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Angelo D’Oro (Angelo Spezzato #5)
“Jeremy? Oh, non è niente. È solo un turista con cui Sammy passava del tempo qualche anno fa.”
“Non c’è altro?”
Nella stanza si fece silenzio mentre Leilani versava la limonata in due bicchieri. Quando ne passò uno alla zia, questa le afferrò la mano.
“Sicura di avermi detto tutto?”
Leilani strinse con forza il proprio bicchiere. Avrebbe dovuto parlare alla zia di Jeremy. Magari lei le avrebbe spiegato come smettere di sognare un uomo che non avrebbe mai potuto avere.
Non posso. Non doveva far preoccupare la zia con i suoi drammi. Aveva già fatto troppo per loro.
“Sì” rispose, mantenendo un tono leggero. “Oh, a proposito, hai sempre intenzione di aiutarmi nella coreografia di un nuovo hula, vero?”
Deglutì un sorso di bibita mentre la zia la studiava.
“Non sei ancora pronta per parlare. Va bene. Magari domani.”
“Sì, domani.”
“Stai andando a letto?”
“Fra un attimo.” Diede un bacio sulla guancia alla zia prima di uscire dalla cucina.
Quando sentì la porta chiudersi, tornò ad osservare la luna piena. Sperava che la zia sarebbe stata così distratta dalla nuova danza hula da dimenticarsi di farle altre domande. E magari non avrebbe più avuto importanza. Il Ragazzo d’Oro sarebbe sicuramente scomparso di nuovo. Presto, si augurava lei.
“Perché devi essere così dannatamente sexy?” sussurrò nella notte silenziosa.
Jeremy avrebbe reso tutto molto più semplice se fosse rimasto lontano da loro. Adesso Sammy sarebbe stato un problema. Avrebbe sicuramente voluto rivedere il vecchio amico.
“Oh, Jeremy” sospirò.
“Sexy Jeremy!” starnazzò Giggles.
“Oh Signore!” Leilani diede una botta alla gabbia mentre Giggles continuava a gridare la stessa frase.
“Shh! Smettila!”
“Sexy Jeremy! Sexy Jeremy!”
Leilani afferrò una coperta e la mise sulla gabbia. Uno smorzato “Sexy Jeremy” continuò ancora per qualche secondo.
Avrebbe mai finito di sentire il suo nome? Leilani si accasciò a terra. Stringendo le gambe al petto, si mise la testa fra le mani. Tutti la stavano torturando—gli dei o il fato, persino quel maledetto uccello!
Giggles gracidò “Sexy Jeremy” un’ultima volta facendolo seguire da una delle sue risate acute.
Leilani si mise a ridere insieme a lei.
6
Leilani era bella.
Jeremy guardò la luna mentre camminava sulla spiaggia, i piedi che sprofondavano nella sabbia calda. Non avrebbe dovuto sorprendersi. Leilani era stata una ragazzina molto carina.
Non è più una ragazzina.
Smettila!
Sbatté il piede a terra, lanciando la sabbia per aria. Era ancora una ragazza. Sì, una bella ragazza, ma una ragazza giovane, una ragazza che tutti al locale di Candy avevano guardato mentre ondeggiava i suoi favolosi fianchi: una ragazza con braccia delicate che si muovevano nell’aria seguendo la musica; una ragazza con le labbra color rubino leggermente socchiuse mentre danzava, come se stesse aspettando un bacio.
Eppure quegli occhi, quei tristi occhi castani, lo tormentavano. Gli occhi di Leilani erano più saggi della sua età. Jeremy ripensò a quando camminavano lungo quella stessa spiaggia su cui si trovava adesso, a come le avesse raccontato di Naomi e lei gli avesse parlato del padre. Persino allora, lei era stata in grado di comprendere il suo cuore.
Era tornato sull’isola per una ragione. Desiderava rivedere Leilani e Sammy. Adesso che l’aveva fatto, avrebbe dovuto andarsene.
Perché non riusciva a farlo?
Il suono di risate riempì la notte tranquilla. In lontananza, una giovane coppia stava abbracciata davanti a un piccolo falò.
Jeremy si fermò ad osservare l’uomo che stringeva la donna. Lei si appoggiò al suo petto mentre si lasciava avvolgere dalle sue braccia. Grazie al suo udito angelico, Jeremy poté sentire l’uomo che faceva i complimenti alla donna per il suo bell’aspetto. La donna sorrise. Inclinando la testa, si preparò a ricevere un bacio.
Leilani gli passò per la mente in un flash.
Jeremy si voltò, camminando nella direzione opposta, cercando di sfuggire al suono dei baci e ai gemiti di piacere.
Cosa gli stava succedendo? Si trattava di qualche tipo di test? O magari Saleos aveva scoperto dove si trovava e aveva architettato un sistema per torturarlo? Perché niente di tutto questo aveva senso. Era Naomi quella che sognava. Era Naomi quella che amava.
O no?
Allora perché il suo cuore sembrava aver ripreso vita nel momento in cui aveva visto Leilani sul palco?
Si trattava di lussuria? Non aveva mai reagito in quel modo nei confronti di nessuno. Nel corso degli anni donne seminude gli si erano lanciate addosso costantemente. Nessun problema per lui. Ma quell’attrazione. La brama di tirarla giù dal palco era stata travolgente.
Era schifato di sé stesso. Doveva finirla con queste cazzate, e in fretta. Non doveva permettersi di sentire ciò che stava provando. Aveva già rovinato ogni possibilità con la propria famiglia. Naomi lo odiava, e adesso anche Leilani lo odiava. Beh, almeno sembrava che a Sammy piacesse ancora. E aveva ancora Lash.
Devo trovarmi sull’orlo della pazzia, perché mi pare di sentire Lash proprio adesso.
“Fratello!”
Jeremy barcollò all’indietro quando Lash gli diede una pacca sul braccio. Sbatté le palpebre, confuso nel trovarsi davanti Lash e Uri.
“Non avevo intenzione di spaventarti, fratello, ma sono due minuti che urliamo” disse Lash.
“Non vi ho sentiti” disse Jeremy.
“È colpa di Saleos. Sta giocando con la tua mente.” Uri si irrigidì, guardandosi intorno sulla spiaggia. “Ce ne dobbiamo andare. Adesso.”
“No, aspetta!” Jeremy fece una risata.
Fantastico. Adesso li stava spaventando. Come avrebbe potuto spiegar loro che era perso nel pensiero di due donne a cui non avrebbe dovuto nemmeno pensare?
“Non è stato Saleos. Ero, uh, distratto. Stavo pensando a questo, uh, questo posto dove sono andato per un, uh, un hamburger, e, uh, ho incontrato un vecchio amico e c’era gente che, uh, ballava. Oh, diavolo, non era Saleos, ok? Cosa ci fate qui voi due, comunque?”
Gli occhi color nocciola di Lash si spalancarono per la sorpresa, e Jeremy si sentì immediatamente in colpa per avere risposto bruscamente.
“Scusatemi. Ho passato un periodo un po’ difficile. Cosa succede?”
“Nessun problema. Capisco” disse Lash. “So che è stata dura. Lo è stata per tutti noi. Vogliamo che torni a casa.”
“Non sono pronto.” Nemmeno lontanamente.
“Non hai scelta, amico mio” disse Uri. “Non esiste un modo facile per dirtelo: Michael ha richiesto la tua presenza, e ha convocato la corte degli arcangeli.”
“Lui cosa? No. Ti sbagli.” Jeremy era stato informato sull’esistenza della corte degli arcangeli quando l’avevano promosso ad arcangelo della morte. Le cose andavano male. Molto male.
“Temo di no. Sei stato messo sotto processo per disobbedienza.”
Lo stomaco di Jeremy si contorse. Non poteva credere a ciò che stava sentendo. L’ultimo arcangelo ad aver subito un processo era stato suo padre.
“E cosa succederà se non dovessi tornare?”
“Devi tornare.” Il viso di Uri era terribilmente serio.
“Lo farà, Uri. Amico, rilassati.” Lash fece una risata nervosa. “Ascolta, Jeremy, tutta la famiglia ti sta aspettando. Anche Naomi.”
Jeremy si accorse dell’esitazione nella sua voce. Anche se fosse tornato, le cose sarebbero state diverse. Sapeva che sarebbe stato punito per la propria disobbedienza. L’avrebbero esiliato come avevano fatto con Lash.
Il pensiero di venire punito dagli arcangeli gli fece ribollire il sangue. Tutti gli anni di servizio disinteressato non contavano niente per loro? Era stato il loro servitore più leale, eppure nel momento in cui aveva sentito il desiderio, il bisogno, di una pausa, volevano metterlo sotto processo per disobbedienza.
Uh-uh. Non sarebbe tornato. Proprio no.
“No. Io rimango qui.” Si sorprese del proprio tono calmo. Era persino un po’ contento. Quindi l’avrebbero esiliato. E allora? Si era già auto-esiliato. La sua punizione avrebbe semplicemente significato che non avrebbe potuto tornare quando avesse voluto. Cosa gli avrebbero dato? Dieci anni? Vent’anni?
Per un attimo si fece un silenzio di tomba prima che Lash e Uri parlassero allo stesso tempo:
“Jeremy, ci devi ripensare.”
“Non se ne parla, fratello! Ti riporto io a forza se necessario.”
Jeremy sollevò una mano, zittendoli.
“Questo è ciò che voglio.”
“Possiamo trovare una soluzione” disse Lash. “Naomi—”
“Qui non si tratta solo di lei. Si tratta di me. Non posso spiegarlo.”
Poteva capirlo a malapena lui stesso. Non voleva tornare indietro. Voleva rimanere. Magari si stava comportando da testardo. E se voleva essere onesto con sé stesso, era la sua ribellione adolescenziale verso il padre, o, in questa situazione, verso gli arcangeli.
“Dite alla famiglia che sto bene e di non preoccuparsi” disse Jeremy, zittendo le proteste di Lash. Non voleva andarsene e lasciare il fratello sconvolto in quel modo, ma doveva muoversi subito prima di cambiare idea.
“Sei impazzito?” gridò Lash. “Dite alla famiglia di non—scusa, fratello, devo proprio farlo.”
Si sentì un forte ruggito seguito da un colpo alla schiena di Jeremy. Quest’ultimo cadde con la faccia sulla sabbia. Lash gridava ordini mentre le braccia di Jeremy si muovevano freneticamente.
“Svelto, Uri, afferragli le gambe! Maledizione, Jeremy, tagliati le unghie ogni tanto!”
“Lasciami!”
“No!”
“Lasciami!” grugnì Jeremy, togliendosi Lash di dosso. Prima che potesse rialzarsi, Lash lo placcò di nuovo.
“Diavolo, no! Tu tornerai indietro con me!”
Jeremy si scrollò nuovamente Lash di dosso e si alzò in piedi.
Lash ansimò, riprendendo fiato. Aveva i capelli e la faccia ricoperti di sabbia mentre con gli occhi color nocciola manteneva con determinazione lo sguardo di Jeremy. Si abbassò pronto a placcare ancora una volta il fratello.
“Io ed Uri riporteremo il tuo culo a casa. Giusto, Uri?”
“Non possiamo” rispose Uri.
“Col cavolo che non possiamo.”
“Ciò che intendo dire è che deve venire di sua propria volontà. Jeremy, sai i rischi che corri se rimani. Adesso sei più vulnerabile, e Saleos ne approfitterà.”
“Posso gestire Saleos.” Jeremy allontanò il ricordo di quando, poco tempo prima, si era trovato a vagare nel deserto del Nevada.
“Non è la tua famiglia ad avere bisogno di te. Tutti noi abbiamo bisogno di te. La guerra si avvicina. È solo una questione di tempo.”
“Ed avete la mia parola che sarò al vostro fianco quando ce ne sarà bisogno.” La guerra sembrava sempre imminente. Jeremy non era preoccupato.
“Per favore, Jeremy” disse Lash. “Non vogliamo perderti.”
Jeremy sentì una stretta al cuore nel vedere l’espressione sul viso del fratello. Non poteva tornare indietro. Non ancora.
“Non preoccuparti, fratello. Non c’è niente che Saleos possa fare che mi porti ad unirmi a lui.”
7
Ci si sarebbe aspettato che Jeremy si sentisse almeno un pochino preoccupato per il fatto che Michael avesse istituito un processo per le sue azioni. Qualunque angelo appena appena razionale si sarebbe perlomeno presentato.
Cambiando nella forma angelica, Jeremy aprì le ali e si lanciò nel cielo. Adorava volare. Se c’era una cosa che davvero lo preoccupava, era di non poter più volare. Quando avevano punito Lash, avevano limitato la sua capacità di farlo.
Jeremy non lo avrebbe sopportato. Aveva bisogno di volare. Era ciò che lo definiva. Non c’era niente come l’aria che colpiva il viso e il rumore del vento per cancellare tutta la spazzatura che gli riempiva il cervello.
Sbatté le ali, e il semplice movimento lo spinse in avanti. Era proprio questo ciò di cui aveva bisogno per schiarirsi le idee. Non c’era niente di cui preoccuparsi. Erano passate settimane da quando Uri e Lash gli avevano fatto visita e possedeva ancora tutti i poteri angelici.
Il processo a suo carico doveva essere ormai terminato. Non era cambiato niente: nessuna pioggia di fuoco e zolfo, solo pace. Allora doveva essere questa la sua punizione—il paradiso in Terra per chissà quanto tempo.
Scoppiò a ridere mentre saliva ancora più in alto sorvolando le cime verdi delle montagne. Il panorama era sbalorditivo. Sotto di lui, l’acqua azzurra circondava l’isola fiorita. Sopra, nuvole bianche come il cotone si muovevano languidamente sullo sfondo di un cielo blu.
Sì, questa era la punizione che gli piaceva.
Sebbene gli mancasse la famiglia, questa era stata la migliore decisione che potesse prendere, mettere un po’ di distanza fra lui e Naomi. Magari lei l’aveva perdonato, ma lui continuava a non fidarsi di sé stesso quando le stava vicino.
Aveva ripreso la vita a Kauai come se non se ne fosse mai andato. Aveva cercato Bob e Susan, nella speranza di affittare nuovamente il piccolo cottage sulla spiaggia. Fortunatamente lo stavano ristrutturando e non avevano un altro inquilino. A lui non interessava che i muri non fossero imbiancati o che il pavimento fosse pronto a metà. Anzi, aiutare Bob a dipingere e a posare le piastrelle era un’ottima occupazione per lui, persino terapeutica.
L’unica cosa di cui sentiva la mancanza era la sua motocicletta. Non era riuscito a trovarne un’altra come quella, e allora si era accontentato di un triste catorcio che aveva trovato dal rivenditore locale di auto usate. Avrebbe voluto qualcosa di più bello e più veloce, ma considerando che sarebbe rimasto sulla Terra per molto tempo, aveva la necessità di fare più attenzione alle spese.
E poi c’erano Leilani e Sammy.
Sentì una musica familiare provenire dal ristorante Candy’s mentre lo sorvolava. Era la canzone Kalua. Sorrise osservando Leilani sul palco che danzava come l’aveva vista quella notte di qualche settimana prima e poi ancora i successivi venerdì e sabato. Ed ogni altro venerdì e sabato da allora.
Era il suo momento preferito della settimana. Volava per un po’, poi andava a vedere Leilani lavorare mentre Sammy rimaneva seduto ad un tavolo a fare i compiti o a leggere qualche fumetto di zombie.
La parola “stalker” gli era passata per la mente le prime due volte in cui era andato da Candy’s ad osservarli. Ma si era dato la risposta che lo stava facendo perché era preoccupato per loro. Ma dopo aver osservato Leilani gli era stato perfettamente chiaro che la ragazza aveva tutto sotto controllo. Il petto gli si era gonfiato di orgoglio nel vedere quanto duramente lavorasse correndo da un tavolo all’altro a servire i clienti e allo stesso tempo aiutando Sammy con i compiti, riuscendo anche a tranquillizzare Candy quando aveva una delle sue quotidiane, se non orarie, crisi di nervi.
E, ogni giorno, c’era anche Kai, ad afferrare il vassoio di Leilani quando era troppo pesante per lei, a guardare male i turisti che la infastidivano, ed a portare in braccio Sammy fino al suo pick-up le notti in cui Leilani lavorava fino a tardi.
Jeremy avrebbe dovuto essere sollevato per questo. Avrebbe dovuto esserne felice. Ma quando Kai portava Sammy in casa della zia Anela e Leilani gli dava un bacio sulla guancia, tutto ciò a cui riusciva a pensare era che avrebbe voluto trovarsi lì con loro. Avrebbe voluto essere stato lì a ridere con loro quando Sammy aveva picchiettato sulla base della bottiglia di ketchup facendo volare il liquido rosso sulla tovaglia bianca. Avrebbe voluto sollevare gli occhi al cielo insieme a Leilani alle spalle di Candy quando questa si lamentava dell’incubo rosa che guidava.
Si autoconvinceva che un giorno avrebbe potuto fare tutto questo con loro. Sarebbe riuscito a ricostruire la loro amicizia in qualche modo.
Eppure, ogni giorno in cui pensava che avrebbe potuto riconquistare la loro amicizia e la loro fiducia, in fondo alla mente sapeva di non doverlo fare.
Volò più vicino mentre Leilani e le altre ballerine si inchinavano e lasciavano il palco. Lei alzò lo sguardo nella sua direzione e il suo cuore si fermò per un attimo.
Tutto quello che voleva era che fossero amici, giusto?
Giusto???
Scuotendo la testa, Leilani scese dal palco.
Chiaro che voleva solo quello. E non c’era niente di male.
“Dammeli, Sammy.”
Jeremy si voltò verso il parcheggio. Un gruppo di ragazzi stava in piedi vicino al pick-up di Kai. Uno di loro, che sembrava molto più grande degli altri, tese una mano verso Sammy.
Preoccupato, Jeremy volò velocemente verso un gruppo di alberi e ritornò alla forma umana continuando a tenere sott’occhio i ragazzi.
“Sei sicuro che non finiremo nei guai?” chiese Sammy ad un ragazzo con i capelli scuri che gli stava vicino.
“Cavolo, Kevin, cos’ha il tuo amico? Mi sembrava avessi detto che è uno a posto” disse il più grande al ragazzo con i capelli scuri.
“Forza, Sammy. Non avremo problemi” sussurrò Kevin all’orecchio del bambino. “Chris ha preso la patente la settimana scorsa. Riporteremo l’auto prima che il turno di tua sorella sia finito. Promesso.”
“Non so.” Sammy sbatté le palpebre, passando lo sguardo da Kevin agli altri ragazzi. Vedendolo esitare, si unirono in un coro di voci per attaccarlo.
“Come fai ad essere amico di un perdente come questo, Kevin?”
“Amico, il gioco è già iniziato. Prendi quelle maledette chiavi e lascia il suo culo da infante qui.”
“Te l’avevo detto, non ci si può fidare di un haole.”
Gli occhi umidi di Sammy passarono sul gruppo di ragazzi che gli si avvicinavano sempre di più.
Ruggendo, Jeremy uscì di corsa dagli alberi andando dritto verso di loro.
“Hey, Sammy” disse, sforzandosi di dare un tono allegro alla propria voce mentre si avvicinava. Mise le mani in tasca, timoroso di non riuscire a controllarsi. Sarebbe bastato un leggero tocco delle sue dita a far volare i ragazzi per aria.
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