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Sangue Contaminato
Amy Blankenship, RK Melton
Sangue Contaminato
“Sangue Contaminato”
Serie “Legami di Sangue” – Volume 7
Author: Amy Blankenship & RK Melton
Translated by Ilaria Fortuna
Copyright © 2012 Amy Blankenship
Seconda Edizione Pubblicata da TekTime
Tutti i diritti riservati.
Capitolo 1
Craven camminava per le strade della città dopo aver mandato Falco Notturno alla sua dimora con Tiara. Aveva saputo il nome della ragazza dall’indiano. In quel momento era su di giri per le tante scariche di adrenalina… tra cui quella per avere finalmente l’erede che aveva sempre desiderato. Craven non aveva fretta, sapendo che lei non si sarebbe svegliata subito.
Sapeva che Falco Notturno non avrebbe tentato di farle del male… aveva letto molte cose negli occhi dell’indiano ed era curioso. Si chiese perché quel nottambulo trasformato in zombie avesse scelto di stare con lui. Sembrava che Falco Notturno stesse semplicemente aspettando qualcosa… o qualcuno.
Entrambi volevano proteggere la giovane negromante… anche se per ragioni diverse. Sebbene lei non fosse come sua madre, Craven non poteva biasimare Deth per aver avuto un figlio con quell’umana. Non percepiva la forza vitale di suo fratello in questo mondo e il pensiero che avesse abbandonato sua figlia lo turbava. Vedendo Nile soffrire per mano dei suoi stessi figli gli aveva dato un’immensa soddisfazione. Se non lo avessero fermato, ben presto sarebbe diventato un problema.
Nile era un maestro e aveva già acquisito molta forza prendendo quella tomba come se fosse sua. Anche un demone minore potrebbe diventare un problema se uno dei due eserciti cresce a quei livelli.
Non essendo stato lui a finire Nile, e avendo assistito al fatto, Craven si ricordò delle antiche guerre tra demoni. Ciò fece sorgere in lui sete di sangue e desiderio di combattere per il predominio. Raramente veniva sopraffatto da una tale emozione ma, quando accadeva, allora gli serviva qualcosa da uccidere.
Il tempo trascorso nel sonno era solo un fugace ricordo. Era rimasto sospeso come durante n riposo ristoratore. Poteva sentire il passare del tempo solo quando si risvegliava dalla sua tana. Pensò che fosse come sottrarre le anime dall’aldilà… la confusione che ne seguiva era la stessa.
La notte aveva lasciato il posto all’alba ora ma, a differenza di alcuni dei suoi servi, Craven non era legato alla notte. Sentendosi in vena, pensò che mettere a tappeto un maestro più debole, o anche due, sarebbe stato un piacevole passatempo. Poteva già sentire l’odore del caos che stavano creando in città.
Si appoggiò a uno degli edifici godendosi il momento. Era così che aveva vissuto per molto tempo, prima di essere bandito nel silenzio sottoterra, ma ora era diverso per tanti motivi. In questa epoca era tutto più complicato… più selvaggio di quanto ricordasse. Erano nascosti così tanti segreti ma, toccando le anime, avrebbe saputo di più su questa era grazie ai loro ricordi.
Il numero di esseri umani era aumentato, così come quello delle anime rimaste per tormentare la città per conto proprio. Poteva sentirle nelle case, negli ospedali… ovunque. Vide un autobus pubblico procedere lentamente e notò l’anima di un uomo che lo guardava dal finestrino.
Era quello il motivo per cui nei cimiteri c’erano più tombe che anime? Per come la vedeva lui, era come se le anime fossero rimaste lì dov’era morto il corpo, cercando di continuare un’esistenza ormai priva di significato. La maggior parte dei demoni poteva sfruttare solo gli umani ancora vivi, possedendo o controllando i loro corpi. Con così pochi negromanti al mondo, il suo esercito sarebbe stato immenso una volta completato.
Il passare del tempo aveva garantito una cosa… ora il numero dei morti era uguale a quello dei vivi… se non maggiore. Craven era abbastanza certo che se i morti fossero stati invocati tutti in una volta, avrebbero facilmente superato i vivi in fatto di numero.
Testando quella teoria, estese il proprio potere in cerca di chi era rimasto senza padrone. Le anime che lui toccava si sentivano circondate da demoni, erano incapaci di muoversi liberamente e la maggior parte era troppo spaventata per rinunciare alla propria sicurezza.
Craven era un collezionista di anime… come Deth. Sfruttava i demoni più deboli e qualsiasi altra creatura della notte, ma la sua linea di sangue era speciale. Quando lui o qualcuno della sua stirpe offrivano un posto alle anime, stringevano un patto con loro.
Lui poteva usare il proprio corpo come tramite per mandare le anime nell’aldilà ma, semmai le avesse chiamate a combattere, esse sarebbero state costrette a tornare in questa dimensione per obbedirgli. Risvegliando le anime dei morti, Craven si offriva di rimandarle indietro a patto che rispondessero alla sua chiamata nel momento del bisogno.
Quando un’anima tornava nell’aldilà tramite lui, lasciava un residuo del proprio potere nel suo corpo, rendendolo sempre più forte. Lo stesso valeva per Tiara, e lui sapeva che Deth non aveva rivelato quel segreto alla madre. Se l’ingenuità della ragazza significava qualcosa, allora voleva dire che lei aveva ricevuto soltanto l’educazione di sua madre.
I segreti che Deth possedeva non erano stati condivisi, e Craven non aveva intenzione di farlo. Avrebbe usato la capacità di condurre le anime nell’aldilà, facendo credere alla piccola negromante di essergli d’aiuto… attirandola a sé facendo leva sul suo desiderio di salvarle tutte. Un desiderio che proveniva dal suo lato umano.
Lui non poteva permettere che tutte quelle anime finissero per alimentare un altro negromante scarso come Nile. Invocandole, Craven propose il suo silenzioso accordo. Se accettavano, lui le avrebbe salvate dagli altri demoni, sarebbe stato il loro rifugio e le avrebbe guidate verso casa.
Una ad una, le anime iniziarono ad uscire lentamente dai loro nascondigli… oltrepassando i pedoni che camminavano per strada. Alcuni umani percepivano la loro vicinanza e affrettavano il passo per allontanarsi: anche se non riuscivano a vedere i fantasmi, percepivano la loro energia.
Le anime più coraggiose iniziarono ad entrare in lui, accettando la sua offerta e scomparendo da questo mondo, mentre le più timide si limitavano a guardare da lontano. Le labbra di Craven accennarono un lieve sorriso mentre inviava un ‘altra ondata di potere per attirarle. All’improvviso, altre anime non invocate affollarono le strade, correndo verso di lui ad un ritmo frenetico.
Craven era rilassato, appoggiato al muro dell’edificio, mentre le anime inondavano rapidamente il suo corpo. Se qualcuno avesse prestato attenzione, avrebbe visto i suoi morbidi capelli argentati svolazzare senza vento. Tuttavia, dentro di lui, il suo potere stava crescendo ben oltre le giovani anime con cui aveva giocato nei cimiteri.
Queste anime, invece, erano vecchie e stanche di trovarsi in questo mondo… erano anime forti che gli donavano una parte del loro potere mentre lo attraversavano. Avrebbe usato quel nuovo potere per proteggere ciò che Deth aveva abbandonato e che lui aveva trovato… la loro discendenza. Quando l ‘ondata di anime si placò, lui riprese il controllo della città.
Un sorriso sinistro apparve sul suo volto mentre seguiva i movimenti di alcuni cacciatori di demoni. Quasi si mise a ridere quando essi si fermavano in una zona e poi ne perlustravano un ‘altra senza accorgersene. Era uno dei più antichi incantesimi usati dai demoni contro i nemici fin dai secoli bui… un incantesimo repellente, che impedisce ad ospiti sgraditi di avvicinarsi.
I cacciatori erano molto intelligenti o molto stupidi nel loro modo di lavorare. Tuttavia, sembravano quasi tutti umani senza percezione extrasensoriale, quindi poteva anche trattarsi semplicemente di pura ignoranza.
Si fermò per osservare come combatteva uno di loro, che gli ricordò Falco Notturno… l ‘uomo poteva essere un discendente dell’Indiano. Sul volto aveva delle strisce di sangue demoniaco, simili ai colori da guerra, e la sua magia era di alto livello. Questo doveva ricordarselo, non per paura ma per curiosità.
Annoiandosi, Craven tornò indietro verso l ‘area che i cacciatori stavano evitando inconsapevolmente. Era buia e fungeva da nascondiglio per la feccia della società. In quell’oscurità, il potere era in attesa e si alimentava della vita che vi prosperava. Craven si avvicinò guardando all’interno, prima di addentrarsi nella nebbia proveniente dall’oceano, diretto verso la disillusa fonte di potere che aveva scoperto.
Sì, disilluso era la definizione giusta per quel potere. Quell’entità appariva fiduciosa, sicura del proprio richiamo sull’oscurità, e Craven avanzò quasi contento. Camminò lungo il marciapiede sentendo urla silenziose di agonia, e il dolore che le accompagnava.
Le poche donne che incontrava gli passavano accanto fissandolo a lungo, pur mantenendo la distanza… quasi cadendo dal marciapiede, o sbattendo contro i muri degli edifici.
Per gli uomini non era diverso, se non per le loro espressioni che non mostravano segni di desiderio. Sembravano sprizzare paura e odio da tutti i pori quando lo guardavano. Lui aveva scoperto già tempo fa che le donne mortali lo consideravano bello, e gli uomini erano gelosi per questo. Craven non provava niente per i vivi… i negromanti raramente si preoccupano di un ‘anima ancora legata al suo corpo, o di qualcuno ancora vivo.
Craven si concentrò per trovare i demoni padroni che controllavano i vivi. Non andavano sottovalutati perché, in futuro, i loro eserciti potevano diventare una minaccia per il suo territorio.
Arrivato ad un incrocio, rimase sul bordo del marciapiede, fissando i semafori per un attimo. Un cupo gorgoglio attirò la sua attenzione, isolando i rumori del traffico, e si girò verso quel suono. I suoi occhi brillarono eccitati per ciò che stava per accadere. Seguì un umano che piagnucolava, sapendo che lo avrebbe portato al suo obiettivo.
Quando giunse ad un breve vialetto tra due edifici, entrò in un parcheggio dove aleggiava una fitta nebbia. Delle persone erano riunite in cerchio al centro e assistevano a qualcosa.
Con un solo sguardo Craven capì che quegli umani erano stati posseduti da demoni ombra. Le loro anime erano ancora intatte, ma i demoni li avevano sopraffatti. Ancora una volta Craven scosse la testa dinanzi alla debolezza umana. Avanzando, si fermò davanti al cerchio per osservare un demone ombra che possedeva una donna.
La donna era indossava un tailleur e i suoi effetti personali erano sparsi a terra. Il demone l ‘aveva posseduta così in fretta che soltanto la sua coda era visibile, ondeggiando a destra e a sinistra. Craven aveva giustamente dedotto che i demoni ombra si erano coalizzati per cercare vittime e, a giudicare dal loro numero, erano sempre di più.
Osservò affascinato quando il corpo della donna iniziò a tremare violentemente per l ‘intrusione. Mentre smetteva lentamente di dimenarsi, le sue pupille rotolarono all’indietro prima di tornare normali… il processo era stato completato.
Le labbra di Craven accennarono ad un sorriso e lui represse il proprio potere quando sentì la vera minaccia avanzare a passo veloce. Una lunga ombra scintillante svoltò l ‘angolo di uno degli edifici. Era come pensava. Quel demone ombra era un maestro, tuttavia anche le ombre avevano una debolezza che poteva essere sfruttata.
L ‘ombra si fermò ai piedi della donna come una pozza di catrame. Vibrò per un attimo prima che una forma umanoide iniziasse a sorgere. L ‘ombra sembrò gocciolare dalla sagoma prima di stabilizzarsi completamente, rivelando la figura di un uomo alto e con la pelle scura. La testa era quasi rasata e non aveva peli sul corpo, ad eccezione dei lunghi baffi in stile Fu Manchu.
Il demone ombra si avvicinò alla donna, con la camicia dashiki e i pantaloni neri che ondeggiavano. La scollatura della dashiki era decorata con ricami rossi e dorati, e aveva un grande medaglione d ‘oro al collo e un orecchino all’orecchio sinistro.
Guardò la donna e strinse i suoi occhi neri. “A chi appartieni?” le chiese con voce profonda.
La bocca della donna si aprì e si chiuse un paio di volte prima che la sua voce decidesse finalmente di uscire.
“Io appartengo a te, Padrone.” disse con voce confusa.
“Molto bene, ora alzati e obbedisci.”.
La donna si rimise lentamente in piedi con movimenti sconnessi come se non fosse abituata al proprio corpo. In un certo senso era così. Quando un umano era posseduto, in un primo momento il demone ombra al suo interno non riusciva a controllare appieno le funzioni basilari del corpo.
“Che cosa vuoi che faccia?” chiese lei con voce quasi normale, ma ancora un po’ stordita.
Craven ridacchiò, già stanco della scenetta. Con voce condiscendente decise di rispondere “Vuole che tu vada a cercare uomini ignari e li porti qui per essere posseduti, così il suo patetico esercito crescerà.”.
Sia la donna che il demone si girarono verso Craven. Lui piegò la testa di lato quando anche gli umani posseduti si girarono a guardarlo. I loro occhi s ‘incupirono, passando dal grigio al nero in pochi secondi.
Il demone maestro lo guardò come se fosse una preda facile e Craven resistette all’impulso di ridere di nuovo. Quante cose ignoravano. Aspettò pazientemente mentre gli uomini iniziavano a camminare lentamente verso di lui. Quando una mano gli afferrò la spalla, Craven girò la testa e allargò le braccia. Un’ondata di anime iniziò a defluire dal suo corpo verso gli umani… trapassando i posseduti e catturando i demoni ombra al loro interno.
Craven non provava alcuna compassione per gli umani posseduti… liberarli da coloro che alla fine avrebbero cercato di invadere il suo territorio era solo un effetto collaterale. Aveva notato che il demone maestro era stato abbastanza intelligente da rimanere nella sua forma umana, così le anime non potevano toccarlo.
“Davvero impressionante, negromante.” mormorò il maestro. “Ma stai solo ritardando l ‘inevitabile.”.
Craven sorrise “Vero, forse dovrei ucciderti e risolvere il problema.”.
Il demone ringhiò e si lanciò verso Craven. Lui si girò di lato per evitare un pugno, poi si girò dall’altro per evitare il secondo.
“Sei troppo lento.” lo derise Craven. Quando il demone alzò una gamba verso la testa di Craven, lui si piegò all’indietro ed evitò il colpo. Sfruttando lo slancio, Craven fece leva sulle mani e spinse i piedi in alto con un salto, sferrandogli un doppio calcio al mento.
Craven si raddrizzò proprio quando il demone fece lo stesso. Una sottile stria di liquido nero e denso fuoriuscì dall’angolo della sua bocca, macchiandogli la camicia.
“Allora anche tu sanguini.” lo provocò Craven. Non era colpa sua se quel demone aveva paura di assumere la sua vera forma. Lo avrebbe battuto comunque.
L ‘uomo sputò a terra e lo guardò con rabbia. Sapeva che quel negromante voleva il suo territorio e si rifiutò di arrendersi. Lui viveva secondo un proprio codice… un demone che si arrende merita di morire.
“Non te lo permetterò!” il maestro ringhiò e si scagliò di nuovo su di lui. Ma questa volta Craven non lo schivò. Quando il demone fu a portata di mano, il pugno di Craven scattò affondandosi nel petto del demone.
Si guardarono a vicenda, uno scioccato, l ‘altro con un ‘espressione di trionfo assoluto. Craven allontanò il pugno dal petto del demone e fece un passo indietro. Nel petto delle sue spoglie umane era rimasto un buco.
Si udì un urlo umano di donna, seguito da passi frettolosi sul marciapiede. Gli umani non erano in grado di vedere il maestro per ciò che era veramente, né che Craven fosse un demone. Credevano di aver visto due uomini litigare per strada, e uno aveva sfondato il torace dell’altro.
Craven sorrise sarcasticamente “Hai perso.”.
Il demone ombra barcollò all’indietro e si guardò il petto. Un lamento prolungato e cupo riecheggiò nel parcheggio e il demone alzò gli occhi appena in tempo per vedere la prima anima entrare nel suo petto. Il suo corpo si piegò ad una strana angolazione poco prima che un ‘altra anima lo trapassasse. Ne seguirono altre, volando all’interno della sua forma umana per attaccare la sua oscurità.
Craven sospirò soddisfatto quando l ‘ultima anima entrò. Il demone si raddrizzò con le braccia allargate. La sua pelle iniziò a lacerarsi e spire di fumo nero si levarono, accompagnate da una luce bianca soffusa.
Girandosi, il demone cercò di correre ma i suoi movimenti erano rigidi e a scatti, come uno di quegli zombie che piacevano tanto a Craven.
Il maestro piegò la testa all’indietro e urlò quando il suo corpo fu dilaniato da parte a parte. L ‘urlo s ‘interruppe all’improvviso e un sottile fumo nero e grigio aleggiò per un attimo, prima di fondersi con la nebbia del mattino e scomparire del tutto con un sibilo.
Craven aprì le braccia come per accogliere qualcuno. Le anime che si muovevano nel parcheggio si volsero verso di lui ed entrarono nel suo corpo. Quando l ‘ultima anima scomparve da questa dimensione, Craven abbassò le braccia e si avvicinò ai resti degli abiti indossati dal demone maestro.
Chinandosi, prese il medaglione e uscì dal parcheggio. Tornando sul marciapiede si guardò intorno e vide degli umani pensierosi.
Tra le ombre proiettate dagli edifici individuò alcuni demoni ombra che vagavano senza un padrone da seguire. Di solito non erano una minaccia quando il loro padrone veniva sconfitto, quindi a Craven non interessava dove andavano. Tenendo il medaglione alla luce del sole e vedendo che bruciò la nebbia, sorrise.
“Buongiorno!” disse piano, prima di mettere in tasca il medaglione azteco e dirigersi verso casa. Forse avrebbe trovato qualcosa di divertente in quell’oggetto.
Iniziò a correre così veloce per la città che, quando vide una creatura dalle ali argentate, fu soltanto un ricordo. Rallentando, si girò e osservò la città in contemplazione. Interessante… pensava che tutte le femmine dei caduti fossero state eliminate da questo mondo alla nascita.
*****Carley aveva seguito l ‘Indiano per tutta la città, prima di giungere finalmente ad un palazzo scuro sulle colline. Quel luogo le diede i brividi… forse era per colpa dei gargoyle e dei demoni all’esterno. Ma l ‘interno non era migliore.
Ancora una volta, fu contenta che la maggior parte dei mostri non potesse vederla. Anche se avessero potuto, non le avrebbero fatto del male grazie all’incantesimo di Tiara. Ciò non le impedì di tremare quando sentì delle urla dal seminterrato… o almeno sperava che provenissero da lì, e non da dove si trovava lei.
Cercando di ignorare le grida di agonia, Carley si affrettò a seguire l ‘Indiano che stava salendo al secondo piano. Se stava portando Tiara in una stanza delle torture allora doveva fare in fretta. Quando entrò nella stanza dietro di lui, Carley vide che l ‘uomo fissava Tiara.
Falco Notturno si accigliò, desideroso di provare qualcosa, anche solo una scintilla, mentre guardava la ragazza. Si era acceso qualcosa in lui quando l ‘aveva vista per la prima volta, ma era svanito così in fretta da chiedersi se non fosse stata solo un ‘illusione. Il suo sguardo si posò sulla polvere che le ricopriva il viso e il corpo.
Carley andò nel panico quando l ‘Indiano iniziò a spogliare Tiara.
“Fermo!” urlò, e si mise tra loro, ma Falco Notturno allungò una mano attraverso il suo corpo senza vederla. “Dannazione, dove sono i cowboy quando serve?” Carley imprecò e iniziò a gesticolare in tutti i modi, nel tentativo di attirare l ‘attenzione di Tiara su di sé. Alla fine ci rinunciò perché sembrava inutile.
Doveva tornare alla base e riferire la posizione di Tiara a Jason e Guy, ma non poteva andarsene senza prima assicurarsi di trovarla ancora viva al suo ritorno.
Falco Notturno si alzò e si tolse i gambali prima di prendere di nuovo la ragazza tra le braccia. Dirigendosi in bagno, entrò nella grande vasca e si inginocchiò, aspettando pazientemente che si riempisse di acqua calda per lavare via da lei l’odore del suo amante. Non gli piaceva neanche l’odore del Signore degli Spinnan.
Rilassandosi, Falco Notturno liberò la mente mentre la vasca si riempiva. Lui disprezzava i negromanti perché lo avevano trasformato in ciò che era adesso… si concentrò su quel sentimento prima di provare dolore. Questa negromante era diversa dagli altri… voleva liberarlo, non controllarlo.
Guardando la donna, non fu necessario chiedersi perché non aveva alcun effetto su di lui. La sua anima era ancora intrappolata nella tomba e con essa anche la maggior parte delle sue emozioni. Non sentiva alcun bisogno di essere amato o odiato, né tanto meno desiderava qualcuno.
Prendendo lo shampoo dalla mensola nell’angolo, le accarezzò delicatamente i lunghi capelli argentati, facendoli scivolare tra le proprie dita. Non c’era motivo per avere fretta, si prese tutto il tempo necessario per lavarla. Era passato molto tempo da quando aveva toccato qualcuno senza cattive intenzioni.
Quando ebbe inalato abbastanza il suo profumo, la lavò e svuotò la vasca. Avvolgendole alcuni asciugamani intorno al corpo e ai capelli, tornò in camera e la adagiò sul letto. Aveva fatto quello che poteva per lei. Visto che durante il bagno non si era svegliata, lui capì che era caduta in un sonno molto profondo e probabilmente sarebbe durato per un po’. Senza la giusta protezione, questa guerra sarebbe stata la fine per lei.
Togliendole l’asciugamano dai capelli, Falco Notturno le sollevò il busto e con le dita le sfiorò la ferita che aveva sentito dietro la nuca mentre le lavava i capelli. Durante la sua prima vita era stato una sorta di guaritore, uno sciamano, perciò sapeva che non era una ferita grave.
Lasciò che la propria mente s’inoltrasse in profondità dentro di lei, cercando di capire se c’era un altro motivo per cui lei desiderasse continuare a dormire… abbandonando questo mondo per un po’. Lei non aveva mai interrotto il legame mentale che aveva stabilito con lui nel primo cimitero e ciò gli permise di usare quel legame su di lei. In passato, quando un negromante stabiliva una connessione con lui gli sembrava di soffocare. Lei, invece, sembrava porgergli e stringergli la mano.
Anche nel sonno, percepiva la sua fame ardente… il lato della sua personalità che non apparteneva alla linea di sangue di Craven. Lei la stava tenendo sepolta dentro di sé, cercando di ignorarne il richiamo. La fame si stava manifestando per accelerare le sue naturali abilità di guarigione. Quella era l’unica cosa che l’Indiano non poteva fare poiché lei era traeva energia dalle anime e lui, al momento, non ne aveva una. Era un bene che dormisse ora, anche se era un modo più lento per guarire.
Falco Notturno sfiorò con le dita la sua guancia morbida laddove Nile l’aveva colpita lasciando un livido scuro. Craven aveva detto che la carezza di un amante poteva guarirla. Bisognava avere un’anima per amare qualcuno? Immaginò di sì perché non provava quel sentimento da quando era morto. Il più delle volte doveva sforzarsi per provare qualsiasi emozione al di là dell’intenso torpore.
Riadagiandola delicatamente sul cuscino, Falco Notturno si raddrizzò e guardò dietro di sé verso l’anima che lo aveva seguito da quando era tornato a casa.
“Tu sei sua… vero?”
Carley sussultò sorpresa, non si era accorta che l’Indiano l’aveva vista dall’inizio. Strinse gli occhi su di lui. L’aveva semplicemente ignorata mentre lei gli inveiva contro… che idiota. L’espressione di Carley si ammorbidì… aveva smesso di urlare dopo un po’, entrando in confusione dopo averlo visto prendersi così tanta cura di Tiara.
Lei si avvicinò lentamente, fermandosi accanto a Tiara come per sedersi sul bordo del materasso. Non aveva senso nascondersi… lui non poteva farle male neanche se avesse voluto, e lei dubitava che sarebbe successo.
“Qualcuno potrebbe pensare che io le appartengo… ma non è così.” rispose Carley sinceramente mentre allungava la mano, e la fece scorrere sui lunghi capelli puliti di Tiara, immaginando come sarebbe stata la sensazione a quel tocco se fosse stata ancora viva. Non era morta da molto tempo per dimenticare la sensazione del tatto.
“Allora perché l’hai seguita?” le chiese.
Carley lo guardò e alzò il mento in segno di sfida “Lei è mia amica… devo sapere che è al sicuro.”.
Falco Notturno annuì, rispettando la sua risposta. “E la magia di Craven non ti tocca nemmeno se sei tra le sue mura?”
Sembrava una domanda importante per l’Indiano, così Carley scosse la testa e guardò la sua amica “Grazie a Tiara la negromanzia non può più toccarmi né controllarmi. La adoro per questo, quindi ti prego, non farle del male.”.