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Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2
Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2

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Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2

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Ma l'impresa degli Americani non sarebbe stata compita, se non ottenevano essi soli il dominio del lago. La qual cosa non potevano sperare, fintantochè non si fossero impadroniti di una corvetta da guerra, che gl'Inglesi tenevano presso il Forte di San Giovanni. Determinarono di armare un grosso giunco, al quale essi danno il nome di Schooner, di cui avrebbe avuto il comando Arnold, mentrechè Allen avrebbe condotta la gente sulle piatte, che servono ad uso di navigare su quei laghi. Soffiando il vento da ostro, la nave di Arnold lasciò dietro di sè le piatte, e sopraggiungendo all'improvviso sulla corvetta, il comandante della quale a tutt'altro pensava, fuori che a questo, Arnold se ne fece padrone. E come se il cielo volesse con un evidente segno dar favore a queste prime fazioni degli Americani, il vento, che poco prima spirava dall'ostro, trapassò repentinamente a tramontana, ed in men, che non fa un'ora, se ne tornava Arnold sano e salvo colla corvetta predata, e col suo giunco a Ticonderoga.

Lo stesso evento sortirono le cose degli Americani a Skeenesborough, essendosi insignoriti di questa Fortezza, ed avendo acquistato molte minute artiglierie, che si trovavan dentro, e fatto prigioniero il presidio. Allen, essendosegli in tal modo arrese le Fortezze, vi pose presidio di soldati, e vi deputò per castellano Arnold. Ei se ne tornò nel Connecticut. Questo esito ebbe la prima impresa tentata dagli Americani sui confini loro settentrionali. Essa è stata di somma importanza, e sarebbe anche stata in progresso di maggiore per la somma di tutta la guerra, se queste Fortezze, che sono lo scudo e l'antemurale delle colonie, fossero state ne' tempi che seguirono, con eguale prudenza e valore difese, coi quali state erano acquistate.

Ma presso a Boston le cose andavano molto strette. Gli Americani ponevano ogni industria, per impedir le vettovaglie agl'Inglesi, e questi ogni sforzo facevano per procacciarsene. Il che dava luogo a frequenti abboccamenti tra l'una parte e l'altra. Uno di questi, che fu uno dei più grossi, successe intorno le isole di Noddes e di Hog, poste tutte a due nella cala di Boston a greco di questa città, la prima rimpetto a Winnesimick, e la seconda rimpetto e vicino a Chelsea. Essendo queste due isole abbondanti di strame e di bestiami erano di molta utilità agl'Inglesi, i quali vi andavano spesso a foraggiare. I provinciali determinarono d'impedirgli, portando via i bestiami, e distruggendo quanto strame potessero. La qual cosa mandarono ad effetto, non però senza gran contrasto dalla parte dei regj. I provinciali vennero di nuovo sopra l'isola di Noddes, e predarono molto bestiame sì grosso che minuto. L'istesso operarono alcuni giorni dopo in su quelle di Pettick e di Deer. In tutti questi fatti dimostrarono gli Americani grandissimo ardire, ed in maggior confidenza entrarono di sè stessi. La guernigione di Boston, che già pativa di viveri, ne pruovò un incomodo ed un danno gravissimo.

Queste fazioni furono annunziatrici di un'altra di troppo maggior momento, che seguì pochi giorni dopo. Erano arrivati in Boston gli ajuti dall'Inghilterra, i quali col presidio formavano in circa un esercito di dieci in dodicimila soldati, tutta buona e fiorita gente. Eranvi medesimamente giunti tre generali di buon nome, e questi erano Howe, Clinton e Burgoyne. La contenzione degli animi e l'aspettazione erano grandissime da ambe le parti. Gl'Inglesi ardevano di desiderio di levarsi dal viso la macchia di Lexington, non potendo tollerare nelle menti loro, che gli Americani avessero le spalle loro vedute. Non potevano pensare senza sdegno, che i soldati del Re britannico, i quali avevano dato tanti esempj di valore, fossero ora dentro le mura di una città strettamente assediati. Volevano ad ogni modo con qualche bel tratto mostrare la superiorità loro sopra le bande raunaticce degli Americani non essere una vana credenza. Bramavano soprattutto di por fine con una rilevata impresa a questa vituperosa guerra, soddisfacendo ad un tempo alla gloria loro, all'aspettazion della patria, agli ordini, ai desiderj ed alle promesse dei ministri. Del che sovrastava loro anche una stretta necessità pel difetto delle vettovaglie, che ogni dì diventava maggiore, e sarebbe fra poco tempo divenuto intollerabile. E se pure dovevano nell'impresa lasciar la vita, amavano meglio morire di ferro che di fame. Da un altro canto non erano gli Americani meno cupidi di venirne ad un giusto cimento, sperando dalle già fatte cose e dalla fidanza nuova, che presa avevano, di vincere la pruova. Stando le cose in questo stato, i capitani inglesi non si restavano di andar considerando, qual fosse il miglior consiglio per istrigarsi dalle difficoltà loro, e per uscire alla campagna. Due erano le vie da poter saltar fuori. Una di far impeto dall'istmo di Boston, assaltare i nemici affortificati a Roxbury, e, superatigli, correre il paese dalle parti della contea di Suffolk. L'altra era, traghettato il braccio di Charlestown ed attraversata la penisola di questo nome, sboccare per l'istmo, e cacciando i nemici, che occupavano le alture tra Willis-Creek e la riviera Mistica, distendersi dalla parte di Worcester. Il generale Gage aveva da qualche tempo avuto il pensiero di tentare la prima di queste imprese, avendo per le fortificazioni dell'istmo di Boston, in caso di mal successo, la ritirata libera alle spalle. Gli Americani avendone avuto odore il dì medesimo, che si doveva mandare ad effetto, stettero molto avvisati. O sia questa, ovvero altra più vera cagione, che svolgesse il generale inglese dalla sua risoluzione, fatto è, che nè quel giorno, nè i seguenti non uscì. I provinciali si valsero dell'indugio, ed affortificarono molto il luogo con palancate e terrapieni. Vi posero anche l'artiglierie, ed ingrossarono assai quella parte dell'esercito con farvi marciare tutte le milizie delle Terre circonvicine. Queste cose eseguirono con tanta sollecitudine, che il dar la batteria da questa parte sarebbe riuscita agl'Inglesi opera non solo malagevole, ma piena di molto pericolo. Perciò ne abbandonarono il pensiero, e si risolvettero a volgersi verso la penisola e l'istmo di Charlestown. I Capi americani ne ebbero tosto avviso, e si determinarono a voler usare ogni sforzo per attraversare questo nuovo disegno del nemico. Per ciò fare il miglior partito si era di affortificar gagliardamente le alture di Bunker's-hill, le quali signoreggiano l'entrata e l'uscita della penisola di Charlestown. Fu ordinato al colonnello Guglielmo Prescott, occupasse quelle con una banda di mille soldati, e vi facesse sollecitamente le trincee. Ma qui seguì un errore, che arrecò un presentissimo pericolo alla guernigione di Boston, e che pose le due parti nella necessità di venirne subitamente alle mani. Conciossiachè, o sia per la somiglianza del nome, ovvero per qualche altra meno nota cagione i provinciali invece di recarsi ad occupare le alture di Bunker's-hill, e quivi affortificarsi, si portarono più avanti nella penisola, occuparono, ed incominciarono ad affortificare Breed's-hill, altro monticello, che sta a sopraccapo a Charlestown, ed è situato verso l'estremità della penisola più vicina a Boston. Ivi con tanta prontezza lavoravano, che quando incominciava l'alba del seguente giorno ad apparire, avevan di già construtto un ridotto quadrato, che poteva offerir loro una qualche difesa contro le artiglierie del nemico. E tanto fu il silenzio che osservarono in questa opera, che gli Inglesi non ne ebbero nissun sospetto; finchè alle quattro della mattina il capitano di una nave da guerra non senza grandissima maraviglia se n'accorse, ed incominciò a trarre colle artiglierie. Il rimbombo fe' correre la gente a rimirare la novità del fatto. Ma più di tutti i generali inglesi non ne potevano restare capaci. La cosa era di troppa importanza, perchè non cercassero cacciar di là i provinciali, od almeno impedire che tirassero a perfezione le incominciate fortificazioni. Imperciocchè, stando l'altura di Breed's-hill a sopraccapo di Boston, questa città non si sarebbe più potuta tenere, se gli Americani avessero fatto la batteria su quel luogo eminente. Laonde ordinarono, che si desse fuoco a tutte le artiglierie sì della città, che delle navi da guerra e delle batterie galleggianti, che stavano attorno alla penisola di Boston. Ne seguì un fracasso, ed una tempesta di palle e bombe, che si scagliavano contro le opere degli Americani. Dava loro specialmente gran noja una batteria piantata su d'una eminenza chiamata Cop's-hill, che situata dentro la città medesima di Boston le sta a cavaliero ed a rimpetto di Breed's-hill. Ma ciò fu tutto invano. Seguitarono gli Americani a lavorare con grandissima costanza tutto il giorno, e verso sera avevano già tirata a buon termine una trincea, che dal ridotto discendeva sino alle falde del monte, anzi quasi sino alla riva della riviera Mistica; quantunque non l'avessero potuta perfezionare per la furia delle artiglierie nemiche. In questo frangente non era rimasta altra speranza ai generali inglesi fuori di quella di dare l'assalto, e snidiar di viva forza gli Americani da quella forte positura. Ad un tal partito non tardarono ad appigliarsi, e ne seguì il diciassette giugno il fatto d'armi di Breed's-hill, che molti chiamano di Bunker's-hill, molto notabile per la intrepidezza, per non dir l'ostinazione delle due parti, pel numero dei morti e dei feriti, e pell'effetto, ch'ei produsse sull'opinione delle genti in riguardo al valore degli Americani, ed all'esito probabile di tutta la guerra. Avevano gli Americani l'ala dritta protetta dalle case di Charlestown, la qual Terra essi occupavano, e quella parte dell'ala medesima, che si congiungeva al corpo della battaglia, era difesa dal ridotto praticato sull'alture di Breed's-hill. Il corpo di battaglia poi, e l'ala sinistra si riparavano dietro la trincea, che scendendo dal monte si distendeva, senza però raggiungerla, verso la riviera Mistica. Ma gli uffiziali americani, avendo fatto considerazione, che la parte più debole alle difese si era appunto quella estremità dell'ala sinistra; perciocchè in questo luogo la trincea non arrivando fino alla riviera, ed essendo in questo luogo il terreno facile e piano, vi era pericolo, il nemico vi penetrasse e gli assalisse alle spalle, immaginarono di far chiuder quell'adito con due stecconati paralelli, riempiendo di erbe l'intervallo tra uno stecconato e l'altro. I Massacciuttesi occupavano Charlestown, il raddotto ed una parte della trincea; quei del Connecticut retti dal capitano Nolten, e quei del Nuovo-Hampshire capitanati dal colonnello Stark il rimanente della trincea medesima. Pochi momenti prima che si venisse alle mani, arrivò con alcuni ajuti il dottor Warren, che era stato nominato generale, personaggio di molta autorità, ed uno dei più ardenti difensori della causa americana. Giunse con lui anche il generale Pomeroi. Si accostò il primo a' suoi Massacciuttesi, ed il secondo a quei del Connecticut. Il generale Putnam sopravvedeva il tutto, e si teneva pronto a correre là, dove il bisogno il richiedesse. I provinciali non avevano cavalli, non essendo ancor giunti quei, che si aspettavano dalle province meridionali. Di artiglierie erano forniti, se non abbondantemente, almeno sufficientemente. Di archibusi non mancavano, ma per altro tutti ordinarj; perciocchè de' rigati, che hanno maggior gittata, non ne avevano, la maggior parte però senza bajonette. Ma per maneggiargli con destrezza, e saper trarre a mira ferma avanzavano gli Americani ogni altro. Con questi mezzi, con non poca speranza, ed accesi di desiderio di combattere aspettavano la vicina battaglia. Fra mezzo dì e un'ora, essendo il caldo grande, tutto era in moto nel campo britannico. Una moltitudine di barche e di battelli pieni di soldati partivano dalle rive di Boston, e si accostavano a Charlestown. Sbarcavano a Moreton's-point, non incontrata nissuna resistenza; perciocchè le navi da guerra ed altri legni armati colle artiglierie tenevano nel momento dello sbarcare i nemici lontani, sforzandogli a rimanere nei ripari. Erano dieci compagnie di granatieri, altrettante di fanti leggieri, con un proporzionato numero di artiglieri, tutti condotti dal maggior generale Howe e dal brigadiere generale Pigot. Appena sbarcate le genti spiegavano gli ordini loro, i fanti leggieri sulla diritta, i granatieri sulla sinistra. Ma osservata la fortezza del luogo, e l'ardimento che gli Americani mostravano, Howe fe' fermar le ordinanze, e mandò a chiedere un rinforzo. Si attelarono in due file. Il disegno loro era, che mentre l'ala sinistra guidata da Pigot assaliva i ribelli dentro Charlestown, il corpo di battaglia assaltasse il raddotto, e l'ala destra composta di fanti leggieri dovesse forzare il passo presso la riviera Mistica, e ferire in tal modo gli Americani da' fianchi e dalle spalle; il che avrebbe dato agl'Inglesi la vittoria certa. Egli pare ancora, che Gage abbia avuto in animo, sloggiati i nemici da Charlestown, di metter fuoco alla Terra, acciocchè le fiamme ed il fumo, ingombrando l'aria, le genti che dovevan assaltar il raddotto, potessero essere meno nojate dai provinciali. Adunque, ogni cosa essendo in pronto, gl'Inglesi si movevano per andare all'assalto. I provinciali, che dovevano difendere Charlestown, temendo, che i nemici penetrassero tra il borgo ed il raddotto, il che gli avrebbe tagliati fuori del rimanente dell'esercito, si ritirarono. Gl'Inglesi entrarono nella Terra e vi appiccarono il fuoco. In un istante, essendo le case di legno, tutto fu in fiamme. Intanto marciavano a passo lento contro il raddotto e la trincea, facendo alto di quando in quando per dar tempo alle artiglierie di seguitare e di fare qualche effetto, prima che arrivassero. Il fumo e le fiamme di Charlestown non offrivano loro alcuna comodità, essendo dal vento volte alla contraria parte. Il proceder loro lento, e la chiarezza dell'aria facevano sì, che gli Americani potevano meglio drizzar la mira degli archibusi. Aspettavano questi taciti l'assalto, e non traevano, volendo prima lasciar approssimare il nemico. Ora non si potrebbe con parole meritevolmente descrivere la terribilità di quella circostanza. Una grossa Terra tutta avviluppata dalle fiamme, le quali si elevavano ad una altezza maravigliosa, e ad ogni momento crescevano, spirando un vento fresco. La gente traeva da ogni parte per vedere l'inusitato spettacolo, ed una contesa piena di tanto pericolo e di tanti presagi. I Bostoniani ed i soldati del presidio, che non avevano uffizj, erano montati sui campanili, sui tetti e sulle alture. Le colline ed i campi circonvicini, dai quali si poteva sicuramente prospettare la spaventevole scena, erano ingombri dalla gente affollata di ogni sesso, di ogni classe e di ogni età: ognuno stava coll'animo dubbio, secondo che a questa od a quella parte era inclinato. Giunti gli Inglesi a tiro, gli Americani lanciarono loro addosso un nugolo di palle. Furono sì frequenti, sì numerosi, sì bene aggiustati i tiri, che gli ordini degl'Inglesi ne furono scompigliati, e si ritirarono disordinati fino al luogo dello sbarco. Alcuni si gettarono a scavezzacollo alle navi. Molti restarono morti sul campo di battaglia. Ora si vedevano gli uffiziali fare ogni sforzo, parte con promesse, parte con esortazioni e parte con minacce per inanimare i soldati e condurgli ad un altro assalto. Finalmente dopo molte fatiche, e non senza grande ripugnanza pigliaron di nuovo gli ordini, ed ivano alla batteria. Gli Americani gli aspettarono come la prima volta a gittata, ed allora scaricaron contro un'altra simile furia di archibusate. Gl'Inglesi, perduti molti dei loro, e rotti gli ordini, si ritirarono a riva. In questo periglioso momento della battaglia, Howe, morti o feriti tutti gli uffiziali, che gli stavano all'intorno, rimase per alcun tempo solo sul campo. In tal frangente, dal qual dipendeva l'esito totale della giornata, dicesi, che il generale Clinton, che stava a mirar l'evento della battaglia dal Cop's-hill, veduta la distruzione de' suoi, venisse in soccorso loro, e da quell'esperto capitano, ch'egli era, con una opportunissima mossa riformasse gli ordini e conducesse, secondato anche dagli altri uffiziali, che prevedevano benissimo di quanta importanza fosse all'onor inglese ed alla somma delle cose la perdita o la vittoria, per la terza volta i soldati allo sbaraglio. Si diè adunque la batteria da tre parti al raddotto. Le artiglierie delle navi non solamente proibivano ogni sorta di rinforzo, che potesse agli Americani venire per la via dell'istmo di Charlestown; ma eziandio scoprivano e strisciavano all'indentro la trincea. Le artiglierie da fronte fulminavano anch'esse; agli Americani venivano meno le munizioni, e nuove non ne potevano sperare. Per la qual cosa i tiri loro si rallentavano. In tale stato di cose gl'Inglesi spintisi avanti arrivarono sul raddotto. I provinciali privi di bajonette fecero pur anche una ostinata difesa coi calci degli archibusi. Finalmente essendo già pieno il raddotto di nemici, il generale americano, suonato a raccolta, fe' ritirare i suoi.

Mentre così si travagliava sul lato sinistro e sul centro dell'esercito inglese, i fanti leggieri avevano assalito con molta furia la bastita imperfettamente fatta dai provinciali a riva la riviera Mistica. Dall'un canto e dall'altro si combattè ostinatamente; e se gagliardo fu l'assalto, non fu debole la resistenza. Nonostante tutti gli sforzi delle genti reali, i provinciali mantenevano ancora in questa parte la battaglia, ed allora solamente pensarono a ritirarsi, quando ebber veduto, che il raddotto e la parte superiore della trincea erano venuti in mano dei nemici. Eseguirono la ritirata con tant'ordine, che difficilmente si sarebbe potuto sperare da soldati, come questi erano, nuovi e collettizj. Questa pertinace resistenza dell'ala sinistra dell'esercito americano fu al tutto la salute del rimanente; poichè, se essi avessero dato luogo un poco prima, i fanti leggieri del nemico avrebbero fatto impeto, e corso alle spalle della battaglia e dell'ala diritta, si sarebbero queste trovate in grandissimo pericolo. Ma i provinciali non erano ancora arrivati al fine dei travaglj loro. La sola via di potersi ritirare, ch'era lasciata, si era per l'istmo della penisola di Charlestown, e gl'Inglesi avevano collocato una nave da guerra e due batterie galleggianti, dimodochè le palle lo rasentavano da una parte all'altra. Tuttavia riuscirono gli Americani fuori della penisola senza molto danno. Si fu al tempo della ritirata, che il dottor Warren ricevè la morte. Trovandosi i suoi, che piegavano, perseguitati aspramente dai vincitori, sprezzato ogni pericolo, si fermò solo avanti le file, sforzandosi di raccoglier le genti e d'incorarle col proprio esempio. Ei gridava loro, si ricordassero del motto scritto sulle insegne. Avevan esse da una parte queste parole: Appello al cielo; e dall'altra: Qui transtulit, sustinet. Il che voleva significare, che quella Provvidenza, la quale aveva i loro antenati condotti in mezzo a tanti pericoli in luogo di salvazione, quella stessa avrebbe eziandio dato favore ai discendenti loro. Un uffiziale del Re, vedutolo e conosciutolo, fattosi dare un archibuso da uno de' suoi, pose la mira al Warren, e lo ferì talmente, chi scrive nella testa, e chi nel petto, ch'ei cadde morto sul campo. Temettero gli Americani, che gl'Inglesi, usando la vittoria, uscissero dalla penisola ed assaltassero il principal alloggiamento, che si trovava in Cambridge. Ma si contentarono di pigliar possesso di Bunker's-hill, dove si fortificarono a fine di guardare l'entrata dell'istmo contro qualche nuovo tentativo del nemico. Avendo i provinciali il medesimo sospetto, affortificarono Prospect-hill, che sta alla bocca dell'istmo dalla parte della terra-ferma. Ma nè gli uni nè gli altri osarono tentare alcuna novità, i primi per la perdita di tanti soldati, gli altri per quella del campo di battaglia e della penisola. Perdettero i provinciali cinque pezzi d'artiglieria, con molti istrumenti da fortificare e non pochi arnesi da campo.

Fu biasimato assai da alcuni il generale Howe per aver voluto assalir gli Americani, dando la batteria di fronte alle fortificazioni, ch'erano state fatte sul Breed's-hill, ed alla trincea, che si distendeva verso il mare dalla parte della riviera Mistica. Portarono opinione, che se avesse fatto sbarcare un buon polso di gente sull'istmo di Charlestown, il che gli poteva agevolmente venir fatto coll'ajuto delle navi da guerra e delle batterie galleggianti, avrebbe obbligato, senza che bisogno fosse di venirne ad un sanguinoso combattimento, i provinciali a ritirarsi dalla penisola. Imperciocchè in questo modo avrebbe loro mozzata la comunicazione col campo, che stava fuori della penisola; e per la parte del mare non potevano sperare di trovare rifugio, per esser questo signoreggiato dagl'Inglesi. Così si sarebbe ottenuto l'intento di piano e senza sangue. Dicesi, che Clinton ne abbia mosso il partito; ma non si ottenne. Tanto era il fondamento, che si faceva sul valore e la disciplina dei soldati inglesi, e sulla codardia degli Americani; delle quali cose, se la prima non era senza ragione, la seconda era del tutto vana, e più acciecamento di mente dinotava negl'Inglesi, che prudenza o sperienza de' tempi. Da questo primo errore ne fu grandemente confermato l'ardire degli Americani, debilitato l'esercito inglese, abbattuti gli animi dei soldati, e nacque forse la perdita finale dell'impresa.

La possessione della penisola di Charlestown non giovò tanto ai reali, che loro non nuocesse molto più. L'esercito loro non era tanto abbondante di genti, che potesse senza molto disagio metter le poste nell'istesso tempo, e guardar la città di Boston e quella penisola. Le fatiche dei soldati si moltiplicarono a gran pezza. Dal che ne nacquero, essendo anche assai calda la stagione, moltissime e gravi malattie, le quali ed impedivano grandemente, e per le frequenti morti assottigliarono l'esercito. Al che si debbe aggiungere, che fra i feriti gran numero passavano di questa vita per causa degl'insoliti calori di quel clima, e della carestia dei viveri. Così, cavatone l'onore di aver acquistato il campo di battaglia, nissun frutto raccolsero i vincitori da questo fatto, che importasse alla somma della guerra; che anzi fu esso, e nella opinione dei popoli e nella propria, siccome pure pella forza dell'esercito, di molto detrimento. Per lo contrario nell'oste americana, abbondando i viveri d'ogni sorta, ed essendovi la gente avvezza al clima, la più parte dei feriti erano a guarigione condotti, e s'infiammarono viemaggiormente gli animi nel desiderio della vendetta, essendo, come suole avvenire, riscaldati i sangui dalla sparsione. Al che contribuì anche non poco l'incendio di Charlestown, che da una Terra fiorente e frequentissima di commercio, era un ammassamento di ceneri e di rovine diventata. Non potevano gli Americani riguardarla senza un grave disdegno, e non senza esecrare i soldati europei.

Ma una perdita luttuosa dal canto loro fu quella del generale Warren. Egli era uno di quegli uomini, che più affezionati sono alla libertà, che alla vita; ed altrettanto nemico dell'ambizione e della rapacità, quanto amico alla libertà. Era di buona mente e di felice ingegno dotato, e bellissimo favellatore, sicchè nelle consulte private era riputato di ottimo giudizio, e nelle pubbliche aveva grande autorità presso i circostanti. Gli amici ed i nemici egualmente, conosciutolo fedele e dabbene in ogni cosa, gli avevano grandissima credenza. Avverso ai malvagi senza sdegno, propenso ai buoni senza adulazione; affabile, cortese ed alla mano con ognuno, fu da tutti, ed amato santamente, e riverito senza invidia. Quantunque anzi scarso, che no della persona, era però di gratissimo aspetto. La donna sua, che con isviscerato amore amava, e la quale con eguale affetto lo riconosceva, l'aveva, poco tempo prima da questa vita dipartendosi, lasciato vedovo e sconsolato; ed egli venendo meno in sì memorabil giorno, ed in sì grande uopo alla patria sua, lasciò orfani parecchj figliuoli ancora in età fanciullesca constituiti, dei quali però la ricordevol patria prese amorevole e diligente cura. Così mancò alla patria ed alla famiglia sua in sì grave frangente, e nella sua ancor verde età quest'uomo in pace ed in guerra eccellente; e noi, per quanto ciò fosse in facoltà nostra, seguendo l'instituto della storia, distributrice delle lodi ai buoni, e del biasimo ai tristi, non abbiam voluto questo altrettanto buono che valoroso Americano defraudare di quell'onorata ricordanza presso i posteri, che è alle sue virtù meritevolmente dovuta.

L'impresa tentata dagl'Inglesi nel voler cacciar gli Americani dalla penisola di Charlestown diè sospetto a questi, che volessero dar la batteria a Roxbury, ed insignoritisi di quel luogo, aprirsi la via alla campagna. Indotti da questo timore i Provinciali con opera incessante, e molto studio vi si affortificarono vieppiù, con far nuovi puntoni qua e là alle trincee loro, e fornendogli copiosamente di artiglierie, le quali di fresco erano state condotte al campo. Il presidio abbondava in munizioni da guerra, e tentava con ispessi colpi d'artiglieria, massime con bombe, d'impedir gli Americani dall'opera loro. Questi ebbero alcuni morti e feriti. Parecchie case arsero in Roxbury. Ciò nonostante continuarono a lavorare con una costanza maravigliosa. Non si ristettero, finchè le fortificazioni non furono condotte a quella perfezione, che desideravano, e che poteva di sufficiente difesa servire contro gli assalti del nemico.

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