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Piangendo Sulla Luce Versata
Yanni osservò la città sotto di loro mentre Nikos ordinò del whiskey. I sobborghi nella parte settentrionale erano più o meno gli stessi di sempre, un luogo di relativa sicurezza e grandi case costose con giardini ed appartamenti da tre camere da letto per le famiglie. Atene si estendeva anche verso sud, ma sfumava all’orizzonte, il quale sembrava approcciarsi causa l’aria umida e lo smog grigio. Sbirciò in direzione del livello più basso dell’atmosfera, dove i grattacieli del centro città, bestie alte di vetro e acciaio che venivano erette a velocità impossibile, sembrano formarsi come cristalli sbucando dall’aria sottile. Pensò ai suoi cristalli della luce, immaginando come sembrassero nella realtà. Sarebbero stati altrettanto belli, disposti in grane alla base di un chip di un computer? Quei grattacieli erano tanto effimeri quanto i suoi cristalli della luce, o erano lì per restarci?
“Qual è tuo?” domandò Yanni. Nikos accese un sigaro e indicò i grattacieli, “Il secondo dalla sinistra. Ho finito con quello, non c’è più niente che debba fare. Ora è compito dell’impresa costruirlo, e lavorano così velocemente. Non riesco a credere che siano trascorsi solo sei mesi e che siano già a metà dei lavori. È così tanto tempo che ne ho in mente il progetto, ed ora sbuca dalla terra e cambia il paesaggio”.
Yanni conosceva tale sensazione. Quella per la quale qualcosa esiste solamente nella propria mente; il suo progetto non era ancora stato realizzato poiché era ancora in fase di perfezionamento. Per questo a Nikos piaceva così tanto venire quassù. Doveva essere eccitante essere in grado di osservare il progresso di un tuo lavoro da così lontano seduto comodamente su un divano di pelle fumando un sigaro. Portava sicuramente il termine in prima fila ad un altro livello.
“Ci stanno impiegando molti soldi, vero?” domandò Yanni, e si piegò in avanti per accendersi un sigaro.
Nikos risposte, “Molti? Più tipo una barca di soldi. Fumiamone un po’”.
“Thalia mi ucciderà quando sentirà l’odore del sigaro” disse Yanni esalando lentamente il fumo, godendosi l’aroma.
“Da’ la colpa a me, dì che ho fumato e che ho fatto cadere della cenere su di te per sbaglio, o qualcosa del genere” disse Nikos. “Devi prenderti una pausa e godertela! Come va la tua dimostrazione?” domandò poi, riferendosi alle prove sulle quali Yanni stava lavorando da diversi anni.
Yanni sospirò e guardò nuovamente fuori dalla finestra. “Non so, amico. Potrei esserci vicino e non saperlo, o potrei esserci infinitamente lontano. Deve scattare, sai? Se ho ragione e faccio funzionare l’equazione, allora sarà precisa come le lancette di un orologio svizzero”.
Nikos lo stava guardando dimostrando empatia. “Capisco, Yanni. No, non la matematica teorica, quella no, ma comprendo il concetto. Devi fare in modo che le forze coinvolte stiano al gioco, o tutto andrà in frantumi”.
Yanni scoppiò a ridere e disse, “con molti meno detriti che nel tuo caso, ma sì, in pratica è così”.
Nikos si fece in avanti e lo obbligò a guardarlo negli occhi. “Non capisci, vero? Io realizzo cose che esistono già, non sono niente di nuovo. Si tratta di una replicazione di concetti che conosciamo già, solo inserite in un nuovo contesto. Tu stai cercando di realizzare qualcosa di nuovo. La tua dimostrazione si trova nella tua mente, e nessun altro può tirarla fuori da lì. Qualcun altro è in grado di disegnare il mio grattacielo. Nessuno può risolvere la tua dimostrazione”.
“Lo so, ma ultimamente mi sembra di cercare la fine dell’arcobaleno” disse Yanni. “Demokritos ha programmato una revisione dei miei fondi fra un mese. Potrebbero interromperli. Ne ho parlato con Thalia, forse farò domanda per insegnare all’università o…”
Nikos posò il sigaro e sbottò, “Insegnare? INSEGNARE? Si fotta. Si fotta la Demokritos, che cosa ne sanno loro? Tu non ti metterai ad insegnare! Vincerai un fottuto premio Nobel per questa dimostrazione”.
Il modo in cui il suo amico credeva in lui fece venire le lacrime agli occhi a Yanni, ma le trattenne. “Significa veramente molto per me che tu lo dica. Ma potrebbe essere ora di limitare le mie perdite e fare qualcosa di stabile. Ho una famiglia adesso e mi devo prendere cura di loro”.
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