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L'Angelo Dalle Ali Nere
L'Angelo Dalle Ali Nere

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L'Angelo Dalle Ali Nere

Язык: Итальянский
Год издания: 2020
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Voltandosi rapidamente per nascondere il proprio imbarazzo, Kyoko guardò fuori dalla grande finestra che dava sulla strada trafficata. A volte vivere in quell’edificio era davvero difficile per il suo cuore... per non parlare dei suoi ormoni.

Sentendo i brividi dietro la nuca, capì che non poteva scappare, quindi cercò di distrarre la mente. Guardò dall’altra parte della strada, verso la fila di edifici di fronte... immaginando di trovarsi in uno di essi... almeno finché l’angoscia adolescenziale della sera prima non sarebbe svanita.

Rimase a bocca aperta quando notò un uomo. Sembrava che la stesse guardando, ma sapeva che non era possibile perché il rivestimento dei vetri permetteva di guardare fuori ma non all’interno. Kyoko si avvicinò alla finestra e poggiò una mano sul vetro colorato, in corrispondenza di quell’uomo.

Era la personificazione dell’immobilità mentre tutto intorno a lui si muoveva a passo veloce. Emanava una calma che era seducente e spaventosa al tempo stesso. Da qualche parte, nel profondo della sua mente, sapeva che doveva essere una bugia... era lui a muoversi e tutto il resto era fermo in sua presenza.

Indossava occhiali da sole scuri e un lungo trench nero che era aperto abbastanza da lasciar intravedere la camicia attillata. Aveva il corpo di un dio greco e il viso impeccabile, anche se i suoi lunghi capelli scuri ne coprivano una buona parte. Aveva qualcosa di pericoloso e di eccitante allo stesso tempo. Sembrava uscito direttamente dai secoli bui, quelli con i draghi e i maghi.

Una visione improvvisa di lui inginocchiato, nudo e insanguinato, con catene attorno ai polsi, alle caviglie e al collo, in una caverna sotterranea dimenticata a lungo, balenò nella sua mente, facendole venire voglia di piangere per l’angoscia. Kyoko sentiva se stessa che strisciava verso di lui in un lago di sangue... voleva salvarlo. Si sentiva la pelle umida e i vestiti intrisi letteralmente.

Si accigliò mentre le sensazioni e l’immagine svanivano, poi si avvicinò al vetro ed ebbe la netta sensazione che in realtà stesse cercando di avvicinarsi a lui.

Darious sentì qualcosa invadere il proprio spazio e restrinse lo sguardo oltre il proprio riflesso nei vetri, notando la ragazza che lo osservava. Di solito gli umani distoglievano lo sguardo appena lo vedevano, a meno che non fossero innocenti, cioè bambini. Non aveva mai capito perché, ma i bambini non lo avevano mai temuto. I suoi occhi scuri scrutarono la ragazza con curiosità, non era certo una bambina.

Aveva lunghi capelli ramati che non erano né lisci né ricci, ma avevano una vita propria. Concentrandosi, vide i suoi luminosi occhi color smeraldo circondati da sensuali ciglia scure. Lo stava guardando con espressione meravigliata e questo gli fece riscaldare il sangue, lasciandolo confuso.

Ringhiò quando il sole scomparve improvvisamente dietro nuvole scure. Non si era mai interessato degli umani... solo dei demoni, e soltanto per il tempo necessario per rintracciarli e ucciderli. Nell’istante in cui lei si voltò di spalle, Darious usò il proprio potere per diventare invisibile.

«Kyoko, hai sentito quello che ho detto?» le chiese Suki, consapevole di aver passato gli ultimi minuti a parlare da sola.

Lei sussultò e si voltò a guardare la sua migliore amica dietro la scrivania. «Oh... ehm... eh?» Sbatté le palpebre, «Qual era la domanda?». Vedendo un’ombra alla sua destra, guardò verso la porta dell’ufficio di Kyou e si rilassò vedendo che era svanito di nuovo.

Suki scosse la testa, «Ho detto che tra cinque minuti c’è la riunione della mattina.». Prese una pila di fogli e si avvicinò alla scrivania mentre lei si voltava di nuovo verso la finestra. «Che cosa stavi guardando così attentamente?» le chiese.

Kyoko scrollò le spalle vedendo che lo sconosciuto non c’era più. Si morse il labbro inferiore, pensando alla delusione. «Sto cercando un taxi per sfuggire alla riunione.» rispose facendole l’occhiolino.

«Sì, beh... se non ti volessi bene, ieri sera ti avrei ammazzato quando ho sentito quel trambusto. Ma alla fine ho scattato delle belle foto da postare in rete. Avresti dovuto vedere l’espressione di Kotaro quando si è reso conto di aver sparato alla TV. Te le faccio vedere più tardi.»

Vedendo che Kyoko stava guardando di nuovo la strada, le mise le mani sulle spalle e la fece voltare verso l’ascensore. «Forza... è ora di affrontare la responsabilità dei tuoi atti vandalici.»

«Atti vandalici?» Kyoko si difese, «E quello che loro fanno a me di continuo, come lo chiami?»

Suki ridacchiò e la spinse nell’ascensore. «Sali, e se senti gridare... assicurati che siano loro a farlo.»

Darious alzò lo sguardo verso il nome stampato sul vetro del palazzo dov’era la ragazza... “Paranormal Investigations”. Chiuse gli occhi, entrando mentalmente nell’edificio, e serrò le mascelle quando il suo potere percepì anime antiche. Inspirò quando la sentì all’ultimo piano dell’edificio. Era diretta verso quel raggruppamento di anime che erano contaminate da qualcosa di non umano... ma non erano demoni.

Riaprì gli occhi proprio mentre iniziava a piovere, il marciapiede si bagnò tranne dove si trovava lui nell’invisibilità.

Era per questo che lei lo aveva guardato con tanto interesse, perché aveva a che fare con il paranormale? Lasciò che il proprio potere raggiungesse la sua anima ancora una volta mentre cercava una presenza demoniaca nella sua aura. Il potere la circondò per diversi istanti e sentì la sua forza vitale sorgere e guardarlo negli occhi.

Fu allora che la sentì... l’eco di un pianto sommesso che riusciva a malapena a ricordare di aver sentito al di sopra delle sue stesse grida di agonia. L’unica volta che aveva sentito quel suono era stato nel momento in cui le catene dell’eternità si erano spezzate. Si era lasciato alle spalle quel suono mentre si faceva strada per uscire dalla fossa, e questo era ritornato molte volte nella sua mente. Più si avvicinava a quella città... più il ricordo lo perseguitava.

Che cosa c’era in quel grido che gli faceva stringere il petto adesso, e non secoli prima quando aveva più importanza? Perché adesso era importante? Darious scosse la testa infastidito. Non poteva cambiare il passato, quindi perché indugiarvi?

Proprio mentre apriva la porta della stanza dove tutti stavano aspettando, Kyoko si sentì come se qualcuno la abbracciasse e respirasse profondamente. Voltandosi alla propria destra, guardò nell’oscurità. Lì vide lo stesso volto che aveva visto dall’altra parte della strada... questa volta senza occhiali da sole. Erano i suoi occhi ad affascinarla... erano di una stranissima tonalità di argento, con un accenno di riflessi color ghiaccio.

Kyou si voltò verso la porta, percependo al presenza di Kyoko, ma la sua espressione strana lo fece scattare. Si precipitò e la afferrò prima che cadesse a terra. Percependo qualcosa di indesiderato che la toccava oltre a lui, ringhiò in tono di avvertimento, disperdendo il potere soprannaturale che la circondava.

Darious si allontanò da Kyoko in preda alla rabbia proprio mentre un tuono scuoteva le finestre. Kyou restrinse lo sguardo mentre la prendeva possessivamente tra le braccia e la adagiò delicatamente sul divano, con tutti che guardavano. Fecero per avvicinarsi ma lui alzò una mano, ordinando loro di restare dov’erano.

Darious si ritirò e aprì gli occhi, guardando verso l’ultimo piano dell’edificio. Poteva ancora sentire il calore dell’anima della ragazza ed era la prima volta che accadeva da quando aveva memoria. Era passato molto tempo anche da quando era stato respinto dal potere di qualcun altro.

Sorrise freddamente mentre svaniva. Il punto asciutto sul marciapiede divenne più scuro quando scoppiò un acquazzone.

Capitolo 2 “Miti pericolosi”

L’udito di Kyoko tornò prima ancora che aprisse gli occhi. Quando sentì Shinbe dire che doveva essere incinta, spalancò gli occhi e lo guardò storto.

«Io...» fu subito interrotta da Toya, che la prese tra le braccia e la strinse forte.

«Non farlo mai più! Mi hai fatto quasi venire un infarto.». La tenne stretta finché non si ricordò che gli altri li stavano guardando. Gli venne un tic alla mascella, sapendo che cosa sarebbe successo.

«Oh, che dolce.» Kamui sogghignò, «Toya è innamorato di Kyoko. Non ne avevo idea.»

Toya la lasciò andare così in fretta che lei ricadde sul bracciolo del divano. «Avrai idea del mio pugno in faccia se non stai zitto, idiota.» ringhiò, ma la sua espressione si addolcì di nuovo quando fece un passo indietro e guardò Kyoko che si metteva a sedere. «Quello che intendevo dire era... che stai cercando di fare, farmi venire un infarto vero dopo ieri sera?»

«Se continui, lo farò.» disse Kyoko con un sorrisetto, «E poi mi nasconderò nella stanza di Kyou.»

«E perché proprio lì?» le chiese Toya, provando una gelosia fulminante.

Kyoko sospirò e si scostò una ciocca di capelli dagli occhi. Toya era intelligente ma a volte, se non fosse per il suo aspetto, sembrava proprio un bambino di cinque anni.

«Perché Kyou ha difese a prova di nerd sulla sua porta.» disse Kamui senza distogliere lo sguardo dal suo nuovo portatile, che teneva a debita distanza da suo fratello.

Toya ringhiò e si voltò per affrontare il più giovane del gruppo. «Continua pure, così ti mando in tilt tutto il sistema informatico.»

«Detto da chi non sa nemmeno dov’è il tasto “Invio” sulla tastiera.» ribatté Kamui con un sopracciglio alzato, «Mi sorprende perfino che tu sappia dov’è il tasto di accensione di un monitor.»

Toya si chinò su di lui, «Non intendevo virtualmente.». Le sue labbra accennarono un sorriso malvagio quando Kamui strinse forte il portatile a sé.

«Smettetela!» esclamò Kyou, con un tono che faceva eco alla sua autorità. «Sedetevi tutti. Kyoko, tu puoi rimanere sul divano se vuoi, e no, Toya... non puoi stare seduto lì.». Guardò suo fratello con irritazione.

Toya iniziò a farfugliare di bastoni e microchip su per il sedere prima di sprofondare nella sedia di Kyou. Kyou lo fissò con la sua famosa espressione impassibile. Quando si sentì tirare la mano si voltò verso Kyoko, che spostò i piedi per farlo sedere dall’altro lato del divano.

Kotaro e Yohji ridacchiarono quando Kyou accettò l’invito e si sedette, appoggiando i piedi di Kyoko sulle proprie gambe.

«Come tutti ben sapete, oggi è Halloween.» iniziò Kyou.

«Bah!» mormorò Toya, cercando di non guardare i piedi di Kyoko che toccavano suo fratello.

«Ciò significa...» continuò Kyou fissando Toya, «... che stasera ci sarà un’attività maggiore. I rituali pagani procederanno come al solito e anche l’attività paranormale aumenterà. Resteremo in allerta per le prossime ventiquattr’ore. Considerando che i festeggiamenti dureranno più di una notte perché è sabato... credo che vi siate fatti un’idea a proposito.»

«Sì, sì, abbiamo capito.» esclamò Toya «Ooh, guardate, donne nude che corrono per strada, inseguite da un gruppo di lesbiche!»

«Dove?» chiese Shinbe ad alta voce, non avendo prestato molta attenzione da quando Suki era entrata.

Kyou si massaggiò la fronte mentre sentiva una leggera pressione in aumento. Lui e i suoi fratelli nascondevano bene i loro poteri al resto del mondo, ma a volte si chiedeva se non fossero regrediti un po’ troppo. Erano stati mandati lì per proteggere Kyoko a sua insaputa e liberare il mondo da tutti i demoni possibili. Aveva creato l’agenzia non appena aveva saputo del lavoro che lei aveva scelto.

Kotaro intervenne: «Il dipartimento di polizia ha assegnato la piazza principale alla mia squadra perché c’è troppo lavoro per gli agenti. Molti poliziotti saranno di turno perché l’anno scorso i festeggiamenti sono durati fino all’alba e molte persone sono scomparse quella notte.»

Kamui annuì, girando il suo portatile verso gli altri. «Ragazzi, c’è una strega in città.»

«Ecco un altro sapientone... stanotte sarà pieno di streghe.» sogghignò Yohji, «Alcune più sexy di altre.»

«Quelle streghe non risucchiano la forza vitale dei bambini, però.» Kamui indicò un elenco di nomi del reparto pediatrico dell’ospedale. «Tutti questi bambini sono in coma ed è successo tutto nell’ultima settimana. I dottori sono sconvolti perché erano tutti in giro dopo il tramonto e i test che hanno eseguito non mostrano lesioni. Non si svegliano e basta.»

Kyoko si accigliò mentre cercava di concentrarsi sulla riunione. Era difficile perché non riusciva a scrollarsi di dosso la strana sensazione che le era rimasta da quando aveva visto quell’uomo e aveva sentito come due braccia che la stringevano.

Scacciando il ricordo per un momento, si rattristò pensando a tutti quei bambini in ospedale. Una volta aveva letto che, quando una strega prende una parte della tua anima, si cade in un sonno profondo. E si diventa vittima degli incubi per sempre mentre la strega nutre la tua paura. E ora tutti quei bambini erano bloccati nei loro sogni, chiedendo di essere salvati?

«Non credo che un secchio d’acqua in testa funzionerà, ma voglio andare a caccia di questo essere così crudele. Come facciamo a riconoscere la strega se la vediamo? Qualcuno ne ha mai vista una? Non sono semplici umani che hanno fatto indigestione di magia?» Kyoko iniziò a fare domande mentre cercava di mettersi a sedere, ma Kyou le poggiò una mano sulle caviglie per impedirglielo.

Non la guardò, sperando che lei non si accorgesse che lo aveva fatto intenzionalmente. In quel momento eresse una barriera protettiva attorno a lei che era trattenuta solo dal suo tocco... e poi, non era ancora pronto a rinunciare a quel contatto.

Aveva sentito la potente aura che la circondava poco prima che svenisse. E anche se l’aveva scacciata... sentiva ancora la sua presenza. Era abbastanza da farlo arrabbiare. Aveva piazzato protezioni anti-demone in tutto l’edificio e ad ogni angolo di ogni piano, all’interno dei muri in modo che non fossero visibili.

I suoi occhi dorati scrutarono l’enorme vetrata che si trovava al centro della parete esterna. Il tempo per la giornata doveva essere sereno e fresco, quindi da dove proveniva quella strana tempesta? Mentre osservava attentamente la pioggia, notò una sagoma che non era bagnata.

Non volendo che l’entità capisse che lui l’aveva individuata, Kyou rivolse l’attenzione su Shinbe, che stava fornendo una personale descrizione delle streghe.

«Le vere streghe non sono mai state umane. Le loro anime sono demoniache ed eterne. Si mantengono in vita sottraendo la forza vitale ai bambini e nutrendosi dei loro incubi. È questa la loro fonte di sostentamento. Per quanto riguarda l’aspetto, visto che tanti bambini sono già rimasti vittima, avrà una forma rara... giovane, bella e magari angelica, all’apparenza.»

Shinbe si schiarì la gola e cancellò l’immagine erotica che indugiava nella sua mente. «Non mostrerà la sua vera forma a meno che non stia prosciugando un altro bambino, o non stia combattendo. Il suo aspetto, in quel caso, sarà orribile.»

«E tu come lo sai?» disse Toya con voce cupa.

Shinbe lo guardò come per dirgli di tacere e, per una volta, Toya ebbe la decenza di lasciar perdere.

Yuuhi era in piedi accanto a suo fratello Amni, che era seduto, ma i suoi occhi erano fissi sulla pioggia fuori dalla finestra mentre parlava. «Lei sarà in centro, nel cuore della festa per bambini, ma non sarà l’unico demone. Non si fida di chi ha poteri superiori ai suoi. Ecco perché è così avida di nutrirsi... accumula energia per la battaglia imminente. Stasera mieterà altre vittime.»

Tasuki si strofinò le braccia per scacciare i brividi. «Detesto quando fai così.» mormorò mentre guardava i suoi occhi. L’unica differenza tra il ragazzo e un vero albino era che Yuuhi aveva gli occhi neri e, quando aveva una visione, diventavano più profondi... era inquietante.

Yuuhi lo guardò e le sue pupille color ebano divennero enormi e luminose.

«Stanotte non affronterai una strega.» disse, poi si voltò a guardare la pioggia come se non avesse appena spaventato a morte il suo amico.

Tasuki strinse i pugni, sapendo che il ragazzino non gli avrebbe detto che cosa avrebbe affrontato. Ignorando gli altri, che stavano quasi sghignazzando per il divertimento, si diresse verso gli armadietti che contenevano qualsiasi arma a prova di demone e prese un sacchetto di sale marino, infilandoselo subito in tasca.

Sapeva alcune cose sulla magia e, se il sale marino non avesse ucciso la strega o i demoni che la accompagnavano... almeno gli avrebbe dato un vantaggio.

Amni sorrise mentre guardava Tasuki che prendeva il sale. Era troppo divertente per lasciar perdere e, schiarendosi la gola, fece un’ottima imitazione della Malvagia Strega dell’Ovest.

Tasuki quasi saltò per lo spavento, poi si girò con una mano sul petto e lanciò un’occhiataccia al sensitivo.

«Bravo, Amni!» esclamò Toya.

«Va’ al diavolo!» ringhiò Tasuki.

«Tasuki!» lo rimproverò Kyoko, «Vuoi che chiami di nuovo il nonno?»

Lui si bloccò e si sentì raggelare fino al midollo. Sì, l’agenzia aveva affrontato delle cose che lo avevano spaventato a morte... ma niente era peggio del “signore del terrore”... nonno Hogo.

«Non è necessario, tienilo lontano da me per stanotte.» le disse, sperando che il vecchio non si facesse vivo quella sera. Riusciva sempre a sbucare dal nulla quando loro erano a caccia di demoni.

Amni gli sorrise di nuovo, facendogli l’occhiolino per farlo impallidire prima di tornare al gruppo. Strinse le mani e chiuse gli occhi mentre invocava il suo potere della vista. Dietro le sue palpebre il tempo accelerò, il giorno si trasformò in notte, e lui stava volando oltre i grattacieli del centro. Amni si ritrovò improvvisamente nel cuore della città dopo il tramonto, circondato da umani travestiti per Halloween.

Sospingendo la propria vista soprannaturale in tutte le direzioni, inspirò lentamente, cercando cose fuori dal normale... ce n’erano così tante. Ombre distorte si contorcevano intorno a lui, assorbendo le persone da tutte le direzioni prima di sparire dalla vista. Spiriti che non sembravano nient’altro che ragnatele che volavano intorno a lui come se cercassero di attaccarlo, ma non c’era nulla.

Ai confini della propria coscienza, Amni iniziò a sentire qualcosa di sinistro, simile ad artigli di demoni che raschiavano il metallo. Qualcosa gridò e lui fu riportato indietro nel presente. Sentì una mano sulla spalla e incrociò lo sguardo consapevole di Yuuhi. Fu allora che Amni si rese conto di essere caduto a terra, con la sedia rovesciata.

«Nessuno deve uscire da solo, stasera.» disse mentre si allontanava da suo fratello, poi entrambi guardarono la pioggia. La sagoma svanì, lasciando che lo spazio vuoto si bagnasse.

«Stasera uscirete tutti in coppia e porterete con voi i cellulari.» ordinò Kyou, «Kamui vi seguirà da qui, quindi chiamatelo se avete problemi. Chi sarà più vicino alla vostra posizione verrà ad aiutarvi. Yuuhi e Amni rimarranno con lui, così potrà avvertirvi se scopriranno qualcosa.»

Poi guardò Kotaro e aggiunse: «Kotaro, tu e Yohji pattuglierete la piazza per conto della polizia; ovunque mandino Tasuki, Shinbe lo seguirà. Toya e Kyoko si travestiranno per mimetizzarsi e cercheranno di mantenere al sicuro la propria identità in caso di imprevisti. Saranno di pattuglia nell’area dei bambini, alla ricerca della strega». Fece un lieve cenno a Kyoko, sapendo che era quello che voleva.

«Amni, anche tu e Yuuhi farete parte della squadra “di pulizia”. Se qualcosa dovesse sfuggire di mano con troppi testimoni, dovrete essere pronti.». Li guardò per fargli capire che avrebbero dovuto cancellare la memoria di qualsiasi essere vivente, se necessario. «Suki aspetterà sul furgone per chiunque avesse bisogno di armi o di un passaggio.»

Toya incrociò le braccia sul petto, soddisfatto di essere in coppia con Kyoko, anche se ciò significava che avrebbe dovuto travestirsi per la notte dei demoni. Divenne sospettoso quando si rese conto che Kyou non aveva rivelato il proprio ruolo nel piano.

«E tu che farai?» gli chiese con diffidenza.

Kyou restrinse lo sguardo verso la finestra, sapendo che non erano più soli nella stanza. Aveva sentito lo spostamento d’aria creato da un movimento, e il potere che vi si celava era sconcertante.

«La riunione è finita.» disse con tono calmo ma autoritario per non allarmare gli altri.

All’inizio nessuno si mosse, aspettando che lui se ne andasse come faceva normalmente dopo una riunione. Quando fu evidente che non se ne sarebbe andato, uno ad uno si alzarono e lasciarono la stanza. Anche Kyoko fece lo stesso quando Kyou lasciò la presa sulle sue caviglie. In pochi istanti, la stanza si svuotò e Kyou chiuse la porta... bloccandola per non essere interrotto.

Appoggiò la schiena alla porta mentre guardava la stanza vuota.

Scansionò ogni centimetro quadrato con i propri sensi prima di alzare lo sguardo verso la finestra. Fissò intensamente un punto accanto al telaio. Capì che doveva essere la stessa entità che aveva fatto svenire Kyoko poco prima. Ma non riusciva a capire il perché. Non mostrava cattive intenzioni... quasi come se lo stesse semplicemente osservando.

Ma lui non riusciva a scacciare la sensazione di aver già sentito quell’entità. Qualunque cosa fosse, doveva scoprire i suoi segreti e il perché fosse lì. Nel frattempo, pensò quasi di mettersi a fissare il suo nascondiglio finché non si fosse mostrata o se ne fosse andata.

Darious era seduto sull’ampio davanzale, con la schiena poggiata al vetro, e aveva una gamba accavallata sull’altra. Aveva sentito tutto e la cosa gli aveva lasciato una strana sensazione di appartenenza che stava cercando di ignorare. Aveva sempre combattuto da solo contro i demoni e ora aveva finito per trovarsi in una stanza piena di... “umani” non era la parola giusta per alcuni di essi, anche se era ciò che fingevano di essere.

La prova era che quell’uomo sapeva che lui era lì anche se non poteva vederlo. Tuttavia, lo sguardo che gli stava rivolgendo era una sfida. Quel tipo dai capelli argentati non era umano... non era un demone... che accidenti era? Darious si accigliò, finché un’aura potente non attraversò la stanza, diretta verso di lui. Non lo stava minacciando... gli stava solo facendo capire che sapeva esattamente dov’era.

Darious restrinse lo sguardo... aveva sentito gli altri chiamarlo “Kyou”. Dove lo aveva già sentito quel nome? Rimase senza fiato e i suoi occhi neri divennero come pozzi senza fondo. Era impossibile.

Quando era tornato al monastero, trovandolo abbandonato e senza la statua, aveva perquisito i tunnel sotto le macerie e aveva trovato le pergamene perdute che parlavano dei guardiani. Era lì che aveva letto di Kyou e dei suoi fratelli. Gli scritti dei monaci raccontavano dei guardiani che circondavano la loro sacerdotessa e proteggevano il mondo dai demoni.

Aveva pensato che si trattasse di un mito... nient’altro che le speranze degli umani aggiunte alle terribili profezie delle pergamene. Cercò di ricordare che cos’aveva letto ma era tutto sfuggente, non aveva prestato attenzione a quelle “favole”. Aveva lasciato le pergamene dov’erano, per poi tornare anni dopo e trovarne una nuova che si riferiva ai guardiani.

Ricordava che lui era più anziano dei guardiani e che loro avevano abbandonato questo mondo nell’istante in cui il sigillo dell’inferno si era spezzato. Perfino i monaci non avevano capito perché i guardiani lo avessero lasciato solo nel momento più buio.

Adesso erano tornati e fingevano di essere umani... vivendo in mezzo a loro come se ne avessero il diritto, mentre lui era rimasto fuori al freddo, a combattere i demoni come se quello fosse il suo destino? Cosa aveva portato gli umani ad accettare i guardiani, e a guardare lui con aria spaventata? Tutto quello che gli umani gli avevano offerto non era stato altro che la solitudine.

Darious si alzò tutta la sua altezza mentre nascondeva i suoi desideri dietro le massicce pareti in cui li teneva intrappolati. Se avesse permesso a se stesso di provare qualcosa, avrebbe trovato soltanto dolore... aveva imparato quella lezione nel modo più difficile. Non aveva mai avuto bisogno di nessuno e non sarebbe successo adesso... soprattutto se gli altri erano più deboli di lui. Ringhiò silenziosamente verso l’uomo prima di andarsene, frantumando i vetri della finestra.

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