un sorriso omicida. Le sue zanne erano lunghe e affilate e gli occhi non erano più neri, ma di un rosso scuro, in inquietante contrasto con la sua pelle e i suoi capelli color alabastro. Sembrava un bambino ma in realtà era un demone che rubava l’anima sotto mentite spoglie, e Yohji aveva davvero paura.

Lo vide sollevarsi da terra per poi saltargli addosso, e gridò di terrore. Non avrebbe mai saputo che cosa fosse mentre i denti e gli artigli gli strappavano la carne, causandogli un dolore inimmaginabile.

*****

Toya guardò la ragazza addormentata sul sedile del passeggero accanto a lui. «Maledizione, non farlo mai più!» esclamò, sapeva che non poteva sentirlo ma non si fermò, «Piccola stupida, potevano ucciderti o peggio!». Si voltò verso l’edificio in cui si trovava il suo appartamento.

Anche se era ancora arrabbiato, la prese in braccio come se fosse la gemma più preziosa del mondo e la portò su per le scale. Trovando la porta chiusa a chiave, imprecò e forzò la maniglia, sperando di non fare troppi danni mentre il metallo scricchiolava.

“Le serve una serratura migliore, con un assassino in giro.” pensò, conservando quella scusa per quando lei si sarebbe svegliata e lo avrebbe rimproverato per aver rotto la porta. «Almeno è ancora attaccata ai cardini.» borbottò mentre entrava nell’appartamento.

Fermandosi nel salotto, la guardò perplesso quando sentì odore di alcol.

«Guarda come sei ridotta. Non è carino andare a bere senza di me. Che ti è saltato in mente?» mormorò.

*****

Kyou si stava sforzando di stare calmo, e non era la prima volta quella sera. Incapace di trattenersi, sferrò un pugno al muro con tanta forza da mandare in pezzi l’intonaco. Ringhiò di rabbia e i suoi occhi divennero rosa mentre annusava l’aria.

Nessuno poteva sottrargli ciò che gli apparteneva senza pagarne le conseguenze.

Percepiva l’odore di Kyoko mescolato ad un altro, maschile e stranamente familiare. Ringhiò di nuovo mentre si librava in aria e seguì l’odore che si era insinuato nel suo corpo.

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