bannerbanner
Sangue Contaminato
Sangue Contaminato

Полная версия

Sangue Contaminato

Язык: Итальянский
Год издания: 2019
Добавлена:
Серия «Legami Di Sangue»
Настройки чтения
Размер шрифта
Высота строк
Поля
На страницу:
3 из 5

Jason alzò lo sguardo e lo vide con la coda dell’occhio. Quella risata era stata un po’ troppo spaventosa. L’incontro con Kane, la scorsa notte, lo aveva terrorizzato, ma questo tizio… probabilmente era Satana a cercare lui sotto il letto o nell’armadio prima di andare a dormire.

Syn guardava con pazienza mentre Angelica teneva l’altra mano ad un centimetro dall’anello. Vederla mordersi il labbro in concentrazione lo stava annientando. Allungando una mano, la posò sulla sua intrecciando le loro dita. Avvicinandosi, strofinò la guancia sui suoi capelli morbidi, stringendola dolcemente a sé con l’altra mano.

Angelica rimase stupita nel sentire all’improvviso ciò che stava cercando. “Così non vale.” sussurrò, ma poi cercò subito l’aura dell’anello da cui era attratta. Percepiva due sentieri provenienti da destra… uno illuminato e uno oscuro. Presa da una morbosa curiosità, iniziò a seguire quello buio per vedere dove conduceva.

“Basta così.” disse piano Syn e le allontanò la mano dall’anello. “Non è legato soltanto alla ragazza, ma anche alla mente del demone. Dobbiamo stare attenti a non invocarlo per sbaglio.”.

Angelica deglutì e annuì sapendo che lui aveva ragione, lei aveva sentito il potere del demone nell’anello. Lasciò che i capelli le scivolassero davanti agli occhi per nasconderli mentre osservava le loro mani ancora intrecciate. Era un qualcosa di intimo e sensuale allo stesso tempo, un gesto semplice che fece vacillare la sua mente.

“È ancora vivo?” Jason digrignò i denti e allontanò la mano immaginando un demone che irrompeva fuori dall’anello. Se quello che Nile aveva detto su Deth fosse vero, allora quel demone non sarebbe uscito dall’anello come il genio della lampada. “Non mi serviva un altro motivo per volermi sbarazzare di questo coso.”.

“La ragazza è incosciente.” lo informò Syn stringendo gli occhi, non gradiva l’aura dell’anello. Aveva sentito il demone girarsi per guardarlo ma era riuscito ad interrompere la connessione prima di essere visto. Non sapeva che tipo di oscurità avrebbe portato con sé quella creatura se fosse tornata sulla Terra.

“Incosciente? Un motivo in più per trovarla.” disse Jason, dimenticando la sua paura dell’anello. “Non sappiamo in quali guai si sia cacciata. Lei è scomparsa, Zachary è fuori combattimento…”.

“Fuori combattimento? Di che stai parlando?” chiese Angelica quasi arrabbiata, allontanando bruscamente la mano di Syn.

“Pensavo che lo sapessi.” Jason aggrottò la fronte. “Che tutti i membri della squadra lo sapessero, ormai.”.

“Sapere cosa?” chiese Angelica frustrata.

“Zachary si è infuriato quando il demone è sparito con Tiara e ha fatto esplodere il nido di quelle creature. Il demone che le allevava è bruciato lì dentro e Zachary ha perso i sensi tra le fiamme subito dopo l’esplosione.”.

Vedendo lo shock sul suo viso, Jason continuò subito “Sta bene, Ren lo ha portato via e sono scomparsi… non lo vediamo da allora. Probabilmente Storm sa dove sono andati perché era lì quando è successo.”.

“E Tiara è stata rapita da un demone?” Angelica sentì il battito cardiaco accelerare. Non c’era da meravigliarsi che Zachary si fosse infuriato.

“Non esattamente.” dichiarò Jason. “È difficile da spiegare. Il punto è che lei è svenuta mentre se ne stava andando con l’altro demone e finché questo coso non riprende a funzionare io non so nemmeno se sta bene, né da dove iniziare a cercarla.” Frustrato, diede un colpo all’anello con l’altra mano nel tentativo di farlo funzionare di nuovo.

Senza dire un’altra parola, Angelica si affrettò verso l’ingresso del cimitero, prendendosi mentalmente a schiaffi per il proprio egoismo. Era stata così occupata con Syn e i mostri da non essere lì per guardare le spalle a Zachary… per una volta che gli serviva il suo aiuto.

Le lacrime le annebbiarono la vista e lei le asciugò con rabbia, per poi trovarsi Syn davanti. Le sue braccia la circondarono per fermarla ma, prima che ciò potesse accadere, lei iniziò a dimenarsi contro di lui. Lo colpì al petto con i suoi piccoli pugni sapendo che non gli avrebbe fatto male, ma il suo primo istinto era di spazzare via tutto ciò che la separava dal suo migliore amico.

“Lasciami andare.” sibilò Angelica, più arrabbiata con se stessa che con lui. Era per questo che non voleva avvicinarsi a nessuno. Aveva scelto l’amicizia di Zachary perché lui era forte e non le avrebbe dato alcun motivo per piangere. Se era svenuto nel suo stesso fuoco allora qualcosa non andava.

Syn le strinse le mani intorno al polso e la tirò a sé con un ringhio “Ora ti mostrerò cos’altro possiamo fare insieme.” Affondò le labbra sulle sue nel tentativo di alleviare la fame gelosa che sentiva crescere dentro di sé.

Angelica si calmò e spalancò gli occhi nel momento in cui le loro labbra si sfiorarono. Sentì le ginocchia indebolirsi quando Syn le catturò il labbro inferiore nel bacio. Il movimento era così lento e sensuale che il suo inguine quasi andò in fiamme. L’impulso di ricambiare il bacio la assalì con violenza.

Prima di soddisfare quel crescente bisogno, lui si scostò e lei si ritrovò a fissarlo in quegli occhi ametista. Disorientata com’era le ci volle un po’ per notare che adesso c’era un muro dietro di lui e che non soffiava più alcuna brezza.

Syn aspettò che la sua compagna si riprendesse dall’estasi che aveva appena suscitato in lei prima di lasciarle il polso. Non c’era bisogno di baciarla per teletrasportarsi, ma se lei credeva di sì allora non l’avrebbe di certo contrariata.

Angelica si girò, sorpresa di trovarsi nell’ufficio di Storm. Osservò rapidamente la stanza prima di vedere Zachary. Era dietro una barriera traslucida… sdraiato su un letto fatto delle sue stesse fiamme, proprio come aveva detto Jason. Vedendolo in quello stato emise un singhiozzo sommesso.

I suoi passi erano lenti mentre si avvicinava alla barriera. Non aveva mai visto quelle fiamme nere e capì che non era un buon segno.

“Cosa c’è che non va?” sussurrò, chiedendosi se Zachary potesse sentirla.

Posando le mani sulla barriera vide un flusso simile ad acqua scintillante scorrerle tra le dita e scomparire prima di colpire il pavimento. La barriera divenne blu elettrico attorno alle sue mani e lei spinse per testarne la resistenza.

“Zachary, apri gli occhi. Ti prego… solo per farmi sapere che stai bene.” Angelica sentiva la speranza diminuire al passare di ogni secondo in cui lui non rispondeva.

I suoi capelli biondi gli svolazzavano intorno al viso e il suo corpo oscillava leggermente tra le fiamme, facendole capire che erano loro a tenerlo sospeso da terra. Ciò che la spaventava di più era la sua totale immobilità… non capiva neanche se stava respirando.

“È un incantesimo, Zachary? È stato qualcuno a farti questo? Sto arrivando, tieni duro.” Chiuse gli occhi e iniziò a spingere mentalmente sui sigilli intorno alla barriera. Poteva farlo… doveva farlo… per Zachary.

Syn era rimasto in silenzio, concedendole privacy con il suo amico, ma non poteva più sopportare il suo dolore. Avanzando dietro di lei, posò le mani sulle sue… rafforzando la barriera invece di aiutarla a farla cedere.

“Perché? Perché mi stai fermando?” chiese Angelica incredula.

“Perché non credo che Zachary sarà molto contento quando si sveglierà e scoprirà che ti ha ferita con il suo fuoco di fenice. Non sta morendo… si sta rigenerando. E a giudicare dall’aspetto, conserverà tutti i suoi poteri al risveglio.”.

Angelica voltò le spalle alla barriera per non vedere la terribile immagine di Zachary che bruciava. Sentendo bisogno di conforto, avvolse le braccia intorno alla vita di Syn e nascose il viso contro il suo petto.

Syn la strinse tra le braccia, dandole la sicurezza che lei stava cercando in silenzio. Guardò Zachary e si chiese cosa sarebbe successo ad Angelica in questa vita se non l’avesse trovata. La sua amicizia con Zachary si sarebbe trasformata in qualcosa di più intimo?

Strinse ancora di più le braccia intorno a lei, affondando il viso nei suoi capelli scuri, e decise di non pensarci. Lei voleva bene a quella fenice e lui era contento… ma era giunto il momento che la sua compagna ricordasse il suo vero amore.

Capitolo 3

Damon incrociò le braccia sul petto e si appoggiò al deposito degli attrezzi dei custodi del cimitero. In quell’area non c’erano cacciatori perché era un angolo abbastanza appartato e remoto del cimitero. Sembrava anche il rifugio per parecchi Spinnan sopravvissuti, quasi come se stessero cercando di riunirsi e nascondersi.

Aveva promesso ad Alicia di farla combattere e, tutto sommato, quello era un posto eccellente per farlo… finché c’era lui a fare da arbitro. Quegli Spinnan erano deboli rispetto alla maggior parte delle creature che ora vagavano in città, tuttavia aveva consentito ad Alicia di combatterne soltanto uno per volta.

Quando uno Spinnan coraggioso cercava di sorprenderla alle spalle, lui lo annientava prima che si avvicinasse abbastanza da distrarla. Distruggere i mostri diretti verso Alicia gli dava un senso di soddisfazione e lo divertiva. Lei non era niente male per essere una principiante.

Aveva anche notato una drastica diminuzione delle creature dopo l’esplosione di qualche ora prima e concluse che qualcuno doveva aver trovato il nido e lo aveva distrutto. Personalmente non gli sarebbe dispiaciuto dare un’occhiata al demone che generava quegli esseri orrendi, ma non se ne preoccupò più di tanto… probabilmente era brutto quanto loro.

Sentendo dei passi e delle voci provenire dagli alberi ai piedi della collinetta su cui si trovava, Damon raggiunse l’angolo del capanno e andò ad indagare. Quel lato del cimitero era costeggiato da pini alti e maestosi che lo separavano da un quartiere suburbano.

Essendo così vicino alle case, Damon si chiese come mai nessuno avesse sentito niente durante la notte, né fosse venuto a controllare. Un paio di volte gli era sembrato di aver visto il luccichio di una barriera intorno all’area, ma pensava che fosse la sua immaginazione. Se c’era una barriera allora forse i cacciatori di demoni non erano così inutili come pensava.

Aveva quasi raggiunto gli alberi quando sopraggiunsero due uomini che si fermarono quando lo videro. Vedendo la sagoma bianca di un edificio attraverso gli alberi, dedusse che il capanno principale dei custodi era probabilmente dall’altro lato e che i due erano appena arrivati al lavoro.

Non avrebbero potuto usare nessuna delle strade principali per arrivarci perché erano state bloccate tutte. Aggiungendo il fatto di non aver sentito alcun veicolo avvicinarsi, immaginò che i due uomini vivessero nei pressi del cimitero.

“Buongiorno.” disse Damon, avvicinandosi per lanciare loro l’incantesimo addomesticante.

I due uomini si accigliarono. Nel cimitero erano successe molte cose strane negli ultimi giorni e ciò li aveva resi sospettosi verso chiunque sembrasse pericoloso… e Damon, per loro, corrispondeva a quella definizione.

Uno dei due, quello con l’uniforme sbottonata, parlò in modo autorevole “Serve aiuto? I visitatori non dovrebbero avvicinarsi ai capanni.”.

Damon annuì fissandoli con i suoi occhi ametista, quasi sorridendo quando le loro espressioni divennero confuse. “In realtà, sono qui per dirvi che il vostro turno è già finito per oggi. Il vostro datore di lavoro vi ha detto di tornare al capanno e rilassarvi finché il cambio turno non sarà finito. Voi non vi ricordate di me e, se qualcuno ve lo chiede, avete lavorato sodo tutto il giorno.”.

Il secondo operaio, che aveva un’aria più professionale, guardò il suo collega. “È ora di provare quel televisore che hai collegato nel capanno.”.

“Già, c’è il programma di Jerry Springer.” disse l’altro con stupore.

Damon sorrise e aspettò finché non furono lontani. Quando se ne andarono fece per tornare sulla collina quando vide un imponente nuvola di polvere in aria. Tornando da Alicia, la sua espressione si incupì.

Lei stava combattendo non uno, ma tre demoni, contemporaneamente e sembrava in difficoltà. Un ringhio profondo echeggiò nel petto di Damon quando uno di loro scaraventò Alicia a terra con un rumore di ossa rotte.

Alicia rimase lì a guardare. Era andato tutto bene finché gli altri due Spinnan non avevano deciso di unirsi alla lotta. Damon era lì per aiutarla e quando non lo vide intervenire si girò per cercarlo.

Non trovandolo da nessuna parte, si era sentita felice e frustrata allo stesso tempo. Felice perché pensava che le stesse dando via libera… e frustrata perché non era lì a vederla mentre sconfiggeva tre stupide creature. Alzando la testa da terra fece per mettersi in piedi quando gli Spinnan si bloccarono all’improvviso. Rimasero fermi per un secondo prima di frantumarsi come se fossero di vetro.

Alicia si coprì il viso con le braccia per non essere colpita dai detriti che, fortunatamente, volarono lontano da lei. Quando abbassò le braccia trovò Damon lì, in piedi davanti a lei, con la solita aria arrabbiata. Sussultò quando all’improvviso lui le porse la mano per aiutarla ad alzarsi.

“Dannazione Damon, avrei potuto finirli io se me ne avessi dato la possibilità.” disse afferrando la sua mano.

Damon la tirò dolcemente e la strinse a sé. Alicia stava per protestare quando vide la sua mascella indurirsi e i suoi occhi incupirsi. La sua rabbia svanì, consapevole di averlo spaventato involontariamente.

“La regola era un mostro alla volta.” ringhiò Damon, preparandosi ad una discussione che intendeva vincere. Rimase sorpreso quando Alicia gli mise le mani dietro la nuca, intrecciando le dita tra i suoi capelli prima di attirarlo a sé in un bacio sconvolgente.

Quando si separarono, Damon ringhiò di nuovo e spinse Alicia verso il capanno dov’era appoggiato lui prima. Il ringhio poteva sembrare minaccioso, ma per Alicia era dannatamente sexy.

“Non puoi farlo.” disse Damon.

Alicia lo guardò con una finta innocenza che le brillava negli occhi. “Fare cosa?”

Damon strofinò una guancia sulla sua, sfiorandole la pelle con le labbra fino all’orecchio. “Non puoi distrarmi.”.

“Oh.” sussurrò Alicia con tono seducente. “Intendi questo?”

Si alzò sulle punte e lo baciò di nuovo, questa volta facendo intrecciare intimamente le loro lingue. Quando Damon spinse una coscia tra le sue gambe, lei le aprì e poi le strinse. Godendo di quella sensazione, iniziò a muoversi avanti e indietro contro di lui. Chiuse gli occhi quando Damon alzò ancora di più la gamba, sollevandola un po’ da terra.

“Questo è l’inizio.” Alicia ansimò quando le loro bocche si separarono.

Damon sorrise “Hai cominciato tu.” poi il suo sorriso svanì e i suoi occhi divennero più scuri “Ma adesso finisco io.”.

Alicia non poté fare a meno di gemere e avvolgergli le gambe intorno alla vita, strofinandosi contro l’erezione che sentiva crescere sotto la cerniera.

Damon la spinse contro la parete del capanno e le strappò la maglietta con impudenza. Le afferrò i seni con le mani, provocando i capezzoli turgidi sotto il pizzo, prima di sbottonarle i jeans.

Alicia abbassò le gambe e lasciò che Damon le sfilasse lentamente i jeans. Se ne liberò e gli avvolse di nuovo le gambe intorno alla vita. Damon sorrise mentre si toglieva i pantaloni.

Scambiandosi di posizione, espirò profondamente quando spinse i fianchi in alto, portando allo stesso tempo Alicia giù sulla propria erezione. Alicia gemette e poggiò la testa alla parete. Damon muoveva i fianchi ad un ritmo violento, assicurandosi di farle capire cosa intendeva lui per ‘distrazione’.

Alicia aprì gli occhi e afferrò le spalle di Damon, tirandolo più vicino. Lui abbassò la testa e le catturò un capezzolo in bocca. Alicia ansimò per quelle sensazioni e inarcò il proprio corpo. Sentendolo così in profondità dentro di sé le sembrava di avere le convulsioni ad ogni spinta.

Un rumore dietro Damon le fece alzare lo sguardo e lei socchiuse gli occhi quando vide un demone correre verso di loro. A quanto pare il demone pensava che fossero vulnerabili e voleva approfittare della situazione.

“Nemico a ore dodici.” sussurrò Alicia senza fiato.

Vide la creatura frantumarsi con il potere di Damon e gridò quando lui iniziò a spingere più forte. Era come posseduto… forte, veloce, le faceva quasi male e a lei piaceva da morire.

“A destra.” lo avvertì Alicia.

Un’altra creatura andò incontro al suo destino e Damon allontanò la testa dal seno di Alicia. Prendendole i polsi, li bloccò alla parete e le mostrò i canini.

“E adesso arriva, fallo per me.” Lui ringhiò quando sentì le pareti intime di Alicia iniziare a pulsare attorno al suo membro allo stesso ritmo con cui lui spingeva.

Alicia ignorò la sua richiesta e girò la testa per non guardarlo negli occhi. Stava cercando di resistere il più a lungo possibile perché, a differenza di ciò che gli altri potessero pensare, fare l’amore in un cimitero era davvero eccitante e con il rischio di essere scoperti da chiunque in qualsiasi momento era ancora meglio.

“Fallo.” mormorò Damon con voce roca.

Riusciva a trattenersi a stento ma anche lui voleva che il loro orgasmo avvenisse contemporaneamente. Erano entrambi così eccitati all’idea di uccidere i demoni mentre lo facevano, e di essere scoperti, che nessuno dei due avrebbe potuto resistere oltre.

Alicia gridò e alla fine cedette, incrociando lo sguardo infuocato di Damon. La molla nel suo ventre era scattata così forte che lei si sentì esplodere. Sentendo altri movimenti dietro Damon, alzò lo sguardo e sussultò.

“Dietro di te.” disse col fiato rotto.

Damon sorrise ed estese il suo potere verso la creatura. Nel momento in cui essa si frantumò, il corpo di Alicia si strinse attorno al suo membro come una morsa e lei gridò per la liberazione. Damon arrivò dopo un paio di forti spinte, riempiendola con il proprio seme e reclamando il suo corpo e la sua anima ancora una volta.

Rimasero stretti l’uno all’altra, respirando affannosamente mentre i loro battiti cardiaci iniziavano a rallentare. Damon era così orgoglioso della sua piccola gattina, era malata quanto lui in fatto di sesso… e la cosa era dannatamente eccitante.

Alla fine Damon si scostò un po’ e le sorrise. Entrambi gemettero quando lui si allontanò del tutto e le abbassò le gambe a terra. Guardandola da capo a piedi dovette ammettere che era sexy da morire.

La sua maglietta era strappata sul davanti, con il reggiseno di pizzo abbassato, che esponeva il suo seno nudo alla luce dell’alba. Si accorse che lei non indossava le mutandine e che non erano neanche aggrovigliate tra i jeans.

“Come spiegheremo la maglietta strappata?” chiese Alicia guardandosi.

“Non lo spiegheremo.” rispose Damon con un sorriso.

*****

Warren e Devon accerchiarono il demone in cui si erano imbattuti e che sibilava in modo sinistro, graffiando con gli artigli. Con uno sguardo d’intesa, i giaguari lo attaccarono in sincrono. Devon riuscì ad afferrargli un braccio con le zanne, mentre Warren gli afferrò una gamba. La creatura iniziò a urlare quando i due cominciarono a tirarla in direzioni opposte.

Sforzandosi, Devon girò la testa di scatto, rimanendo con il braccio staccato in bocca. Warren lasciò cadere la gamba e fece qualche passo indietro quando Devon saltò e affondò le zanne nel collo del demone.

Warren si sedette e iniziò a ripulirsi quando sentì il verso inconfondibile di un altro demone proprio dietro gli alberi. Guardando Devon che stava finendo l’altro, decise di andare a controllare.

Devon vide Warren allontanarsi e finì la creatura prima di girarsi di scatto. Lasciando cadere la testa mozzata, guardò nella direzione in cui era andato Warren. Avevano fatto un buon lavoro di squadra e si stava divertendo da matti.

Fece pochi passi quando un altro demone scese da un albero di fronte a lui. Un ringhio profondo irruppe dalla sua gola e lui si accucciò a terra, preparandosi a saltare. I suoi occhi felini si strinsero quando notò che il demone sembrava molto agitato.

Si guardarono a vicenda prima che la creatura si accucciasse imitando il giaguaro. Devon ringhiò e saltò verso il demone, intenzionato a finirlo subito. La creatura saltò nello stesso istante e i due si scontrarono a mezz’aria.

Devon scattò gli artigli verso la creatura ma la mancò, mentre il colpo diretto a lui lo prese in pieno alla testa. Il demone atterrò illeso a quattro zampe mentre Devon, privo di sensi, atterrò con un duro tonfo.

La creatura sibilò con aria vittoriosa, si avvicinò al giaguaro e lo prese per una zampa. Trascinandolo attraverso il cimitero, la creatura raggiunse una piccola cripta e, aprendo la porta, portò dentro il giaguaro prima di uscire, fermandosi a guardarlo per un attimo.

Inclinò la testa di lato come se stesse pensando al modo migliore per uccidere la sua preda ma poi uscì dalla cripta. La creatura tornò poco dopo, trascinando sull’erba umida due dei suoi fratelli morti. Lasciandoli accanto al giaguaro, uscì di nuovo e chiuse la porta, bloccando la serratura.

Senza guardarsi indietro, il demone corse a tutta velocità attraverso il cimitero, evitando i cacciatori di demoni sparsi in tutta la zona. Proseguendo lungo una strada secondaria, si fermò e sembrò che facesse un profondo respiro prima di iniziare a trasformarsi.

Nel giro di pochi secondi la creatura svanì e al suo posto apparve Trevor.

Roteando il collo e le spalle, si abbassò per raccogliere i vestiti che si era tolto prima e tornò con calma alla sua auto. Era tornato e aveva parcheggiato lì prima di rientrare nel cimitero con la scusa di controllare i progressi dei combattimenti. Una volta lontano dalla sua auto si era trasformato in una creatura viscida e aveva messo in atto il suo piano. Ora tutto quello che doveva fare era vestirsi e portare a termine la sua missione personale.

Trevor si passò le dita tra i capelli… non gli piaceva quello che aveva fatto, ma ciò non gli impedì di sorridere. Quando Evey aprì la portiera si avvicinò, poi si fermò quando la sentì fischiare.

Guardando il proprio corpo nudo si chiese a cosa accidenti stesse pensando Ren quando aveva dato a Evey una personalità umana. Era un bene che l’auto non sapesse cos’aveva fatto, altrimenti sarebbe finito nella merda.

“Che magnifico esemplare…” disse Evey.

“Oh, ti prego.” ringhiò Trevor, e si vestì rapidamente. Si affrettò, sapendo che avrebbe avuto solo un paio d’ore prima che Devon si svegliasse. Doveva sbrigarsi se voleva portare a termine il suo piano.

Era rimasto in silenzio mentre guidava verso un altro luogo appartato. Si fermò e rimase seduto per qualche minuto con gli occhi chiusi, chiedendosi se stesse facendo la cosa giusta.

“Va tutto bene, Trevor?” chiese Evey.

“Sì, sto bene.” disse Trevor. “Ho bisogno che tu faccia una cosa molto importante per me. Ho una missione segreta da portare a termine, nessun altro del PIT deve saperlo… è top secret.” Si sentì rimpicciolire per quello che stava per dire “Storm non vuole che vengano presentati rapporti a riguardo e non puoi dirlo a nessuno.”.

Evey rimase in silenzio per un attimo “Quanto tempo starai via?” gli chiese.

“Solo un paio d’ore.” rispose Trevor. “Non ci metterò molto.”.

“Fa’ attenzione.” disse Evey, poi i fari si spensero.

Trevor scese dalla macchina e iniziò a camminare lungo la strada. Quando fu lontano dalla vista di Evey si trasformò di nuovo, questa volta in Devon Santos, e corse verso casa di Chad. Entrando con la chiave di riserva che Envy aveva dimenticato di farsi restituire, si fece strada nell’appartamento silenzioso.

Sapeva che Chad stava dormendo superò la stanza dell’amico, diretto verso quella di Envy. Aprendo la porta, entrò e guardò la ragazza. La sua espressione si rattristò quando sentì l’odore delle sue lacrime nella stanza. Si sentiva male per averla fatta piangere, ma stava gestendo la sua gelosia nel miglior modo possibile.

Quando era tornato al cimitero c’era stato un momento in cui aveva pensato di uccidere Devon. Senza il giaguaro sarebbe stato lui la consolazione di Envy? Si era sforzato per scacciare via quel pensiero allettante, ma rimase sconvolto dalla velocità con cui gli venne in mente Non avrebbe mai potuto ferire Envy in quel modo ed era spaventato per averlo preso in considerazione anche solo per un attimo. D’altra parte, vederla innamorata di un altro uomo o affranta per la sua morte sarebbe stato doloroso comunque. Anche se gli faceva male, Trevor sapeva che Envy amava entrambi… non le aveva mentito quando glielo aveva detto qualche ora prima.

Muovendosi in silenzio, Trevor si tolse lentamente i vestiti e s’infilò nel letto con Envy. Se era questo ciò che doveva fare per avere pochi attimi da solo con lei allora… poi improvvisamente interruppe quel pensiero. Era d’accordo sul fatto che in amore e in guerra non ci sono regole, e adesso si sentiva in mezzo alle due cose.

На страницу:
3 из 5