bannerbanner
Novelle
Novelle

Полная версия

Novelle

Язык: Итальянский
Год издания: 2017
Добавлена:
Настройки чтения
Размер шрифта
Высота строк
Поля
На страницу:
3 из 6

Al mattino molto per tempo uscì Maria con un panieretto sotto il braccio; che in casa non la videro uscire, e per la via credettero che andasse a mercato. Ma i suoi, come se n'avvidero, stupiti prima che n'avesse il cuore quel mattino, e poi non vedendola tornare, s'avvisarono che fosse pur ita a veder partire Toniotto; e là furono suoi due fratelli, e trovarono lui partito, e di lei udirono che non erasi veduta. E in vero ella, che s'era apposta la verrebbero quivi a cercare, non vi era venuta; ma erasi avviata sulla strada che sapeva avevan fatto altri coscritti; e a forza di domandare qual fosse la prima posata, ella vi fu; e vi si trovò come arrivò Toniotto scortato da due gendarmi quasi un malfattore, ma non legato; e i gendarmi che la riconobbero glie la lasciarono accostare; ed ella facendo parte ad essi delle provvisioni, potè darne a Toniotto, e dimorarsi con lui quelle poche ore. Nè per isforzo ch'ei facesse la potè persuadere che non venisse seco quella sera, e non l'accompagnasse alla prima nottata; dov'ei fu rinchiuso, ed ella andò da una povera donna a domandar albergo per carità, e la domane si trovò alla porta della prigione ad aspettar che uscisse Toniotto. Pensate che dolore le fosse vederlo uscir di là le mani legate, i pollici stretti, ed attaccato per una lunga fune insieme con una ventina d'altri, due a due così tratti come galeotti od animali; ed eran soldati di quel principe, che pure innalzava il mestiero dell'armi sopra ogni altro. Gli altri poi quasi non sentivano quell'affronto che sapevano non durerebbe oltre a pochi giorni quando avessero passato le Alpi, o al più raggiunta la riserva; ma pensate che dolore si accrescesse al povero Toniotto al vedersi veduto in questo stato dalla innamorata! La quale camminandogli allato, egli domandavala che pur si volesse, e che facesse conto di fare, seguitandolo così! Ed ella rispondea, che non vi aveva pensato; ma l'avea pur voluto rivedere ed accompagnar alquanto; e tornava a riparlare di quella sua idea di venir da lavandaia col reggimento; ed egli non volea, e parlavale de' parenti; ed ella piagnea; e i compagni, i più, si facevan beffe di loro; e i gendarmi che non eran più que' primi, li malmenavano. Alla posata del pranzo e' fu peggio; perchè ei furono tutti rinchiusi in una rimessa d'un'osteria, e quella serrata; e la povera fanciulla cacciata dalla porta, dove voleva rimanere, rimase poco discosta senza pur prendere un tozzo di pane o un sorso d'acqua finchè vide di nuovo uscire i prigioni legati come il mattino; e allora rimisesi al fianco di Toniotto, e gli accostò alla bocca un frutto che il rinfrescasse; e continovò la via con essi; e ricominciarono i preghi di Toniotto che lo lasciasse; ed ella pur continuava senza saper che si facesse o si volesse. Finalmente alla sera, prima d'arrivar alla posata, e' furono raggiunti da' due fratelli di lei, che pensando finalmente dove era, l'avean seguita e così arrivata; e perchè erano buoni giovani, e non lungi pur essi d'aver a correre i medesimi casi, impietositi di lei non la ripresero altrimenti che pregandola tornasse indietro con loro; nè ella schermivasi, e Toniotto pur unì sue preghiere; onde tutti furon d'accordo di andar fino alla nottata, ed ivi tutti riposare, ed al mattino vegnente darsi ancora un addio, e poi separarsi, tornando ella indietro co' fratelli. E così fecero; e passarono la notte egli in prigione, ed ella co' fratelli all'osteria. Dove appena messa in letto la povera fanciulla, e per la fatica e la grande arsura, e lo stento, e più che per ogni cosa, per le grandi angosce sofferte, fu colta da una ardentissima febbre, e dal delirio; onde, alla mattina vegnente, rimanendole appresso uno de' fratelli, l'altro fu alla porta della prigione, e disse a Toniotto in parte dello ammalarsi di Maria, e poi l'abbracciò; e Toniotto non potendo, cacciato innanzi cogli altri, così si separò dall'ultimo de' suoi. Più di quindici dì stettero Maria ammalata, e i fratelli, e poi la madre venuta anch'essa a curarla. E sendo alquanto guarita, insieme si partirono e tornarono al paese; che nessuno potea riconoscere la fanciulla; ma nessuno fu che per quella sua fuggita ne dicesse una parola cattiva; tanto era ella amata e stimata da tutti, e tanto conosciuto il loro amore e la sua grandissima innocenza.

A poco a poco pur si riebbe alquanto, principalmente quando i parenti ebbero di Toniotto la prima lettera, la quale, povero giovane! io la so tutta a memoria, e diceva così: «Caro padre, questa che vi scrivo è il primo uso che fo delle mie mani, ed è per dirvi che del resto siamo felicemente giunti qui alla riserva, che è in una città che si chiama Besansone, e si dice che ci resteremo molto poco tempo. Mi hanno già tutto vestito alla militare che voi non mi riconoscereste, e abbiamo il numero del reggimento e delle compagnie su tutto il corpo, che sembra che siamo come le pecore da noi, che portano tutte la marca del padrone. E appena vestiti abbiamo incominciato a far l'esercizio, cioè ci fanno imparar a camminare e voltar la testa in qua e in là, e fra due o tre giorni ci daranno lo schioppo. Dicono poi che non si fa altra vita dal levar del sole fin dopo che è tramontato. E tutti speriamo che si faccia la guerra, perchè allora finiscono queste seccature, e un po' più un po' meno fanno andar tutti, e non ci è più coscritti, che qui è come una ingiuria che ce la dicono tutto il giorno. Io vorrei però che vi consolaste, e principalmente saper delle nuove della povera Maria, che mi è tanto incresciuto abbia voluto accompagnarmi quei due giorni: ma vi posso giurare, caro padre, che è stato come se fosse mia sorella, e quand'anche io avessi voluto, non avrebbe potuto esser altrimenti. Spero perciò che nessuno glie ne avrà voluto male, e io vi prego di abbracciarla per me, che nemmen questo non è stato possibile; e saluto i suoi fratelli e sua madre, e poi il fratello mio e voi, ed ultimamente il signor Maestro, che sia benedetto d'avermi insegnato a scrivere, che mi dà questa gran consolazione di poterlo far oggi. E vi domando vostra benedizione. Il vostro figliuolo Toniotto.» La seconda lettera fu da sotto a Magdeburga, e diceva che s'era trovato alla gran battaglia di Iena; e che aveva udito dire che il primo fuoco faceva gran paura; ma a lui era stata la sola consolazione che avesse avuta dopo esser partito di casa; e che da quel giorno nessuno de' camerati gli diceva più coscritto, ed era anzi passato a' granatieri. Se ne ricevette poi una l'inverno appresso, di non so più che luogo di Polonia, e un'altra la state che seguì, da Aranda de Duero in Ispagna; e sempre raccontavano nuove battaglie, e si vedeva che prendea gusto al mestiero, ed era stato fatto caporale, e poi sergente, ed aveva avuta la croce; e di nuovo mi benediva d'avergli insegnato a scrivere, e diceva che questo lo portava avanti tanto, e forse più di qualunque azione sul campo. Finalmente, essendo scorsi due anni da sua partenza, io mi stava una sera facendo scuola al solito, quando entrò uno de' bimbi e incominciò a dire una parola a uno de' compagni, e questo al vicino, e poi corse dall'uno all'altro, e tutti s'alzarono, e via, senza che io potessi trattenerli, gridando tutti: «È giunto Toniotto, andiamo a veder Toniotto;» onde anch'io uscii, e fui alla casa di suo padre, e sì lo trovai con una figura di felicità e di trionfo che non ho veduta mai la pari, seduto tra suo padre a un lato, e Maria dall'altro che piangeva e singhiozzava come una fanciulla quand'è tolta di penitenza, senza poter pronunziare parola; e poi i fratelli dell'uno e dell'altra, e i parenti e tutti, che l'accerchiavano e l'abbracciavano. Ed ei pure, come mi vide, s'alzò e mi buttò le braccia al collo stringendomi; e in breve seppi che il suo reggimento, venendo di Spagna all'armata d'Italia, passava in Piemonte, ed egli aveva avuta una licenza di tre giorni per venire a vedere i suoi parenti e … ma non disse altro, e presa la mano di Maria la copriva di baci con una franchezza e disinvoltura che veramente non aveva partendo, e mi fece temere non fosse mai mutato da quello che era. Ma io 'l vidi e gli parlai il giorno appresso, e i due altri giorni che rimase con noi; e non è a dire che buono, eccellente giovane, anzi che uomo e' si fosse fatto in quel poco tempo; e se il suo amore era forse alquanto diverso, ei non era certo meno amore; ed anzi togliendo pur esso di quella sua nuova natura virile, più non si sprecava in lamenti e piagnistei, ma tutto tendeva al suo fine, e faceva il conto delle speranze, e formava progetti fissi di nozze. Diceva che se gli andava così, e grazie al suo saper iscrivere, avea ferme speranze di diventar un giorno o l'altro ufficiale; e quando il fosse, non gli sarebbe tanto difficile aver licenza d'ammogliarsi; e quando non l'avesse, anche lasciar il servigio: «Tanto più» aggiugnea sorridendo «che delle busse se ne prende da tutti, ed io ho pur le mie che non ho consegnate nelle mie lettere; e se ne prendo ancor due o tre, a' venticinque anni potrò pur essere de' veterani, e mandato, come dicono essi, a' miei focolari.» E in somma quei tre giorni furono un giorno di festa a tutto il paese, e di vacanza alla scuola; e credo i tre più bei giorni della vita della povera Maria. Ripartì lasciando tre luigi d'oro a suo padre, uno al fratello, che era uno de' miei scolarucci, e un bel fazzoletto e un anello a Maria: e giunto a Venezia le mandò in una lettera una catenella, che mai più poi non si sciolse dal collo della fanciulla.

Allora succedette la guerra d'Austria, la terza che fece Toniotto; e siccome in ognuna guadagnava busse ed avanzamenti, ebbe una ferita sul capo che questa si seppe a casa, e molto turbò la povera Maria: ma pure ei ne guarì, e fu fatto passare nella Guardia Imperiale. Quando ne scrisse, ei non avrebbe potuto dir più se fosse stato fatto maresciallo, tanta gioia ne mostrava. Alla pace fu a Parigi, e ne scriveva sovente, ed anche ne mandava ora una cosuccia, ora un'altra alla Maria; e diceva che era passato allo stato maggiore, e più sperava esser fatto ufficiale, e allora! allora tutti sarebbero felici. Così andarono due altri anni, e facendosi la guerra di Russia, Toniotto partì per essa più speranzoso che mai; e tanto più quanto scrisse di Smolensko, che era stato fatto aiutante sotto ufficiale, ed aveva avuta l'altra croce della corona di ferro, e nessuno dubitava che non fosse ufficiale prima del finir di quella guerra; e che questa molti credevano dovesse essere l'ultima che farebbe l'Imperadore; ma, quando non fosse, egli si teneva ufficiale, ed ogni cosa anderebbe bene. Pensate allora che invidia incominciasse a far la Maria alle altre, che prima molte n'aveano quasi pietà, come se a forza d'aspettare avesse a morire fanciulla. E la Mariuccia intanto, io pur dimenticava di dirlo, aveva imparato a scrivere molto bene, e scriveva al futuro sposo, e tutto in somma pareva felicissimo. Quando venuto l'inverno incominciò a mormorarsi che l'esercito francese era stato tutto distrutto; ed io fui alla città, e pur seppi ch'era vero in gran parte, e non si ricevevano più lettere di nessuno, e men di Toniotto; e finalmente essendo già avanzato l'anno, scrissero alcuni Piemontesi della guardia che era morto al passaggio terribile della Beresina. Immaginatevi che dolore fosse al vecchio padre e al giovinetto fratello suo che aveva posto tutto il suo amore al fratello maggiore, e più di tutti poi alla infelicissima Maria. Nè io descriverovvi il suo dolore, e come ammalò e fu per morire, e i pianti e la disperazione de' suoi parenti e suoi fratelli, di cui uno appunto in quel tempo fu levato nella coscrizione, e partì per Germania; e l'altro pochi mesi dopo, perchè s'incalzavano allora dappresso le levate, fu pur portato a Francia. E che dirovvi io più? Quando incominciano in una casa le disgrazie, elle si succedono che fa spavento per sè stessi anche agli indifferenti. I due fratelli di Maria furono ammazzati l'uno ad Hanau, il secondo sotto le mura di Parigi, all'ultime schioppettate di quella guerra che a noi fu così straniera, e costò tanto. Rimase sola a reggere i due parenti infelicissimi, e quasi istupiditi dal dolore, la povera Maria; a cui quel dovere di sorreggere la loro vecchiezza, e la volontà speciale di Dio, che la serbava ad altro, diedero forza di sopravvivere.

La povera fanciulla aveva allora poco più di ventidue anni, ed era d'una bellezza fatta così celeste dal dolore celestemente portato, che io non ho mai veduto nulla da pareggiarle in terra. Dolor siffatto innalza e nobilita qualunque persona più volgare: ed ella nè contadina, nè tenera fanciulla, ma quasi gran donna, ed a me anzi come santa od angelo parea. Io non l'ho veduta da quel tempo ridere mai più; nè tuttavia era sul suo volto o tristezza aspra, o sopracciglio di sorta alcuna; ma una mesta semplice compostezza che era di lei sola. L'anno 1814, tornati i nostri Principi, e quindi alcuni pochissimi de' soldati già dell'esercito francese, e' si seppero gli ultimi particolari di Toniotto; che durante tutta quella terribile ritirata era stato uno de' pochissimi che serbasse imperterrito il coraggio; e quando tutti morivan di freddo, ei diceva che tenea sul cuore due cose che gliel serberebbero caldo, quando anche ei vi avesse sopra tutti i diacci di quella Russia. Non sapevano ben dire se fosse stato fatto ufficiale; ma certo, egli era che conducea sempre la compagnia, e marciava alla testa; e così era stato a quel terribile ponte ch'egli avea varcato de' primi; e appena passato s'era precipitato come un lione su' nimici, e côlta una palla in mezzo al cuore, era caduto senza vita. «Povero Toniotto! era l'amore del reggimento, e l'onor poi de' Piemontesi di tutto l'esercito.» «Povera Maria!» diceva io, «ben altra è la tua disgrazia di aver a vivere ancora così.» Nè io stesso sapeva tutte le sue pene. Tre anni erano dalla morte di Toniotto, ed io vidi mutarsi quel suo volto così composto a dolore, e diventar inquieto, e sue fattezze mutarsi ogni dì; onde più volte le mi accostai presentandomi a udir suoi casi, se volesse dirmeli. Ma non l'interrogava io, ed ella non mi rispondea. Un giorno pure ch'io l'avea trovata per via, e ci accompagnavamo insieme, ed ella mi parve più agitata che mai, io non potetti dopo un lungo silenzio non esclamare: «Povera Maria!» Ed ella allora diè in uno scoppio di pianto, e quasi fu, credo, per buttarsi nelle mie braccia; ma si coprì il volto con ambe le mani, e pur singhiozzando: «O maestro», disse, «ei mi vogliono maritare!» Io 'l confesso: il pensiero non me n'era venuto in mente mai; non più che se fosse stato un delitto, o una impossibilità. Ora venutomi per quelle poche parole, ei fu come un lampo che mi scoprisse un paese nuovo; e vidi come la cosa fosse venuta, come andava, e come anderebbe; nè altro potei soggiungere se non «povera Maria!» Poco appresso mi fermai, e feci seder la fanciulla; ed aspettato che ella alquanto si riavesse, e cessassero i singhiozzi: «E tu ti mariterai, povera Maria! E poscia che il vecchio padre, e la orba madre te l'han chiesto, e vogliono sostegno e consolazione agli ultimi loro giorni, tu non la negherai loro. A ciò hai sopravvissuto: perciò non ti sei abbandonata al tuo dolore, e ti sei trattenuta di morire. Quelli furono gli sforzi maggiori, quello il maggior sacrifizio. Nè il vorrai ora far inutile e perderne il frutto per non sottoporti a questo di più. Virtuosa Maria, buona Maria, santa, forte fanciulla; compirai il debito tuo, il tuo ufficio su questa terra; e compiuto che tu l'abbia, padre, madre, fratelli ed anche marito ti porteranno insieme a raggiugnere il tuo amore là, dove tutti gli amori si confondono e uniscono in uno immenso, solo, universale… O Maria, non sono fole, non sono parole vane, vote di senso, quelle parole di Dio, che noi siamo qua giù per soffrire. Non si fa il proprio dovere, non si fa bene mai senza patire più o meno; e a chi il dovere, il bene si porge con più patimenti, quello è il figliuolo prediletto dal padre, a cui son dati più meriti ad acquistare, e destinati più premii.» Io diceva ciò interrottamente e strignendo la mano alla fanciulla, che metteva gli occhi in cielo, e ad ogni istante gli innalzava più, e il suo volto tornava quello celeste e sereno di prima, anzi più che mai; e disse finalmente: «Ben lo sapevo che sarebbe così, e che voi pure il vorreste.» Ci alzammo, e non si fece più parola fino a casa.

Il padre e la madre di Maria erano veramente disgraziatissimi ancor essi; ed essendo poveri, il diventavano più, per non poter più andare a giornata, nè coltivar per bene il poderuccio; e benchè Maria vi si affaticasse, tanto più che avrebbe voluto non s'accorgessero di ciò che mancava in casa, tuttavia ogni giorno era peggio, e n'erano a stentare. Io mi stupiva come non mi fosse venuto in mente prima; ed ora avrei dato volentieri la metà del mio pane per supplire a ciò che mancava in quella famiglia, e lasciar a Maria sua libertà. Ma io poteva morire; e Dio sa come allor mi dolse di non aver mai saputa far masserizia, e metter a parte alcun che della mia pensione di frate, e dell'assegnamento da maestro. Ma più ci pensavo, più vedevo che non ci era verso. E se ne fece capace anche Maria. Onde fra i molti che sempre gli avean offerta la mano, scelse uno chiamato Francesco; buon giovane, già da bambino grande amico di Toniotto, de' pochissimi non istati levati per la guerra, e che non era mai uscito di casa, e sempre aveva amata Maria; e benchè sapesse non esser riamato d'amore, e non n'avesse speranza, mai non avea voluto tor altra moglie. Ora Maria gli disse schiettamente il perchè prendeva marito; e ch'egli ben sapea, che d'amar mai nessuno com'ella aveva amato Toniotto, anzi di trarsi mai quell'amore dal cuore non le era possibile; ma che s'egli pur voleva lei come una vedova a cui fosse lecito amar il primo perduto amore, ella fra ogni vivente amerebbe lui solo, e le sarebbe buona moglie sempre. E il buon giovane, che altro non isperava, molto volentieri accettò; e ne fu l'uomo più felice del mondo; e di più offerendosi ella di farne ciò ch'ei volesse, le concedette di non tôrsi dal collo la catenella di Toniotto; e poi fecero le nozze senza gran chiasso; e quello che si sarebbe speso in mangiari e balli, Francesco che era ricco e solo con sua madre, lo mise mezzo a riattar la casa propria, e farci una camera bella per li due vecchi, che ve li portò il medesimo dì delle nozze; e mezzo ce lo diede al parroco e a me, che ne fecimo distribuzione a' poveri; e fu una benedizione, e una festa universale, ma tutta quieta e diversa da qualunque altre nozze. Nè vi dirò che buona casa facessero le due famiglie; chè quell'istesso mettersi insieme, e il non aver paura di vivere molti sotto a un tetto, ci potea far giudicare che eran tutti buona gente; come il volersi dividere, e il non poter molti mangiar della medesima minestra, mostra cattivi cuori, e gente che amano l'indipendenza propria, come dicono, e vuol poi dire qualche comoduccio, più che la compagnia e l'amore degli altri. E non andò l'anno che la famiglia s'accrebbe pur anco di un figliuolo maschio che tutti d'accordo lo nominarono Toniotto, e fra altri diciotto mesi d'un altro ancora; ed era tornata a Maria non pur tutta quella sua composta serenità, ma talor anche qualche dolcissimo sorridere al marito e a' figliuoli; e benchè avesse allora da ventisei o ventisette anni, ella non era stata mai così bella; e la sera talvolta in mezzo a que' vecchi e a que' bambini e il marito, tutti pendenti da un suo sguardo, allor sì che pareva proprio una Madonna di Rafaello in una santa famiglia. Ma anche ciò aveva a non durare.

Una sera all'annottare io camminava su e giù dinanzi alla porta di casa dicendo ad alta voce, come io soleva, l'ufficio, quando mi sentii venir dietro uno, e poi gridar «Maestro mio» ed abbracciarmi quasi levandomi di terra. E parendomi una voce che conoscessi, e volgendo il viso e quasi toccando il suo, occhi ad occhi fra quel barlume, ei mi venne veduto e riconosciuto Toniotto. S'io avessi avuta fede mai agli spiriti, certo allora avrei creduto che fosse quello di lui che mi venisse a pigliare, per la parte avuta da me nel matrimonio di Maria. E dirò il vero, il pensiero, benchè mi durasse un attimo, pur me ne venne. Ma ravvedendomene subito, mi colpì, ed annientò la realità non meno di quello che mi avesse potuto far qualunque soprannaturale apparizione. Allora il solo pensiero od atto che facessi, fu macchinalmente prendere pel braccio Toniotto, e meco cacciarlo entro casa. Egli ben s'avvide dell'impressione fattami, e a un tratto mutandosi il volto, e la voce tremando: «Mio padre?» disse «mio fratello?» «Son vivi,» risposi, «ma si vuol temperar la gioia al vecchio…» «E Maria.» «Son morti, poco dopo che si credea voi, i due fratelli di Maria.» «E Maria?» «Vive.» E si fece un silenzio di forse due minuti. Io 'l ruppi: «Non avete mai potuto scrivere da sei anni in qua!» «Ho scritto più volte, ma ben temetti non riceveste mie prime lettere; sì l'ultime, da due anni, le avete dovuto ricevere.» «No no, diss'io, non le ricevemmo. E da due anni…» Toniotto m'interruppe: «Dunque m'avete creduto morto da più di sei anni in qua? Ciò temeva io sovente. E allora… allora mi veniva un pensiero, ch'io pur cacciai sempre come una suggestione del demonio per farmi morir di dolore. Oh! io giugnea testè così allegro! come se si avesse a tornar a casa allegramente dopo dieci anni. Povero Giovanni, povero Filippo, povera Maria!» «Maria…» diss'io, e sperava ei m'interrogasse. Ma non ci fu verso, ei non disse parola. Nè per salvar la vita a un fratello, credo che avrei potuto mai finir la mia, e dir: «Maria non è più vostra.» Finalmente ei ripigliò: «E se aveste avute mie lettere due anni sono?» «Elle sarrebbero state tardi.» E respiravo, quasi felice d'esserne uscito; se non che, alzando gli occhi sul viso del soldato, il vidi mutato in modo, e scolpitevi sopra tutte le sue fatiche, e i suoi dolori passati e presenti e futuri, che ne agghiacciai. Di nuovo si tacque alcuni minuti; poscia egli s'alzò, e diè un crollo, alzando il capo, e disse: «Andiamo a veder mio padre, e poi…» Io gli tenni dietro, e fummo insieme a casa sua.

Ora io non vi dirò nè le accoglienze e la gioia di suo padre e suo fratello, nè le lagrime pioventi sull'indurito volto del soldato, quando la tenerezza ebbe aperta la via al dolore; nè poi come io fui da Francesco, ed egli s'incaricò di dar la nuova a Maria, ed anche meno come egli facesse; chè questo fu sempre un segreto loro, e mai non se ne parlò. Sì fui io che tre giorni appresso, chiamato da Francesco, portai Toniotto la sera a casa loro. Il più accigliato era Francesco. Maria s'avanzò con un sorriso angelico sul volto, che pur era scomposto, e porse la mano a Toniotto, dicendo: «Benedetto sia il cielo! Chi aspettava rivedervi prima del paradiso? là sì l'abbiamo sempre sperato, Francesco ed io.» Al soldato tremavano sotto manifestamente i ginocchi, nè ebbe forza di parlare; ma prese la mano di Maria e quella di Francesco, ed ambe le tenne in ambe sue mani, e più volte insieme le baciò; poi veduto a un tratto i due bimbi in un canto lasciò le mani d'un colpo, e fu ad essi, e li baciò, ed abbracciò, molto vivamente più volte, e poi preso il maggiore se 'l pose sulle ginocchia. E gridando ritrosamente il fanciullo, e Maria chiamandolo «Toniotto,» il soldato credeva prima esser chiamato egli, e poi apponendosi che era stato dato il suo nome al bambino, di nuovo il prese, e sì l'abbracciò, e gli mise il proprio volto tra i capegli ricciuti, ch'io ben m'accôrsi come prorompesse in pianto e 'l nascondesse. A poco a poco si ricomposero tutti, e Francesco mise il discorso su' casi di Toniotto, domandandolo come si fosse salvato dopo quel colpo che si diceva avesse avuto nel cuore al passaggio della Beresina; e allora Toniotto narrò molto semplice e breve; come il colpo l'aveva avuto alla spalla, che gli era stata rotta, ed ei n'era caduto senza sentimento, nè s'era riavuto se non quando i nimici spogliando i cadaveri, lui pure avean quasi nudato; e allora per gran caso passando un ufficiale giovinetto, s'era mosso a pietà, e l'avea fatto mettere in uno spedale e curar alcuni giorni, e restituirgli, se non il resto, almeno le sue due croci, ch'egli avea portate poi, attaccate or alla camicia, ora a qualunque altro cencio onde s'era potuto ricoprire. E che guarito dopo alcuni mesi, e venuta la bella stagione, egli avea ricalcata con una colonna di prigioni, tutta quella miseranda via fatta già coll'esercito fuggitivo, ed era tornato a Mosca; ed indi poi n'avea fatta più che altrettanto assai, fino ai confini della Siberia. Dove dispersa la colonna, e mandati i prigioni chi qua chi là, con pochi soldi da vivere, ognuno s'era messo a servizio, e a lavorare d'una o un'altra sorta; ed egli aveva in casa a un signore di que' paesi fatto da giardiniero e soprastante per la campagna. Onde quel signore gli avea posto grande amore, e s'era malcontentato assai quando, al principio del 1815, erano stati liberati tutti i prigioni. E che, quando non essendo essi ancora usciti di Siberia, venne il contraordine che si fermassero per la nuova guerra di Francia, il signore gli era corso appresso, e se l'era rimenato al suo castelluccio; e d'allora in poi egli s'era accorto che gli erano intercette le lettere, e nascosti i successi che seguirono. Ma che egli avendone pur udito alcun che a forza d'interrogare, era fuggito e ricorso al governatore della città vicina. Qui si fermò, e ben indovinai che volea dire, e poi se ne trattenne, che allora fu che avea scritto e sperato giugnessero sue lettere. Sì aggiunse che tra il dubitare e domandar ordini, il governatore l'avea trattenuto più d'un anno, ed ora erano da sei mesi che gli aveva data licenza; ma perchè in quell'anno avea speso ogni suo guadagno, avea dovuto venire a piedi col poco soldo da prigione; e perchè le ferite gli dolean troppo, sovente avea dovuto fermarsi per via, ed anche, nascondendo in que' casi le due croci, accattare. Qui parve nuovamente intenerirsi, e Maria pur essa; ond'io m'alzai, e preso commiato uscimmo insieme.

На страницу:
3 из 6