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Angelo D’Oro (Angelo Spezzato #5)
Sammy si irrigidì e lasciò andare la mano di Jeremy.
Jeremy fece una smorfia quando si rese conto di ciò che aveva fatto. Non aveva bisogno di saper leggere la mente per capire a cosa stesse pensando Sammy. L’espressione tormentata sul suo viso diceva tutto. Jeremy gli riportava alla memoria un passato doloroso.
Maledizione! Perché mai sono qui? Non faceva altro che arrecare dolore alle persone a cui teneva. Era ovvio che Leilani e Sammy fossero andati avanti. Avrebbe dovuto lasciarli in pace invece di essere un promemoria dei giorni peggiori della loro vita.
“Scusami, Sammy. Non intendevo—”
Si sentì un forte schianto seguito da un coro di risate. Qualcuno gridò il nome di Leilani, seguito da una serie di imprecazioni. Il pubblico rise ancora più forte.
Gli occhi di Jeremy si rivolsero verso il palco. Candy era a terra, sulla schiena, e agitava le braccia e le gambe. Dietro a lei c’era Leilani, la bocca socchiusa mentre guardava intensamente verso lui e Sammy.
Il suo viso era pieno di emozioni. Shock, felicità, tristezza, e qualcos’altro.
Quello sguardo. Quegli occhi.
Lo attiravano verso di lei.
Avrebbe voluto farsi strada fra il pubblico che rideva, dimenticare di essere un arcangelo, e portar via lei e Sammy.
Quello sguardo sul suo viso era desiderio.
Desiderio per lui.
Smettila! Si infilzò le unghie nel palmo della mano.
Leilani era una ragazza giovane e suggestionabile. Lui rappresentava il passato che aveva perso. Il suo desiderio era per quel passato, non per lui. Jeremy doveva ricordarsi che erano amici. Il minimo che potesse fare era assicurarsi che lei stesse bene.
Le fece un cenno con la mano, sorridendo.
Leilani sbatté le palpebre, e poi il suo viso si contorse in una smorfia. Le si accese un fuoco negli occhi che tolse il respiro a Jeremy. Si appoggiò alla sedia lì vicino, quasi senza accorgersi del metallo che si piegava sotto la pressione delle sue dita.
Leilani scese dal palco con passo deciso, ignorando lo sguardo assassino di Candy e facendosi largo fra la folla spostando un uomo anziano con addosso una camicia hawaiana.
“Facciamo un applauso a queste belle ragazze” disse l’uomo. “E naturalmente un ringraziamento speciale per la nostra splendida Candy Hu.”
Candy rivolse uno sguardo malefico a Leilani e contemporaneamente un sorriso al pubblico mentre si allontanava dal palco.
Candy non era l’unica a possedere uno sguardo perforante.
“Uh oh. Leilani è arrabbiata” disse Sammy vedendola arrivare con passo deciso. “Scappa, Jeremy.”
Se non fosse stato un arcangelo, avrebbe seguito il consiglio di Sammy. Più Leilani si avvicinava, più faceva paura.
“Credo che sia troppo tardi, amico.”
“Cosa diavolo ci fai qui, ragazzo d’oro? Los Angeles è diventata noiosa?”
“Aloha anche a te” disse lui, sfoderando il suo sorriso più smagliante.
Lei si fermò. Il suo sguardo si appannò e si addolcì. Era la stessa espressione che appariva sul viso della maggior parte delle donne quando Jeremy sfoderava il proprio fascino verso di loro.
“Mi stavo prendendo un periodo di riposo e ho pensato di fare un salto per vedere come stavate tu e Sammy. Mi sembra che vada tutto benissimo. Quindi adesso balli?”
Ci fu un momento di silenzio imbarazzante mentre lei lo osservava con sguardo spento.
“Leilani?” Le passò una mano davanti agli occhi.
Cosa c’era che non andava? Non l’aveva mai vista così calma prima.
Il viso di Leilani diventò rosa, e poi rosso. Il suo respiro cominciò ad uscire in rantoli. Le sue labbra color rubino si mossero, ma nessuna parola ne uscì.
“Scappa. Adesso” sussurrò Sammy. “Sta per esplodere.”
“Benissimo? Davvero pensi che vada tutto benissimo?” gridò lei, la voce che si alzava di volume ad ogni parola. “Ragazzo, sei proprio unico. Avrei dovuto capirlo. Non posso credere di avere avuto fiducia nelle tue parole da adulatore. Amici. Certo, come no.” Fece una risata amara.
“Cosa vuoi dire? Io sono tuo amico.”
“Ovvio che tu non lo sappia. Come potresti? Non sei uno di noi. Vieni sull’isola fingendo di essere un amico. Hai fatto in modo di piacere a Sammy. Piacevi alla mia famiglia. Ed io . . .” Si fermò, mordendosi il labbro tremante.
“Leilani.” Jeremy allungò una mano per toccarle la guancia.
Lei si allontanò di scatto dalla sua mano, guardandolo male. “Hai fatto in modo di piacere a tutti. E un momento dopo te ne sei andato. In un istante.” Schioccò le dita.
“È venuto in ospedale” disse Sammy.
“Abbiamo già parlato di questo, Sammy. Eri confuso” gli disse sottovoce, spostandogli i capelli dalla fronte sudata.
“Non ero confuso. Diglielo, Jeremy. Tu eri lì.”
“Beh . . .”
“Vedi cosa hai fatto?” disse lei bruscamente. “Hai provocato allucinazioni ad un bambino di cinque anni. Voleva così tanto che tu fossi lì da immaginarsi la tua presenza!” Si girò verso Sammy, abbassando la voce e parlandogli con calma. “Eri sotto l’effetto delle medicine. Lui non era lì.”
Jeremy aprì la bocca, pronto a dire che invece era stato lì. Era stato al loro fianco ogni secondo. Ma non poteva farlo senza svelare chi era realmente.
“Mi dispiace. Non sapevo dell’incidente. Ho dovuto partire per un problema di famiglia” disse alla fine.
“Come dici tu. Non posso occuparmi di te adesso. Devo tornare al lavoro. Sammy, ti avevo detto di aspettarmi in cucina.”
“Posso stare io con lui” disse Jeremy. “Possiamo recuperare il tempo perduto.”
“Sì!” Il viso di Sammy si illuminò.
“No. Non ci cadremo un’altra volta.”
“Oh, dai, Leilani. Per favore” la pregò Sammy.
“Sono certa che lui abbia altro da fare. Magari su un’altra isola?”
Leilani era furiosa, e ne aveva tutti i motivi. Jeremy sapeva di doversene andare, ma non voleva farlo, non lasciandola in questo modo. Stava per tentare di giustificarsi quando qualcuno gridò, e il suono di tamburi risuonò dagli altoparlanti.
Il pubblico si mise a gridare per l’eccitazione quando cinque uomini, con addosso un pareo rosso lungo fino ai piedi, corsero in mezzo alla folla.
Dopo che furono saliti sul palco uno di loro, con un tatuaggio tribale che gli ricopriva il braccio, si posizionò al centro, roteando un bastone infuocato. Si fermò con il bastone alto sulla testa e lo abbassò verso le labbra. Sputò del liquido e una grossa fiamma si alzò sopra di lui. Il pubblico scoppiò in un boato per l’eccitazione.
“Non andare ancora, Jeremy. Devi vedere Kai che fa la danza del fuoco. Io l’ho aiutato ad imparare le mosse” disse Sammy con orgoglio.
Quello è Kai?
Jeremy guardò con ammirazione l’uomo alto e grosso quasi quanto lui, che roteava due bastoni infuocati. Li faceva roteare ad una tale velocità che l’immagine si confondeva in un unico cerchio di fuoco.
Era quello il ragazzo che un tempo Leilani chiamava Chucky? Non era più un ragazzo. Era un uomo.
Gli altri ballerini si posizionarono al fianco di Kai, facendo gridare ancora più forte le ragazze del pubblico. Gli altri sembravano piccoli se paragonati al corpo massiccio di Kai.
Si mossero all’unisono facendo roteare il fuoco sulla testa, attorno al corpo e sotto alle gambe.
“Non è fantastico?” Gli occhi di Sammy brillavano mentre osservava Kai.
Jeremy guardò verso Leilani che era diventata improvvisamente silenziosa, e il suo cuore perse un colpo.
Anche i suoi occhi brillavano.
Jeremy ordinò al cuore di ricominciare a battere. Questo era ciò che voleva. Era il modo in cui le cose dovevano andare. Non voleva che loro rimanessero da soli. Avevano Kai.
Avrebbe dovuto essere felice per loro. Avrebbe dovuto lasciarli da soli a vivere la propria vita.
Allora perché le sue gambe si rifiutavano di muoversi?
E perché non riusciva a staccare gli occhi di dosso a Leilani?
4
Naomi era seduta sullo stipite della finestra della camera da letto, e dondolava i piedi all’esterno. Una lacrima le corse lungo la guancia.
Perché, Welita? Perché mi hai dovuto lasciare?
Si sentì un leggero ticchettio sul pavimento, seguito da una cosa umida che le toccava il gomito.
“Hey, Bear” disse Naomi con voce rotta.
Ovunque guardasse, vedeva qualcosa che le rammentava Welita. Vedeva un fiore, e scoppiava a piangere nel ricordare come Welita adorasse occuparsi del giardino. Non poteva più cucinare perché tutto quello che sapeva le era stato insegnato dalla nonna. Riusciva a malapena a guardare il piccolo Chihuahua senza crollare.
Bear guaì mentre toccava Naomi con la zampa.
“Sto bene, davvero.” Prese Bear in braccio. Il cane era preoccupato. Poverino. Naomi si era dimenticata di quanto Bear fosse sensibile.
Il musetto di Bear si inclinò di lato, le ciglia umide che sbattevano.
“Non mi credi?”
Bear abbaiò.
“Non riesco proprio ad imbrogliarti, eh?” Sospirò. “Welita se ne è andata. Lo puoi sentire?”
Bear guaì di nuovo, poi nascose il muso nel grembo di Naomi.
“Gli animali capiscono?”
“Capiscono.” La voce di Lash si fece sentire dietro di lei. “Beh, Bear sicuramente sì. È depressa da quando siamo tornati. Non ha neanche ringhiato quando Gabrielle l’ha accarezzata ieri.”
Naomi si asciugò velocemente le lacrime. Non poteva permettere che Lash la vedesse piangere di nuovo. Capiva che questa cosa lo stava straziando.
“Gabrielle è stata qui? Non l’ho sentita.”
“Sei un po’ fuori fase da qualche tempo.” Lash le sedette accanto e le circondò le spalle con un braccio.
Quando non piangeva, Naomi si muoveva come uno zombie. Lash e Rachel facevano a turno per controllare che mangiasse qualcosa.
“So che devo andare avanti. Solo che è troppo difficile. Non voglio dimenticarmi di lei.”
Lash le baciò la testa. “Non la dimenticheremo mai. Sarà sempre con noi.”
“So che hai ragione. Se solo potessi convincere anche il mio cuore.”
“Puoi farcela. Ne sono certo. Welita vorrebbe che fossi felice.”
Lash aveva ragione. Naomi poteva sentire le parole della nonna: “Ay, mijita, la vita è preziosa. Non trascurare coloro che ti amano.”
Doveva fare di più.
“Allora, cosa voleva Gabrielle?”
“Stava, uh, controllando che stessi bene.”
Naomi sollevò il viso e guardò negli occhi color nocciola pieni di amore. C’era qualcosa che non le stava dicendo.
“E?”
“E cosa?” Lash si mise a giocherellare con una ciocca di capelli e gliela mise dietro l’orecchio con delicatezza.
“Non abbiamo segreti uno per l’altra, Lash, ricordi?”
“Lo so, lo so. È solo che . . .”
“Che?”
“Voleva dirmi dove si trova Jeremy e come sta.”
Naomi si irrigidì. Non voleva sentir parlare di Jeremy, ma allo stesso tempo lo desiderava.
Era così confusa. Aveva voluto che Jeremy se ne andasse. Aveva voluto che quella faccia, che le ricordava la morte di Welita, uscisse dalla sua vita. Era stata sollevata quando il suo desiderio era stato soddisfatto. Ma nel momento in cui aveva ottenuto ciò che voleva, se ne era pentita.
Negli ultimi giorni la sua mente aveva lottato fra la soddisfazione di non dover più vedere Jeremy e il desiderio che tornasse per potergli chiedere scusa.
Non poteva ancora credere a ciò che gli aveva detto. Era stata orribile. Non aveva nessun diritto di accusarlo di aver tolto la vita a Welita. E, peggio ancora, l’aveva allontanato dalla sua famiglia.
“Cosa ti ha detto?”
“È a Kauai. Sta bene. Credo.”
“Lo riporterà indietro?”
“Ha detto che dovrà essere lui a scegliere di tornare.”
Il viso di Lash si contorse. Stava lottando contro l’angoscia che provava per non farla pesare su di lei. Quanto aveva potuto essere egoista? Aveva allontanato suo fratello e il suo migliore amico, e Lash riusciva a malapena a parlarne.
“Lash, io—”
Il suono di un vortice seguito da un gridolino la interruppero.
“Non così veloce, Uri!” gridò Rachel. “Potrebbero non essere pronti a ricevere visite—oh, eccovi.”
Rachel ed Uri sbatterono le ali mentre rimanevano sospesi in volo davanti alla finestra.
“Come stai oggi?” Rachel rivolse un sorriso dolce verso Naomi.
“Meglio.”
“Bene.”
“Lash, c’è una cosa—”
Rachel mise una mano su quella di Uri, fermandolo a metà della frase.
“Non ancora” sussurrò arrabbiata.
“Ma pensavo—”
“Dopo.”
Si guardarono a disagio.
Gli occhi di Naomi passarono da Rachel a Uri e di nuovo a Rachel mentre il silenzio riempiva l’aria.
Il viso a forma di cuore di Rachel si contorse per la preoccupazione mentre ricambiava lo sguardo di Naomi.
Qualcosa non andava. Se lo sentiva.
“Amico, ci stai facendo preoccupare. Dicci cosa succede” disse Lash, alzandosi.
“Non so come farlo.” Uri si strofinò il collo nervosamente.
Rachel gli accarezzò un braccio e poi si diresse verso Naomi, atterrando delicatamente al suo fianco. “Sai una cosa? Mi piacerebbe una tazza di tè.”
“Non ti piace il tè” disse Naomi mentre Rachel la metteva in piedi. Le notizie dovevano proprio essere molto brutte. Rachel la stava praticamente trascinando in cucina.
“Uh, è vero, ma mi piace il modo in cui lo fai tu con la cannella e il—”
“Rachel . . .” la avvisò Naomi.
“Va bene, va bene. Scusa.” Rachel lasciò andare il braccio di Naomi. “Diglielo, Uri.”
“Dobbiamo riportare indietro Jeremy.”
Lash guardò nervosamente verso Naomi prima di girarsi verso Uri.
“Ci stiamo lavorando.”
“Deve tornare. Adesso.” Uri sembrava agitato.
Naomi sbatté le palpebre, sorpresa. Lash sembrava esserlo tanto quanto lei. Uri di solito era estremamente rilassato.
“Metteranno Jeremy sotto processo!” sbottò Rachel.
“Sotto processo? Perché?” Naomi non poteva credere a quello che stava sentendo. E se Jeremy non fosse tornato? Le cose si sarebbero messe peggio per lui?
“Per aver disubbidito a quello che gli era stato ordinato, giusto?” disse Lash, scuotendo la testa. “Non preoccupatevi. Non è niente di che. Sono stato sotto processo dozzine di volte. Maledizione, Uri, mi avevi fatto prendere un colpo.”
“Non capisci” disse Rachel sottovoce.
“Ma mi conosci?” disse Lash ridendo. “Sto parlando per esperienza. A Jeremy andrà tutto bene. È la sua prima volta, per cui saranno clementi. Davvero, voi due dovete rilassarvi.”
“Ho paura che ti sbagli, amico mio” disse Uri con voce profonda e seria. “Qui è tutto diverso, perché si tratta di Jeremy.”
Uri fece una pausa, prendendo fiato. Occhi azzurri pieni di dolcezza si posarono su Naomi per un attimo. Non c’era rimprovero nel suo sguardo, ma lei non poté fare a meno di sentire il senso di colpa ribollirle dentro.
“Gli arcangeli devono seguire un codice di condotta più rigido degli altri” disse Uri. “Siamo modelli di comportamento per gli altri ranghi. Non solo Jeremy ha disubbidito ad un superiore, ma l’ha fatto davanti a dei subordinati.”
Oh, no. Cosa ho fatto? La vergogna si impossessò di Naomi. Se Welita avesse potuto vederla adesso, si sarebbe sentita mortificata. Non era questo il modo di trattare la famiglia.
Rachel le strinse la mano. Anche senza che dicesse una parola, Rachel sapeva a cosa stava pensando.
“E allora lo riportiamo indietro. Super facile” disse Lash. “Se chiederà perdono, non ci sarà nemmeno bisogno di un processo. Sono certo che Raphael convincerà Michael ad essere clemente.”
“Si è già incontrato con Michael” disse Rachel.
Lash si irrigidì. “E?”
Uri scosse il capo tristemente.
“Non è possibile! State scherzando, vero? Forza, Uri. Devi stare scherzando!” Il viso di Lash divenne paonazzo.
“Come vorrei fosse così, amico mio. Anch’io ho pregato Michael. È stato irremovibile. Gli arcangeli giudicheranno Jeremy per i suoi misfatti.”
Naomi scoppiò in singhiozzi mentre Lash colpiva con forza il muro, inanellando una sfilza di parolacce. Doveva fare qualcosa per rimediare.
“Capisco la tua rabbia. La sento anch’io. Ho convinto Michael a lasciarmi andare a prendere Jeremy. Ha accettato che venissi con me.”
“Vengo io con te!” gridò Naomi. Era per colpa sua che Jeremy se n’era andato. Poteva convincerlo a tornare.
“Non puoi” disse Uri. “Michael ha specificatamente proibito che tu facessi parte di questa operazione.”
Naomi guardò verso Rachel, che adesso stava piangendo, con le lacrime che le scendevano a fiotti lungo le guance.
“Pensavi di potermi distrarre con del tè?” singhiozzò Naomi insieme a lei.
“Non sapevo che altro fare. Mi dispiace.”
“Shh, Naomi.” Lash la prese fra le braccia. “Uri ed io abbiamo la situazione sotto controllo. Riporteremo Jeremy a casa e troveremo il modo di perorare la sua causa. È il miglior arcangelo che ci sia. Tutti lo amano qui. Tutto andrà bene. Vedrai.”
5
Jeremy era tornato.
Leilani non voleva pensare al fatto che fosse tornato sull’isola. Era stanca e sudaticcia.
Scostò il lenzuolo umido, alzandosi lentamente dal letto. La casa era calda come un forno. Non riusciva a dormire, e ogni volta che chiudeva gli occhi tutto quello che vedeva era Jeremy.
Attraversò la cucina e si diresse verso la porta sul retro. Dopo averla aperta, si appoggiò allo stipite, guardando il cortile. Una leggera brezza le colpì il viso sudato.
Perché sei tornato?
E perché non riusciva a toglierselo dalla testa?
Aveva cose più importanti a cui pensare, per esempio a come far funzionare il condizionatore. Avrebbe dovuto lavorare un weekend extra per avere il denaro sufficiente per aggiustarlo. O magari Kai poteva fare un'altra magia e rimetterlo di nuovo a posto.
Perché sei tornato? E perché devi essere così bello?
Guardò verso la luna, ricordando i suoi sogni infantili in cui Jeremy la teneva stretta e la baciava. Era tutto ciò a cui aveva pensato dal giorno in cui l’aveva incontrato.
Perché non era il coglione pieno di sé che aveva pensato che fosse quando l’aveva visto per la prima volta? La vita sarebbe stata molto più semplice. Ma no, la vita voleva torturarla ed aveva reso Jeremy bello dentro tanto quanto lo era fuori.
Era gentile, dolce, e premuroso. Tutto ciò che aveva fatto, dal cercare di metterla di buon umore quando Candy le aveva rubato il lavoro al diventare amico di Sammy, l’aveva portata ad innamorarsi di lui, e senza via di scampo.
Jeremy non era cambiato per niente. Era ancora bellissimo ed incredibilmente forte. E quegli occhi. Oddio, quegli occhi. Le parlavano, la ammaliavano fino a farla annegare in un mare blu.
Fece un sospiro, chiudendo gli occhi. Quelle labbra. Oh, come ricordava quei sogni e la sensazione di sentirle premere contro le proprie. Soffici, decise, sensuali. Il cuore le si strinse per il desiderio.
Bah! Batté la testa contro lo stipite varie volte.
Fattela passare. Fattela passare. Finiscila!
Smettila.
Non era più una bambina. Non aveva tempo per queste stupidaggini da ragazzina.
Aprì gli occhi di scatto sentendo il suono di qualcuno che si lamentava.
Sammy stava avendo un altro dei suoi incubi.
Era colpa di Jeremy, che aveva fatto riaffiorare i ricordi. Leilani sapeva che Sammy stava sognando quel giorno. Era lo stesso suono lamentoso che aveva prodotto ogni notte per un anno dopo la morte dei loro genitori. Non era una coincidenza che avesse ricominciato nello stesso momento in cui era riapparso Jeremy.
Leilani non era certa di ciò che era successo dopo aver perso conoscenza, e non poteva credere a tutto ciò che le aveva raccontato Sammy. Il bambino aveva trasformato Jeremy in un supereroe che si introduceva fra le fiamme e strappava le portiere dai cardini. Non era riuscito a parlare d’altro per giorni. Quando i ragazzini a scuola l’avevano preso in giro sul suo amico immaginario supereroe, l’aveva trascinata su tutte le spiagge dell’isola alla ricerca di Jeremy per poter provare la sua esistenza. Dopo settimane, si era finalmente reso conto della situazione. Il suo cosiddetto amico se ne era andato. Aveva smesso di parlare di Jeremy e i lamenti notturni erano iniziati.
Maledetto Jeremy!
Figo o no, ormai le era passata. Esatto, basta sprecare neuroni pensando a quel coglione. Quello che doveva fare era focalizzare l’attenzione su Kai.
Kai era maturato nell’esatto momento in cui aveva saputo che i genitori di Leilani erano morti. A Leilani piaceva. Col tempo, avrebbe anche potuto arrivare ad amarlo. Dopo tutto, lui era rimasto. Lui si era occupato di Sammy quando Leilani o la zia Anela non potevano farlo.
Che importanza poteva avere se il loro unico bacio non le aveva fatto venire i brividi? Era successo al ballo di fine anno. Quei baci non contavano.
Ricordava ancora quanto Kai sembrasse dolce quella sera con i capelli neri pettinati all’indietro e il pomo di Adamo che andava su e giù nervosamente mentre stavano insieme sulla veranda. Lui si era avvicinato lentamente, incerto su come lei avrebbe reagito. Lei aveva inclinato la testa all’indietro, invitandolo a baciarla. E poi lui l’aveva fatto—un bacio dolce e profondo.
Lei gli aveva appoggiato le mani sul petto ed era rimasta in attesa.
Ad aspettare.
Ad aspettare che la Terra si muovesse. Ad aspettare che le ginocchia si rammollissero o che le farfalle cominciassero a svolazzarle nello stomaco.
Niente. Se avesse baciato un sasso avrebbe provato la stessa emozione.
“Bella luna! Bella luna!”
Leilani venne distolta dai suoi pensieri da risatine acute.
“Oh, sei ancora sveglia. Non volevo spaventarti. Stavo rimettendo Giggles nella sua gabbia” disse la zia Anela dirigendosi verso la gabbia per uccelli vicino alla porta. Un pappagallo bianco le stava appollaiato sulla spalla, dondolando la testa con eccitazione.
“Bella luna! Bella luna!”
“Sì, Giggles. C’è una bella luna stasera.”
“Me ne occupo io.” Leilani tese la mano verso l’uccello.
Giggles sbatté le ali e emise un verso acuto. Leilani ritrasse velocemente la mano.
Il pappagallo si mise a ridere.
“Non sei carina, Giggles” la sgridò la zia Anela.
Leilani alzò gli occhi al cielo. Amava il fatto che la zia Anela fosse andata a vivere con loro. Ma quell’uccello la stava facendo uscire di testa. Non era un segreto che Giggles volesse farla fuori. Era stata guerra fin dal primo giorno.
La zia Anela l’aveva avvisata che Giggles era intelligente e amava ripetere tutto ciò che udiva. Non aveva esagerato. Leilani l’aveva imparato a proprie spese.
Quando lei e Sammy avevano aiutato la zia a trasferirsi, lei aveva sbattuto con il gomito contro il bancone della cucina. Aveva inanellato una serie di parolacce che l’avrebbero fatta mettere in castigo per un mese se i suoi genitori fossero stati lì a sentirla. Giggles era nella sua gabbia in quel momento, e si gingillava con uno dei suoi giocattoli, comportandosi come se non avesse sentito niente. Non aveva detto una parola, non aveva nemmeno riso, finché la zia Anela non era entrata in cucina, e allora bam! Quelle parolacce erano volate fuori, una dopo l’altra, da quel maledetto uccello.
“C’è qualcosa che non va?” La zia le passò Giggles.
Leilani la guardò, osservando gli occhi castani, saggi e grinzosi. I capelli corti e neri erano punteggiati di grigio, fornendo una cornice sale-e-pepe al suo viso pieno di rughe.
“Va tutto bene. Fa solo un po’ caldo.” Leilani si girò, mettendo Giggles nella gabbia.
Non si trattava proprio di una bugia. Faceva davvero caldo.
Mani soffici le toccarono le spalle, girandola. Leilani abbassò gli occhi. Non poteva guardarla in faccia. La zia era una sensitiva o qualcosa del genere, ed era in grado di leggere la mente. A volte sapeva le parole che Leilani avrebbe pronunciato prima ancora che lei le pensasse.
Sebbene la zia non fosse imparentata con lei e Sammy, era `ohana—famiglia. Aveva praticamente allevato sua mamma e poi anche la stessa Leilani quando era piccola. Aveva vissuto e condiviso tutto insieme alla famiglia—quando il padre se n’era andato a Los Angeles, quando la madre si era risposata, quando era nato Sammy, e quando i genitori erano morti. Aveva persino venduto la propria casa per saldare l’ipoteca dei genitori di Sammy e Leilani per fare in modo che potessero rimanere nella casa in cui erano cresciuti. Leilani le doveva tutto.
“È successo qualcosa. Sammy stava parlando di nuovo nel sonno, chiamando un certo Jeremy.”
Un groppo le si formò in gola nel sentire quel nome. Voleva dimenticarsi di lui. La zia lo stava rendendo difficile.
Sforzandosi di sorridere, Leilani andò al frigorifero e tirò fuori una brocca.