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Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2
Intanto non poteva il congresso non manifestare qual fosse la opinion sua intorno la provvisione d'accordo del lord North. Il passarla sotto silenzio avrebbe dimostrata troppa caparbietà, e' si sarebbero discoperti gli Americani a non voler ascoltar alcun temperamento. Ciò non pertanto il congresso non volle troppo affrettare questa risoluzione, ed aspettò ben due mesi, prima ch'ei venisse ad un partito terminativo. Voleva con l'indugio mostrare maturità di consiglio, ovvero noncuranza verso la provvisione. Ma la più principal cagione si fu questa, che essendo incominciata la guerra, voleva aspettare l'esito delle prime battaglie. Imperciocchè altra doveva esser la risposta, se le armi inclinavano a suo favore, ed altra se la fortuna si dimostrasse favorevole agl'Inglesi. E quantunque, quando si ricevette la provvisione, che fu ai trenta di maggio, si fosse già combattuta la battaglia di Lexington, nella quale gli Americani avevano acquistato la lode di gente valorosa e forte, era però questa stata piuttosto un'affrontata di moltitudine collettizia contro pochi soldati d'ordinanza, che una giusta battaglia, dalla qual si potesse qualche probabile augurio pigliare intorno l'esito finale della guerra. Vedevano benissimo, che sarebbe stato tempo di calare agli accordi, e volevan serbarsi nel caso di qualche sinistro evento una via aperta a potere, quell'appuntamento accettare, che l'Inghilterra stessa aveva offerto. La vittoria sarebbe divenuta inutile, se prima avessero acconsentito ai patti, e la mala fortuna non avrebbe peggiorate le condizioni dell'accordo. Perciò dal temporeggiare nissun danno si poteva ricevere, e molto utile ricavare. Ma la battaglia di Breed's-hill cambiò affatto lo stato delle cose, e l'ardore col quale i coloni correvano sopra Boston, la prontezza colla quale si procacciavano le armi e le munizioni, la costanza, e quasi l'allegrezza, che si manifestavano nel sopportare i disagi della guerra, e quei prodotti dagli ultimi atti del Parlamento, le confermarono. Se l'evento poteva ancor parer dubbio agli uomini indifferenti, in quegli animi concitati doveva più potere la speranza, che il timore. Adunque i membri del congresso confortati dal favorevole aspetto delle cose, ed avendo indugiato la risposta, quanto parve dignità, si accostarono alla disaminazione delle condizioni d'accordo, e ciò fecero con animo di volerle rifiutare. Il che però non era senza qualche disagevolezza. Poichè nel momento stesso, in cui ricusavano i patti, volevano peranche aver la sembianza di desiderar la concordia. Dovevasi al rifiuto dare qualche probabile colore, e far vedere agli occhi di tutti, che non ogni condizione, ma quelle solamente ch'erano allora offerte, ricusavano. Opinarono, che le colonie d'America avevano sole il diritto di dare e concedere la pecunia loro; e che questo diritto importava quell'altro di poter deliberare, se una qualche concessione, ed a qual proposito debba esser fatta, ed a quanto ella debba sommare, le quali cose tutte in virtù della provvisione di lord North erano tolte affatto dalla facoltà dei coloni; che siccome le colonie hanno il diritto di giudicare dell'uso che si deve fare della concessa pecunia, così dovevan anche aver quello di sopravvederlo, acciocchè non sia adoperata nel comprare, o corrompere questo e quello, a fine di sovvertire i civili diritti dei concessori, di trattener gli eserciti stanziali, ed opprimere la libertà loro. Il quale diritto era violato dalla provvisione, stantechè per questa la pecunia riscossa doveva serbarsi a disposizione del Parlamento; che la provvisione era irragionevole, perciocchè non si poteva sapere, a quali somme sarebbe stato contento il Parlamento, ed insidiosa, perciocchè il Parlamento stesso poteva accettar le modiche offerte di una colonia, e rifiutar le grosse di un'altra, e perciò accordarsi con le prime, e ributtar in una nimichevole condizione le seconde, le quali, abbandonate a sè stesse, avrebbero dovuto a qualunque più grave termine acconsentire, e che da questa divisione delle colonie ne sarebbe nata a posta del Parlamento la schiavitù di tutte. Che siccome la sospensione del diritto di tassar le colonie altrettanto doveva durare, e non più, quanto duravan le concessioni, così potrebbero queste ad arbitrio del Parlamento diventar perpetue; la qual cosa sarebbe molto pericolosa alla pubblica libertà; ed il Parlamento stesso era solito a non conceder la pecunia, se non per lo spazio di un anno, rinnovando ciascun anno la concessione. Che quand'anche si volesse credere, che le condizioni altrettanto fosser giuste e ragionevoli, quanto sono ingiuste ed insidiose; il risuonar d'ogni parte romori sì grandi d'armi, gli eserciti e le flotte, che l'America infestavano e circondavano, dovrebbero soli renderle odiose e non accettabili. Che si credeva, che l'impresa di volere colla forza trarre dalle mani loro le contribuzioni per la comune difesa era del tutto inutile, stantechè di buon grado avevano sempre contribuito; ch'essi soli erano i giudici competenti delle provvisioni a ciò necessarie, e che non volevano, che i popoli d'America fossero gravati per procurar pensioni agli oziosi ed ai malvagi, sotto colore di fornire la Camera reale; che se il Parlamento ordinava nei limiti della sua giurisdizione il civil governo, come gli pareva meglio e piaceva, così anche speravan essi di poter ordinar il loro senza molestia; che la provvisione non gli poteva soddisfare, sia perchè importava solamente sospensione, e non rinunziazione del diritto di tassare, sia perchè non annullava gli odiosi atti del Parlamento; che il ministro voleva far credere, che di nulla altro si disputasse, che del modo di riscuotere le tasse, quandochè in vero pretendeva di aver il diritto di tassar le colonie ad arbitrio suo, e per quelle somme ch'ei voleva. Che inoltre il governo inglese pretendeva di aver la facoltà di alterar i diplomi e le patenti delle costituzioni delle colonie; che finalmente, se si farà considerazione alle tante ingiurie, le quali alle colonie fatte si erano da undici anni in poi, alle pacifiche e rispettose supplicazioni loro, o trasandate, o con nuovi insulti ricevute; se si porrà mente a quel che disse il ministro, che non avrebbe consentito ad entrare in nissuna pratica d'accordo, se non quando sarebbe l'America prostrata a' suoi piè, ed al motto di quell'altro, il quale, parlando dell'America, ebbe a dire, che si spegnesse Cartagine; il che nissuno dei senatori britannici imprese a contraddire; se si attenderanno le armi, colle quali state sono le colonie assalite, e le crudeltà che le accompagnarono, nissuno potrà credere, esser gli Americani (così conchiudevano) discosti dalla ragione; che anzi ognuno si persuaderà, che niuna cosa fuori dei proprj sforzi poteva rompere i ministeriali disegni di eccidio e di servitù.
Queste furono le risoluzioni del congresso rispetto alla provvisione d'accordo del lord North, le quali fece pubblicare e mandare in ogni luogo. Nissuno non vi potrà osservare lo stile acerbo, e le nuove pretensioni degli Americani, che evidentemente dimostrarono, quanto fossero lontani dalla concordia. Tuttavia volendo purgar il pregiudizio, che alla causa loro arrecava la opinione, in cui si era generalmente, che mirassero già fin d'allora all'independenza, e desiderando di lavarsi da quel biasimo, che loro si dava di non aver mai voluto in tutto il tempo della contesa mettere in mezzo veruna proposizione d'accordo, ed intendendo forse di tenersi una via aperta verso il vincitore nel caso, in cui le cose della guerra sinistrassero, e forse anche per preoccupare l'adito alle proposizioni del lord North, che non avevano in animo di accettare, il congresso aveva deliberato di offerire le seguenti condizioni; avessero le colonie non solamente a continuare a concedere gli straordinarj sussidj a tempi di guerra, ma di più, se loro fosse concessa la libertà del commercio, a pagare nella cassa di redenzione tale somma annualmente per lo spazio di cento anni avvenire, la quale sarebbe in tal tempo stata sufficiente, quando fosse fedelmente impiegata, ad estinguere il presente debito della Gran-Brettagna. E nel caso, che questa condizione non fosse accettata, offerivano, che avrebbero consentito a far un accordo colla Gran-Brettagna, in virtù del quale fosse concessa alla medesima la facoltà per lo spazio eziandio di cento anni, di fare tutte quelle provvisioni, che avrebbe creduto necessarie per regolar il commercio, e verso l'utile generale dell'impero indirigerlo; ma che in tal caso niun'altra somma di pecunia potesse loro venire richiesta. La qual offerta, come ognun vede, alcuna nuova concessione non conteneva; che anzi era questo veramente il soggetto proprio della controversia. Alcuni credettero ancora, che proponessero, il Parlamento ponesse una tassa generale su tutto l'impero, intendendosi dell'Inghilterra, della Scozia e delle colonie americane, della quale ciascuna delle parti dovesse sopportare la rata sua all'avvenante delle sue facoltà. Speravano in tal modo, che il Parlamento sarebbe andato a rilento nel por tasse sull'America, stantechè, fatto questo accordo, non poteva porne su di questa, senza gravare nel medesimo tempo, ed in egual proporzione l'Inghilterra. Ma il fatto di Breed's-hill, lo stretto assedio di Boston, l'ardore dei popoli, e forse già qualche più probabile speranza di soccorsi esterni fecero sì, che queste proposte furono messe in disparte, e gli animi si voltaron del tutto ai pensieri di guerra.
Fatte tutte queste cose, le quali riguardavano od alle provvisioni della guerra, od a conservarsi nell'amicizia le vicine nazioni, ovvero a dar favore alla causa loro presso gli abitanti della Gran-Brettagna e dell'Irlanda, il congresso applicò l'animo a determinare, qual fosse l'autorità sua ed i termini, sino a' quali essa si doveva distendere, siccome i rispetti che doveva avere coll'autorità delle assemblee provinciali. La qual cosa era di somma necessità non senza ragione tenuta. Imperciocchè fin allora il suo operare era meglio fondato sull'opinione favorevole dei popoli, che su statuti, i quali fossero da questi, o dalle assemblee, che gli rappresentavano, approvati. Si obbediva al congresso, perchè tal era l'inclinazione delle genti, ma non già perchè così fosse dagli ordini pubblici statuito. Si desiderava eziandio, che siccome si voleva condurre l'America allo stato di una nazione independente, la quale avesse un governo proprio, ed un solo maestrato supremo, così si cominciassero appoco appoco a questo fine indirizzare le cose, e la somma di esse ritraendo dalla potestà dei maestrati locali, in una sola e generale si concentrassero. Quest'era anche un mezzo efficace per ottenere, che nissuna provincia si ardisse da sè sola scostarsi dalla lega; perchè in tal caso non solo sarebbe diventata infedele alle altre, ma ancora ribelle al governo generale dell'America. Con tutto ciò non si poteva questa bisogna senza molta disagevolezza maneggiare per causa delle gelosie delle assemblee provinciali, le quali difficilmente avrebbero consentito a rinunziare ad una parte dell'antica autorità loro per investirne un maestrato insolito e nuovo. E se non fosse stata la propensione dei popoli e la necessità di continuare nella carriera, nella quale si era di già camminato sì gran tratto, forse che tutta l'impresa si sarebbe guasta per causa di queste ambizioni parziali. Ma le sorti eran tratte, e bisognava o andar avanti più che non si sarebbe voluto, o ritornar indietro più che non si sarebbe temuto. Adunque tra di queste speranze e queste necessità il congresso divisò e pubblicò gli articoli della confederazione, coi quali veniva a stabilire ed a dichiarar l'autorità sua non più fondata sull'impeto momentaneo dei popoli, ma sugli ordini pubblici approvati e consentiti da tutti. Si obbligassero i coloni e la posterità loro per la comune difesa contro i nemici, per la sicurezza delle libertà e proprietà loro, siccome delle persone e della prosperità dell'America; ritenesse ciascheduna colonia l'intiera sua giurisdizione dentro i suoi limiti, e quella ancora di far leggi di amministrazione interna, ed una independente sovranità in tutti i suoi domestici affari: si eleggessero, pel più conveniente maneggio delle faccende generali, da ciascuna colonia delegati da doversi riunir in congresso a tali tempo e luogo, che dal precedente congresso sarebbero determinati, e che nei casi ordinarj s'intendesse, che la sede del congresso dovesse andar a volta da questa colonia a quella, sinchè in tutte successivamente assembrato si fosse; il che fatto, si dovesse ricominciar la vicenda; la potestà del congresso fosse di far la guerra o la pace, di contrar leanze, di comporre le controversie tra una colonia e l'altra, e di piantarne nuove là, dove fosse creduto necessario; dovesse il congresso, e far potesse quelle generali provvisioni, che all'utilità generale delle colonie fossero stimate necessarie, e per le quali non fossero le assemblee provinciali competenti, come sarebbe a dire ordinar le forze della lega, e le faccende appartenenti al commercio, od al conio; dovesse nominare tutti gli uffiziali, tanto civili che militari della lega, come sarebbero generali, ammiragli, ambasciadori e simili; dovessero le gravezze della guerra ed altre spese della lega pagarsi dal comun tesoro, il quale dovesse da ciascuna colonia riempirsi in proporzione del numero dei maschi dell'età dai sedici infino ai sessant'anni; il numero dei delegati per colonia al congresso fosse scalato secondo il numero degli abitanti maschi nella medesima, dimodochè un delegato vi fosse per ogni numero di cinquemila abitanti maschi; le provvisioni nel congresso si dovessero vincere colla metà dei suffragi; e che si potesse anche render suffragio per procurazione; vi fosse un Consiglio esecutivo composto di dodici persone elette fuori del congresso, quattro delle quali dovessero aver gli scambj ogni anno; dovesse questo Consiglio a' tempi delle vacanze del congresso mandare ad esecuzione tutte le provvisioni da questo fatte, e che i partiti vi si dovessero vincere con due terzi delle voci; avesse il medesimo Consiglio il maneggio delle faccende generali tanto interne quanto esterne; ricevesse gli uffizj presentati da parte dei Principi e governi forestieri; preparasse la materia da sottomettersi alla considerazione del prossimo congresso; riempisse nelle vacanze di questo tutti i maestrati che vacassero; ed avesse inoltre la facoltà di estrar la pecunia dal pubblico erario. Si stabilì ancora, che nissuna colonia potesse offender con guerra alcuna nazione indiana, senza il consentimento del congresso; che i confini e le terre di ogni nazione indiana dovessero esser riconosciute loro, ed assicurate; che si trattenessero agenti da parte del congresso tra le nazioni indiane nei distretti a ciò appropriati, il cui debito fosse di prevenir le fraudi e le soperchierie nel traffico con quelle; che questa general lega dovesse bastare, finchè i termini di composizione proposti nella petizione del varcato congresso al Re fossero accettati dall'Inghilterra, e gli atti proibitivi del commercio americano annullati, ed un compenso fosse dato per la chiusura del porto di Boston, per l'incendio di Charlestown, e per le spese fatte nella guerra, e finchè ancora le genti britanniche non avessero votato intieramente il territorio dell'America. Aggiunsero in ultimo, che quando le soppraddette condizioni avesse il governo inglese adempite, sarebbero le colonie all'antica congiunzione ed amicizia colla Gran-Brettagna ritornate. Ma che diversamente dovesse la confederazione esser perpetua. Fu lasciato luogo ad entrar nella lega alle province di Quebec, di San Giovanni, della Nuova-Scozia, delle due Floride, ed alle Bermude. Questi furono i fondamenti gettati dal congresso alla grandezza dell'America.
Ma le colonie nell'accettar questi articoli fluttuarono. La Carolina Settentrionale apertamente gli ricusò. Le cose non erano ancora a tal maturità pervenute, che già si potesse venire allo stabilimento della lega. I popoli si lasciano troppo spesso condurre o da vani timori, o da vane speranze. Ed a quel tempo l'universale dei coloni andavasi tuttavia lusingando di poter ritornare, quando che fosse, con onorati termini all'antica unione colla Gran-Brettagna. Si vedeva in vero, a qual fine mirasse il congresso. Ei considerava la riconciliazione come se fosse, se non affatto impossibile, almeno molto improbabile. E se vi fosse stata tuttavia qualche speranza di componimento, questi stessi capitoli (e perciò forse il congresso gli aveva messi avanti) l'avrebbero molto attenuata, per non dir del tutto spenta. Imperciocchè, passando anche sotto silenzio le acerbe e minaccevoli parole, e gli stabiliti ordini pubblici affatto lontani dalla costituzione inglese, e dal tenore dei diplomi, solo questa nuova pretensione dei compensi sarebbe stata sufficiente per rompere ogni pratica d'accordo; poichè nissuna speranza si poteva avere, che il governo britannico fosse per calare a sì vituperevoli condizioni. Laonde essa era una cosa molto manifesta, che nel mentre che le due parti protestavano di volersi appuntar l'una e l'altra, facevano ogni sforzo per disgiungersi e vieppiù discostarsi. Da questo si vede ancora, che quando nel Parlamento si proponevano dagli avversarj dei ministri concessioni e condizioni d'appuntamento, molto a ragione gli ridarguivano i ministri, dicendo, ch'esse concessioni e condizioni non solo sarebbero inutili state, ma eziandio dannose, perciocchè avrebbero dato animo ai coloni a tirarsi su maggiormente colle dimande. E se i ministri stessi poi proposero e vinsero una provvisione di accordo, ciò fu per colorire e per dividere, e non per accordare. Avevan adunque i ministri la ragione, quando volevano ad ogni modo continuare la guerra; ebbero bensì il torto a non averla esercitata coll'armi sufficienti.
Io non so quello che taluno sarà per dire, leggendo queste storie, considerando, che mentre i popoli in tutte le colonie correvano all'armi, pervertivano o annullavano le leggi pubbliche, ed ogni sorta di dimostrazione ostile facevano contro l'autorità del Re, i governatori, i quali questo rappresentavano, si stessero, per così dire, colle mani alla cintola, e nissuna di quelle determinazioni pigliassero, che fossero atte a ristorare l'antica obbedienza e divozione. Se qualcuno avesse preso maraviglia, che nessuno dei governatori abbia fatto sforzi eguali alla gravità delle circostanze, ci ponga mente, che in nissuna provincia si avevano in pronto eserciti stanziali per costringere gli abitatori alla obbedienza. La sola forza, alla quale solevano i governatori ricorrere per mantenere la pubblica quiete e far eseguir le leggi, eran le bande paesane, le quali essendo parte del popolo sollevato, ed alle voglie di questo del tutto favorevoli, nissuna forza rimaneva per proteggere efficacemente l'autorità loro. Non era quivi il caso, che si osserva ne' regni europei, nei quali una milizia, che non è più parte del popolo, ma sibbene questo signoreggia, e, perpetuamente armata essendo, è sempre apparecchiata a mandar ad effetto le leggi ed i comandamenti del principe. Per lo contrario nelle colonie inglesi la milizia non era altra, ma sì la stessa col popolo, e, mancata questa, mancava di necessità ogni nervo del governo. Tuttavia i governatori si adoperarono più o meno efficacemente, secondo la natura e circostanze loro, nel voler mantenere l'autorità del Re; dal che ne nacquero memorabili effetti, siccome in appresso si vedrà, e l'estinzion totale del governo regio.
Abbiamo già notato i disgusti che correvano tra lord Dunmore e l'assemblea, e generalmente tutti i popoli della provincia di Virginia. Nuovi umori si mossero, tostochè arrivarono dall'Inghilterra le novelle della provvisione d'accordo del lord North, e si può dire, che un mezzo, che portava in titolo la pace e la concordia, sia stato la cagione, non solo di discordia, ma di aperta guerra. Il governatore pose innanzi gli occhi dell'assemblea, che fu a quest'uopo convocata, la provvisione, dicendo molte cose della bontà del Parlamento. Ei si lasciò anche intendere, che il frutto della condiscendenza loro sarebbe stato l'annullazione delle lamentate leggi. Ma le dolci parole poco profittavano negli animi esacerbati e nelle menti insospettite dei Virginiani. L'assemblea, che voleva la gara, in vece di entrare nella disquisizione della proposta, venne tosto in sulla querela del magazzino, e voleva che si ristorasse. Ma non potendo ciò fare senza il consenso del governatore, mandarongli dicendo, fosse contento, vi potessero entrare. Qui nacquero le altercazioni, e mentre tra il sì ed il no si tenzonava, ecco che il popolo a calca vi fè impeto dentro, e ne portò via le armi. Ma se prima erano alterati, ora, veduto lo stato in cui si trovava, entrarono in grandissimo furore; la polvere guasta; i focili tolti dagli archibusi; ogni cosa mancante, artiglierie piantate, ed effetti predati nell'ultime turbolenze.
Il governatore, veduta la mala parata, si ritirò colla sua donna ed i figliuoli a bordo di una nave da guerra, ch'era sorta in sull'ancore presso Jork-Town nella riviera di questo nome. Prima di partire lasciò un messaggio indiritto all'assemblea, col quale dopo di aver narrato, che in rispetto al pericolo, ch'egli e la sua famiglia correvano per causa della infuriata moltitudine, aveva cosa prudente stimato di ritrarsi ad un luogo di sicurezza; annunziava, ch'ei desiderava, continuassero le bisogne loro; che dal canto suo avrebbe continuato ad esercitare l'uffizio; e mandassero, secondo che mestiero ne sarebbe, alcuni dei membri loro a conferir con lui a bordo della nave sugli affari che correvano.
Rispose l'assemblea, che non potevano recarsi a credere, che alcuno vi fosse in mezzo ai Virginiani d'animo così scellerato, che fosse capace di trascorrere all'eccesso, del quale il governatore apprendeva. Si lamentavano, ch'ei non gli avesse fatti consapevoli dei suoi timori prima di abbandonar la sede del governo; che avrebbero volonterosamente tutti quei partiti abbracciati, ch'egli stesso avesse saputo proporre per la sicurezza sua e della sua famiglia; che in quel luogo così sconcio non era possibile di seguir il corso degli affari con quella convenevolezza e celerità, che richiedevano. Lo pregavano perciò, ritornasse, soddisfacesse all'impazienza dei popoli, e gli disponesse con questa pruova di confidenza alla quiete ed alla concordia.
Il governatore rescrisse molto acerbamente, perchè questi moti popolari troppo più, che non si conveniva, gli perturbavano l'animo. Ritornò però in fine sulla provvision dell'accordo, conchiudendo, che sarebbesi recato a felicità sua, se avesse potuto esser l'istrumento della concordia tra le disgiunte parti dell'impero britannico.
La mansuetudine del fine non era valevole a mitigare l'acerbità concetta negli animi per le male parole del principio della lettera. E se questa fu aspra, nissun dubiti, che la risposta dell'assemblea non lo sia stata molto più. In rispetto poi alla provvisione d'accordo risposero, ch'essa era vana ed insidiosa. Conchiusero, che cambiava bene il modo dell'oppressione, ma non la levava; perciò non la volevano accettare.
Stando in tal tempera gli animi da ambe le parti, le altercazioni eran senza fine. Finalmente avendo l'assemblea fatte le provvisioni, mandò dicendo al governatore, fosse contento di venire nella città di Williamsburgo per dar la ferma alle medesime. Rispose Dunmore, che non voleva la sua persona arrisicare in mezzo ad un popolo impazzato, mandassergli le provvisioni; le avrebbe esaminate. Venisse anche l'assemblea per fermar gli atti che avesse approvati. Qui fu fatto fine ad ogni pubblica corrispondenza tra il governatore e la colonia di Virginia. Se il governatore non voleva fidar sè stesso ai Virginiani, questi non vollero di vantaggio fidarsi in lui. Senza di che pareva anche una strana cosa, che in mezzo a tanti sospetti gli uomini principali di tutta una provincia andassero a mettersi a bordo di una nave da guerra affatto in balìa di una persona, che credevano avversa, e che avrebbe in tal modo potuto ritenergli, come statichi a' suoi ulteriori disegni.
Ricevuta questa risposta l'assemblea vinse un partito, col quale dichiarò, che si avevano sospetti, che qualche sinistro disegno si tramasse contro il popolo di quella colonia. Perciò si avvertivano gli abitatori di star avvisati e pronti a difendere le proprietà e gl'inestimabili diritti loro. Fatte poscia protestazioni di lealtà al Re, e di amore verso l'antica patria si risolvettero, aggiornandosi al mese di ottobre. Così verso la metà di luglio cessò affatto il governo reale in Virginia, dopo ch'esso aveva bastato per ben dugento anni con universale soddisfazione dei popoli, e felicità di tutti.
Ma soprastava grave travaglio e pericolo alla provincia. Si temevano sulle coste e sulle rive dei grossi e numerosi fiumi, che la bagnano, le correrie del nemico, che tanto prevaleva per le forze di mare. Nè si stava senza sospetto sugli schiavi, che in essa erano numerosissimi, e che Dunmore aveva dato intenzione di voler far rivoltare contro i padroni. Questa generazione d'uomini crudele, e crudelmente trattata, se si fosse congiunta con alcuni leali in quei primi momenti, in cui il governo virginiano era tuttavia così tenero, avrebbe potuto operare i più perniziosi effetti, e forse lo sterminio totale della provincia. Per la qual cosa fecero i Virginiani un convento, nel quale presero grandissima confidenza. Procedettero senza soprastamento alcuno ad assoldar genti, a procacciar munizioni, a far provvisioni di pecunia, ed a tutti quei partiti pigliare, che credettero poter partorire qualche benefizio alle cose loro.