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Branchi
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Язык: Итальянский
Год издания: 2019
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“Stai parlando di Carl Polaski?” chiese Stella incredula.

“Di certo non parlo di Babbo Natale.”

Nonostante il suo nervosismo, Stella rise. “Questo è assurdo. E tra l’altro non è un hippie ma un professore di psicologia che sta facendo una ricerca sul fenomeno dei drop-out.”

“La gente mi dice che frequenta spesso il cottage, Stella. Questo non mi piace.”

“Non c’è nulla di immorale. Fa qualche commissione e qualche lavoretto per me. Lo ripago permettendogli di usare il cottage per scrivere. Batte a macchina qui, perché alla comune non riesce ad avere abbastanza privacy per dire quello che realmente pensa. Qualche volta abbiamo parlato. È un uomo molto interessante, Wes. Ma no, non ho avuto alcuna storia con lui, e neppure è probabile che ne abbia.”

“Allora cosa ti rode? Perché vuoi il divorzio?” Andò verso il divano e si sedette, senza staccare nemmeno per un istante gli occhi da lei.

Stella camminò avanti e indietro davanti a lui parecchie volte. Aprì e richiuse le mani e alla fine le appoggiò sui fianchi. “Voglio poter avere del rispetto per me stessa,” disse alla fine.

“Ce l’hai già ora. Puoi andare a testa alta di fronte a chiunque nel paese.”

“Non è questo che intendo. Vorrei, solo per una volta, poter firmare col mio nome ‘Stella Stoneham’ invece che con ‘Signora Wesley Stoneham.’ Fare magari una festa con le persone che piacciono a me, invece che con i tuoi compari politici. Wes, voglio sentirmi come una partner alla pari in questo matrimonio, e non solo un altro accessorio di buon gusto nella tua casa.”

“Non ti capisco. Ti ho dato tutto quello che una donna potrebbe volere—”

“Tranne l’identità. Per quanto ti riguarda, io non sono un essere umano ma solo una moglie. Ti abbellisco il braccio alle cene da un centinaio di dollari a piatto e faccio le moine alle mogli degli altri aspiranti politici. Rendo socialmente rispettabile un avvocato esperto in diritto societario, abbastanza da pensare di candidarsi per una carica politica. E, quando non mi stai usando, ti dimentichi di me, mi mandi al piccolo cottage sul mare o mi lasci percorrere da sola le quindici stanze della villa, a marcire lentamente. Non posso vivere in questo modo, Wes. Io me ne chiamo fuori.”

“Cosa ne dici di una prova di separazione, magari un mese o poco più—”

“Ho detto ‘fuori,’ F-U-O-R-I’. Una separazione non servirebbe a nulla. La colpa, caro marito, non è nelle stelle, ma in noi stessi. Ti conosco troppo bene, e so che non cambierai mai in qualcosa che sia accettabile per me. E io non sarò mai soddisfatta di essere un ornamento. Una separazione non ci sarebbe utile in alcun modo. Voglio un divorzio.”

Stoneham accavallò le gambe. “Ne hai già parlato con qualcuno?”

“No.” Stella scosse la testa. “No, avevo intenzione di vedere Larry domani, ma mi sembrava giusto dirtelo prima.”

“Bene,” disse Stoneham con un sussurro appena percepibile.

“Cosa dovrebbe significare?” chiese Stella bruscamente. Le sue mani si stavano agitando, segnale che era il momento di cercare nella sua borsetta sullo scrittoio e prendere il suo pacchetto di sigarette. Ne aveva dannatamente bisogno in quel momento.

Ma fu solamente quando mise una sigaretta tra le labbra che si rese conto che non aveva più fiammiferi. “Hai un fiammifero?”

“Certo.” Stoneham pescò nella tasca della giacca e tirò fuori una scatola di fiammiferi. “Tienili,” disse lanciandoli a sua moglie.

Stella la prese al volo e la esaminò con interesse. L'esterno della scatola era di un grigio raffinato, con stelle rosse e blu intorno al bordo. Al centro c’erano delle parole che dicevano:

WESLEY STONEHAM

SUPERVISORE

CONTEA DI SAN MARCOS

All'interno, i fiammiferi si alternavano, rossi, blu e bianchi.

Stella guardò interrogativamente suo marito che le stava facendo un grande sorriso. “Ti piacciono?” le chiese. “Li ho ritirati questo pomeriggio dalla stamperia.”

“Non è un po’ prematuro?” chiese lei con sarcasmo.

“Solo di un paio di giorni. Il vecchio Chottman rassegnerà le dimissioni dal Consiglio,a causa della sua cattiva salute, alla fine della settimana, e gli permetteranno di fare il nome dell’uomo che vuole che sia il suo successore per completare il mandato. Non sarà ufficiale, certo, fino a quando il Governatore lo nominerà, ma ho appreso da fonti molto affidabili che il mio nome sarà quello proposto. Se Chottman dice che vuole che sia io a completare il mandato, il Governatore lo ascolterà. Chottman ha settantatré anni e un sacco di favori da riscuotere.”

Un'idea cominciò a balenare nella mente di Stella. “Così è per questo che non vuoi il divorzio, vero?”

“Stella, sai bene quanto me quanto sia puritano Chottman,” disse Stoneham. “Il vecchio è ancora fermamente contrario a qualsiasi tipo di peccato, e pensa che il divorzio sia un peccato. Dio solo sa il perché, ma lo pensa.” Si alzò dal divano e andò di nuovo verso sua moglie, tenendole le spalle, questa volta in modo dolce. “Ecco perché ti sto chiedendo di aspettare. Ci vorrà solo una settimana o due—”

Stella lo scacciò, con un sorriso scaltro e trionfante sul suo volto. “Allora è per questo. Ora sappiamo perché il grande e forte Wesley Stoneham arriva strisciando. Tu non mi lascerai nemmeno una traccia di auto rispetto, vero? Non mi lascerai nemmeno credere che tu sia venuto perché pensavi ci fosse ancora qualcosa che valesse la pena salvare nel nostro matrimonio. No, sei appena uscito allo scoperto. È un favore quello che vuoi.”

Accese furiosamente un fiammifero e cominciò a tirare boccate dalla sigaretta come una locomotiva a vapore che scalasse una collina. Gettò il fiammifero usato nel posacenere e la scatola di fiammiferi nelle vicinanze. “Bene, sono stanca dei tuoi trucchetti, Wesley. Sono stanca di fare cose che ti renderanno migliore o farti sembrare più interessante alla cittadinanza di San Marcos. L’unica persona di cui ti preoccupi è te stesso. Suppongo che tu mi daresti il divorzio senza fare alcuna difficoltà se aspettassi, vero?”

“Se è questo quello che vuoi.”

“Certo. L'uomo dei compromessi. Fa un accordo fino a quando ti procura quello che vuoi. Bene, ho una piccola sorpresa per te, Signor Supervisore. Non siglo accordi. Non me ne frega proprio nulla se ce la farai in politica oppure no. Domani ho intenzione di entrare nell'ufficio del nostro avvocato e di cominciare a far volare i documenti.”

“Stella—”

“Forse potrei fare anche una piccola chiacchierata con la stampa su tutto il concentrato di gentilezza umana che scorre nelle tue vene, maritino caro.”

“Ti avviso, Stella—”

“E questa sarebbe una grande tragedia, non è vero, Wes, se tu venissi realmente eletto...”

“SMETTILA, STELLA!”

“...dai votanti per avere la carica invece di essere nominato tutto bello e pulito dai tuoi compari.”

“STELLA!”

Le sue mani si mossero verso la sua gola mentre urlava il suo nome. Voleva che lei smettesse, ma non lo faceva. Le sue labbra continuavano a muoversi a muoversi, e le parole si perdevano nella silenziosa foschia che avvolgeva il cottage. Le colorazioni normali scomparvero mentre la stanza assunse una tonalità rosso sangue. Lui la scosse e chiuse le sue mani strette attorno al suo collo.

Sorpresa per l'attacco inaspettato, la sigaretta le cadde dalle mani, facendo cadere un po' di cenere sul pavimento. Stella alzò le mani contro il petto del marito e cercò di spingerlo via. Per un momento ci riuscì, ma lui continuò a venire, scacciandole le braccia che si dimenavano e stringendola con tutta la forza a sua disposizione.

Le sue dita si addormentarono quando si strinsero attorno alla gola di lei. Non sentì il soffice calore della sua pelle che cedeva sotto la sua pressione, il pulsare delle arterie nel suo collo o l'istintiva tensione dei tendini. Tutto quello che sentiva erano i propri muscoli che schiacciavano, schiacciavano, schiacciavano.

A poco a poco, la lotta cominciò ad attenuarsi. Il colorito della faccia di Stella sembrava strano, anche attraverso la coltre rossa che gli annebbiava la vista. I suoi occhi sporgenti sembravano pronti a saltare fuori dalle orbite, spalancati e fissi su di lui. Fissi, fissi, fissi....

La lasciò andare. Lei cadde a terra, ma lentamente. Come al rallentatore, lenta come in un sogno. Non si udì quasi nessun rumore quando colpì il pavimento. Si accasciò, floscia come una bambola di pezza messa da parte per giochi più belli. Con l'eccezione della sua faccia, la sua faccia viola e gonfia. La sua lingua era a penzoloni in una posa grottesca, gli occhi gelidi di terrore. Un piccolo rivolo di sangue usciva dal suo naso, fino alle sue labbra violacee e sul tappeto marrone sbiadito. Un dito della sua mano sinistra si contrasse spasmodicamente due o tre volte, poi rimase immobile.

* * *

Il mondo bianco-blu era sotto di lui, in attesa del tocco della sua mente. Garnna diede un'occhiata all'atmosfera e fu sopraffatto dall’abbondanza di vita. C’erano creature nell’aria, creature sulla terra, creature nell’acqua. Il primo test, naturalmente, era la ricerca che non ci fosse qualche Offasii in giro, ma gli ci volle solo un veloce esame per appurare che non ce n’era nessuno. Gli Offasii non erano ancora stati trovati in alcuno dei pianeti già esplorati dagli Zartici, ma la ricerca doveva continuare. La razza Zartica non poteva sentirsi del tutto sicura fino a quando non avesse scoperto cosa era successo ai loro vecchi padroni.

Lo scopo principale dell’Esplorazione ora era stato raggiunto. Restava lo scopo secondario: capire che tipo di vita abitasse questo pianeta, se fosse intelligente, e se potesse plausibilmente costituire una minaccia per Zarti.

Garnna generò un'altra rete, una più piccola questa volta. Incluse con la sua mente l'intero pianeta, alla ricerca di segnali di intelligenza. La sua ricerca ebbe immediatamente successo. Luci brillavano luminose sul lato immerso nella notte, indicando la presenza di città di grandi dimensioni. Un'abbondanza di onde radio, modulate artificialmente, stavano rimbalzando in tutta l'atmosfera. Le seguì fino alla loro sorgente e trovò grandi edifici e grandi torri. E trovò le creature che erano responsabili delle onde radio, degli edifici e delle luci. Camminavano in posizione eretta su due gambe, i loro corpi erano soffici e senza l'armatura di uno Zartico. Erano piccole, forse erano alte la metà degli Zartici, e la loro pelliccia sembrava concentrata soprattutto sulle loro teste. Osservò le loro abitudini alimentari e si rese conto con disgusto che erano onnivori. Per una specie erbivora come gli Zartici, queste creature sembravano avere una natura crudele e malvagia, ponendo potenziali minacce a specie più gentili. Ma almeno erano migliori dei feroci carnivori. Garnna aveva visto un paio di società carnivore, dove uccidere e distruggere erano avvenimenti di ogni giorno, e il solo pensiero gli faceva venire i brividi. Si trovò a desiderare che tutti gli esseri viventi nell’universo fossero erbivori, poi si controllò. Non gli era permesso che i suoi pregiudizi personali interferissero con lo svolgimento dei suoi compiti. Il suo dovere, ora, era quello di osservare queste creature nel poco tempo che gli era rimasto e stilare una relazione che sarebbe stata conservata per studi futuri.

Vide una nota di speranza in queste creature, cioè il fatto che sembravano avere l'istinto del Branco più che quello di agire da soli come individui. Si riunivano in grandi città e sembrava che facessero la maggior parte delle cose in gruppo. Avevano il potenziale per restare da soli, ma non lo utilizzavano troppo.

Raccolse di nuovo la sua mente e si preparò a fare delle osservazioni più dettagliate. Fece uno zoom sulla superficie del mondo per osservare. Le creature erano chiaramente diurne altrimenti non avrebbero avuto bisogno di luci per le loro città, così all'inizio scelse di osservare un luogo nell'emisfero dove era giorno. Non aveva nessun motivo di preoccuparsi di essere visto dai nativi; il metodo di esplorazione spaziale zartico ne aveva tenuto conto.

In sostanza, questo metodo richiedeva una separazione completa tra corpo e mente. Venivano prese delle droghe per aiutare questa dissociazione, mentre l’Esploratore riposava confortevolmente in una macchina. Quando avveniva la separazione, la macchina si occupava degli aspetti meccanici delle funzioni corporee —battito cardiaco, respirazione, alimentazione e così via. La mente, nel frattempo, era libera di vagabondare a suo piacimento ovunque volesse.

Erano stati trovati pochi limiti per una mente liberata. La velocità alla quale poteva “viaggiare”—se, veramente si poteva dire che andava da qualche parte—era così veloce da essere quasi non misurabile; in teoria, poteva anche essere infinita. Una mente liberata poteva concentrarsi su una singola particella subatomica, o espandersi fino a coprire vaste zone dello spazio. Poteva rilevare radiazioni elettromagnetiche di qualsiasi tipo. E, cosa fondamentale dal punto di vista degli Zartici molto cauti, non poteva essere rilevata da nessun senso fisico. Era un fantasma che non poteva essere visto, udito, odorato, assaporato o toccato. Tutto questo lo rendeva il veicolo ideale con cui esplorare l’universo al di là dell’atmosfera di Zarti.

Garnna si fermò in un luogo dove la terra era regolarmente lavorata a fini agricoli. I metodi di coltivazione differivano poco in tutte le società che aveva investigato fino ad allora, probabilmente perché la forma seguiva la funzione e la funzione era chiaramente la stessa. Queste creature stavano arando con un attrezzo grezzo trainato da un erbivoro remissivo con due corna. Questo stadio dell'agricoltura piuttosto primitivo non sembrava adattarsi a una civiltà che poteva produrre anche così tante onde radio. Per risolvere questo paradosso apparente, Garnna raggiunse con la sua mente uno dei nativi, fino a toccarla.

Questo era un altro vantaggio della mente liberata. Sembrava possedere la capacità di “ascoltare” i pensieri delle altre menti. Era telepatia, ma in modo ristretto, nel senso che funzionava solo da una parte. Garnna era in grado di ascoltare i pensieri degli altri, ma lui stesso non era rilevabile.

Tuttavia il fenomeno non era utile quanto poteva sembrare a prima vista. Gli individui intelligenti pensano in parte con le parole della propria lingua, in parte con concetti astratti e in parte con immagini visuali. I pensieri passano molto velocemente e poi se ne vanno per sempre. Specie diverse hanno modelli di pensiero diversi basati fondamentalmente su differenze dei loro input sensoriali. E all’interno di una razza ogni individuo aveva il proprio codice simbolico privato.

La lettura della mente, poi, tendeva a essere un lavoro doloroso e molto frustrante. Garnna doveva passare attraverso numerose impressioni senza significato che lo bombardavano a un ritmo incredibile per arrivare al semplice nocciolo di un'idea. Per fortuna, riusciva a leggere qualche emozione generalizzata e a imparare qualcuno dei concetti base che esistevano nella mente che contattava. Ma era un esperto in questa procedura e non temeva il lavoro duro se era per il bene del Branco, così si mise all'opera.

Dopo una serie di tentativi e ancor più di congetture, Garnna fu in grado di formare un piccolo quadro di questo mondo. C’era solo una razza intelligente lì, ma si era frammentata in molte culture individuali. Parecchi modelli costanti emergevano , tuttavia, in quasi tutte le culture. I gruppi iff qui sembravano in genere essere composti da pochi adulti, in genere imparentati o accoppiati, più i loro discendenti. Lo scopo del gruppo iff era più orientato verso la crescita dei giovani che verso la sicurezza dell'individuo. Sembravano esserci pochi individui che sopravvivevano completamente senza gruppi iff. Il Branco qui era più un concetto astratto rispetto alla realtà quotidiana che c’era su Zarti.

Apprese anche che alcune delle culture sul pianeta erano più ricche di altre. La più ricca si trovava attualmente nella zona notturna del pianeta. In quella particolare cultura molte delle cose che erano fatte a mano qui erano fatte dalle macchine, e si presumeva che ci fosse parecchio cibo per tutti. Il pensiero che una parte del Branco potesse essere sovralimentata mentre un’altra parte fosse affamata sembrava assurda per uno Zartico. Ricordò a se stesso ancora una volta di reprimere le sue emozioni. Era lì solo per osservare, e faceva meglio a concentrarsi su quello.

Decise di investigare quella cultura molto ricca. Nella valutazione di queste creature come potenziale minaccia per il Branco, i suoi superiori sarebbero stati interessati solo alle loro capacità più alte. Non aveva alcuna importanza cosa facessero le culture più povere se quelle più ricche possedevano un metodo di navigazione interstellare fisico unito a una natura bellicosa.

Alla velocità del pensiero, Garnna attraversò un'enorme distesa oceanica e arrivò nell’emisfero immerso nell’oscurità. Trovò immediatamente parecchie città costiere che mandavano le loro luci verso di lui. Queste creature potevano essere diurne, ma certamente non permettevano che l'oscurità limitasse le loro vite. C’erano parti delle città che erano illuminate come se fosse giorno. C'era un luogo in una delle città dove una moltitudine di creature si era riunita e seduta per vedere quanto accadeva tra un numero limitato di creature in un campo appositamente costruito. Il modello era simile a quello che era stato osservato in molti altri mondi, in modo particolare dove onnivori e carnivori erano dominanti —competizione istituzionalizzata. Invece di dividere equamente quello che c'era per il bene del Branco, come si sarebbe fatto su Zarti, queste creature si sentivano obbligate a competere, con i vincitori che prendevano tutto e i perdenti nulla. Per quanto si sforzasse, Garnna non riusciva a capire completamente cosa significasse questa competizione per queste creature.

Si mosse. Osservò le abitazioni degli indigeni e le trovò in molti casi strutturalmente superiori a quelle su Zarti. Le macchine per i trasporti erano anch'esse avanzate, essendo sia efficienti sia in grado di viaggiare a grandi velocità. Ma notò anche che usavano combustibili chimici per alimentarle. Questo, per il momento, toglieva questi essere dalla lista delle possibili minacce. Chiaramente non avrebbero usato combustibili chimici se avessero scoperto un modo efficiente di usare l'energia nucleare, e nessuna razza poteva sperare di costruire un mezzo di navigazione interstellare usando solamente combustibili chimici. Queste creature potevano conoscere l'esistenza dell'energia nucleare —in effetti, a giudicare dalla loro abbondante tecnologia, Garnna si sarebbe sorpreso che non lo fossero —ma da questo alla navigazione interstellare il salto era troppo grande; gli Zartici non avevano bisogno i preoccuparsi che questa razza potesse costituire una minaccia nel prossimo futuro. Anche gli Zartici non avevano ancora perfezionato un viaggio interstellare —ma certamente, c'erano state circostanze attenuanti.

Passò la maggior parte del tempo raccogliendo il materiale che pensava fosse necessario per la sua relazione. Come sempre, c’era una sovrabbondanza di dati, e dovette eliminare con attenzione alcuni dettagli interessanti per fare spazio alle tendenze che lo avrebbero aiutato a costruire nella sua mente un’immagine completa di questa civiltà. Ancora una volta, il tutto aveva la precedenza sulle parti.

Terminò la sua investigazione e si rese conto che aveva ancora un po’ di tempo libero prima di dover ritornare nel suo corpo. Poteva anche usarlo. Aveva un piccolo hobby, innocuo. Anche su Zarti c’erano le coste marine e Garnna era nato vicino a una di quelle. Aveva passato la sua giovinezza vicino al mare e non si stancava mai di vedere le onde arrivare e infrangersi sulla riva. Così, ogni volta che si trovava su un mondo alieno con del tempo libero, cercava di fantasticare a ritroso nel tempo alla sua giovinezza sulla riva dell'oceano. Lo aiutava a sentire più familiare il mondo alieno e non creava danno a nessuno. Così si librò dolcemente lungo la costa di quell'oceano enorme di quello strano mondo, guardando e ascoltando l'acqua nera e quasi invisibile che si infrangeva sulle sabbie scure di questo pianeta, a un centinaio di parsec dal suo luogo di nascita.

Qualcosa attirò la sua attenzione. Sulla cima delle scogliere prospicienti a quel punto della spiaggia, una luce stava brillando. Doveva essere un esempio di un individuo solitario della società stabilitosi lontano dal più vicino grande gruppo di altri esponenti della sua razza. Garnna fluttuò verso l'alto.

La luce proveniva da un piccolo edificio, piuttosto povero rispetto agli edifici della città ma senza dubbio confortevole perché ci vivesse una singola persona. C’erano due veicoli parcheggiati all’esterno, entrambi vuoti. Poiché i veicoli non erano automatici, questo implicava che dovevano esserci almeno due alieni all’interno.

Essendo una pura mente Garnna passò attraverso le mura del cottage come se non esistessero. All'interno c'erano due creature, che parlavano tra loro. L'episodio non sembrava molto interessante. Garnna si fece una breve nota sull'arredamento della stanza e stava per andarsene quando all'improvviso una delle creature attaccò l'altra. Prese per il collo il suo compagno e cominciò a strangolarlo. Senza neppure dover estendersi, Garnna poteva sentire il furore che si emanava dalla creatura attaccante. Si bloccò. Normalmente l'istinto della sua specie lo avrebbe portato a fuggire alla massima velocità —in questo caso alla velocità del pensiero. Ma Garnna si era sottoposto a un addestramento intensivo per padroneggiare i suoi istinti. Era stato addestrato a essere all'inizio, alla fine, e sempre, un osservatore. Continuò a osservare.

* * *

La realtà a poco a poco tornò a farsi presente a Stoneham. Cominciò con un suono, un rapido ka-thud, ka-thud, ka-thud che in ritardo riconobbe essere il suo cuore. Non lo aveva mai sentito battere così forte in precedenza. Sembrava sovrastare l'universo con il suo battito. Stoneham si mise le mani alle orecchie per non cedere al rumore, ma questo non fece altro che peggiorare la situazione. Cominciò anche un ronzio —un suono di grande intensità come una sveglia con la voce da soprano che suonasse dentro il suo cervello.

Poi arrivò l'odore. Sembrava esserci un odore strano nell'aria, un odore malato, da stanza da bagno. Macchie si stavano espandendo sul retro e sul davanti del vestito di Stella.

Sapore. C'era del sangue nella sua bocca, salato e tiepido, e Stoneham si rese conto che si era morso con forza le labbra.

Tatto. La punta delle sue dita stavano formicolando, c'era un tremolio nei suoi polsi, i suoi bicipiti rilassati dopo averli sforzati oltre modo.

Vista. Il mondo tornò ai suoi colori normali e la velocità tornò come al solito. Ma non c'era nulla da vedere che si muovesse. Solo il corpo di sua moglie che giaceva senza vita nel mezzo del pavimento.

Stoneham rimase lì in piedi, senza comprendere per quanto tempo. I suoi occhi vagarono per la stanza, alla ricerca delle cose normali, evitando il corpo ai suoi piedi. Ma non per lungo tempo. C'era un certo macabro fascino nel corpo di Stella che attirava il suo sguardo, tirandolo indietro da qualunque posto della stanza fosse rivolto.

Cominciò a pensare di nuovo. Più tardi s’inginocchiò vicino alla moglie per sentire le sue pulsazioni che sapeva non esserci. La sua mano era già piuttosto fredda al tatto (o era solo la sua immaginazione?), e ogni parvenza di vita se ne era andata. Velocemente ritirò la sua mano e si alzò di nuovo.

Camminò verso il divano, si sedette e fissò a lungo la parete sul lato opposto. Sentì i titoli dei giornali urlati verso di lui: NOTO AVVOCATO LOCALE COINVOLTO NELL'OMICIDIO DELLA MOGLIE. Gli anni passati a pianificare attentamente la sua carriera politica, a fare favori a persone che, a loro volta, un giorno avrebbero potuto farne a lui, ad andare a feste e cene noiose e interminabili... vedeva affogare tutto questo nella superficie di un grande vortice. E vedeva lunghi anni vuoti stendersi davanti a lui, tra pareti grigie e dietro sbarre di acciaio.

“No!” urlò. Guardò con tono accusatorio il corpo senza vita di sua moglie. “No, ti piacerebbe, vero? Ma non permetterò che questo accada, non a me. Ho troppe cose importanti da fare prima di andarmene.”

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