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Raji: Libro Uno
Raji: Libro Uno

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Raji: Libro Uno

Язык: Итальянский
Год издания: 2020
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“Devo lavorare sul mioservizio,” disse Fuse.

Mancò il tiro successivo e andò a recuperare la palla. Notò tre ragazze sedute al tavolonel cortile dell’edificio amministrativo. Gli sembrò una cosa strana, con i cappotti pesanti e i guanti di lana, mangiavano panini e bevevano dai thermos. Fuse si considerava un tipo carino, ma sapeva che quelle ragazze non erano sedute lì all’ora di pranzo per guardare lui.

“Devi lavorare su tutto,” disse Cameron quando Fuse tornò sul campo. “Credi davvero di entrare così all’Octavia Pompeii?”

“Hai ragione.”

“Bene, lavoriamo sul servizio e sullavolée.Puoi scommettere che tutti i giocatori di livello ‘A’ saranno alla retein un attimo, pronti a farti ingoiare la palla. Sei un po’ basso per il tennis, ma hai un grosso vantaggio essendo mancino. Questo fa sempre andare fuori di testa l’avversario, perché si confonde su quale lato sia il tuo rovescio etu puoi facilmente servire al suo. Ora, servi la palla e corri verso il centro della rete. Devi essere rapido. Prova a farlo veloce in quattro passi.Andiamo!”

Cameron e Fuse lavorarono duramente per i successivi quaranta minuti, poi raccolsero tutto e si prepararono ad andarsene.

“È l’unico allenamento che fai?” chiese a Fuse mentre lasciavano il campo.

“Sì.”

“Mmm. Non sarà sufficiente. Conosci qualcuno al country club?”

“Si, certo.Nei miei sogni.Comunque,” Fuse indicò le ragazze con la testa, “vedo che oggi è arrivata la tifoseria.”

Cameron guardò le tre ragazze e si fermò per far loro un esagerato inchino, tenendo la racchetta di lato e la mano libera in vita. Questo le fece scatenare in un culmine di risate e sussurri.

"Quella tua stalla", disse Cameron a Fuse mentre proseguivano verso la palestra, "ha un posto libero, dove non ci siano recinti per maiali o altro?".

“Certo,” disse Fuse. “Il lato sud è libero.”

“Sai quanto è alta quella rete?”Guardarono indietro verso il campo da tennis mentre Cameron puntava la racchetta verso la rete.

“Circa ad altezza bacino.”

“Esatto. Dipingiti una linea bianca in quel tuo fienile, altezza vita e lunga sei metri. Servi e colpisci al volo sul lato del fienile. Non preoccuparti di dove rimbalza la palla, basta che la porti un paio di centimetri oltre la linea bianca e poi corri verso il muro.”

“Pensi davvero che questo mi aiuterà?”

"Devi lavorare sui colpi a terra, sulla schiacciata sopra la testa, sui rovesci e su tutto il resto. Ma ti dico, padroneggia il servizio e la volée, e vincerai a tennis. Forza, dobbiamo lavarci prima della lezione di algebra del signor Anderson".

Si diressero verso lo spogliatoio maschile in fondo alla palestra.

"Grazie per avermi aiutato", disse Fuse.

"Non preoccuparti, ti sdebiterai. Ho ancora bisogno di aiuto con la geometria solida".

* * * * *

Fuse era seduto nell'ultima fila dell'aula del signor Anderson estava leggendo un grosso libro illustrato.

"Signor Fusilier".

Fuse sussultò e alzando lo sguardo vide il signor Anderson dirigersi verso di lui. Gli altri studenti guardavano l'insegnante in silenzio.

"Ti andrebbe di partecipare alla lezione di oggi?

"S-sì, signore." Fuse chiuse il libro e lo fece scivolare sotto quello di matematica.

"Bene, allora. Puoi dirmi cosa vedi sulla lavagna?"

"È un'equazione quadratica."

"Sì!E per gli altri studenti che hanno prestato attenzione nell'ultima mezz'ora senza capire niente della mia spiegazione, qual è la tua definizione di equazione quadratica?

"Un'equazione quadratica è un'equazione polinomiale di secondo gradocon una singola variabile, in questo caso, X".

"Corretto, ancora una volta". Il signor Anderson tenne il suo libro di testo contro il petto e guardò gli altri. "E ora, le dispiacerebbe darci la formula quadratica?"

Fuse studiò la lavagna per un momento, poi rispose: "X è uguale a meno B, più o meno la radice quadrata di B alla seconda, meno quattro AC, tutto fratto due A".

Il signor Anderson aprì il suo libro di matematica per guardare una pagina. "Molto bene, signor Fusilier". È tornò in cima alla classe.

"Secchione", qualcuno sussurrò dalla sinistra di Fuse.

Si girò e vide Monica Cuddlestone che gli sorrideva. Era una brunetta dagli occhi blu intenso, arricciò in modo carino solo il lato destro della bocca. Mentre si leccava il labbro superiore con la punta della lingua, lui si soffocò e girò la testa verso l'insegnante. Lei ridacchiò.

“Può tornare aGrey’s Anatomy, signor Fusilier,” disse l’insegnate cancellando la lavagna per iniziare una nuova equazione. “La chiamerò di nuovo se avremo bisogno di aiuto.”

Fuse afferrò il libro di anatomia e lo aprì dove la matita aveva tenuto il segno. Non era un libro di nessuna materia del liceo, ma del college, che aveva preso in prestito dalla biblioteca. Voltò un paio di pagine e cominciò a leggere della spina dorsale e del midollo spinale dell’uomo.

* * * * *

Fuse appoggiò la sua bicicletta contro una quercia torreggiante accanto al portico. Raggiunse a grandi passi la porta d'ingresso e la spalancò.

"Ciao papà", salutò mentre gettava i libri e la racchetta da tennis vicino alla porta d'ingresso. Aggirò la sedia a rotelle del padre e gli si mise di fronte. "Hai fatto tutti i tuoi esercizi oggi?".

Suo padre non rispose.

Fuse prese la posta da sopra il caminetto, dove la signora Smithers la lasciava sempre. Vide una lettera della banca, una fattura del negozio di mangimi da sei dollari e cinquanta centesimi per dodici balle di erba medica e un assegno di cinque dollari per il latte della settimana scorsa. Ma nulla da parte di sua madre o da Octavia Pompeii. Lasciò cadere la posta sopra la mensola e guardò il fuoco per un attimo, poi tirò il tavolo davanti al padre.

"Va bene se dipingo una linea bianca sul lato del fienile? Cameron dice che mi sarebbe d'aiuto per la partita di tennis se mi allenassi contro il muro".

Guardò suo padre sbattere le palpebre e notò che indossava un cambio d'abito pulito ed era appena stato rasato. Fuse non sapeva cosa avrebbe fatto senza l'infermiera Smithers. Poteva cucinare, dar da mangiare al padre e metterlo a letto la sera, ma occuparsi di un invalido senza aiuto era troppo per lui. Il dottore veniva due volte alla settimana, ma era la signora Smithers che lo teneva in vita e in salute. Non aveva idea di quanto costasse avere un'infermiera lì tutto il giorno – la banca si occupava di tutte le spese mediche – ma era grato del suo aiuto.

Quando Fuse raggiunse il set di scacchi, gli occhi di suo padre si mossero ma rimasero indietro rispetto al movimento della mano del figlio, come se ci volesse molto tempo prima che l'azione si registrasse nella sua testa.

"Ho pensato a una nuova mossa d'apertura oggi in classe di storia". Fuse sistemò i pezzi. "Voglio vedere cosa ne pensi".

Posizionò gli scacchi per entrambe le parti, eseguendo le prime quattro mosse della partita. Suo padre inclinò il mento leggermente verso il basso per seguire i movimenti.

"Ok, tu studia questo mentre io vado a controllare Stormy. Potremmo già avere un nuovo puledro. Dopo essermi preso cura degli animali, vado a friggere del prosciutto e delle uova per cena. Ti sembra una buona idea?"

Fuse indossò il cappotto e uscì dalla porta sul retro trovando Ransom ad aspettarlo. Il cavallino nitrì, fece una dozzina di passi veloci verso la stalla, poi corse indietro verso Fuse.

"Ransom, come sei uscito?" Allungò la mano per dare una pacca sul collo al cavallo. "Quel recinto non si può saltare, e il chiavistello è all'esterno. Hai dato un calcio a qualche tavola? Dopo aver controllato Stormy, andiamo a riparare la recinzione".

Il cavallo attraversò veloce la stalla, e Fuse gli corsedietro.

Quando arrivarono da Stormy, il cancello era aperto. Fuse sbatté gli occhi e scosse la testa.

"Ho le visioni, Ransom, o quel cancello si stava muovendo quando siamo entrati? Si guardò intorno nel fienile silenzioso vedendo i piccioni tubare. Loro agitarono la testa da un lato all'altro, guardandolo. Lui scrollò le spalle. "Forse ho bisogno di un paio di occhiali".

Stormy era in piedi accanto al suo abbeveratoio, con la testa bassa e il respiro affannoso.

"Ciao, Stormy, tesoro. Ancora niente cucciolo, eh?"

Le accarezzò il collo, e lei alzò la testa verso di lui, con gli occhi socchiusi.

Si inginocchiò nel fieno e le portò la mano lungo il ventre. "Lo sento muoversi. Non ci vorrà molto ormai". Controllò la sua mangiatoia; era mezza piena. "Oggi non hai mangiato niente".

Anche Ransom guardò nella mangiatoia, poi iniziò a sgranocchiare l'avena di Stormy.

"E c'è ancora acqua in abbondanza. So che ti senti triste, ma non puoi stare tutto il giorno senza mangiare e bere". Vide che aveva ancora molto fieno. "Bene", disse, poi si fermò un attimo. "Non c'è molto da fare qui. Mi occuperò dei maiali e mungerò le mucche. Poi tornerò a vedere come stai".

* * * * *

Dei forti colpi svegliarono Fuse. Lui afferrò il cuscino e si coprì la testa. Dopo un attimo, di nuovo quel rumore. Si tolse le coperte e si sedette sul letto.

Potrebbe essere la mamma? Ma perché avrebbe dovuto bussare?

Con solo il pigiama addosso, si precipitò giù per le scale. Quando raggiunse la porta d'ingresso e accese la luce, sentì di nuovo quel suono, ma dal retro della casa.

Guardò l’orologio sul muro: 3:45.

Chi diavolo bussa alla porta sul retro a quest’ora?

Mentre Fuse si affrettava attraverso la cucina buia, bussarono di nuovo, con più insistenza. Accese la luce della cucina e aprì la porta.

“Tu!”

Era la ragazza che aveva trovato a dormire nel loro fienile il giorno prima. Ransom saltellava sotto i gradini del portico, quasi quanto lei.

La ragazza balbettò qualcosa gesticolando verso il fienile.

"Cosa stai dicendo?” Fuse tremava per l'aria fredda. "Non ti capisco".

Blaterò un'altra serie di parole agitate e pestò il suo piccolo piede sul pavimento. Poi cullò le braccia avanti e indietro come se stesse tenendo un bambino.

"Stormy!” Fuse gridò e corse verso il fienile.

Capitolo Quattro

Fuse sentì le grida di Stormy non appena attraversò la porta del granaio.

Corse verso la stalla e trovò la cavalla che scalpitava a terra, tremante per i dolori del travaglio. Lei si volse verso di lui e con gli occhi spalancati lo fissò.

Una lanterna appesa a un piolo emise una fievole luce gialla. Fuse si chiese come mai fosse accesa. Quando la ragazza entrò dietro di lui, realizzò che doveva essere stata lì tutta la notte.

Stormy piagnucolava e saltellava in semicerchio, guardando verso le sue zampe posteriori.

“Oh, no”, sussurrò Fuse quando controllò l'andamento. “Parto podalico”.

Percorse la mano lungo il fianco di Stormy, poi guardò la ragazza. Lei spostò lo sguardo da lui alla cavalla, evidentemente preoccupata.

“Il puledro sta cercando di uscire al contrario.”

Scosse la testa.

“Ransom!” Fuse quasi inciampò sull'altro cavallo, che stava con gli occhi spalancati accanto a Stormy. “Levati di mezzo”.

Spostò Ransom col ginocchio mentre cercava di confortare Stormy. La ragazza afferrò il cavallo dalla criniera per trascinarlo fuori dalla stalla. Una volta fatto uscire, fece retromarcia, chiudendo la porta.

“Grazie.”

Mentre Fuse si inginocchiava vicino al secchio dell'acqua per lavarsi le mani e le braccia, guardò la valigia malconcia sulla paglia. Era contento che lei fosse lì, altrimenti Stormy e il suo cucciolo sarebbero potuti morire prima che arrivasse mattino.

“Devo trovare le zampe posteriori”, disse mentre si sciacquava le mani nell'acqua gelida.

La cavalla si sdraiò, si contorse e poi si rialzò. Fuse prese il secchio da dietro le sue zampe e le tenne la coda per lavarla. A Stormy non piaceva l'acqua fredda. Cercò di morderlo.

“Non l'ho mai fatto da solo”. Fuse si schivò dai denti del cavallo. “Ma ho aiutato papà a farlo con le mucche”. Si sciacquò di nuovo le mani nel secchio. "Tienile la testa".

La ragazza disse qualcosa che Fuse non comprese, e quando lui la guardò, lei scrollò le spalle. Improvvisamente lui capì: non parlava inglese.

“La sua testa!” le disse indicando Stormy, toccandosi la propria per farle capire cosa intendesse.

La ragazza annuì con uno sguardo di assenso, ma prima che potesse tenere Stormy, la cavalla cercò di nuovo di mordere Fuse sulla gamba. Lui balzò all’indietro, quasi rovesciando il secchio dell'acqua. La ragazza avvolse le braccia attorno al collo di Stormy, tenendole la testa stretta contro il suo fianco.

“Ecco, così. Tienila stretta.”

Stormy diede un calcio a Fuse, ma lo mancò e colpì il secchio di metallo, facendolo volare contro il muro.

“Le zampe posteriori del puledro sono fuori, ma non i suoi zoccoli”. Fuse si pulì le mani sui pantaloni del pigiama. “Abbiamo solo pochi minuti prima che inizi a cercare di respirare. Non ce la farà mai in questo modo. E potrebbe uccidere anche Stormy”. Sapeva che la ragazza non lo capiva, ma parlandone rese più chiaro nella sua mente ciò che doveva fare.

Quando Fuse cominciò a spingere il puledro all'interno, Stormy cadde in ginocchio e si rotolò su un fianco. Cercarono di tenerla ferma mentre lottava contro di loro. Fuse spinse il puledro e infilò la mano accanto a lui. Stormy urlò e si alzò, cercando di allontanarsi dal ragazzo. Lui la trattenne e introdusse il braccio fino al gomito, raggiungendo gli zoccoli del puledro.

La ragazza perse la presa, e prima che potesse di nuovo mettere le braccia attorno al collo della cavalla, Stormy addentò la coscia di Fuse. Lui gridò e le diede uno schiaffo sul naso con la mano libera, facendole mollare la presa.

La ragazza finalmente tornò a stringere Stormy spostandole la testa. Fuse trovò gli zoccoli del puledro, ci avvolse la mano intorno e li tirò verso l'esterno. Stormy cadde sul letto di paglia, con il fiato corto. Cercò di allontanarsi, ma la ragazza la teneva stretta.

“Ho le zampe.”

Fuse cercò di posizionare correttamente le zampe posteriori del puledro – dovevano uscire per prime. Stormy lottò contro di lui mentre tirava, ma lui si aggrappò a lei e tirò fuori l'avambraccio, portando con sé le zampe, attento a non rompere il sacco amniotico.

Stormy riuscì ad allontanarsi alzandosi in piedi. La ragazza urlando le afferrò nuovamente la testa.

“Adesso, spingi forte Stormy,” disse Fuse.

Le zampe posteriori uscirono, e Fuse lasciò riposare Stormy per un po’. Dopo un paio di minuti, tirò delicatamente. Il resto del corpo del puledro cominciò ad affiorare.

Stormy inarcò la schiena, gemette, e si sforzò molto. Il resto del corpo uscì rapidamente, Fuse lo afferrò mentre scendeva da Stormy. Il cordone ombelicale si spezzò e Fuse mise il puledro sulla paglia.

“È una piccola puledra”, disse.

Le pulì la bocca e iniziò a strofinarla con manciate di paglia. La ragazza lasciò la presa e Stormy fissò il cucciolo.La neo-mamma si scrollò dalla testa alla coda, poi cominciò a leccare il suo puledrino. Gli occhi della piccola si aprirono e guardò selvaggiamente il nuovo mondo che la circondava. Fuse si spostò per permettere a Stormy di pulirla. Era esausto, ma euforico nel vedere i grandi occhi marroni ammirare il mondo per la prima volta.

“Credo che staranno entrambi bene”.

Mentre usava la paglia per pulirsi le braccia, tremando dal freddo, guardò la stufa a cherosene di Stormy. Bruciava con un caldo bagliore, ma poiché Fuse era scalzo e senza maglietta, la stufa non gli era di grande aiuto.

Sentì la ragazza parlare dietro di lui, poi qualcosa gli coprì le spalle; era lavecchia giacca di tela di lei. Non era molto, ma gli diede un po’ di calore. Era grato per il gesto e desiderò conoscere la sua lingua per poterle dire quanto la apprezzasse.

“Grazie”, disse Fuse quando lei si inginocchiò accanto a lui.

Guardarono il piccolo cavallo che cercava di alzarsi in piedi. Aveva le zampe anteriori piegate sotto di sé, quando provò ad alzarsi con le zampe posteriori, vacillò e cadde di lato nella paglia.

Fuse e la ragazza si misero a ridere.

Stormy strofinò il naso sulla cavallina, incoraggiandola a riprovare. Lei lottò con le sue zampe e mosse i primi passi.

“Ha solo cinque minuti e già cammina”, disse Fuse. “Vedi la criniera bionda e il color crema? È un palomino, proprio come sua madre”.

Vide la ragazza sorridere mentre guardava il puledro oscillare e annusare la gamba della madre.

Good job, (Ottimo lavoro)”disse.

Gut jab.(Colpo alla pancia)”disse lei guardandolo.

Good job.(Ottimo lavoro)” ripeté il ragazzo.

God jab?(Dono di Dio?)”Disse allora la ragazza.

Good job.(Ottimo lavoro)” insistette Fuse.

God jab.(Dono di Dio)” Disse lei raggiungendo il puledro che stava iniziando a poppare. “God jab.”ripeté.

La porta della gabbia si aprì dietro di loro ed entrò Ransom. Si fece strada tra Fuse e la ragazza, poi guardò il puledro.

“Come ci si sente ad essere papà?”. Fuse mise il braccio attorno al cavallo.

Ransom avanzò, cercando di annusare il puledro, e Fuse lo fece passare. Stormy soffiò e mostrò i denti mettendosi tra Ransom e il suo cucciolo. Il cavallo allora fece un passo indietro, poi un altro. Aveva uno sguardo sorpreso mentre si avvicinava alla ragazza.

“Si, Ransom.” Fuse si massaggiò la gamba dove Stormy l'aveva morso. “È meglio lasciarli soli per un po’, a meno che tu non voglia perdere un orecchio”.

La ragazza circondò il collo di Ransom con le braccia, “God Jab” disse e indicò il puledro.

Ransom sfiorò e strofinò il muso sulla guancia della ragazza, facendola ridere.

“Dovremmo chiamare il puledro Santa, visto che è la vigilia di Natale”. Fuse era in piedi. “No, è un nome maschile. Lei è così carina; forse meglio chiamarla Monica”.

La ragazza raggrinzì la fronte.

“Vado in casa a prendere delle zollette di zucchero per Stormy. Torno subito” Alzò l'indice, sperando che lei capisse che se ne sarebbe andato solo per un minuto.

Fuse si fermò sulla porta del granaio, sorpreso di vedere enormi fiocchi di neve posarsi silenziosamente al suolo. C’erano già quasi due centimetri di altezza. Si strinse la giacca sul petto e corse verso la casa. Quando arrivò alla porta sul retro, pestò i piedi nudi sul portico e si scrollò la neve dalle spalle. Entrando in casa, si accorse che non faceva molto più caldo che fuori.

Accenderò il fuoco quando tornerò dal fienile.

Si mise gli stivali e prese il cappotto da un gancio dietro la porta.Vide che era rimasta mezza scatola di zollette di zucchero, così ne prese una manciata e si affrettò ad uscire, portando con sé la giacca della ragazza. Arrivò velocedentroil fienile.

“Ho preso il mio cappotto.” Arrivò alla porta della stalla. “Così puoi…”

Se n’era andata.

* * * * *

Il sole era già sorto quando Fuse accese il fuoco in cucina e mise su il caffè per suo padre. Rimase un attimo in piedi davanti al lavandino, fissando fuori dalla finestra e guardando la neve scendere. Più di 15 centimetri ricoprivano il terreno, nevicava così abbondantemente che riusciva a malapena a vedere il fienile.

Fuse aspettò che suo padre si svegliasse per aiutarlo a vestirsi e portarlo con la sedia a rotelle davanti al camino scoppiettante. Poi lo aiutò a bere il caffè prima di uscire a mungere le mucche, a dar da mangiare agli altri animali e a controllare Stormy e il suo nuovo puledro.

Si chiedeva della ragazza mentre stava alla finestra della cucina. Era là fuori da qualche parte, nella neve, e ora senza nemmeno una giacca.

Da dove viene e perché non capisce l'inglese?

Forse se fosse rimasto lontano dal fienile, lei sarebbe tornata nella stalla di Stormy, dove faceva caldo.

Venti minuti dopo, Fuse teneva un cucchiaio di caffè zuccherato sulle labbra del padre. "L'infermiera Smithers oggi non verrà, papà".

Suo padre sorseggiò il caffè e si leccò le labbra.

Il fuoco scoppiettava nel camino, e la stufa della cucina bruciava con il carico di legna che ci aveva messo dentro. Presto l'intera casa sarebbe stata calda e accogliente.

“È la vigilia di Natale. La signora Smithers ha la sua famiglia di cui occuparsi”.

Fuse guardò i quattro regali di Natale sul divano – due per suo padre e due per sua madre. Aveva comprato un vestito e un portafoglio di pelle per il padre, e una lunga sciarpa gialla e una spilla Cammeo per la madre.

“Questo è il primo anno senza albero di Natale.” Si rivolse al padre. “Ti ricordi quella volta che abbiamo abbattuto quel pino di oltre tre metri e mezzo, dall’altra parte del grande stagno? Abbiamo dovuto tagliare altri sessanta centimetridalla base prima di poterlo mettere in quell’angolo laggiù, vicino alle scale.” Immerse nuovamente il cucchiaino nel caffè. “Quello è stato il miglior albero di sempre.”

Il signor Kupslinker, della banca, dava i soldi a Fuse ogni volta che ne aveva bisogno. Non per palle da tennis o cose del genere, ma per la spesa, il materiale scolastico e altri beni di prima necessità, come i libri. I soldi del latte venduto aiutavano un po’; pagare la bolletta della luce e comprare il mangime per gli animali. A parte questo, non aveva alcuna entrata. Il signor Kupslinker disse che secondo lui i regali di Natale erano decisamente una necessità.

Fuse sapeva che i soldi della banca dovevano essere restituiti, ma non sapeva quando, o come.

Ripensò al lunedì precedente, quando andò in banca a chiedere al signor Kupslinker dieci dollari per comprare i regali per i suoi genitori. Il banchiere gli aveva chiesto di suo padre, poi gli aveva dato un suggerimento.

“Forse dovresti pensare di affittare la fattoria a qualcuno che possa lavorarci”.

“Leasing?” Aveva chiesto Fuse.

“Sì, mancano solo quattro mesi alla semina primaverile. Se tuo padre non si sarà ripreso per allora, la fattoria potrebbe andare avanti un altro anno senza guadagnare nulla”. Il banchiere si era tolto gli occhiali e aveva preso un fazzoletto di seta bianca dal taschino del suo abito gessato. Con il fazzoletto aveva pulito una delle lenti di vetro. “In realtà”, aveva messo gli occhiali controluce, “sprofonderete ancora di più nei debiti”.

Arare il terreno e piantare duecento acri era il lavoro più difficile dell'intero anno. Anche se Fuse avesse lasciato la scuola, non avrebbe potuto farlo da solo.

“Puoi prestarmi abbastanza soldi per assumere due braccianti?”

“Vincent, sai che pago il dottor Mathews e l'infermiera Smithers ogni mese”. Si era messo gli occhiali e aveva ripiegato con cura il fazzoletto. “Ti ho già anticipato più soldi di quanti avrei dovuto. Se il nostro consiglio di amministrazione scoprisse che ho prestato dei soldi senza garanzie, potrei perdere il lavoro”.

“Sono spiacente, Mr. Kupslinker. Questo non lo sapevo.” Fuse non aveva pensato alla possibilità che suo padre restasse disabile a lungo. Se fosse rimasto altri quattro mesi senza entrate, non sarebbe mai migliorata la situazione.

“Avere qualcuno che gestisca la fattoria è una buona opzione.” Il sorriso del signor Kupslinkeraveva rivelato due file di piccoli denti pari. Sembrava che fossero stati limati.

Fuse non sapeva cosa dire. Non si era mai occupato di nulla era suo padre che gestiva l’agricoltura.

“Puoi dare la fattoria in affitto a lungo termine. Consegnare la terra ad un…” Il banchiere si era fermato per schiarirsi la gola. “Ad un contadino competente, qualcuno di cui ci fidiamo, che può portare a termine il lavoro”.

Fuse era contrario a permettere a qualcun altro di lavorare alla fattoria, perché assomigliava troppo ad una mezzadria, e sapeva che suo padre non avrebbe mai acconsentito a una cosa del genere. Aveva lavorato alla fattoria per quasi dieci anni, assumendo aiutanti quando ne aveva bisogno, fino a quando non era caduto dal mulino a vento e si era infortunato alla colonna vertebrale ad ottobre. Aveva cercato di prendere una chiave inglese, sostituendo una bronzina sull'asse, quando un'improvvisa folata di vento aveva fatto girare la banderuola di coda, facendolo cadere dalla piattaforma.

Il dottor Mathews aveva detto a Fuse che non si poteva fare più nulla. Il braccio rotto era già guarito, ma la ferita alla schiena sarebbe dovuta guarire da sola. L'infermiera Smithers eseguiva una terapia fisica per mantenere in funzione i suoi muscoli, ma solo il tempo e il riposo avrebbero riparato il midollo spinale. Fino ad allora, suo padre era paralizzato dal collo in giù.

“Non credo che papà vorrebbe che la fattoria venisse affittata”, aveva detto Fuse al banchiere.

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