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Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2
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Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2

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I Bostoniani, veduti scacciati i loro non solo da Breed's-hill, ma eziandio da tutta la penisola, e temendo gl'incomodi di un assedio, che ogni cosa presagiva dover riuscir lungo, si accesero di nuovo desiderio di uscire dalla città, e di ritirarsi a luoghi addentro della provincia. Per la qual cosa gli uomini eletti della città furono dal generale Gage, pregandolo, permettesse le uscite, ed affermando, che giusta l'accordo fatto tutte le armi erano state dai cittadini portate e deposte in palazzo. Ma egli, volendo tutt'ora ritenergli, mandò un bando due giorni dopo il fatto di Breed's-hill, col quale dichiarò, che per molte e chiare pruove ei sapeva che numerose armi s'erano nascoste ne' luoghi più segreti delle case con sinistro disegno degli abitanti. Così gli rapportavano la cosa i leali, che, considerati il valore, e la rabbia dimostrati dai libertini in quella battaglia, temevano di qualche accidente, e non volevano lasciarsi uscir di mano gli ostaggi. Ma il vero si fu, che i più avevan portate e deposte le armi, quantunque alcuni serbate avessero in casa le migliori e le più care. Ma il generale inglese voleva bene, che gli altri serbassero la fede, ma non la voleva già serbar egli. Perciò rifiutò lungo spazio le permissioni d'uscita. Ma finalmente, crescendo dall'un canto la scarsità delle vettovaglie, e dall'altro scemando la speranza di poter rompere l'assedio, fu costretto a viva forza, per isgravarsi di molte bocche disutili, concederle; abbenchè si fosse di bel nuovo ostinato, a non voler permettere l'uscita agli arnesi e masserizie di coloro, che se ne andavano. Così spinto da una necessità concedeva quello che non poteva impedire, ed una condizione dura vi aggiungeva, altrettanto più da biasimarsi, quanto che era del tutto inutile, e nissun fine, che cattivo non fosse, partorir potesse. In tal guisa quegli uomini, che della temperanza e moderazione dell'animo si dispogliano, e che dandosi in preda alle incomposte passioni dispettano e s'adirano, pigliano spesso di quei partiti, i quali non che gli avvicinino, gli allontanano vieppiù dal fine, che proposti si sono.

La strettezza dei viveri, alla quale si trovava ridotta la guernigione di Boston, faceva sì, ch'ella tentasse in ogni modo, andando alla busca qua e là sulle propinque marine, di procacciarsene. Quindi è che succedevano tra l'una parte e l'altra frequenti avvisaglie, nelle quali gli Americani acquistavano e maggior animo e maggiore sperienza; e gl'Inglesi più rabbia e maraviglia all'ardimento di quelli. I primi però avendo maggior perizia de' luoghi, e sapendo bene usar le occasioni, ne andavano per l'ordinario colla migliore, ora portando via i bestiami che rimanevano, ora abbruciando lo strame, ora incendiando le case, che potevano ai nemici servire di ricovero. Invano era, che stessero gl'Inglesi vigilanti col numeroso navilio loro; che i provinciali trapelavano ora in questa isola, ora in quella, e con improvvise fazioni gli opprimevano. Sulle coste parimente si facevano frequenti abboccamenti, andandovi gli uni per predare, e gli altri cercando d'impedirgli. Questa che riusciva meglio una ladronaia, che una guerra, non conduceva ad alcun fine, che potesse le cose inclinare più a questa parte, che a quella. Solo servì ad inasprir gli animi degli uomini, ed a fargli diventare da parziali, ch'erano, inviperiti ed irreconciliabili nemici.

Mentre in tale guisa si travagliava intorno e dentro di Boston, erasi il nuovo congresso nel mese di maggio raunato in Filadelfia. Se il primo aveva incominciato un'opera difficile, questo l'aveva a continuare. Nel che maggiori difficoltà doveva incontrare. In tempo di quello si temeva la guerra; ora essa era incominciata, e bisognava con ogni più grande sforzo esercitarla. Allora, siccome suol addivenire nel principio delle cose, erano riscaldati gli animi, e correvano con un certo naturale empito di per sè stessi alla meta; ora, quantunque fossero nei medesimi pensieri infiammatissimi, tuttavia vi era pericolo, non si raffreddassero, essendo a sì fatta vicenda soggetti i moti popolari, che sono più facili ad eccitarsi, che a mantenersi. Molti fra i leali, credendo che non si sarebbe venuto agli estremi casi, e che o le petizioni inviate in Inghilterra avrebbero piegato il governo al volere degli Americani, o che si sarebbero col tempo raffreddati gli animi loro, si erano sin qui contenuti nella quiete; ma era da temersi, che adesso, ch'era spenta ogni speranza di concordia, e che già non che imminente fosse, era rotta la guerra contro quel Re, al quale volevan essi rimaner fedeli, tumultuassero e si congiungessero colle forze reali contro gli autori della sedizione. Era medesimamente da dubitarsi, che molti fra i libertini, i quali avevano molta speranza nelle petizioni collocata, ora vedendo i vicini danni e gl'inevitabili pericoli, non si rimanessero. Tutto annunziava, che la contesa doveva esser lunga e perigliosa. Poco si poteva sperare, che una popolazione fino allora pacifica stata, ed occupata nelle arti dell'agricoltura e del commercio, potesse ora imparare ad un tratto quelle della guerra, ed in queste persistere lungo tempo. Si doveva temere, che ove fosse sbollito quel primo fervore, ricorrendo nelle menti loro le immagini della passata vita, si disbandassero, e fossero ridotti alla necessità di chiedere i patti. Perciò, non era impresa senza molte e gravi difficoltà al congresso, quella di fare provvisioni e di creare ordini, che bastanti fossero a mantener vivo il presente fervore, e fare che da questi nascessero gli effetti, che sulle prime dalla pubblica opinione nascevano. Nissuno non vede, quanti impedimenti si dovessero superare per ridurre una moltitudine tumultuaria e raunaticcia alla forma di un giusto e ben ordinato esercito; senza del quale invano si sarebbe sperato di pervenir a buon fine. Nè facil opera era quella d'impedire, che nei casi della futura guerra non ripullulassero quelle gelosie, che correvano tra una colonia e l'altra, e servissero di causa o di pretesto, perchè alcune di esse calassero agli accordi, e la impresa comune abbandonassero. Denaro, che potesse bastare agli usi della guerra, non si aveva in pronto a gran pezza; ed al difetto di questo principale nervo non si poteva sperare di rimediar per l'avvenire. Che anzi si doveva più ragionevolmente credere, che avesse a crescere per motivo dell'interrompimento, anzi della totale cessazione del commercio dal Parlamento britannico introdotta. Ma grandissima era poi la mancanza dell'armi e delle munizioni da guerra; non che non se ne avessero di nissuna sorta in pronto, ma quelle che si avevano, non erano di gran lunga a sì grand'uopo sufficienti. Si deve anche far considerazione, che è cosa molto dubbia, se i Capi americani sperassero di poter di per sè stessi resistere coll'armi in mano all'Inghilterra, e l'impresa a quel fine condurre, al quale tendevano. Si debb'anzi credere, che molto fondamento facessero sugli ajuti esterni, i quali però non potevano aspettare, se non dai principi dell'Europa, i quali, se propensi erano agli effetti della querela americana, non potevano non essere avversi alle cagioni sue, ed alle massime, sulle quali da parte dell'America ella era fondata. Era pur anche cosa molto evidente, che i principi non si sarebbero discoperti in favor degli Americani, ed i soccorsi concessi non avrebbero, se non quando essi mostrati si fossero gagliardi in sulle armi; che anzi non avessero con qualche bel fatto, che importasse alla somma della guerra, dato segni di valore, pruove di costanza, speranza di riuscita. Si accorgevano benissimo gli Americani, che indarno avrebbero sperato di trarre sul bel principio a parte della guerra i principi europei; e che i primi sforzi dovevano da sè stessi unicamente procedere, i quali, se infelici fossero stati, ogni speranza di soccorso esterno sarebbe diventata vana. La felicità dell'impresa era per l'appunto meno probabile, quando era più necessaria, non potendosi in poco corso di tempo fare tutte le provvisioni necessarie alla guerra. Da tutto questo si vede, quanto incerta dovesse riuscire la speranza dei soccorsi esterni. Il che doveva quegli ardenti spiriti dei Capi americani rintuzzare, ed una certa titubazione indurre nei consiglj loro. Un oggetto finalmente di sommo rilievo, che doveva la mente del congresso occupare, quello si era della condotta, che le vicine nazioni indiane fossero nella presente querela per tenere. Che queste stessero di mezzo, ovvero che seguissero questa o quell'altra parte era l'importanza, e quasi il fondamento di tutta l'impresa. Ma dovevano temere gli Americani, che gl'Inglesi maggior autorità esercitassero presso quelle nazioni. Imperciocchè esse coi doni e colla speranza della preda solo si possono tentare. Nelle quali cose gl'Inglesi molto gli avversarj loro avanzavano. Il predare poi potevano meglio sperare dal canto degl'Inglesi, presso i quali si riconosceva in quei principj stare al tutto la probabilità della vittoria, e dovendosi la guerra esercitare sul territorio americano. Era anche agl'Inglesi aperta la via per mezzo del Canadà per comunicare cogl'Indiani, i quali abitavano per lo più a riva i laghi a ridosso delle colonie, ed a fronte di quella provincia inglese. Importava anche moltissimo agli Americani, che procedessero giustificatamente, e soprattutto presso i popoli della Gran-Brettagna, e presso quei dell'America stessa, ch'erano o avversi, o titubanti, o tiepidi, i quali non potevano non esser grandemente alterati alle ostilità commesse. La qual giustificazione, se potevano non senza molta difficoltà intraprendere in rispetto alla battaglia di Lexington, ed a quella di Breed's-hill, nelle quali combattettero in propria difesa contro una soldatesca che gli assaltava, riusciva però assai malagevole in rispetto alle cose fatte sui confini del Canadà contro le Fortezze di Ticonderoga e di Crown-point, nelle quali essi furono gli assalitori. Non che questi ostili procedimenti non potessero escusazion trovare presso gli uomini intendenti degli affari di Stato, stantechè, poichè la guerra era rotta, era ben ragione, che gli Americani si sforzassero di nuocere piucchè potessero al nemico, e da' suoi assalti preservarsi. Ma presso l'universale dei popoli era questa una cosa, che aveva in sè molta disagevolezza. Eppure l'evidenza della onestà della causa che difendevano, era di grandissimo momento. Imperciocchè la forza loro tutta consisteva nell'opinione, e le armi stesse da questa dipendevano; mentrechè presso i governi dalla diuturnità del tempo confermati, e negli ordini loro bene constituiti, ragione o no che si abbia, i soldati prezzolati corrono alle battaglie, i popoli pagano le gravezze, le armi, le munizioni, le vettovaglie e tutti gli apparati della guerra sono in pronto, o si procacciano con facilità e con abbondanza. Ma il più grand'ostacolo, che avesse a superare il congresso, era quello della gelosia delle assemblee provinciali. Siccome tutte le province erano entrate nella lega e nella guerra, così questa si doveva con comuni consiglj amministrare, e tutte le mozioni del corpo politico dell'America dovevano ad un solo scopo inviarsi. Quest'era stata l'origine del congresso generale. Ma non poteva questi recarsi in mano il governo di tutte le parti della lega senza assumere una parte di quell'autorità, che alle assemblee provinciali si apparteneva; come sarebbe a dire quella di far le leve, di ordinar l'esercito, di eleggere i generali, che avessero in nome dell'America ad amministrare la guerra; quelle ancora d'impor gravezze e di crear biglietti di credito. Era da temersi, che se si conservava troppa autorità nelle assemblee provinciali, si amministrassero gli affari della lega con parziali consiglj; il che sarebbe stato di gravissimi danni cagione. Da un altro canto si aveva gran sospetto, che le medesime assemblee acconsentir non volessero al concedere l'autorità necessaria al congresso, spogliandosi di una parte della loro; e che perciò, o si opponessero alle sue deliberazioni, ovvero con quella puntualità non le secondassero ed eseguissero, ch'erano alla gravità del caso ed al finale evento della guerra cotanto necessarie. Dalle cose sin qui dette si conosce, quanto fossero difficultose le circostanze, in cui si trovava il congresso; ed altri forse, i quali stati fossero o di minor ardire e di maggior prudenza dotati, se ne sarebbero sgomentati. Ma quegli animi nuovi ed invasati, o non vedevano i pericoli, o non conoscevano le probabilità degli eventi, o gli uni e le altre disprezzavano. Certo è, che poche imprese furono incominciate da uomini audaci, che più di questa fossero dubbie nell'evento, e pericolose nel fine. Ma il dado era gettato, e non che altro, la necessità, nella quale si trovavano o credevan di ritrovarsi, non lasciava titubare. E per anticipare gli accidenti, non volendo aspettare, che i tempi venissero loro addosso, o che la necessità gli strignesse, deliberarono di por mano già fin d'allora ai più pronti ed ai più efficaci rimedj.

I primi pensieri del congresso dovevano essere rivolti all'esercito, che osteggiava Boston, acciocchè non vi mancassero, nè le armi, nè le munizioni, nè i soldati, nè i buoni ordini, nè generali esperti e valorosi. E siccome in rispetto a quest'ultimi quelli, che allora erano in offizio, avevano l'autorità loro ricevuta dalle assemblee colonarie, così non potevano governar l'esercito in nome di tutta la lega. E se pure si eran tutti sottomessi ai comandamenti del generale Putnam, ciò era a causa della sua anzianità; e quest'autorità sua era piuttosto una specie di dittatura estemporanea conferitagli dalla libera volontà dell'esercito, che un uffizio derivato dal generale governo. Il nuovo stato delle cose richiedeva un nuovo modo di reggimento militare, e le genti confederate dovevano necessariamente aver un Capo eletto da quel governo, il quale tutta la confederazione rappresentava. L'elezione di un generale di tutta la lega era una cosa di sommo momento. Da questo solo poteva dipendere il buon successo, o la rovina di tutta l'impresa. Fra gli uomini di guerra, che allora si trovavano in America, e che si dimostravano non che favorevoli, ardenti, quei ch'erano in maggiore stima, erano Gates e Lee, il primo per la sua esperienza, ed il secondo per la esperienza e per l'eccellenza del suo ingegno. Ma erano l'uno e l'altro nati in Inghilterra, e qualunque fossero le opinioni loro, e l'ardore col quale la impresa dei coloni abbracciata avevano, e qualunque anche fosse la fidanza, che in elli avesse pigliata il congresso, stimava egli cosa poco sicura il commettersi alla fede d'uomini inglesi in un affare di così somma, anzi di totale importanza. Ed anche nei casi d'infortunio non si sarebbe potuto persuader alla moltitudine, ch'eglino non avessero fatto tradimento, ovvero almeno non avessero diligentemente fatto il debito loro. La qual cosa avrebbe pessimi effetti partoriti in su di un esercito, che tutto stava sull'opinione. Inoltre era Lee uomo rotto ed arabico; ed odiava forse più la tirannide, che amasse la libertà. Quegli uomini riguardosi e sospettosissimi temevano di taluno, che potesse volere, secondo l'opinione loro, dopo che gli avesse alla tirannide inglese sottratti, la libertà loro occupare. Aggiungevasi a ciò, che, se si fosse una volta posta la somma delle cose in balìa di un uomo inglese, non rimaneva a questi altra elezione, che quella, o di soggettargli di nuovo onninamente con inudito tradimento alla potestà assoluta dell'Inghilterra, ovvero all'intiera independenza condurgli. Ed i Capi americani, se la prima di queste condizioni abborrivano, non volevano però, che si togliesse via la coperta della seconda. Quest'istessa cagione fu quella, che fece sì, che il congresso non volle risolversi ad eleggere uno dei generali delle province della Nuova-Inghilterra, come per esempio Putnam o Ward, i quali allora comandavano all'esercito dell'assedio, e che avevano di recente tanto valor mostrato, e non poca perizia in tutte le fazioni, che si erano fatte nelle vicinanze di Boston. Questi si erano troppo vivi dimostrati in favore dell'independenza; la quale si voleva bene, ma però in tempo opportuno procurare. Nè si deve tralasciar di dire, che i Massacciuttesi avevano un'opinione addosso, di voler esser troppo uomini del paese loro, Massacciuttesi più, che Americani mostrandosi. Le province del miluogo, e le meridionali erano insospettite; ed avrebbero veduto di mal occhio, che la causa di tutta l'America si commettesse a taluno, che potesse lasciarsi muover da certe parzialità di luoghi in un tempo, in cui tutti i desiderj e tutti gl'interessi dovevano esser comuni. Fecero anche, ed a ben giusto titolo considerazione, che l'uffizio del generalato americano doveva concedersi ed una persona, la quale nell'ampiezza delle sue facoltà una sufficiente guarentigia offerisse della fede sua, sia nel proseguir l'impresa secondo la mente del congresso, sia per astenersi dal piglio e dal sacco delle proprietà cittadine. Imperciocchè ei sapevano benissimo, che questi uomini militari, quando non sono da una gentile educazione temperati, si fanno lecito ogni libito, e pongon mano molto volontieri non solo nelle robe dei nemici, ma sì pure in quelle degli amici, e dei proprj concittadini. La qual cosa è sempre stata la peste, e spesso la rovina degli eserciti. Adunque il congresso, avendo, secondo l'importanza del caso, molto bene considerate e ponderate tutte queste cose addì quindici di giugno procedette allo squittinio per la elezion del generale americano; e, raccolto il partito, si ritrovarono tutti i voti in favore di Giorgio Washington, uno dei deputati del congresso per la provincia di Virginia. I Massacciuttesi non l'avrebbero voluto vincere; perciocchè ivano alla volta d'uno dei loro; ma vedendosi in voce si accostarono agli altri, e rendettero il partito favorevole. Conosciuta la cosa, Washington, ch'era presente, alzatosi disse: che rendeva egli grazie immortali al congresso per l'onore, che conferito gli aveva. Ma che dubitava bene di non aver forze sufficienti a poter reggere ad un tanto peso; che però non voleva venir meno dell'opera sua in così gran bisogno alla patria, giacchè questa aveva contro l'aspettazione sua, ed oltre le sue facoltà tanta fede in lui collocata; solo pregava, che allorquando un qualche sinistro caso arrivasse alla sua riputazione poco favorevole, volessero ricordarsi, ch'egli aveva sincerissimamente dichiarato in quel dì, che non si riputava abile a sostener quel grado, del quale veniva allora onorato. Assicurava il congresso, che siccome nissuna speranza di emolumenti l'aveva indotto ad abbandonar la domestica quiete e felicità, per entrar in quell'ardua carriera, così ei non voleva ricavarne alcun prò; che stipendio non voleva di sorta alcuna. Aveva il colonnello Washington, che tal era il suo grado, prima che fosse eletto a generale, acquistato il nome di animoso e prudente capitano nelle ultime guerre contro gl'Indiani, e contro i Francesi. Ma fermata la pace del 1763 si era alla vita domestica ritratto, e più non si era nell'armi travagliato. Si poteva pertanto da molti dubitare, ch'ei fosse abile a sostener il peso di tanta guerra. Ma però avendosi generalmente grandissima fede nell'ingegno e nell'animo suo, non esitarono punto gli Americani ad innalzarlo a quel grado. Egli era non solamente nato ed allevato in America, ma vi aveva ancora continuamente dimorato. Era modesto ed assegnato, e sempre mostratosi molto lontano dall'ambizione; cosa, che più di tutte osservavano quei popoli sospettosi ed insospettiti. Era piuttosto ricco, che di mediocri facoltà fornito, e presso di tutti in voce d'uomo dabbene e costumato. Era soprattutto riputato prudente, e di mente gagliarda ed invitta. Credevasi generalmente, non mirasse all'independenza; ma che desiderasse un onorevole accordo coll'Inghilterra. Questa sua opinione molto quadrava colla intenzione dei Capi americani, i quali volevano bene procedere verso l'independenza, ma ancora non volevano discoprirsi. Speravano bene di poter col maneggio delle cose far di modo, che un dì l'independenza diventasse una necessità; e che Washington stesso, quando proceduto fosse già molt'oltre nella carriera, si sarebbe facilmente lasciato indurre, o dall'onor del grado, o dalla necessità delle circostanze, o dalle lusinghe della gloria a continuare nell'intrapresa via, quando anche allo scopo di ottenere l'annullazione delle leggi fosse sostituito quello della totale independenza. Così nella persona di questo capitano, ch'era allora nell'età di quarantaquattro anni, e perciò già lontano dall'ambizione giovanile, tutte quelle doti si riunivano, che desideravano coloro, i quali avevano in America la somma delle cose in mano. Onde non è da far maraviglia, se la elezione di lui non dispiacque a nissuno, e se anzi i più la commendarono sommamente.

Eletto il Capo di tutta l'impresa, volendo il congresso dimostrare, quanto si promettessero della sua fede e virtù, stanziò, che gli avrebbero prestato ajuto, ed a lui aderito colle vite e facoltà loro per preservare e mantenere l'americana libertà. Poscia volendo dar all'esercito altri Capi sperimentati, i quali potessero secondar Washington, elessero Artemo Ward primo maggior generale, Carlo Lee secondo maggior generale, e Filippo Schuyler terzo maggior generale; Orazio Gates fu nominato ajutante generale. Pochi giorni dopo crearono sette brigadieri generali, che furono i seguenti: Seto Pomeroy di Massacciusset, Riccardo Montgommery di Nuova-Jork, Davidde Wooster di Connecticut, Guglielmo Heath di Massacciusset, Giuseppe Spencer di Connecticut, Giovanni Thomas di Massacciusset, Giovanni Sullivan del Nuovo-Hampshire, e Nataniele Greene dell'isola di Rodi. Se qualche cosa dimostrò la buona mente del congresso, questa certamente si fu della prima elezione dei generali; stantechè tutti si adoperarono nel corso della guerra, come soldati coraggiosi, e custodi fedeli della libertà d'America.

Come prima prese Washington la dignità, si condusse al campo di Boston in compagnia di Lee. Ei fu ovunque passava ricevuto a grand'onoranza, e molti gentiluomini ordinatisi in compagnia gli fecero l'accompagnatura. I congressi massacciuttese e jorchese furono a complire con esso lui, testimoniando l'allegrezza, che provata avevano alla sua elezione. Rispose gratamente e modestamente; fossero pur sicuri, che tutti i pensieri, tutti gli sforzi suoi, siccome pure quelli de' suoi compagni rivolti sarebbero a ridurre le cose a condizioni oneste tra le colonie, e la comune madre; che in quanto all'esercizio delle fatali ostilità, vestendo essi la persona del guerriero, non si sarebbero dispogliati di quella di cittadini; e che allora sarebbero stati contenti e rallegratisi sommamente dentro sè stessi, quando, sicurata essendo l'americana libertà, sarebbe loro fatto facoltà di ritornarsene alla privata condizione in mezzo ad una libera, pacifica e felice patria.

Il generale, fatta la rassegna dell'esercito, trovò, oltre una moltitudine pressochè inutile, solamente 14,500 uomini atti al combattere, i quali avevano a difendere uno spazio di più di dodici miglia. Arrivarono in vero in buon punto i nuovi generali al campo. Imperciocchè già la disciplina dell'esercito essendo trascorsa in corruttela aveva gran bisogno di essere riformata. Gli uffiziali emulazione alcuna non avevano; i soldati eran poco osservanti degli ordini, e non curanti della mundizia; e siccome quelli, ch'erano i più uomini della Nuova-Inghilterra, ritrosi, e di ogni soggezione impazienti. A questo rimediarono, non senza fatica, i generali del congresso. Nella qual bisogna Gates, siccome quello, che peritissimo era delle cose militari, prestò un'opera eccellente. I soldati appoco appoco si avvezzarono all'obbedienza, gli ordini furon distinti, le regole della disciplina osservate, e ciascuno venne a conoscere il debito suo; sicchè l'oste, deposta la sembianza di una moltitudine tumultuaria, acquistò quella di un esercito giusto e bene ordinato. Ei fu diviso in tre schiere. La dritta sotto i comandi di Ward occupava Roxbury; la sinistra capitanata da Lee difendeva Prospect-hill, e quella di mezzo, che obbediva agli ordini di Washington, nella quale si comprendeva eziandio una banda di gente scelta per servire alle riscosse, stanziava a Cambridge. La circonvallazione poi fu con sì frequenti ridotti affortificata, e di sì numerose artiglierie munita, che l'assaltar Cambridge, e penetrar nella campagna era cosa affatto impossibile diventata agli assediati. Si credeva eziandio, che questi avessero fatto grave perdita di gente, noverando gli uccisi in battaglia, ed i morti di ferite o di malattie.

Ma una mancanza di grandissimo momento quella si era della polvere d'artiglierie, la quale era grandissima. Fatta la veduta dei fondachi pubblici appartenenti all'esercito di Roxbury, Cambridge ed altri vicini luoghi, non se ne trovarono più di novanta barili. Si sapeva eziandio, che non se ne avevano più di trentasei nei magazzini di Massacciusset; alla quale quantità aggiunta quella, che si aveva in pronto nel Nuovo-Hampshire, nell'isola di Rodi e nel Connecticut, appena che se ne avessero diecimila libbre. Il che non poteva somministrare più di nove tiri per soldato. In tale scarsità e pericolo si rimase l'esercito per ben quindici giorni; e se gl'Inglesi avessero dato dentro in questo tempo avrebbero facilmente rotto il campo, ed aperto l'assedio. In ultimo per opera della congregazione della Nuova-Cesarea se ne mandarono al campo alcune botti, le quali supplirono tanto o quanto al difetto, ed allontanarono i mali che si temevano.

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