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La guerra del Vespro Siciliano vol. 2
La inflessibile politica della corte di Roma, non ostante che vacasse la sede per la morte di Onorio, distrusse questo trattato d’Oleron. Prima il collegio de’ cardinali, poi Niccolò IV, esortavan Eduardo a trovar altro modo alla liberazion del prigione; ammoniano Alfonso vietandogli di aiutar il fratello; e ridavan le decime a Francia per la guerra (Rymer, loc. cit., pag. 353, 358 e seg., 362, 365, 366, diplomi del 4 novembre 1287, 15 marzo, 3 aprile, 26 maggio, 15 settembre 1288; Raynald, Ann. ecc., 1288, §§. 11, 12, 13, 14, 15; breve del 15 marzo, 1288, Mss. della Bibl. com. di Palermo, Q. q. G. 1, fog. 155).
Indi il trattato di Campofranco, scritto da un notaio del papa: per effetto del quale Carlo II pagò ventimila marchi, togliendone in presto diecimila da Eduardo; die’ sicurtà per altri settemila; statichi solo inglesi; parola ch’entro un anno procacciasse tregua tra Francia ed Aragona, o si rendesse alla prigione. Saragozza e altre città e baroni d’ambo le parti garantiron l’osservanza de’ patti; e Carlo giurolli una prima volta, e uscito di Catalogna rinnovò il giuramento, che il papa poi sciolse (Rymer, loc. cit., pag. 368 e seg., parecchi diplomi del 18, 21, 24, 25, e molti del 27 ottobre 1288, e altri del 28, 29 ottobre e 3 novembre dello stesso anno e 9 marzo 1289; Lünig, loc. cit., pag. 1035 a 1040; Raynald, Ann. ecc., 1288, §§. 16, 17).
Il dubbio in cui si restò pe’ patti di Campofranco, si scorge ancora da una lettera d’Alfonso data 4 gennaio 1290, dove affermansi non annullati que’ d’Oleron, e obbligatosi Carlo a procacciar la pace anche a Giacomo di Sicilia. Carlo II fu aiutato di danari al pagamento del riscatto, non meno da’ suoi sudditi, che da città italiane. Soprastette prima in Provenza; poi in primavera del 1289 passò in Italia; venne nel regno, ove fermò la tregua di Gaeta; e ripartì immantinenti per andare in Francia, a continuar le pratiche della pace, e far la commedia del presentarsi in Ispagna, poichè gli altri potentati accaniti non voleano piegarsi alla pace, ch’egli procacciava, portato dalla sua indole più che da’ suoi interessi (Rymer, loc. cit., pag. 429, 430, 435, 438, 441, diplomi del 5 e 7 settembre, 30 ottobre, 1 e 2 novembre 1289, e 4 gennaio 1290, e diploma del 1 novembre 1289, anche pubblicato dagli archivi d’Aix, per Papon, Hist. gén. de Provence, tom. III, docum. 20; Raynald, Ann. ecc., 1289, §§. 1 a 11, e 13, 14, 15; Cronica di Iacopo Malvecio, in Muratori, R. I. S., tom. XIV, cap. 103, 104, 106, 108, e diplomi di Carlo II in essa trascritti, dati di Marsiglia il 1 dicembre 1288, di Genova a 26 aprile 1289, e di Rieti il dì della Pentecoste del 1289, da’ quali si vede che il comune di Brescia porse 2,000 fiorini a Carlo, che ne l’avea pregato con molta istanza, dicendo dover soddisfare il danaro o tornar in prigione). L’insistenza del papa a minacciare Alfonso dopo la liberazione di re Carlo, per ottener quella de’ figliuoli, e l’abbandono assoluto di Giacomo re di Sicilia, si scorge da un breve del 25 settembre 1288, due del 9 febbraio, cinque del 31 maggio, uno del 28 giugno, e uno del 7 luglio 1289, relativi tutti a una novella concessione di decime ecclesiastiche al re di Francia, e una bolla del 31 maggio 1289, con la quale si dava autorità al vescovo d’Orléans e all’abate di Cluny, di ribenedire gli scomunicati per aderenza con Pietro o con Alfonso d’Aragona. Negli archivi del reame di Francia, J. 714. – 18, 12, 11, 12, 12, 13, 13, 14, 15, 18, 15.
I comuni del regno di Napoli nel 1287 contribuiron danaro per la liberazione del re, come si scorge da un diploma nel citato Elenco delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. II, pag. 20. Veggansi anche per tutte queste negoziazioni, Bart. de Neocastro, cap. 111, 112. – Niccolò Speciale, lib. 2, cap. 15. – Tolomeo da Lucca, Hist. ecc., lib. 24, cap. 23, in Mur., R. I. S., tom. XI. – Gio. Villani, lib. 7, cap. 125–130. – Ramondo Montaner, cap. 162, 166, 167, 168, 169, che più o meno ne riferiscono il vero.
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Un diploma di Carlo II dato di Venosa a 23 febbraio (non segnai bene l’Ind.) fa parola di danaro dato a Ruggier di Sangineto, a domanda della moglie, per lo riscatto de’ suoi figliuoli. Nel r. archivio di Napoli, reg. 1291, A, fog. 213.
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Bart. de Neocastro, cap. 112.
Nic. Speciale, lib. 2, cap. 13.
46
Bart. de Neocastro, loc. cit,, Nic. Speciale, lib. 2, cap. 14.
Veggasi anche il Montaner, cap. 116, 150, 163 e 165, il quale in vero segna due antecedenti passaggi di Giacomo in Calabria, e dà a veder sempre che molti fatti s’eran confusi nella sua memoria
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Si ritrae da’ diplomi del 27 e 28 giugno, notati nello Elenco delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. II, pag. 43 e 44, nota. 2.
48
Raynald, Ann. ecc., 1289, §. 13.
49
Bart. de Neocastro, cap. 112.
Nic. Speciale, lib 2, cap. 16.
L’appello al servigio militare entro pochi giorni, si ritrae dal citato Elenco, tom. II. pag. 48, 49, 50 e 51, ove leggonsi vari diplomi dell’11, 12, 13 e 16 luglio 1289.
50
Ibid., pag. 51, diploma del 31 luglio.
51
Raynald, Ann. ecc., 1289, §. 15.
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Bart. de Neocastro, cap. 112.
Nic. Speciale, lib. 2, cap. 14.
Montaner, cap. 164, 165, 169.
Gio. Villani, lib. 7, cap. 134.
I gravi danni sofferti dalla città di Gaeta, si ritraggono anche dalle immunità delle tasse regie e fin delle decime ecclesiastiche, datele poco appresso in ristorazione e premio. Raynald, Ann. ecc., 1290, §§. 24, 25, e Villani, loc. cit.
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Bart. de Neocastro, cap. 112.
Nic. Speciale, lib. 2, cap. 14.
Montaner, cap. 169.
Raynald, Ann. ecc., 1289, §§. 65, 67.
Gio. Villani, lib. 7, cap. 134, il quale dice il nostro esercito respinto di Calabria dal conte d’Artois. Non è vero, com’altri afferma, che Artois, cruccioso della tregua, lasciasse i servigi di Carlo; perchè da molti diplomi notati nello Elenco più sotto citato delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. II, pag. 62, 63, 65, 66, ec., si ritrae che Carlo, partito poco appresso, gli commettea gli affari del regno, chiamandone vicario Carlo Martello suo figliuolo; e nel diploma del 27 dicembre 1290, ch’io pubblico, docum. XXV, lo stesso Artois attesta aver giurato la tregua di Gaeta, e scrive da ministro di re Carlo per procacciarne l’osservanza. Le condizioni della tregua, taciute dagli scrittori che ne portan solo la durata, si leggon chiaramente nel citato docum. XXV.
Il soggiorno di Carlo II al campo di Gaeta confermasi per un diploma del 18 agosto 1289, nell’Elenco citato, tom. II, pag. 57.
I particolari detta pratica della tregua, scorgonsi ancora da una lettera di Carlo II ad Alfonso d’Aragona, data il 1 novembre 1289, in Rymer, tom. II, pap, 441.
Questi diplomi e due altri di Giacomo dati a 17 e 30 luglio 1288 in Palermo, Mss. della Bibl. com. di Palermo, Q. q. G. 1, fog. 156 e 158, correggono l’errore del Neocastro e dello Speciale, che portano quest’impresa nella state del 1288; perchè i primi dimostrano fermata la tregua d’agosto 1289, i secondi che Giacomo nella state del 1288 fosse in Palermo. Forse nacque l’errore dal ricordare l’indizione piuttosto che l’anno, perchè la seconda indizione ricadea appunto sul fin della state dell’88, sì come nel corso di quella dell’89.
Bonifazio poi rimproverò a Carlo questa tregua frettolosa, fermata senza saputa sua nè di Gherardo. Essi erano allor legati del papa all’oste angioina; ed è strano che uno di loro si sarebbe opposto a ciò che volea il papa. Breve del 9 gennaio 1300, peste Raynald, Ann. ecc., 1300, §. 14.
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Diploma dato il 27 dicembre quarta Ind. (1290). Docum. XXV.
Queste infrazioni della tregua, che erano scambievoli, si veggono da parecchi altri diplomi, cavati come il precedente dal r. archivio di Napoli.
Diplomi dati di San Gervasio il 28 ottobre terza Ind. (1289), scritti da Roberto conte d’Artois, e Carlo primogenito del re Carlo II, a Giacomo d’Aragona e a Ruggier Loria, lagnandosi di atti contrari alla tregua. Reg. seg. Carlo II, 1291, A, fog. 10, a t.
Diploma di Ruggier Loria, dato di Messina a 26 settembre quarta Ind. (1290), col quale si lagnava della preda di alcune navi siciliane caricate in Catania di grano, del prezzo di tarì 14, 10 a salma, e prese da sei galee e un galeone di Puglia; e chiedendo la ristorazione, fieramente conchiudea: Alioquin nos qui bilingui ore non loquimur et quod in animo gerimus labiis simulari nescimus, vobis in apertum deducimus quod treuguas ipsas genti nostre observari similiter faciemus. Fu indirizzata la lettera al conte Giovanni di Monforte, e da costui ad Artois, e trascritta in un diploma dato di Corneto, il 4 novembre quarta Ind. col quale alle minacce di Loria, si pagò subito il valsente della preda, non senza far querela di altre simili infrazioni dalla parte de’ Siciliani. Reg. cit. fog. 163 e 164.
Altri diplomi del conte d’Artois dati di Corneto il 4 novembre quarta Ind., indirizzati, il primo a Giacomo, il secondo a Ruggier Loria, descrivean tutte le violazioni alla tregua, fatte di parte siciliana. Ibid., fog. 166 e 166 a t.
Diplomi dati a 21 e 22 dicembre quarta Ind., anche indirizzati a Giacomo e a Loria, su lo stesso argomento, e dettati su lo steso stile del diploma del 27 dicembre seguente, da me pubblicate. Ibid. fog. 185 e 185 a t.
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Diploma di Roberto conte di Artois, dato di Corneto a 21 febbraio terza Ind. (1290), per lo scambio di Guglielmo Mallardo, prigione del Siciliani, col decano di Nicastro, preso mentre parteggiava per essi in Calabria. Nel r. archivio di Napoli, reg. di Carlo II, seg. 1291, A, fog. 5.
Diploma dato di Venosa a 6 novembre terza Ind. (1289), per mandarsi una barca al Castell’Abate, a trattar la liberazione di Roberto di Cambray, prigione de’ nemici. Ibid., fog. 11 a t.
Diploma dato di Napoli a 12 maggio terza Ind. (1290), a Giovanni d’Eusebio, abate di Sorrento. Gli è data licenza d’andare in Ischia, Capri, Castell’Abate, e se occorra anche in Sicilia, per ottener la liberazione di un vescovo frate Pietro, d’Arrigo Filangieri, Pietro Capece e Roberto Apperdicaro, militi, e altri uomini da Sorrento nuper captorum ab hostibus. Ibid., fog. 27 a t.
Diploma dato di Napoli il 14 maggio terza Ind., al generale ministro de’ Minori, sopra la liberazione di alcuni frati presi da’ nemici, che, secondo la tregua, non si potean di ragione chiedere, perchè presi in terra, non in mare. Nondimeno il governo di Napoli ne avea scritto a Ruggier Loria. Ibid., fog. 30.
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Diploma dato di Venosa a 17 dicembre terza Ind. (1289). Il giustiziere di Basilicata vada alla terra Giordana; prenda 150 cavalli e 100 fanti; e si porti subito alle frontiere de’ nemici a combatterli. Nel r. archivio di Napoli, reg. seg. 1291, A, fog. 23.
Altro dato di Napoli a 9 marzo terza Ind. (1290). Annunzia estrema cura a guardar da insulto nemico il ducato d’Amalfi; e contiene molti minuti provvedimenti di riparazione di fortezze, vittuaglie, ec. Ibid. fog. 28.
Altro dato di Napoli a 11 marzo terza Ind. Perchè Niccolò di Gesualdo, capitano di Napoli, pigli il comando di tutta la marina dalla torre ottava infino a Pozzuoli, per prevenir le offese de’ nemici. Ibid., fog. 28 a t.
Altro dato di Napoli a 9 maggio terza Ind. Somiglianti e più affannosi ordini a Adamo Arenga, per la costiera dalla Rocca di Mondragone infino a Gaeta. Ibid.
Altro dato di Napoli a 13 maggio terza Ind. Per provvedersi saette ne’ luoghi marittimi del ducato di Amalfi. Ibid., fog. 29.
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Veg. il docum. XXV, citato di sopra.
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Diploma del 26 settembre 1290, citato nella pagina prec, nota 1.
59
Bart. de Neocastro, cap. 113.
Nic. Speciale, lib. 2, cap. 14.
Raynald, Ann. ecc., 1290, §. 7.
60
Bart. de Neocastro, cap. 112.
I portatori di questa o altra somigliante ambasceria di Giacomo, passarono per lo regno di Napoli, se pur non negoziarono anche col vicario di quello. Ce l’attesta un diploma del conte d’Artois, dato il 4 novembre 1290 in Corneto, pel quale s’ingiunge al giustiziere di Basilicata dì vegliare stretto gli oratori nimici, che non tramassero coi cittadini. Elenco citato delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. II, pag. 68.
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Questi viaggi di Carlo II, scorgonsi da’ diplomi notati nell’Elenco delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. II, pag. 61, nota 1.
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Due diplomi del 1294 e dal 1303, negli archivi del reame di Francia, J. 511. 10, e J. 512. 24, contengono le scritte del ricevuto per 28,500 lire tornesi prestate a Carlo II, dall’ultimo febbraio 1292, al 27 agosto 1293, della qual somma la più parte si dovea conteggiare col papa.
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Bart. de Neocastro, cap. 114.
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Raynald, Ann. ecc., 1290, §. 21.
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Diplomi del 5 e 7 settembre 1289, in Rymer, op. cit., tom. II, pag. 429, 430.
Surita, Ann. d’Aragona, lib. 4, cap. 117.
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Diplomi del 4 e 19 gennaio 1290, in Rymer, op. cit., pag. 456. Conferma ciò il Montaner, cap, 172, velandolo al suo solito; e meglio il ritrae Surita, Ann. d’Aragona, lib. 4, cap, 120 e seg.
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Prima si stabilì a Perpignano, dove non andarono gli ambasciadori d’Alfonso, perchè non piacque ai commissari deputati dalle corti. Diplomi del 18 gennaio, 2 e 3 febbraio 1290, Rymer, loc, cit.
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Bart. de Neocastro, cap. 112.
Raynald, Ann. ecc., 1290, §§. 18 e 19, breve del 23 marzo 1290, e §. 20, diploma del 20 gennaio
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Bart. de Neocastro, cap. 114.
La testimonianza di questo scrittore intorno al permesso dato a Giacomo di mandare ambasciadori, è confermata da un breve di Niccolò IV, indirizzato il 16 gennaio 1291, a Carlo di Valois richiedendolo di lasciar passare ne’ suoi domini questi oratori. Negli archivi del reame di Francia, J. 715, 26.
70
Diploma de’ cardinali di Sabina e di San–Niccolò in carcere Tulliano, convalidato co’ suggelli dei re di Francia e di Napoli, negli archivi del reame di Francia, J. 511, 8.
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Diplomi del 19 febbraio e 12 aprile 1291, in Rymer, tom. II, pag. 501 e seg. Esiste ne gli archivi del reame di Francia J. 587, 16, l’originale trattato dei 13 febbraio.
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Rymer, loc. cit., pag. 504, diploma del 20 febbraio 1291.
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Bart. de Neocastro, cap. 114.
Montaner, cap. 173, il quale con molti errori porta tutto questo trattato. Per altro egli il dice fatto in Tarascon, che si riscontra co’ diplomi; ma il Neocastro lo suppone in Aix, forse dalla vicinanza de’ luoghi, o perchè qualche conferenza veramente si fosse tenuta in Aix.
Veggasi per le nozze della figliuola di Carlo II con Carlo di Valois, il diploma del 18…1290, in Lünig. Cod. Ital. dipl. tom. II, Sicilia e Napoli, n. 62; e in Martene e Durand, Thes. Nov. Anecd. tom. I, pag. 1236.
Due diplomi di Carlo II, negli archivi del reame di Francia, J. 511, 7, dati il.. dicembre 1289 e il 18 agosto 1290, contengono le condizioni del matrimonio; tra le quali la principale è, che le due contee si trasferivano al Valois anche nel caso di morte di Margherita, quand’ei cedesse il dritto su l’Aragona. Premorendo Valois alla moglie, costei avrà l’usufrutto, e Filippo il Bello la proprietà. Il secondo dei diplomi si trova in Dumont, Corps diplom., tom. I, part. 1, pag. 420.
Un altro diploma di Filippo il Bello, dato in Parigi, settembre 1290, dice già celebrato il matrimonio del Valois. Papon, Hist. gén. de Provence, tom. III, docum. 23.
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Annali genovesi, in Muratori, R. I. S., tom. VI, pag. 600
75
Bart. de Neocastro, cap. 114, 115, 116, 117.
Nic. Speciale, lib. 2, cap. 17.
Montaner, cap. 174, 175, 176.
Anon. chron, sic., cap. 48, il quale scrive: Sub cujus regis Jacobi dominio, omnes existentes in Sicilia de bono in melius multiplicantes ditati sunt, etc.
La rinomanza a che salì Giacomo per la difesa della Sicilia, è toccata leggiadramente da Amanieu des Escas in una poesia provenzale in cui il trovadore esalta il valor della sua donna su quello del
…Rey Jacma d’AragoQue reys es dels CeciliasSes grat de Frans’ e de Romas.Raynouard, Choix, etc. t. V, p. 24.Il titolo dì Federigo, Infante dell’Illustre re d’Aragona, Luogotenente generale del regno di Sicilia, si legge in parecchi diplomi. L’uno ne la chiesa di Cefalù, dato in Palermo 30 dicembre settima Ind. (1294), ne’ Mss. della Bibl. com. di Palermo, Q. q. fog. 70, pubblicato in parte dal Pirro, Sic. sacra, Not. ecc. Ceph. xv. e dal Testa, Vita di Federigo, docum. 11.
L’altro del 24 gennaio quinta Ind. (1292), Testa, Ibid. docum. 15.
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Veggasi i cap. VIII e IX e in particolare la not. 1 alla pag. 226, t. I.
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A questo supposto ci conducono i testamenti di Alfonso e di Giacomo citati qui appresso, e il vario linguaggio degli storici intorno le ultime disposizioni di Pietro. Veggansi il Montaner, cap. 185; Bartolomeo de Neocastro, cap. 124, ove si legge: Non enim quod pater decrevit in ultimis, etc.; e Niccolò Speciale, lib. 2, cap. 7 e 17: Quod si testamentum patris in suis viribus consistebat, ex tunc regnare debuisset in Sicilia Fridericus.
78
Diploma nel Testa, Vita di Federigo II di Sicilia, docum. 3.
Scurita, Ann. d’Aragona, lib. 4, cap. 120.
79
Testamento di Giacomo, dato di Messina a 15 luglio 1291, in Bofarull, tom. II, pag. 251, citato da Buchon, edizione di Montaner, 1840, pag. 388.
80
Surita, Ann. d’Aragona, lib. 4, cap. 123.
81
Ibid., cap. 124; Bartolomeo de Neocastro, cap. 118.
Mariana, Storia di Spagna, lib. 14, cap. 15.
82
Surita, Ann. d’Aragona, lib. 4, cap 125.
Montaner, cap. 177, 178.
83
Diploma dei 10 agosto 1292, in Capmany, Memorias, etc., tom. IV, docum. 8.
84
Raynald, Ann. ecc., 1291, §§. 53, 55.
Un’altra bolla di Niccolò, data il 13 dicembre 1291, concedea al vescovo di Carcassonne, e all’abate di S. Germain di ribenedir gli scomunicati d’Aragona, per favorire il Valois. Questi, per un diploma del 13 ottobre 1292, diè larga autorità a perdonare e ricevere omaggi in Aragona a Eustachio di Conflans, governatore di Navarra e a Giovanni di Burlas; negli archivi del reame di Francia, J. 715, 15, e J. 587, 17.
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Raynald, Ann. ecc., 1291, §. 59; e 1293, §§. 15 e 16.
86
Annali Genovesi, in Muratori, R. I. S., tom. IX, pag. 601.
87
Bart. de Neocastro, cap. 119.
88
Montaner, cap. 179.
89
Bart. de Neocastro, cap. 119.
Raynald, Ann. ecc. 1292, §. 14 a 19.
Questa deliberazione della repubblica non si legge negli annali genovesi; ma gli altri fatti che vi si narrano la rendon probabilissima e forse necessaria, come la riferiste il Neocastro, aggiugnendo con grande esattezza gli stessi nomi del podestà e de’ capitani che son registrati ne’ detti annali sotto quell’anno.
Nel Capmany, Memorias, etc., tom. IV, docum. 6, si leggono le istruzioni date da Giacomo di Barcellona a 3 Aprile 1292, a Oberto di Volta suo legato in Genova. Il re d’Aragona si lagnava di armamenti fatti contro di lui, di qualche ostilità commessa in mare, e de’ commerci interrotti con la Sicilia; e chiedea che si assicurassero le amichevoli comunicazioni. Copie di queste istruzioni furon mandate a cinque fratelli Doria, tre Spinola, due Volta, due Escatrafico, Niccolò Fiesco, e Manuele Zaccaria.
90
Ann. genovesi, in Muratori, R. I. S., tom. VI, pag. 603, 604, 605.
91
Bart. de Neocastro, cap. 120.
Gio. Villani, lib. 7, cap. 145.
92
Raynald, Ann. ecc., 1291, §§. 56, 58, 59.
93
Gio. Villani, lib. 7, cap. 119, 121, 151.
94
La penuria di danari e debolezza del governo di Napoli in questo periodo, si scorgon da parecchi diplomi del 1292–94, nel citato Elenco delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. II, pag. 91, 102. 111, 115, 131, 132, 149.
Carlo chiedea danari per la guerra o col pretesto della guerra. Levò una nuova colletta che si chiamava il Terzo. Ibid., pag. 91 a 131.
95
Nic. Speciale, lib. 2, cap. 18.
96
Bart. de Neocastro, cap. 121, 122, 123.
Nic. Speciale, lib. 2, cap. 19.
Montaner, cap. 159, 160, non senza anacronismi e altre differenze. Ei scrive queste scorrerie dianzi l’impresa di Giacomo nel 1289; fa depredar prima delle Isole e della Morea, anche Tolomitta e i mari d’Egitto, e poi Patrasso e Cefalonia, di che non fan motto gli scrittori siciliani. Costui e Speciale portano in Terra d’Otranto l’affronto con Guglielmo Estendard, che il Neocastro dice avvenuto alle Castella, ed io così anche ho scritto, per parermi il Neocastro diligentissimo in questo periodo. Delle minacce della nostra flotta su le coste pugliesi nella state del 1292, portan testimonianza tre diplomi nell’Elenco delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. II, pag. 95, 98.
97
Bart. de Neocastro, cap. 123, 124.
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Si ritrae da tutti gli autori citati in questo capitolo; e assai vivamente dal soprannome di regina della santa pace, che dier gli Aragonesi e’ Catalani a Bianca, figliuola di Carlo II, quando si maritò con Giacomo per effetto di questo bramato accordo. Montaner, cap. 182.
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Queste occulte cagioni, che trascinarono Giacomo divenuto re d’Aragona ad abbandonare o tradir la Sicilia collegandosi co’ suoi nimici, si ritraggono qua e là da tutte le autorità citate nel presente capitolo; e massime dal Surita, Ann. d’Aragona, lib. V, cap. 1 a 10.
100
Bart. de Neocastro, cap. 118.
Alle parole di questo istorico do piena fede quanto all’ottimo governo di Federigo luogotenente, perch’egli avea interesse a mostrarsi giusto e zelante del ben pubblico; e che il fosse stato, il provano ancora il fatto del popolo che lo esaltò al trono, e i suoi medesimi atti nei primi tempi del regno. Non mi è parso ricordar la lapide di Girgenti del 1293, pubblicata dal Testa, op. cit., docum. 4, ove Federigo è chiamato Juris amator, perchè i grandi, o buoni o pravi, non patiron penuria mai di si fatte parole, nè v’ha testimonianza istorica più fallace che le lodi a principi contemporanei.
Per le poesie di Federigo l’Aragonese si vegga il Quadrio, Storia e ragione d’ogni poesia, correggendolo solo in questo, che attribuisce tai versi a Federigo III di Sicilia detto il Semplice, non a Federigo II. Veggasi ancora il docum. XLIV.
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Veggasi un diploma di Carlo II, dato di Napoli il 29 settembre 1300, pubblicato dal Buscemi, Vita di Giovanni di Procida, docum. 8, cavato dal r. archivio di Napoli, nel quale si legge per Giovanni di Procida: Sane per conventiones inhitas???? super reformatione pacis inter nos et magnificum principem dominum Jacobum Aragonum regem illustrem, nunc filium nostrum carissimum, tunc hostem pubblicum, nobisque molestum tamquam per duces belli inter alia fuit conventum: Quod Joannes de Procida rebus tunc humanis perfruens ad certa bona stabilia in regno Sicilie que per culpe contatagium contra majestatem, etc… perdiderat restitueretur in integrum ex nostro beneficio principali, etc.
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