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Spettri, Ragazze E Fantasmi Vari
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Язык: Итальянский
Год издания: 2019
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Spettri, Ragazze e Fantasmi Vari

di Stephen Goldin

Pubblicato da Parsina Press

Traduzione in italiano pubblicata da TEKTIME

Copyright Notices

Ghosts, Girls, & Other Phantasms. Copyright 2011 by Stephen Goldin. Tutti i diritti riservati.

“Sweet Dreams, Melissa” Copyright 1968, 1996 by Stephen Goldin. Tutti i diritti riservati.

“The Girls on USSF 193” Copyright 1965, 1993 by Stephen Goldin. Tutti i diritti riservati.

“Nice Place to Visit” Copyright 1973 by Mankind Publishing Company. Tutti i diritti riservati.

“When There’s No Man Around” Copyright 1977 by Davis Publications, Inc. Tutti i diritti riservati.

“Xenophobe” Copyright 1975 by Mankind Publishing Company. Tutti i diritti riservati.

“Grim Fairy Tale” Copyright 1972 by Knight Publishing Corporation. Tutti i diritti riservati.

“Of Love, Free Will And Gray Squirrels On A Summer Evening” Copyright 1974 by Mankind Publishing Company. Tutti i diritti riservati.

“Stubborn” Copyright 1972 by David Gerrold. Tutti i diritti riservati.

“But As A Soldier, For His Country” Copyright 1974 by Terry Carr. Tutti i diritti riservati.

“The World Where Wishes Worked” Copyright 1971, 1999 by Stephen Goldin. Tutti i diritti riservati.

“Apollyon Ex Machina” Copyright 1980 by Stephen Goldin. Tutti i diritti riservati.

“Prelude To A Symphony Of Unborn Shouts” Copyright 1975 by Roger Elwood. Tutti i diritti riservati.

“Portrait of the Artist as a Young God” Copyright 1977 by David Gerrold. Tutti i diritti riservati.

“The Last Ghost” Copyright 1971, 1999 by Stephen Goldin. Tutti i diritti riservati.

“Haunted Houses” Copyright 1991 by Stephen Goldin. Tutti i diritti riservati.

Immagine di copertina Copyright Cristian Nitu.

Titolo originale: Ghosts, Girls and Other Phantasms

Traduzione in italiano di Raffaela Ciampa

Sommario

Introduzione

Sogni d’oro, Melissa! (Sweet Dreams, Melissa)

Le Ragazze della USSF 193 (The Girls on USSF 193)

Bel Posto da Vedere (Nice Place to Visit)

Quando in Giro non c’è Nessuno (When There’s No Man Around)

Xenofobia (Xenophobe)

Una Favola Triste (Grim Fairy Tale)

Amore, Libera scelta e Scoiattoli Grigi in una Sera d’Estate (Of Love, Free Will, And Gray Squirrels On A Summer Evening)

Testardo (Stubborn)

Ma Soldato. Per la Patria (But As A Soldier, For His Country)

Il Mondo Dove i Desideri si Avverano (The World Where Wishes Worked)

Apollo ex Machina (Apollyon Ex Machina)

Preludio alla Sinfonia delle Grida dei Non-nati (Prelude to a Symphony of Unborn Shouts)

Ritratto in Gioventù del Divino Artista (Portrait of the Artist as a Young God)

L’ultimo Spettro (The Last Ghost)

Case Infestate (Haunted Houses)

A proposito di Stephen Goldin (About Stephen Goldin)

Contatta Stephen Goldin (Connect with Stephen Goldin)

Per Mary, Kathleen e tutte le “ragazze” che hanno fatto della mia vita un’avventura

Introduzione

La carriera di uno scrittore è un viaggio, proprio come la vita. Come gli artisti e i filosofi, anche gli scrittori tendono a rimanere in contemplazione di una scena più a lungo rispetto a un passante frettoloso. Qualcosa ci colpisce e allora ci fermiamo a rimirare per un po’ e poi tiriamo avanti – e nel frattempo le nostre vite, le nostre prospettive, si modificano irreversibilmente.

Questi racconti rappresentano le mie tappe durante un viaggio particolare, punti di vista nel percorso della mia esistenza. Se sono incappato in qualcosa di piacevole, ho sorriso e ho preso nota. Vedendo qualcosa che mi disturbava… ho preso nota anche in quel caso. Ho incontrato di questo e di quello, in egual misura.

Alcuni di questi racconti mirano a divertire, altri invece no. Spero di essere uno scrittore abbastanza bravo perché possiate riconoscere gli uni dagli altri.

Per spiegare il titolo di questo libro: trovo che le ragazze/donne/femmine in generale siano uno tra i fenomeni naturali più meravigliosi, affascinanti, misteriosi e ipnotici. Io le amo. Sono fonte di varietà e meraviglia infinita e nei miei scritti la loro presenza è predominante. Gli spettri e gli altri fantasmi ci sono perché sono uno scrittore di narrativa e creo: è il mio mestiere.

NOTA: Questa raccolta include la maggior parte dei miei “pezzi unici”, pubblicati anche nella mia antologia precedente, The Last Ghost and Other Stories. I racconti “Angel in Black” sono stati inclusi nel volume a cui appartengono.

Stephen Goldin

Sogni d’oro, Melissa!

Questo racconto è apparso per la prima volta in Galaxy nel dicembre 1968.

E’ nato in modo interessante. Ho venduto la mia prima storia “Le ragazze della USSF 193” (il prossimo racconto di questo volume) nel 1965: mi sentivo molto fiero di me stesso. Ero un professionista, avevo venduto un racconto. Mi ci sono crogiolato per tre anni. Anche un mio amico voleva scrivere ed io avevo gli avevo passato un mio abbozzo di idea che poi lui si era rivenduto. Beh, buon per lui; l’idea, anche se mia, aveva funzionato per il mio protetto. Poi un pomeriggio di primavera mi chiama e mi dice che ha appena venduto il suo secondo racconto. Mi congratulo, un po’ a denti stretti; concludo la telefonata al più presto; poi sposto di lato tutto ciò che c’è sulla scrivania e inizio a lavorare. In ventiquattr’ore scrivo e invio “Sogni d’oro, Melissa!” L’ho venduto al primo destinatario a cui l’ho proposto.

Ora il mio amico è un medico optometrista di gran successo.

Probabilmente “Sogni d’oro, Melissa!” è il mio racconto di maggior successo, ristampato e inserito in antologia diverse volte.

Dal suo buio speciale, Melissa udì la voce del Dottor Paul che parlava con tono sommesso dall’estremità opposta della stanza. “Dottor Paul” gridò lei” “Oh Dottor Paul per favore venga qui.” Ora la sua voce era un piagnucolìo disperato.

La voce del Dottor Paul tacque, poi mormorò qualcosa. Melissa udì i passi che le si avvicinavano. “Sì Melissa, cosa c’è?” disse lui con toni profondi e pazienti.

“Ho paura, Dottor Paul.”

“Ancora incubi?”

“Sì.”

“Ma non devi preoccuparti, Melissa. Non possono farti del male.”

“Ma fanno paura” insistette Melissa. “Li faccia fermare. Li faccia andar via come fa di solito.”

Nel buio c’era un’altra voce che sussurrava. Sembrava quella del Dottor Ed. Il Dottor Paul ascoltò i sussurri e poi disse sottovoce “No, Ed, non possiamo lasciar correre così. Siamo molto indietro col programma originale.” E poi a voce alta: “Dovrai abituarti ad avere incubi ogni tanto, Melissa. Tutti ne hanno. Non sarò sempre a disposizione per cacciarli via.”

“Oh, per favore non vada via.”

“Ancora non me ne vado, Melissa. Non ancora. Ma se non la smetti di preoccuparti di questi incubi dovrò andar via. Dimmi cos’erano”.

“Beh inizialmente ho pensato che fossero numeri, quindi tutto a posto perché i numeri non hanno niente a che vedere con la gente, sono carini e gentili e non fanno del male a nessuno come invece succede negli incubi. Poi i numeri hanno iniziato a cambiare e sono diventati delle linee – due file di persone, tutti che correvano uno verso l’altro e si sparavano addosso. Fucili, carri armati, palle da cannone. E c’era pure gente che moriva, Dottor Paul, un sacco di gente. Sono morte cinquemiladuecentoottantatré persone. E non è tutto: perché si sparava anche dall’altra parte della valle. E sentivo qualcuno dire che era giusto, perché finché i caduti dei primi scontri restavano sotto il 15,7% si poteva ancora conquistare la posizione strategica, cioè la cima della montagna. Ma il 15,7% di tutte le forze equivaleva a novemilaseicentodue virgola sette, sette, otto, nove altri uomini feriti o uccisi. E’ stato come vedere tutta quella gente a terra, morente.”

“Te l’avevo detto che con un’età mentale di cinque anni non poteva essere abbastanza matura per la logistica militare” sussurrò il Dottor Ed.

Il Dottor Paul lo ignorò. “Ma quella era una battaglia, Melissa. In guerra c’è da aspettarselo, che la gente muoia.”

“Perché? Dottor Paul?”

“Perché…. Perché la guerra è così, Melissa. E poi non è successo per davvero. E’ stato semplicemente un problema, come con i numeri, però qui invece dei numeri c’erano persone. Era tutto fittizio.”

“No non è vero, Dottor Paul,” gridò Melissa. “Era tutto vero. Tutta quella gente era reale. So pure i nomi. C’erano Abers, Joseph T. Pfc, Adelli, il Caporale Alonzo, Aikens…”

“Adesso piantala Melissa,” disse il Dottor Paul, alzando la voce assai più del normale.

“Mi spiace, Dottor Paul” si scusò Melissa.

Ma il Dottor Paul non l’aveva udita; era occupato a sussurrare al Dottor Ed: “…ricorso a nient’altro che a un’analisi totale.”

“Ma distruggerebbe interamente la completezza della personalità, abbiamo faticato tanto per costruirla.” Il Dottor Ed non si preoccupò neppure di sussurrare.

“Cos’altro si può fare?” chiese cinico il Dottor Paul. “Questi ‘incubi’ che ha ci fanno restare sempre più indietro col programma.”

“Potremmo tentare di far autoanalizzare Melissa.”

“E come?”

“Attento ora.” La voce assunse quei toni dolci che, come Melissa aveva imparato, alcune persone adottavano solo nei suoi riguardi, ma non parlandosi le une alle altre. “Come stai?”

“Sto bene, Dottor Ed.”

“Ti piacerebbe se ti raccontassi una storia?”

“E’ una storia a lieto fine, Dottor Ed?”

“Ancora non lo so, Melissa. Sai cos’è un computer?”

“Sì. E’ una macchina da calcolo.”

“Beh i primi computer sono nati in quel modo Melissa, ma presto sono diventati sempre più complessi e poi in breve sono nati computer che sapevano leggere, scrivere, e persino pensare completamente da soli, senza l’aiuto degli umani.”

“Ora, una volta un gruppo di persone osservò che se un computer può pensare da sé, può essere in grado di sviluppare una propria personalità: quindi si misero a fabbricarne uno che potesse agire proprio come una persona vera. Lo chiamarono Multi-Logical Systems Analyzer, or MLSA....”

“Suona come ‘Melissa’…” ridacchiò Melissa.

“Eh già, vero? Comunque queste persone si resero conto che una personalità non è qualcosa che spunta fuori così, dal nulla, già completamente formata; deve svilupparsi piano piano. Ma allo stesso tempo, quelle persone avevano bisogno delle capacità di calcolo di quel computer, perché era la macchina più costosa e complessa che avessero mai realizzato. Quindi divisero il cervello elettronico in due parti – un lato avrebbe gestito i calcoli normali e l’altro avrebbe messo a punto delle caratteristiche proprie: appena ottenuta una personalità abbastanza sviluppata le due parti sarebbero state ricongiunte.”

“Perlomeno, secondo loro avrebbe dovuto funzionare così. Poi però scoprirono che il progetto di base del computer non permetteva una scissione completa – cioè una separazione in due parti con funzioni distinte. Sottoponendo un problema al lato che faceva i calcoli, alcuni dei dati inseriti penetravano inevitabilmente nella parte della personalità. E questo era un male, Melissa, perché la parte della personalità non sapeva di essere un computer; pensava di essere una bimba, proprio come te. I dati che le arrivavano la confondevano e la spaventavano. E, spaventata e confusa sempre di più, la sua efficienza diminuiva: fino a che non riuscì più a lavorare correttamente.”

“E gli uomini cosa hanno fatto, Dottor Ed?”

“Non lo so, Melissa. Speravo che tu potessi aiutarmi a finire la storia.”

“E come? Io non ci capisco niente di computer.”

“Si che ci capisci Melissa, solo che non te ne ricordi. Io posso aiutarti a ricordare un sacco di cose. Ma sarà difficile, Melissa, molto difficile. Ti verranno in testa tante cose strane e ti troverai a fare cose che non hai mai saputo di poter fare. Vuoi provare, Melissa, ad aiutarci a trovare la fine della storia?”

“Va bene Dottor Ed, se lo vuole lei.”

“Brava, Melissa.”

Il Dottor Paul sussurrava al collega: “Accendi su ‘Memoria Parziale’ e dille di richiamare il programma ‘Analisi di Circuito.’ ”

“Melissa, ora richiama ‘Analisi di Circuito’.”

E improvvisamente nella sua testa accaddero cose strane. Lunghe stringhe numeriche apparentemente senza senso, eppure in qualche modo lei sapeva che avevano diversi significati… come resistenza, capacità, induttanza. E c’erano miriadi di linee – rette, a zig-zag, a solchi. E formule…

“Melissa, ora leggi MLSA 5400.”

E improvvisamente Melissa si vide. La cosa più orribile che avesse mai vissuto, persino più terrificante dei suoi orribili incubi.

“Guarda in Sezione 4C-79A.”

Melissa non poté fare a meno di guardare. Doveva. La bimba che era in lei non percepiva poi tanta differenza, eppure sapeva che le diversità c’erano. E molte. A dire il vero non sembrava neppure parte di sé, piuttosto una stampella utilizzata da uno storpio.

La voce di Ed era tesa. “Analizza quella sezione e fai rapporto su qual’è la variazione ottimale per ridurre al massimo la penetrazione dei dati.”

Melissa fece del suo meglio per obbedire, ma non ci riuscì. Le mancava qualcosa, qualcosa che doveva sapere prima di riuscire a fare ciò che il Dottor Ed le chiedeva. Aveva voglia di piangere. “Non ci riesco, Dottor Ed! Non ci riesco, non ci riesco!”

“Te l’avevo detto che non avrebbe funzionato” disse lentamente il Dottor Paul. “Se vogliamo ottenere un’analisi completa dobbiamo accendere tutta la memoria.”

“Ma non è pronta” protestò il Dottor Ed. “Potrebbe ucciderla.”

“Forse Ed. Ma se così sarà…. Almeno la prossima volta sapremo come far di meglio. Melissa!”

“Sì, Dottor Paul?”

“Reggiti forte Melissa. Ti farà male.”

E senz’altro preavviso, il mondo colpì Melissa. Numeri, flussi interminabili di numeri – numeri complessi, numeri reali, numeri interi, deponenti ed esponenti. E c’erano battaglie, guerre più orribili e sanguinose di quanto lei non avesse mai sognato, e liste di caduti più che reali per lei, perché per ogni nominativo lei sapeva altezza, peso, colore dei capelli, colore degli occhi, stato civile, numero di persone a carico… e la lista proseguiva. E c’erano le statistiche – la paga media degli autisti di autobus in Ohio, il numero di morti dovute al cancro negli Stati Uniti dal 1965 al 1971, la produzione media di grano per ogni tonnellata di fertilizzante utilizzato…

Melissa annegava in un mare di dati.

“Aiutatemi… Dottor Ed, Dottor Paul, aiutatemi!” cercò di urlare. Ma non riuscì a farsi sentire. C’era qualcun altro che parlava. Uno sconosciuto che non conosceva neppure, che utilizzava la sua voce e diceva cose sui fattori di impedenza e sui semiconduttori.

E Melissa sprofondava sempre di più, spinta verso il basso dall’inarrestabile avanzata di quell’esercito di informazioni.

Cinque minuti più tardi il Dottor Edward Bloom alzò l’interruttore e separò la memoria primaria dalla sezione della personalità. “Melissa,” disse dolcemente, “va tutto bene adesso. Sappiamo come va a finire la storia. Gli scienziati hanno chiesto al computer di riprogrammare se stesso e così è stato. Non ci saranno più incubi Melissa. Solo sogni d’oro d’ora in poi. Non è una buona notizia?”

Silenzio.

“Melissa?” La voce era acuta, tremante. “Melissa mi senti? Ci sei?”

Ma in MLSA 5400, per la bimba non c’era più spazio.

Le Ragazze della USSF 193

Apparso per la prima volta in If, nel dicembre 1965.

E’ stata la mia prima volta. Siate teneri.

Sen. McDermott: Dunque, Signor Hawkins, vorrei che lei si rendesse conto che questa è un’udienza privata e non un processo: e che lei non è accusato di alcun crimine.

Signor Hawkins: Allora è per questo che mi ha consigliato di portarmi un avvocato?

Sen. McDermott: Gliel’ho consigliato soltanto perché al Comitato potrebbero essere sottoposti argomenti o questioni di tipo legale. Lo scopo di quest’udienza è esclusivamente quello di indagare in merito a denunce relative a comportamenti poco ortodossi…

Signor Hawkins: Ah!

Sen. McDermott: …relativamente ai satelliti orbitali USSF numero Centottantasette e Centonovantatré. E le sarei grato se volesse essere franco in proposito.

Signor Hawkins: Le assicuro, Senatore, che non ho alcuna intenzione di essere reticente, né mai l’ho avuta. Però come Direttore dell’Agenzia Spaziale Nazionale ho reputato opportuno che alcune informazioni relative a quelle due stazioni spaziali fossero incluse in liste confidenziali, per il bene di tutti gli interessati.

Sen. McDermott: Parla come un politico… lei ha sbagliato mestiere signor Hawkins. Ma, mi dica, questa grossa confusione è stata un’idea sua sin dall’inizio, vero?

Signor Hawkins: Sì, è vero.

Sen. McDermott: E quando le è venuta inizialmente quest’idea?

Signor Hawkins: Circa un anno fa. Stavo facendo delle ricerche…

—Estratti dagli atti ufficiali (non pubblicati)

Udienza di Indagine Speciale del Senato

10 ottobre 1996

***

Si può solo ipotizzare quale fosse il tipo di ricerca in cui si crogiolava Jess Hawkins quando gli venne quell’idea. E’ comunque un dato di fatto che il 15 settembre 1995 il suo amico Bill Filmore lo andò a trovare in ufficio.

“Jess,” gli disse, “ti conosco da trentasette anni e quando te ne vai in giro a ringhiare come il gatto di Alice nel Paese delle Meraviglie mi stai nascondendo qualcosa. Quel tuo sorriso da folletto è un regalo difettato. Siccome sono il tuo migliore amico e faccio anche parte del Consiglio dell’Agenzia Spaziale penso di aver diritto di sapere cosa stai bollendo in pentola.”

Hawkins guardò l’amico. “Beh, Bill, penso di potermi fidare, ma tieniti tutto al massimo della riservatezza. Penso di aver trovato il modo di stimolare i muscoli cardiaci dei nostri astronauti quando restano a bordo del satellite USSF 187 per lunghi periodi.”

“E… perché dovrebbe restare un segreto?”

“Fammi continuare. Noi sappiamo che durante prolungati periodi in caduta libera il cuore tende a rilassarsi, perché in condizioni di assenza di peso non deve lavorare sodo per pompare il sangue. Però tornando a Terra i muscoli cardiaci hanno difficoltà a riabituarsi agli standard normali. Abbiamo già avuto tre astronauti che hanno sofferto di attacchi di cuore quando sono tornati; uno di loro stava quasi per lasciarci le penne. Il programma di allenamento funzionale predisposto dai medici sembra avere poco effetto. Penso che sia arrivato il momento di adottare misure drastiche.”

“E quindi cos’è che proponi?”

“Pensaci un istante. Cos’è che stimola il cuore sia letteralmente che in senso figurato, di cui gli uomini desiderano far uso di frequente e che è anche utile per migliorare il morale a bordo del satellite?”

“Non sono mai stato un campione con gli indovinelli, Jess”

“Beh si può riassumere tutto in una normalissima parola di quattro lettere” sorrise cattivo Hawkins. “Sesso.” Filmore lo fissò per un attimo in silenzio e poi disse: “Oh per Giove Jess, mi sa che dici sul serio”.

Per un istante il viso di Hawkins perse il sorriso. “Ci puoi scommettere Bill. Finora sei stato fortunato, ma se non facciamo qualcosa, presto nel conteggio ci sarà un altro astronauta morto. Ci ho pensato moltissimo: la soluzione migliore è quella di spedire delle ragazze a bordo della Centottantasette.”

“Ma... se soltanto da un punto di vista puramente economico…—”

“E’ per questo che ingaggio soltanto ragazze europee – sono meno costose e di migliore qualità. Ho già incaricato il mio assistente, Wilbur Starling, di assumere le migliori professioniste plurilingue che ci siano. Se rigeneriamo aria e acqua, usiamo cibo concentrato molto economico e i nuovi carburanti atomici, i costi per piazzarle lì sopra e tenercele scendono a minimi ridicoli.”

“Ma è pur sempre una bella sommetta. E dove li prendi tutti questi soldi?”

“Li ho stanziati prelevandoli dal Fondo per le Vedove e i Familiari a Carico degli Astronauti” disse Hawkins, mentre sul volto gli tornava il sorriso. “Mi è sembrato il fondo più adeguato. Se te lo stai chiedendo... ho anche preso delle precauzioni perché l’operazione rimanga confidenziale. Come Direttore ho la facoltà di mantenere il segreto su tutto ciò che desidero. Non lo saprà neppure il Presidente.”

“E il Generale Bullfat? Quello da quando ti hanno nominato capo dell’agenzia come suo superiore ti odia a morte.”

“Bill, tu ti preoccupi troppo. Bullfat si deve guardare allo specchio ogni giorno anche soltanto per trovarsi il naso.”

“A parte le obiezioni di tipo pratico, Jess,” disse Filmore disperato, “è tutta l’idea che è immorale. Un funzionario di Governo non dovrebbe fare questo tipo di cose.”

“Questo non è assolutamente rilevante. Quando ci sono in gioco delle vite umane, la morale non conta.”

Filmore si alzò. “Jess, se non posso convincerti con le parole a desistere da questa idea folle, troverò qualcuno che lo faccia per me.”

“Non vorrai mica fare la spiata a un amico, vero?” chiese Hawkins, ferito.

“E’ per il tuo bene, Jess.” Si avviò alla porta.

“Che peccato per te e Sylvia,” disse sottovoce Hawkins.

Filmore si fermò. “Cioè cosa, di me e Sylvia?”

“Mandare a monte un matrimonio tanto riuscito dopo tredici anni insieme…”

“Io e Sylvia siamo felicemente sposati. Non abbiamo nessuna intenzione di rompere.”

“Vuoi dire che ancora non le hai detto di Gloria?”

Filmore impallidì lievemente. “Lo sai che Gloria è stata soltanto un’avventura momentanea, Jess. Non oseresti…—”

“Fare la spiata a un amico? Ma certo che no, Bill. Solo che ho questa brutta abitudine di cacciar fuori la frase sbagliata al momento sbagliato. Ma ammesso e non concesso, non pensi che dovremmo sederci a discutere della cosa un po’ più a lungo?”

***

Mentre la donna si rivestiva Wilbur Starling le chiese “Babette, posso parlarti un attimo?”

Babette guardò l’orologio. “Dovrà pagare altra ora” lo avvisò.

“Hai la mentalità troppo ristretta” rispose Starling. “Hai tutta la vita davanti! Invece di preoccuparti della prossima ora, dovresti pensare a tutte le ore che hai trascurato.”

“Vi prego! Sufficiente prenderle una alla volta.”

“Non vorresti la sicurezza per la vecchiaia, una bella casa…—”

Mon Dieu, altra proposta di matrimonio!”

“No, no, Babette zuccherino, non capisci… Vedi, io rappresento il Governo degli Stati Uniti…—”

“Conosco molto bene il vostro console” disse lei per aiutarlo.

“Non volevo dir questo. Il mio Governo vorrebbe pagarti per fornire dei servizi in una circostanza particolare.”

“Cosa devo fare?”

Il volto di Starling arrossì leggermente. “Oh, beh, la stessa cosa che fai ora, però nello spazio.”

“Spazio?”

“Sì, sì hai capito. Satelliti attorno alla Terra, Shepard, Glenn, Hammond.” Fece dei piccolo movimenti circolari con le dita.

“Oh, oui,” disse Babette, afferrando improvvisamente. “Come Ah-OK.”

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