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Ogni Minuto
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Adara nascose un sospiro, affrontando l’inevitabile. Da lunedì avrebbero lavorato insieme e Austin gli aveva senza dubbio già detto il suo nome. Non poteva scappare, ma non doveva fare la gentile. “Adara Dumont.” Lei contraccambiò la presentazione di Garret stringendogli la mano e lasciandola subito, ignorando come la grande mano di lui inghiottisse la sua. “Un‘insegnante straordinaria.”

Tatum tirò la camicia di Garret con l’altra mano, spalmando dello zucchero filato rosa sulla manica dello zio. “La signorina Dumont è Jane ed io sono Lizzy.”

“Ehilà, Lizzy.” Il giovane si grattò la guancia e guardò Adara. “Jane?”

“Non sei della famiglia. Non puoi usare il suo nome di battesimo.” Tatum si esibì in un inchino quasi decente. “Chiamatela signorina Bennet, buon signore.”

Bryan gemette e sgranò gli occhi. “Stupido Orgoglio e Pregiudizio. Come può piacere quella serie? Tranne la versione con gli zombie. Quella è forte!” Il piccolo sollevò un pugno affinché Garret lo colpisse.

Ignorando completamente il fratello, Tatum guardò lo zio con i suoi occhi blu innocenti e supplicanti. “Zachary è il mio signor Darcy ma Jane ha bisogno del suo signor Bingley!”

No. Adara vide il treno che stava arrivando verso di lei, ma non poteva muoversi abbastanza velocemente da togliersi di mezzo.

“Sarai il signor Bingley, zio Garret? Per favore?”

“Certo!” Il sorriso di Garret faceva sembrare fioca una torcia.

“Questa particolare Jane è in servizio per la sicurezza della festa di carnevale.” Adara incontrò lo sguardo di Garret. “Non vuole né ha bisogno di un signor Bingley.”

“Oh, suvvia, signorina Bennet. Ogni Jane ha bisogno del suo Charles,” disse Garret.

Dannazione. Conosceva Orgoglio e Pregiudizio. Non era d’aiuto nella sua ricerca di non piacergli.

Le tattiche di persuasione di Tatum si rivolsero su di lei, quegli occhi blu enormi, speranzosi e supplichevoli, su un viso da elfo.

Adara rimase ferma sotto l’assalto. “Ripensandoci, scelgo Mary. Con il signor Collins sposato con Charlotte, nessun altro potrebbe soddisfare i suoi standard molto particolari.” Adara inarcò un sopracciglio verso Garret, ma non ebbe alcun effetto sul sorriso di lui. “Preferiva stare da sola.”

“Con la sua musica,” aggiunse Garret.

“Con i suoi libri.” rispose Adara

“Chi se ne frega!” Bryan lanciò allo zio un’occhiataccia mostrando quanto fosse infastidito. “Sei cattivo come le ragazze.”

“Sono cresciuto con tua madre. Mi ha stravolto.” Garret arruffò i capelli biondo rossicci di Bryan. “Ma la questione deve essere risolta.” L’uomo si tirò su e sollevò il mento, imperioso. “Signorina Bennet, propongo una gara.”

“Accetto!” Tatum saltò su e giù con lo zucchero filato pericolosamente vicino a cadere dal suo bastoncino.

“Le mie scuse, signorina Lizzy!” Garret appoggiò il palmo della mano sulla testa di Tatum, tenendola ferma. “Stavo sfidando l’altra signorina Bennet!” Prima che l’espressione affranta di Tatum si trasformasse in lacrime, aggiunse: “Ma, naturalmente, può unirsi a noi. Se vinco io, sarò il signor Bingley. Se perdo, la signorina Bennet rimarrà senza legami.”

Bryan gemette di nuovo e si afflosciò. “Posso andare a prendere un hot dog?”

“Ci vediamo da tuo padre.” Garret gli diede dei soldi e il ragazzo scappò via.

“Non si corre!” Adara lo richiamò diligentemente.

“Non credo che abbia sentito.” Garret mantenne il suo tono sereno ma la sua bocca si contorse in un povero tentativo di non sorridere. Tese il braccio. “Andiamo?”

Adara fissò il braccio di lui, sperando di sembrare ostile. “Non ho accettato la sua sfida e sono sicura al novantanove per cento che i giochi siano per i bambini.”

Garret si scambiò un’occhiata con Tatum e, come se avessero coreografato la mossa, Tatum si lanciò in una danza del pollo, sbattendo le ali, mentre Garret faceva dei rumori striduli. Chiaramente, l’intera famiglia era mentalmente instabile e desiderava richiamare l’attenzione, non importava come. Bambini e adulti si fermavano a guardarli. Ed io dovrei lavorare con quest’uomo insopportabile? Come addetta alla sicurezza della festa di carnevale, Adara aveva il compito di scortare fuori i partecipanti che disturbavano e, per quanto le sarebbe piaciuto cacciare Garret dalla porta, Tatum e Bryan sarebbero dovuti andare con lui. Non poteva fare questo ai bambini.

“Bene,” Adara scattò. “A quale gioco stai per perdere?”

Tatum diede il cinque a Garret. Idioti.

“Il lancio della carta igienica.” Garret le lanciò un’occhiata sorniona, così simile a quella di Tatum da essere inquietante. “Sempre che tu non preferisca una competizione più femminile, come il ring della lotta sumo.”

Lottare per entrare in una di quelle tute gonfiabili non era possibile e andare in giro con Garret Ambrose? Sicuramente no. Adara arricciò il labbro. “Il lancio della carta igienica va bene.”

L’uomo le offrì di nuovo il braccio, che lei ignorò ancora una volta, e si fecero largo tra la folla verso il gioco.

“Hai sentito la buona notizia?” Garret sollevò lo sguardo verso di lei. “Sono il nuovo tutor di musica della terza elementare. Lavoreremo insieme.”

“Speravo che se avessi ignorato quel brutto pettegolezzo, sarebbe andato via.” Adara si sforzò di concentrare lo sguardo su Bozo il clown che trasformava i palloncini in animali e sui bambini che gli si stringevano intorno. Preferiva i clown inquietanti ai musicisti che si fingevano pirati.

“Non me ne vado così facilmente,” le sussurrò Garret vicino all’orecchio.

“Nel suo racconto, Gia deve aver dimenticato di menzionare che non provo alcun interesse per le abitudini dei tutor di musica.” Adara gli mostrò i denti.

Garret ebbe la grazia di trasalire. “La colpa non è di Gia. Ian ha un dono particolare per la persuasione... o la coercizione.” Il giovane si schiarì la gola. “Le sue intenzioni erano buone.”

“Buone intenzioni? Ian?” Adara sbuffò. “Giusto.”

Garret scrollò le spalle. “Succede più spesso di quanto si pensi.”

Il padre di Tatum, Bob, si occupava del Lancio della carta igienica, un sistema composto di varie tavolette da water appese al soffitto a varie distanze. Lo scopo era lanciare rotoli di carta igienica attraverso i fori - più alto era il sedile, più alto era il punteggio. Adara non aveva idea di chi avesse pensato a questi giochi contorti.

“Fatevi avanti, signore e signori, e mettete alla prova le vostre abilità con il fantastico Lancio della carta igienica!” Per quanto ne sapeva Adara, il carnevale non aveva un tema particolare o fisso per i costumi ma Bob faceva di tutto per conferire un’atmosfera da fiera medievale. Indossava una tunica multicolore che qualsiasi zingaro avrebbe invidiato, degli stivali alti di pelle e quelli che sembravano pantaloni di camoscio, completando il tutto con un cappello che metteva in risalto una lunga piuma di pavone.

“Biglietti per favore, signorina,” disse Garret a Tatum, con la mano tesa.

“Signorina Bennet,” lo corresse lei con un tono da signora spocchiosa. “Anche se suppongo che tu possa chiamarmi Lizzy, perché sei della famiglia.”

“Infatti. Anche così, Signorina Lizzy, ho bisogno di un biglietto prima di permetterle di giocare al grande Lancio della carta igienica, dove solo l’abilità e la resistenza le faranno guadagnare un premio.”

Senza voltarsi, Tatum schioccò le dita sopra la spalla. “Signor Bingley, tre biglietti.”

Il sorriso di Bob si trasformò in un cipiglio di disapprovazione. “Le buone maniere, signorina Lizzy.”

Tatum sospirò. “Signor Bingley, tre biglietti. Per favore.”

“Meglio,” disse Bob, mentre Garret pescava tre biglietti dalla tasca, sorridendo sopra la testa di Tatum. “La prossima volta, niente sospiri da contadina oppressa.”

“Sì, papà.” Sbuffò la piccola. “Possiamo giocare ora?”

“Per prima cosa, dobbiamo stabilire la posta in gioco.” Garret passò un rotolo di carta igienica a Tatum e poi ad Adara.

“Gioca anche lei, signorina Dumont?” Le sopracciglia di Bob salirono verso l’attaccatura dei capelli.

La ragazza Interazione non era stata il suo modus operandi dai tempi di Joey. L’anno precedente non aveva partecipato alla festa di Carnevale e nessuno l’aveva spinta a fare volontariato, ma l’anno prima aveva partecipato a migliaia di giochi. Forse anche tutti gli altri avevano dimenticato chi fosse una volta.

“Oh sì, sta giocando.” Garret lanciò un rotolo in aria.

“Non la signorina Dumont, papà. Jane Bennet.” Tatum lanciò al padre uno sguardo serio. “Lo zio Garret sta cercando di vincere per essere il suo signor Bingley.”

Bob guardò Garret poi Adara e di nuovo Garret, con la fronte corrugata nel suo sguardo da ‘padre preoccupato’.

Adara strinse il tessuto molle. Giusto. Nessuno voleva che il proprio cognato fosse interessato all’insegnante emotivamente indisponibile. L’aveva capito, era persino d’accordo, ma comunque... non aveva chiesto niente di tutto questo. “Non si preoccupi, signor Sullivan. Perderà.”

“Parole di lotta, signorina Bennet.” Garret le urtò la spalla, facendola quasi inciampare. “Vuole che io inizi per primo, così capirà quanto sia veramente troppo sicura di sé?”

“Continui. Ma non lasci che della carta igienica scadente ferisca quelle fragili dita da violinista.”

Sul volto di Adara comparve un ghigno e la sfida sottostante risvegliò una lieve eco della sua rivalità fraterna con Joey, anche se la loro era stata molto più feroce. Era stato il suo gomito a rompere il naso di Joey in una zuffa di spartiti, non che lui si fosse poi lamentato molto. Tutte le ragazze sembravano amare quel bernoccolo permanente. Adara strinse il rotolo cercando di cancellare il ricordo.

“Si prepari a essere corteggiata in stile Bingley.” Con la voglia di sfida che gli brillava negli occhi, Garret alzò lo sguardo verso le tavolette del water appese dietro Bob. Saltellò un paio di volte e lanciò il rotolo sull’anello più alto. Lo mancò.

Adara scosse la testa. Tipico dell’uomo... Non ha nemmeno provato con quello più basso.

“Ne ho altri due.” Il tono di lui era freddo, sicuro di sé.

“Posso provarne uno prima io?” Tatum tenne il suo rotolo sopra la testa e girò. Bob salvò lo zucchero filato mentre le volava di mano, prendendolo prima che colpisse il pavimento della palestra. Un punto per i papà esperti di tutto il mondo.

“Vai, tesoro!” Garret fece un passo accanto ad Adara e mise le mani dietro la schiena mentre Tatum giocava il suo turno. “Mancare una volta non significa nulla. Era un tiro di prova.”

“Come vuole, Ambrose.” Adara si allontanò da lui, dal suo calore e dal leggero odore della sua colonia agli agrumi. Purtroppo, non aveva l’odore di un pirata. “Non tutti hanno più di un’abilità.”

Tatum piegò le ginocchia e lanciò il rotolo in aria, in stile lancio del peso. Il rotolo rimbalzò sulla tavoletta più alta e oltrepassò quella più bassa. “Dieci punti per me!” Tatum iniziò a saltellare come una molla. “Sto battendo lo zio Garret!”

Il musicista guardò Adara. Alcune ciocche troppo lunghe dei capelli biondi di lei erano scivolate via dalla fascia sulla nuca e le incorniciavano la mascella, aggiungendosi al suo aspetto bohémien. “Quindi ammetti che ti piace la mia musica?”

“Non stavo insinuando che il tuo singolare talento abbia qualcosa a che fare con la musica.” Adara afferrò il rotolo di carta e lo fece passare ordinatamente attraverso la tavoletta da trenta punti. Sollevò un fianco e sollevò il mento.

Garret prese il secondo rotolo lanciatogli da Bob. “Mi hai appena conosciuto, hai parlato con me solo per necessità, eppure conosci magicamente i talenti che possiedo?” Si avvicinò di più, abbastanza da sfiorarle la guancia con il suo respiro, caldo e intimo. “Racconta.”

“Talento. Singolare.”

“Se non è la mia musica - che mi ferisce gravemente, tra l’altro - e non è fischiare mentre parlo, cosa credi che sia?”.

“Molestare gli innocenti, ovviamente.”

“Presumo che parli di te,”

“Infatti.”

Garret si concentrò sul tiro da cinquanta punti, si preparò e sbagliò di nuovo. Il suo sorriso si spense. “E si aspettano che i bambini segnino con questo?”.

“Che sfiga!” Adara strinse le labbra. “Tutto quello che devo fare, è segnare un’altra volta e il signor Bingley va via da solo.”

“Il signor Bingley non si arrende mai. Il suo ultimo lancio è stato pura fortuna.”

Tatum lanciò il suo secondo rotolo che volò tra due tavolette. La piccola batté un piede e guardò suo padre. “Hai accorciato le corde mentre non guardavo, vero?”

“Tutto è onorevole, equo e giusto al Lancio della carta igienica di Bob.” Bob fece roteare un rotolo su un dito, con la bocca impostata in modalità padre severo. “E la scarsa sportività metterà fine al tuo turno proprio ora, signorina.”

Tatum borbottò delle scuse, che furono sufficienti a farle guadagnare l’ultimo rotolo di carta.

Adara si mise di fronte ai bersagli, prese la mira e fece centro. Non riuscì a trattenere un piccolo sorriso. “Addio, signor Bingley.”

Tatum piantò i pugni sui fianchi. “Bella mossa, zio Garret. Pensavo che tu fossi un cestista...”

Garret smorzò il resto della frase con una grande mano. “Non annoiamo la signorina Dumont con il mio illustre passato.”

“Fammi indovinare, panchinaro della fascia B della scuola media?” Adara agganciò un dito nel cinturino del gilet. Non era difficile immaginarlo mentre faceva sport. Avrebbe indovinato la sua altezza a un metro e ottanta e con quei lunghi arti e la forma snella, probabilmente aveva un po’ di atletismo naturale nelle vene oltre alla sua musica. Ma, a quanto pareva, non abbastanza da mantenere la sua abilità di tiratore.

“La mia vita girava intorno alla musica.” Garret le fece l’occhiolino e Adara fece finta di non vederlo. Con un po’ di fortuna, il suo viso non sembrava così caldo come si sentiva. “Non avevo tempo per altre attività.”

Suona familiare. Per strappare Joey dal suo violino ci voleva la forza, l’inganno o una torta al cocco, a volte tutte e tre le cose. Adara avvertì un nodo alla gola e si girò.

“Il doppio o niente!” esclamò Bob, attirando l’attenzione di tutti. “È stato un colpo di fortuna o la fortuna della principiante. Inoltre, nessun altro sta facendo la fila.” Disse l’uomo riempiendosi un braccio di rotoli di carta igienica. “Alziamo la posta. Se Garret vince, detiene il titolo onorifico di signor Bingley, solo per la notte di carnevale, e...?” Guardò con attenzione Garret.

Sul volto di Garret tornò il sorriso. “E Adara accetta di cenare con me.”

Capitolo quinto

Non ci sarebbe stata nessuna cena con Garret Ambrose. Adara infilò le mani nelle tasche dei jeans. “No. Devo andare ad accaparrarmi un palloncino a forma di cane da salsiccia. Roba top-secret per la sicurezza del carnevale.”

“Bene.” Garret prese dei rotoli di carta igienica in ogni mano e la guardò con, gli occhi scintillanti. “Mi aspettavo che accettassi e che mettessi i tuoi paletti affinché non molestassi mai la tua persona innocente al di fuori del lavoro. Graywood è una piccola città. Ci incontreremo” disse Garret con un sorriso smagliante ”spesso.”

Il giovane aveva fatto un’osservazione valida. Condividere l’aula con lui sarebbe stato già abbastanza brutto. Sarebbe stato ancora peggio avere a che fare con lui nella corsia dei prodotti femminili del supermercato. Adara gli strappò un rotolo dalla mano. “Va bene, a patto che non mi rivolgerai parola al di fuori del lavoro.”

Adara aveva pensato che prima lui avesse mostrato tutti i suoi denti? No, ne aveva di più e tutti risplendevano verso di lei, bianchi e dritti. Se non altro, aveva davvero un bel sorriso. Era contagioso. Pericoloso. “La fortuna del principiante, tesoro un...”

Tatum la guardava, attenta a ogni sua parola.

“Pezzo di torta di mele di zia Mary.” Come insegnante di scuola elementare, aveva fatto molta pratica con le parolacce creative. Di solito non si preoccupava abbastanza da scivolare. Fastidioso musicista aspirante pirata e con un sorriso contagioso.

“Bel salvataggio,” mormorò Garret, grattandosi l’orecchio e guardando il soffitto della palestra.

“Zitto,” gli rispose lei sottovoce, concentrandosi sulle tavolette. Un tiro da cinquanta, le avrebbe quasi garantito la vittoria, e, dato che cenare con lui non era una possibilità, puntare su ciò le sembrava la cosa da fare. Se avesse sbagliato, aveva ancora due colpi per batterlo. Un pezzo di torta. Alle mele della zia Mary, per essere precisi.

Espirando, Adara lanciò il rotolo verso il bersaglio ma rimbalzò sul bordo e cadde a terra, lasciando dietro di sé una scia bianca.

“Quasi.” Bob emise un “tsked”, il suo disappunto non era affatto convincente.

“La vittoria è così dolce. Ne sento già il sapore.” Garret piegò le dita e ruotò il collo. Saltò alcune volte, agitando le braccia come un pugile che si prepara per salire sul ring.

“Signorina Dumont, non è educato alzare gli occhi al cielo. Questo le costerà un adesivo.” Tatum allungò una mano, aspettando il prezzo del roteare gli occhi.

Mettere in pratica ciò che predicava in classe non era facile con Garret Ambrose. “Hai ragione. Sono stata scortese e mi scuso.”

La piccola mano non si mosse, restando in attesa.

“Non ho nessun adesivo con me... Oh, aspetta.” Tirò fuori dalla tasca il biglietto rosa che aveva trovato in precedenza attaccato al gilet. “Ecco qua. È tutto quello che ho.”

Tatum lesse il biglietto e il suo volto si corrugò. “Che schifo. Vuole sposare il preside Austin?”

Il riscaldamento di Garret si fermò all’improvviso e anche Bob fece una pausa.

“Sì, certo.” Adara sospirò con un’aria sognante. “Tutte vogliono sposare il preside Austin. È come un signor Darcy dei giorni nostri.”

Tatum sembrò così inorridita che Adara dovette sforzarsi per non ridere. Tenendo il biglietto come se contenesse una malattia, la bambina lo lanciò di nuovo verso la maestra. “Non voglio un adesivo.”

“Bene.” Adara lo attaccò sul gilet, mostrando le lettere scarabocchiate a matita da una mano giovanile. “Lo terrò per me.”

Garret scorse il biglietto e il sollievo negli occhi scuri di lui suscitò dietro lo sterno di Adara un piccolo, fragile battito, nel posto in cui un tempo risiedeva il suo cuore. Garret voleva veramente vincere quella scommessa, per trascorrere più tempo con lei. Non aveva alcun senso. Adara sapeva che alcuni uomini la trovavano attraente, nonostante che non si fosse mai preoccupata di truccarsi, indossasse sempre vestiti neri minacciosi e scoraggiasse senza pietà le avances romantiche. Forse a lui piaceva solo il brivido della caccia. La giovane sollevò il mento. Questa particolare preda non sarà catturata.

Sembrò che Garret avesse terminato le sue mosse di preparazione, si girò e lanciò il rotolo verso la tavoletta dei quaranta punti. Il rotolo la attraversò in pieno, un colpo perfetto.

“Quaranta punti per il signore,” annunciò Bob, mentre Tatum saltellava, applaudendo.

“Traditrice.” Adara strinse gli occhi verso la sua studentessa preferita. “Pensavo fossi dalla mia parte.”

“Lo sono.” Tatum pronunciò la parola con il tono lamentoso che i bambini amano utilizzare quando protestano. “Voglio che tu sia Jane, non Mary, e Jane ha bisogno di un signor Bingley.” La piccola sbatté le ciglia. “Lo zio Garret sarà un perfetto signor Bingley.”

“Grazie, signorina Bennet.” L’uomo eseguì un elegante inchino in modo così esperto che doveva essere un movimento che praticava spesso. “La fiducia che dimostra nei miei confronti mi scalda il cuore.”

“Per quanto sia fuori luogo in questa circostanza.” Adara strappò dalle mani di Bob il secondo rotolo. “Inoltre, per quanto mi ricordi, in nessuna versione di Orgoglio e Pregiudizio il signor Bingley aveva una predilezione per i pirati.”

Bob ridacchiò. “Grazie, signorina Dumont. Lo dico da anni e nessun altro pretende di vedere il suo malcelato desiderio di essere Barbanera.”

“Non ho affatto voglia di essere un pirata.” Il tono di voce di Garret diventò affilato e lanciò al cognato un’occhiata degna di qualsiasi mascalzone. “L’anello con il teschio è stato un regalo di tua moglie e della tua prole, come ben sai. Che razza d’ingrato sarei se non lo indossassi?”.

“Nessun giudizio.” Bob alzò le mani, gli occhi scintillanti. “Scommetto che ti piacerà la benda sull’occhio che ti regaleranno per il tuo compleanno.”

Il ghigno bloccato nella gola di Adara esplose.

“Ho capito come stanno le cose. Mancanza di rispetto e slealtà da tutte le parti.” Garret incrociò le braccia e i suoi bicipiti si strinsero sotto le maniche della camicia, braccia che avrebbero fatto invidia a molti uomini. Dev’essere perché tiene il violino. Con fare minaccioso Garret si avvicinò al cognato. “Sarà meglio che ci sia una sciabola con quella benda sull’occhio, cane rognoso.”

Adara sorrise, in un modo involontario e genuino. Soffocò velocemente quell’espressione, il suo cuore scalciava forte. Poteva vedersi all’interno di quella famiglia, connettersi, avvicinarsi, condividere le risate, essere vulnerabile... permettendo che il dolore debilitante non si ripetesse.

Adara distolse lo sguardo da Garret, rivolgendolo alle tavolette. Cinquanta punti. Perdere non era una possibilità. Costringendo le mani a stare ferme, tirò. Il rotolo colpì il bordo, rimbalzò e passò. Non era stato un bel tiro, ma aveva funzionato.

“Dan...” Garret colse appena in tempo lo sguardo spalancato di Tatum. “-nazione.” Il giovane iniziò a passare il secondo rotolo di carta da una mano all’altra, scrutando i bersagli, con un’espressione seria. “O la va o la spacca, giusto?” Lanciò il colpo verso il cinquanta... e lo mancò.

“Metticela tutta, zio Garret!” urlò Tatum, osservando con cipiglio l’uomo che tre secondi prima aveva guardato con tanta ammirazione.

La sensazione di nodo alla gola di Adara si allentò un po’. Erano di nuovo quasi alla pari. Le mancavano solo altri cinquanta punti e sarebbe stata libera da ogni impegno, libera dal fastidioso violinista fuori dal lavoro, libera di stare nel suo bozzolo sicuro.

Incontrò lo sguardo di Garret. “Vuoi fare il tuo ultimo tiro adesso? Se non fai centro, mi risparmierai la fatica.”

Lui la studiò per un istante molto lungo. Senza sorridere con il solo scopo di concentrarsi soltanto su di lei, Adara riusciva a capire perché lui eccellesse nella sua musica. Quella determinazione le suggerì che una volta che la mente dell’uomo era impostata, non si arrendeva mai, non importava quale fosse la difficoltà o la sfida. Conquistare o morire. Garret scosse lentamente la testa.

Adara scrollò le spalle e aggiustò la presa sull’ultimo rotolo. Cinquanta punti avrebbero assicurato la vittoria, ma quaranta sarebbero stati un colpo più facile e un pareggio se Garret avesse avuto fortuna. In nessun modo avrebbe potuto batterla in uno spareggio. Puntò ai quaranta punti.

Il tiro ripeté il punteggio precedente di Tatum, rimbalzando sul bordo dei quaranta. Il rotolo si capovolse, cadendo e rimbalzando nei trenta. Merda. Poteva ancora batterla. Non avrebbe mai dovuto permettere a Tatum di trascinarla in quella situazione. Già, i bambini di terza elementare sono ottimi capri espiatori.

Garret riprese a studiarla, arrotolando distrattamente la carta igienica tra i palmi delle mani - quella stessa, seria concentrazione che le faceva sentire come se lui potesse vedere ogni vulnerabile frammento della sua anima. “Cinquanta punti per vincere, Adara.”

Quasi ipnotizzata dallo sguardo di lui, Adara avvertì il tono basso e sensuale di Garret avvolgerla. La giovane tossì per rompere l’incantesimo. Lui aveva sempre mancato i cinquanta punti. Non c’era modo che lo colpisse ora. “Quaranta punti per pareggiare.”

Sul viso di Garret tornò il sorriso che non era affatto come l’amichevole scatto di gioia che aveva indossato prima. Era il sorriso a denti stretti di un lupo, sicuro di sé e affamato. “Non mi piace pareggiare.”

Fece perno, puntò e affondò la carta igienica nel cinquanta.

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