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Jeremy (Angelo Spezzato #4)
Jeremy (Angelo Spezzato #4)

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Jeremy (Angelo Spezzato #4)

Язык: Итальянский
Год издания: 2020
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“Leilani.” Mentre il nome gli scorreva sulla lingua, si sorprese nel sentire una sensazione di calore nel petto. Era come se fosse stato trasportato di nuovo a Kauai da Leilani e Sammy.

“Ci vuoi tornare.”

“Io . . .” Non sapeva cosa rispondere. Le emozioni si scontravano dentro di lui. Avrebbe dovuto rimanere con la propria famiglia nel ruolo del povero sfigato innamorato della moglie del fratello e dover vivere vedendo la pietà negli occhi di Naomi? O avrebbe dovuto andare in un altro luogo dove veniva guardato con ammirazione?

“Non ne sono sicuro.”

“Non vedo alcun motivo per cui tu non possa assentarti per un giorno o due. Tutti abbiamo bisogno di una pausa ogni tanto.”

Lui sapeva perché. Se se ne fosse andato, probabilmente non sarebbe mai più tornato. Era una tentazione enorme poter andare in un luogo in cui dimenticarsi di Lash, di Naomi, di tutti. Magari anche dimenticarsi di essere un arcangelo.

“È molto generoso da parte tua. Ci penserò. Allora, dimmi, per quale motivo mi volevi incontrare?”

Gabrielle tirò fuori un foglio dalla tasca. Fece una pausa, ticchettando con il foglio sulla mano, e poi lo ripiegò. “L’incarico può aspettare. Vorrei saperne di più del tempo che hai passato a Kauai.”

Sta sorridendo.

Jeremy corrugò la fronte. Perché stava sorridendo? Gabrielle non parlava mai di cose futili con nessuno, nemmeno con Raphael. Era sempre professionale.

“Beh, è il paradiso in Terra, senza dubbio. Come ti ho detto, ci ho messo un po’ a liberare la mente. Ho avuto bisogno che un amico speciale mi facesse ragionare prima di riuscire a divertirmi.”

“Leilani?”

“Sì, Leilani.”

“Quindi è stato surfare o sbattere con la faccia sulla sabbia che ti ha risvegliato?” I suoi occhi brillavano.

“Ugh, non posso credere che, con tutto il tempo che ho passato sull’isola, sia stato proprio quello il momento in cui hai deciso di guardarmi.”

“Sarò onesta, avevo bisogno di farmi una bella risata anch’io, specialmente dopo che tu e Lash . . .”

Nella stanza si fece silenzio mentre i due si guardavano. Jeremy non aveva capito che la sua lite con il fratello l’avesse colpita a tal modo. Certo, era stata molto più che una lite. Era stato l’inizio di una nuova vita per lui—una vita in cui finalmente vedeva la realtà.

Abbassando la testa, chiuse gli occhi e si ricordò del momento in cui l’Arcangelo Raphael gli aveva rivelato di essere più di un mentore e di un caro amico, il momento in cui i ricordi di un passato antico erano emersi dai recessi più reconditi della sua mente.

Era stato il momento in cui il suo cuore aveva tradito il fratello per la prima volta.

7

TRE MESI PRIMA

“Sono tuo figlio?” sussurrò Jeremy.

La mente gli andò in subbuglio per quello che gli era appena stato rivelato. Doveva aver sentito male. Raphael, il terzo arcangelo più potente del Paradiso, meno potente solo di Michael e di Gabrielle, non poteva avergli appena detto di essere suo padre.

Sì, aveva sicuramente inteso male. A volte era difficile capire Raphael, che prediligeva la lingua antica. C’erano anche volte in cui passava all’Ebraico a metà di una frase. Succedeva raramente negli ultimi tempi, e lo faceva solo quando era sotto pressione. E questo era sicuramente il caso. La battaglia contro Lucifero a Shiprock, nel New Mexico, non era andata come previsto. Lucifero era riuscito a scappare, e Raphael sosteneva che fosse solo una questione di tempo prima che l’angelo oscuro tornasse con un’armata ancora più grande. Tutti erano in tensione.

E allora perché il cuore gli batteva all’impazzata?

“Tu sei mio padre?” La voce di Jeremy echeggiò nella stanza.

Si sentì un gemito, e i suoi occhi passarono al letto su cui giaceva Naomi Duran, addormentata. Raphael fece una pausa, tenendo le mani sopra al corpo della ragazza.

“Sì” disse sottovoce.

È mio padre. Jeremy si lasciò sprofondare nella poltrona di fronte a lui. Raphael continuò il proprio lavoro di guarigione su Naomi, per proteggere la quale suo fratello aveva lottato così strenuamente.

Non era possibile. O invece sì? Secoli prima, Jeremy era nato da una madre umana, Rebecca. Lash era suo fratello. La punizione di Raphael era stata che i figli perdessero ogni ricordo della vita passata e di tutti quelli che vi avevano vissuto, incluso il padre.

Jeremy osservò gli occhi color zaffiro ed i capelli dorati di Raphael, così simili ai suoi, e le sue mani. Quelle mani.

La mente cominciò a ronzare e poi sentì il pianto di un neonato che gli riempiva la testa. Immagini comparivano e sparivano: un piccolo cottage, una capra, la mano di un bambino accanto ad altre grosse, muscolose.

“Padre, le tue mani sono uguali alle mie.”

Sussultò, e il suo sguardo corse a Raphael. Era tutto vero. Ed era come se l’avesse sempre saputo. Nel suo profondo, aveva sempre sentito un forte legame con l’uomo che chiamava mentore ed amico.

“Ed ero fidanzato con lei.” Passò lo sguardo su Naomi.

Tutto aveva senso adesso. L’improvvisa attrazione che aveva sentito per Naomi la prima volta in cui l’aveva vista a Houston; il modo in cui lei gli tormentava la mente mentre controllava che Lash completasse il suo incarico; e il dolore al petto che l’aveva quasi messo in ginocchio quando aveva visto Lash che la teneva fra le braccia per proteggerla, le premeva le labbra sulla guancia, e le dichiarava il suo amore. E quando ciglia scure ed occhi azzurri si erano sollevati verso il suo migliore amico e labbra bluastre avevano sussurrato “Ti amo”, il suo cuore si era fermato, a pezzi per qualche ragione inspiegabile. Per un attimo, aveva pensato che Lucifero o Saleos fossero fuggiti e lo stessero attaccando servendosi di qualche forza invisibile. Adesso capiva il perché.

L’aveva amata.

Anche adesso il suo cuore soffriva nel vedere Naomi giacere sul letto quasi senza vita, pallida, con i capelli neri sparsi disordinatamente sul cuscino. Era stato lui a farle questo. Aveva preso la sua vita terrena. L’aveva portata via alla famiglia che lei amava tanto.

Dopo averla colpita a Shiprock, l’aveva portata alle residenze degli angeli, in una camera privata. Era rimasto al suo fianco mentre Raphael si occupava di Lash nel Salone delle Offerte, curando le sue ferite. Anche se Jeremy era preoccupato per Lash e sarebbe stato compito di Rachel occuparsi di Naomi, si era rifiutato di allontanarsi da lei. Invece aveva pregato Rachel di venirlo ad avvisare non appena Lash si fosse svegliato. Il suo senso di colpa per non essere al capezzale del fratello era diminuito quando Raphael gli aveva fatto sapere che Lash era fuori pericolo.

“Sì, lo eri” disse Raphael passando le mani sullo stomaco di Naomi. Fece una pausa e guardò Jeremy con intensità. “Ricordi qualcosa, figlio mio?”

Lo sguardo di Jeremy si spostò su Naomi. Le sue guance e le sue labbra perfettamente disegnate stavano lentamente riprendendo colore. Il respiro gli si fermò mentre altre immagini gli passavano per la mente. Si muovevano così velocemente da impedirgli di focalizzarsi su una. Una borsa di pelle. Labbra rosa. Una fascia rossa.

L’attrazione verso di lei si intensificò. Tese una mano nella sua direzione, con il desiderio irrefrenabile di far scorrere le dita sulle sue labbra. E poi, come perso in un passato di cui non aveva conosciuto l’esistenza fino ad ora, sentì la sensazione: labbra sulle labbra, calde, bagnate, sensuali . . . elettrificante.

“Jeremiel?”

Sbattendo gli occhi, guardò Raphael e vide la propria immagine riflessa nello specchio a figura intera appeso alla parete di fronte. La sua mano era a pochi centimetri dalle labbra di Naomi. Desiderio e brama erano dipinti sul suo viso.

Allontanò la mano di scatto, mettendosela in tasca. Qualunque cosa stesse provando, avrebbe dovuto smettere—in fretta. Lash sarebbe stato molto arrabbiato una volta sveglio. E quando avesse saputo che Naomi era stata promessa a Jeremy in matrimonio . . . beh, anche quello non avrebbe certo aiutato. Jeremy conosceva bene l’amico. Agisci prima, rifletti dopo. Lash avrebbe pensato che lui avesse voluto rubargli Naomi intenzionalmente.

Mentre la guardava, una vocina gli risuonò nella mente.

Ed avrebbe ragione.

Jeremy si schiarì la gola, ricomponendosi. “Non proprio. Credo di ricordare qualcosa sull’aver vinto una gara di corsa ed una borsa piena di monete d’oro . . . e forse una capra.”

“Secoli dopo e quella capra ci controlla ancora. Animale testardo.” Ridacchiando, Raphael appoggiò delicatamente la mano sulla fronte di Naomi. “Lei era l’unica in grado di far muovere quella vecchia capra—e l’unica a far sorridere Lahash. Lo rendeva molto felice, e lo farà ancora.”

“L’ha già fatto” mormorò Jeremy guardando con amore la donna che aveva portato il sole nella vita del suo migliore amico.

Non aveva mai visto Lash tanto felice come quando stava con Naomi nelle ultime settimane. Anche prima di venire cacciato dal Paradiso, Lash sembrava sempre circondato da un alone di tristezza. Jeremy aveva pensato che lui fosse fatto così. Adesso aveva capito che era perché gli mancava il cuore e nemmeno lo sapeva.

Se lei era destinata a mio fratello perché il mio spirito si risveglia semplicemente standole seduto vicino?

“Il mio lavoro qui è finito. È stato abbastanza facile.” Raphael si abbassò e baciò la fronte di Naomi. “La rabbia di tuo fratello, invece, sarà un altro paio di maniche.”

“Pensi che dovrei venire con te?” Per quanto Jeremy volesse rimanere con Naomi, forse sarebbe stato meglio rimanerle lontano.

“So che sei ansioso di riappacificarti con Lahash, come me. Dobbiamo muoverci con cautela. Lascia che gli parli io per primo.”

Appena Raphael ebbe lasciato la stanza, Jeremy si girò verso Naomi. Stava meglio. Il suo respiro era lento e stabile. Le ciglia nere formavano una mezzaluna sul suo viso. Le guance erano rosate e le labbra parzialmente schiuse erano di un rosa che invitava i baci. Gemette. Avrebbe dovuto andarsene con Raphael. Avrebbe dovuto lasciare Rachel con Naomi.

Rimase in ascolto, sperando di poter udire i passi di Rachel che si avvicinavano alla stanza. Tutto ciò che riusciva a sentire era musica che arrivava dal cortile. Alzandosi, si avvicinò alla finestra e guardò fuori. Un gruppo di angeli, seduto sotto gli alberi di ciliegio, ascoltava un serafino cantare. Assomigliava a Rachel, piccola ma con gli occhi azzurri anziché castani. Boccioli di ciliegio svolazzavano nell’aria, cadendo intorno ai suoi piedi e a quelli del suo pubblico di angeli. La sua voce dolce da soprano era pura senza vibrato mentre cantava, chiedendo al proprio amore di sognarla. Le sue mani grassottelle si muovevano con grazia seguendo la melodia della canzone celtica.

Mentre ascoltava l’angelo chiedere cantando di essere portata sulle nuvole dove il suo amore la aspettava, tornò vicino a Naomi. Stava sognando? Sognava di essere riunita a Lash?

Le si avvicinò, ipnotizzato dalla curva delle sue labbra rosa. I suoi capelli erano in disordine sul cuscino e sulle guance aveva delle tracce di terra, ma anche così era la cosa più meravigliosa che Jeremy avesse mai visto. Nemmeno Gabrielle, che era considerata l’angelo più bello, poteva avvicinarsi allo splendore che Jeremy si trovava davanti in quel momento.

Si ricorderà di me?

Con il dorso della mano, le accarezzò delicatamente la guancia.

Lei fece un piccolo gemito.

Lui ritrasse la mano di scatto. Non avrebbe dovuto comportarsi così. Avrebbe dovuto prendere la sedia, metterla in un angolo della stanza, ed aspettare. Stava per farlo quando le labbra di Naomi si mossero leggermente. Jeremy trattenne il respiro. Stava parlando con lui?

Le si avvicinò ancora di più per distinguere le sue parole. Lasciamo perdere che, con le sue abilità angeliche di un udito superiore, la sentiva perfettamente anche dal punto in cui si trovava.

Era così vicino da avvertire il suo respiro sulla guancia. Incantato dal suo viso dolce, lo toccò di nuovo. Voleva solo assicurarsi che stesse bene. Dopo tutto, era stato lui che l’aveva colpita con un fulmine.

Passò il pollice sul suo zigomo, godendo della sofficità vellutata. Le labbra di Naomi si curvarono in un sorriso delicato. Il battito del cuore di Jeremy aumentò quando lei si girò verso la sua mano e vi si appoggiò, sospirando.

Jeremy socchiuse le labbra avvicinandosi. Il ricordo del loro bacio era scolpito nella sua memoria. Dolce. Soffice.

Il suo respiro accelerò, ogni muscolo del suo corpo si tese mentre portava le labbra su quelle di Naomi. Poi, quasi in uno sfiorarsi, le loro labbra si toccarono.

Jeremy strinse le mani a pugno, afferrando il lenzuolo mentre l’elettricità gli invadeva il corpo come un fuoco. Chiuse gli occhi con forza, lottando contro l’istinto di prenderla fra le braccia e possederla.

Memorie di Naomi da un antico passato, un passato che non avrebbe dovuto ricordare, gli invasero la mente. Ricordò la sensazione delle sue braccia che lo circondavano per ringraziarlo di aver lottato contro Saleos quando Lash era ferito, il sorriso sul suo viso mentre l’accompagnava in città, il modo gentile con cui gli si rivolgeva ogni volta che lui visitava la locanda della sua famiglia, il modo in cui i suoi occhi azzurri l’avevano guardato dopo il loro primo bacio ad Ai.

Era stato un unico bacio. Toccandole la fronte con la sua, sussurrò: “Avresti dovuto diventare mia moglie. Avrai provato qualcosa per me? Potresti imparare ad amarmi?”

Trattenne il respiro sentendosi pronunciare queste parole familiari. Era qualcosa che le aveva già detto? Doveva essere così. Come poteva provare ancora questi sentimenti per lei se non avevano condiviso qualcosa di altrettanto intenso in passato?

Aveva bisogno di sapere. Premette le labbra sulle sue con decisione, con il desiderio disperato di percepire il suo amore. E in quel breve momento, tutto ciò che sentì era il battito del suo cuore che si sintonizzava con quello di Naomi mentre si baciavano. Non udì il cigolio della porta che si apriva né il sussulto che arrivava dalla soglia. Rimase perso nel bacio finché non sentì un grido acuto.

“Jeremy! Cosa stai facendo?”

8

Jeremy saltò dal letto e barcollò all’indietro come se avesse perso l’equilibrio. Il senso di colpa gli ribolliva nel petto. Come aveva potuto essere così egoista da arrivare a baciare il ritrovato amore del fratello?

“Rachel, io, uh, io . . .” La sua voce si spense mentre guardava Rachel in piedi sulla soglia, la bocca spalancata e gli occhi castani sgranati per lo shock. Che scusa avrebbe mai potuto inventare per spiegarsi?

Pensa. Non restare lì impalato.

“Mi sembrava che Naomi respirasse in un modo strano. Volevo assicurarmi che stesse bene.”

“Jeremy.” Lui fece una smorfia sentendo la riprovazione nella voce di Rachel. Lei non gli credeva. Neanche lui l’avrebbe fatto. Stava perdendo il suo savoir-faire, era una scusa pietosa.

“Non lo dirai a Lash, vero?”

“No, non lo farò.” Rachel entrò nella stanza, chiudendosi dietro la porta. Guardò Naomi, che fortunatamente stava ancora dormendo profondamente.

“Sei un pessimo bugiardo” gli disse, tenendo la voce bassa.

“Mi dispiace. È solo . . . non so cosa mi prenda.”

“Ti capisco. La situazione non deve essere facile per te. Io c’ero. Io ricordo tutto quello che è successo.”

“Davvero?” Jeremy osservò il viso a forma di cuore di Rachel. Non lo stava giudicando.

“Raccontami, per favore. Lei . . . Naomi . . . ?” Non poteva pronunciare la parola “amore”. Voleva sapere se Naomi lo avesse amato, ma aveva paura della risposta di Rachel.

“Non posso dirti niente, mi è vietato.”

“La punizione di Raphael?”

“Sì.”

“Non posso vivere così” borbottò lui, passandosi una mano fra i capelli.

“A cosa serve ricordare dei dettagli di una vita passata che vive qui dentro”—si toccò il petto—“e non sapere ciò che davvero mi interessa?”

Rachel si morse il labbro. Con la fronte aggrottata, si dondolava sui piedi passando continuamente dal tallone alla punta.

“Beh . . .” Il suo piccolo viso si contorse mentre esitava. Le parole le uscirono lentamente, mentre faceva attenzione a non rivelare troppo. “Naomi teneva molto a te.”

Sì! Non era pazzo. Il richiamo, la continua attrazione verso Naomi significava qualcosa.

“E anche a Lash” aggiunse velocemente. “Che si è svegliato, fra l’altro.”

Il viso di Jeremy si incupì. Cosa si aspettava? Certo che Naomi amava Lash. Avrebbe voluto ricordare. Magari aveva avuto solo una cotta per lei e niente di più.

E allora perché sentiva il cuore che si stava spezzando?

“L’hai visto?”

“Umm, non proprio” rispose lei. “L’ho sentito. O meglio, ho sentito qualcosa che sembrava del vetro che si frantumava. . . molto vetro.”

Jeremy annuì. Era tutto come aveva previsto Raphael. Lash era gloriosamente incazzato.

“Jeremy, so quello che stai passando.” Rachel posò la sua piccola mano sul bicipite di Jeremy. “Un tempo ho amato qualcuno che non mi corrispondeva.”

“Hai amato qualcuno prima di Uri?” Questa era una grossa notizia. Non aveva mai ritenuto possibile che lei potesse amare qualcun altro. Loro due erano la coppia più perfettamente innamorata che Jeremy avesse mai conosciuto.

“No. Era Uri.”

“Non capisco. Il giorno in cui l’ho portato qui, era follemente innamorato di te. Mi ha anche fatto un occhio nero perché ho cercato di tenervi lontani. Continuavate a saltarvi addosso.”

Jeremy sorrise ripensando alla prima volta in cui aveva visto Uri. Gli era immediatamente piaciuto quel giocherellone selvaggio. Uri era un noto giocatore. Con il suo bell’aspetto, aveva sedotto ogni ragazza in un raggio di novanta chilometri da Chernobyl. Jeremy si era sempre chiesto perché Rachel fosse stata assegnata ad Uri poco prima che lui ricevesse l’ordine di portarlo in Paradiso. Jeremy era rimasto sconvolto nel vedere che ad uno come lui veniva assegnato il ruolo di arcangelo. E ancora di più l’aveva sconvolto venire a sapere che Uri l’avrebbe assistito nei suoi compiti. All’inizio il dover condividere la propria posizione con lui lo aveva seccato. Poi gli era passata. Era difficile non amare Uri. Era una pena il modo in cui aveva dovuto morire, però. Nessuno meritava di soffrire come era successo a lui.

“Sì, me ne ricordo” disse lei facendo una risatina. “Ci stavamo solo baciando da un paio di minuti.”

“Facciamo venti. Mi sembra di ricordare vestiti strappati e qualche mugolio. Era scandaloso. Ci sono stati pettegolezzi fra gli angeli per settimane. Gabrielle era livida.”

Rachel sospirò. “È stato stupendo.”

“Siete stati sempre uno accanto all’altra da allora. È successo qualcosa di cui non sono a conoscenza?”

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