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Legami Che Incatenano
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Язык: Итальянский
Год издания: 2020
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Amy Blankenship

Legami Che Incatenano

LEGAMI CHE INCATENANOSerie OSSESSIONE
Autore AMY BLANKENSHIPTraduzione di Patrizia Barrera
Copyright © 2012 Amy BlankenshipEnglish Edition Published by TekTimeAll rights reserved

CAPITOLO PRIMO. IL Santuario

Angel Hart guardò fuori dallo spesso vetro del finestrino, e rabbrividì all'altezza che aveva raggiunto l'elicottero che la portava al resort dove era cresciuta. Amava da morire quel posto… ma comunque lo gradiva di più con i piedi ben poggiati sul terreno. Volare era la sua unica fobia e la stava combattendo da più di dieci ore!

Aprendo gli occhi si voltò a guardare suo fratello Tristian, chiedendosi cosa gli avesse frullato per il capo per chiederle di incontrarsi all'aeroporto, ben sapendo che avrebbe dovuto salire su un elicottero per tornare a casa.

Ricordava bene che il fratello odiava volare molto più di lei, e infatti in quel momento lui stava abbarbicato al suo cellulare a mandare sms a qualcuno, pur di concentrare l' attenzione su qualcos'altro. Forse aveva deciso di affrontare le sue paure perché, malgrado si fossero costantemente mantenuti in contatto tramite telefono e messaggi, tuttavia erano ben due anni che non si vedevano! Qualunque fosse il motivo che lo avesse spinto, non le importava più di tanto: era felice di averlo con sé, lui aveva un effetto calmante su di lei e gli era molto grata di questo.

Per sfuggire al rumore dell’elicottero, Angel lasciò che la sua mente spaziasse coi ricordi, tornando a quello che era successo negli ultimi due anni. Dopo il divorzio dei genitori, suo padre l’aveva trascinata in California, mentre Tristian fu costretto a rimanere a Sanctuary con la madre. Giacché la distanza da ricoprire con la macchina era enorme e a nessuno dei due piaceva volare… questo era stato l’unico motivo per cui fino a quel momento non si era rivisti di persona.

Non si era resa conto di quanto Tristian le fosse mancato finché non lo aveva rivisto in aeroporto: era appoggiato al muro di fronte all’atrio d’ingresso. Non appena i loro sguardi s’incrociarono, lei si precipitò correndo tra le braccia aperte di lui.

Il suo fratellone! Da sempre Tristian era stata la prima persona che vedeva al mattino e l’ultima che salutava la sera, prima di andare a dormire. Crescendo, erano riusciti a convincere i loro genitori che erano entrambi sonnambuli, perché spesso al mattino li ritrovavano insieme nel letto.

Divenuti grandi, la madre aveva cercato di frenarli chiudendo le rispettive camere da letto a chiave. Le labbra di Angel si contrassero, al ricordo delle parole di sua madre, l’ultima volta che li aveva visti dormire l’uno stretto nelle braccia dell’altra.

“Quello che fate è peccato! Sembrate più due amanti che fratello e sorella!” La voce della donna non era più piena d’amore materno, ma di profondo disgusto, quella notte.

Tristian aveva subito trovato il modo di aggirare il problema delle serrature. Aveva ricavato un’apertura all’interno dell’armadio e fin dentro al muro, mettendolo direttamente in contatto con la miriade di corridoi che correvano segretamente nelle mura dell’hotel in cui risiedevano. La stessa apertura l’aveva fatta nell’armadio di lei, e così ogni notte continuavano a ritrovarsi di nascosto nelle rispettive stanze e a dormire insieme… mettendo però la sveglia, in modo che nessuno li scoprisse.

Lui aveva cercato di convincerla che la madre era perversa e che non c’era nulla di male nella loro relazione. Le aveva anche raccontato che in molti paesi del mondo l’intera famiglia faceva il bagno e dormiva assieme e che ce n’erano alcuni in cui addirittura era permesso sposarsi tra fratelli! Alla fine Tristian era riuscito a convincerla del tutto che era la loro madre a peccare, per il fatto di tenerli separati.

Quindi, da tempo ormai Angel aveva deciso che ciò che succedeva tra Tristian e lei erano fatti loro e che a nessuno dovessero interessare… si fidava ciecamente di lui.

Tristian non era cambiato molto dall’ultima volta che lo aveva visto. Conservava ancora quell’aria giovane e innocente, ma al contempo poteva scorgerne qualche segno di cambiamento che prima d’allora non aveva notato… come i capelli biondi che si erano un po’ scuriti alle radici. Comunque quella mescolanza di platino e dorato stava davvero bene coi suoi occhi verdi!

Lei sorrise, pensando che poteva sembrare uno di quei ragazzoni abbronzati che facevano il surf, con quel taglio di capelli alternativo! I capelli erano più o meno corti e ordinati, ma da un lato all’altezza dell’occhio si dividevano e rimanevano più lunghi, arrivando fin oltre il mento. Sotto il colletto poteva anche scorgere la collana nera che lei gli aveva spedito come regalo di Natale.

Si sentì come se chi era davvero cambiato fosse lei. Quando aveva lasciato Sanctuary aveva solo sedici anni. Dopo essere stata perennemente in compagnia di Tristian, Hunter e Ray… si era sentita infinitamente sola a Los Angeles! In realtà non aveva mai frequentato nemmeno una vera scuola, perché sua nonna aveva assunto degli insegnanti privati per lei, che le facevano lezione a casa.

Frequentare le superiori a L.A. era stato uno shock culturale, per Angel. Fu allora che si rese conto che l’ingente patrimonio economico della sua famiglia l’aveva tenuta all’oscuro di quello che significava fare una vita normale. E infine aveva incontrato Ashton Fox. Ogni volta che lei lasciava l’attico del padre, se lo ritrovava lì davanti, come se fosse per caso. Questo l’aveva fatta sorridere per la prima volta, schiudendole davanti un mondo completamente nuovo.

In quell’attimo Angel fece lo sbaglio di guardare giù, dove c’era una piccola valle.. e ciò le diede un forte senso di vertigine.

Strinse la mano di Ashton, e lo guardò per distogliere l’attenzione da quel panorama agghiacciante. Nei suoi occhi blu ghiaccio vi lesse ironia per la sua paura, ma non le importava. Era felice che lui non gli avesse dato retta, quando aveva cercato di dissuaderlo ad accompagnarla fino a Sanctuary, quella settimana.

Attraverso il piccolo microfono incorporato nelle cuffie gli chiese : “ Ash, ma tu sei mai stato in elicottero? Sembri perfettamente a tuo agio!”

“No, ma mi sto godendo ogni attimo! – rispose lui, con tono divertito – La tua famiglia è davvero eccentrica, sai? Noi che voliamo in elicottero e una limousine che porta i nostri bagagli… Ed io che pensavo che i miei fossero molto ricchi!” Aggrottò la fronte in una smorfia, per farla ridere.

Si era accorto della paura della ragazza dal modo in cui lei stava stritolando la sua mano. Quella fragilità la rendeva ancora più affascinante ai suoi occhi! Non assomigliava per niente alle paperotte di L.A. che aveva sempre frequentato! I suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Tristian, che s'inserì nel collegamento.

“ Sì, sono sempre stati così! – disse, sapendo che sua sorella gli avrebbe dato ragione.

Entrambi e da sempre avevano visto gli adulti della famiglia Hart impegnarsi in quello stupido gioco! “I membri della nostra famiglia non fanno altro che cercare di superarsi a vicenda. Il fatto che nostra nonna possieda quest’elicottero e sia l’unica proprietaria di Sanctuary è la rivincita sui suoi tre figli.. e l’intero mondo. – aggiunse, con un leggero velo di sarcasmo.

“Basta così, Tristian! – urlò la voce di Malcom Hart, suo padre. Questi lo guardò di traverso e poi tornò a concentrarsi sulla sua ultima conquista, Felicia. Decise di bloccare le comunicazioni via cuffia per il resto del viaggio, così il figlio non avrebbe potuto sputtanare ulteriormente la famiglia davanti a un estraneo.

L’uomo sorrise alla bella rossa che frequentava da un paio di settimane: l’aveva conquistata col suo portafogli e al solo scopo di sbatterla in faccia all’ex moglie, Lily. Era stata lei a insistere per il divorzio, e ora ci avrebbe sbattuto violentemente su il grugno.

Inserendo la modalità guida turistica, Malcolm indicò il panorama fuori del finestrino, per far capire che erano quasi arrivati: “Quello che vedete è il monumentale Sanctuary, il modernissimo resort… ormai famoso per la cappella dei matrimoni e la suite regale della sposa.” Malcom lanciò un sorrisetto astuto a Felicia: sapeva che se avesse realizzato il suo piano, avrebbe recitato bene la parte con lei.

“Dato che la vetta della montagna su cui poggia il resort è abbastanza piatta, c’è stato lo spazio sufficiente per realizzare una bella palestra, un piccolo laghetto, e alcune piscine interne ed esterne… Tra l’altro siamo proprietari di tutto ciò che c’è intorno per circa trenta miglia e l’area è stata dichiarata riserva di caccia, quindi nessuno potrà venire a disturbare la bellezza del luogo costruendoci sopra. C’è solo una strada d’accesso e un cancello a protezione.”

“Wow, è tutto così… favoloso! – esclamò Felicia, con quella suo classico tono da povera. “E giù a valle c’è una riserva Apache – continuò Malcolm – Anche la maggior parte del personale del resort è di origine Indiana.”

Lo sguardo dell’uomo si fece sognante, al ricordo delle belle ragazze che i suoi genitori avevano sempre assunto per l’accoglienza .Gli anni della sua adolescenza non li avrebbe cambiati per niente al mondo!

“Veri Indiani ? – esclamò Felicia, sbattendo le palpebre e indossando un mezzo sguardo spaventato, come a cercare conforto nel suo nuovo paparino di zucchero. Era stata davvero fortunata a incontrare quel riccone che si era incapricciato di lei! Se avesse giocato bene le sue carte, non le sarebbe più mancato nulla nella vita!

“In quanti siete ? Cinque ? – Tristan si strappò la cuffia dalla testa in preda ad una forte nausea… che non veniva dal volo in elicottero.

Con irritazione si massaggiò la tempia, sentendo avvicinarsi un gran mal di testa. Negli ultimi tempi non riusciva più a tollerare le persone stupide. Si portò una mano all’interno della giacca e da una tasca trasse fuori una fiaschetta per l’alcool… solo che questa non conteneva liquore. Era un rimedio Indiano che gli aveva fatto il suo amico Hunter, e di solito funzionava in pochi minuti. Sperò che fosse abbastanza forte da cancellare quella brutta nausea che gli causavano suo padre e quello stupido elicottero.

Sapeva cosa stava combinando suo padre. Quella Felicia aveva più le sembianze di una troia che di una fidanzata. Erano momenti, quelli, in cui odiava l’idea di vivere a casa di suo padre.

L’intera situazione lo faceva fortemente incazzare! Che colpa ne avevano, lui e Angel, se i loro genitori non andavano d’accordo? Perché lo avevano costretto ad abbandonare la casa in cui era nato? Quel divorzio lo aveva completamente devastato, quando aveva saputo che per decisione del giudice i figli sarebbero stati divisi tra i genitori. Ormai i fratelli vivevano separati da quando lui aveva diciassette anni e Angel sedici.

Se avesse saputo ciò che sapeva adesso…. non avrebbe mai permesso una simile tortura! Perché non era stato così furbo da impedirlo? Erano due anni che non vedeva la sorella e solo per questo aveva commesso l’errore di fissare l’incontro in aeroporto: era fuori di testa!

Sulle labbra gli si disegnò un sorriso maligno, al pensiero che il giudice che aveva emesso quella sentenza era morto in uno strano incidente due giorni dopo che Angel era stata allontanata da lui. Tristian scrollò le spalle, mentre si voltava a guardare la sorella. Fino alla loro separazione, avevano sempre vissuto a Sanctuary.

Loro due erano i preferiti di nonna Hart tra i sette nipoti, e le cose per loro erano migliorate ancora di più quando tre anni prima il nonno era caduto dalle scale e si era fratturato l’osso del collo.

I suoi occhi si scurirono a questo ricordo: né lui né la sorella avevano mai digerito quel vecchio, e quando era morto lui non aveva versato nemmeno una lacrima! John Hart era stata una persona davvero malvagia. Li guardava con ribrezzo e sussurrava loro cose terribili, quando pensava che nessuno lo ascoltasse. Crescendo, lui e la sorella si erano coalizzati per evitare di rimanere da soli col nonno.

Il terribile vecchio era stato molto più cattivo con Tristian che con Angel…e lo aveva sempre trattato in maniera diversa rispetto agli altri nipoti. Il ragazzo bloccò volutamente questi ricordi, imponendosi mentalmente che il nonno non valeva un attimo dei suoi pensieri.

Girò lo sguardo da Angel al suo fidanzato, Ashton Fox. Era la prima volta che la sorella ne aveva uno. Tristian si era sentito in ansia per tutto il tempo che era rimasto a consultare gli annali del college. Dalle informazioni che aveva raccolto sembrava che Ash fosse a posto, e questo gli dispiaceva perché bramava che la sorella tornasse a vivere a Sanctuary. Ma non lo avrebbe fatto, se nel frattempo si stava godendo la vita in California!

Quella settimana Ashton Fox avrebbe compiuto ventun anni.. ma che gliene fregava! Forse forse avrebbe organizzato una festa di compleanno e lo avrebbe costretto a ubriacarsi così tanto… da farlo vomitare addosso ad Angel. Magari, ciò l’avrebbe convinta a mollarlo e a tornare a Sanctuary. Altrimenti con l’aiuto di Hunter e Ray, magari poteva escogitare qualcosa.

Tristian non faceva che pensare al modo di convincere Angel a disamorarsi di Ash. Era arrivato perfino al punto di chiedere allo zio Robert di indagare un po’ sul ragazzo. Ma lo zio gli aveva detto che il ragazzo veniva da una famiglia ricca, anche se non quanto la loro. Quindi Tristian aveva concluso che non poteva usare la scusa dell’avventuriero, per indurre la sorella a lasciarlo.

Tuttavia era venuto a conoscenza che la fedina penale di Ash era stata in qualche modo macchiata, anche se non sapeva di cosa, visto che le informazioni erano strettamente riservate. Lo zio gli aveva detto che forse si trattava di un reato minore, tipico degli adolescenti, come la guida in stato di ebbrezza o qualcosa di simile. Ash frequentava la facoltà di medicina… anche se sembrava più la pubblicità ambulante di Kalvin Klein, con quei capelli biondo platino legati a codino e gli occhi blu ghiaccio.

Tristian si rannuvolò, al pensiero che, se fossero stati coetanei, lui e Ash potevano essere scambiati per gemelli… tranne per il fatto che i capelli del ragazzo erano più lunghi. Anche in quel momento stavano sorridendo, e nello stesso modo, e questo gli dette ancora di più sui nervi. Tristian si lasciò andare sulla poltroncina e si mise a guardare fuori.

Borbottò tra sé, chiedendosi quale fosse la vista peggiore!

*****

Isabel Hart mise giù la tazza da the nel momento esatto in cui sentì il rumore del suo elicottero privato in lontananza. Avrebbe voluto precipitarsi alla finestra per festeggiare il loro arrivo, ma cercò di controllarsi, per sostenere la parte che doveva recitare quella settimana… la povera nonna indifesa che aveva bisogno dei suoi parenti a casa.

Di recente aveva avuto un piccolo attacco di cuore, e ciò era stato sufficiente a costringere Malcolm e Angel a tornare da lei… anche se solo per la festa del 4 luglio. Aveva dovuto attirarli con un po’ di aria da tragedia, ma ne era valsa la pena. Aveva perfino chiuso il resort ai clienti per quella data e, d’accordo con Tristian, aveva concesso una settimana di ferie anche a gran parte del personale, in modo che quella breve permanenza sarebbe assomigliata di più a una riunione di famiglia.

Se avesse fatto a modo suo, sarebbe riuscita a far sì che sua nipote e su figlio tornassero a Sanctuary per sempre… anche se avrebbe dovuto fingere di essere in punto di morte per tenerli lì con sé.

Da sempre i suoi figli con le loro famiglie avevano vissuto là. Era tradizione che il divorzio di Malcolm si fosse rotto. Suo figlio maggiore, Robert, era diventato avvocato e aveva sposato la sua amica del liceo, Dianne. Avevano avuto due gemelli, Devin e Damien, che ora avevano vent’anni e lavoravano per lei come istruttori in una delle palestre di una vasta area del resort.

Doveva tenere gli occhi aperti su Robert, perché era degno figlio di suo padre…avido e calcolatore. Sapeva che si era già organizzato per indurla a redigere il testamento e le sue ultime volontà, in caso che fosse morta, ma comunque non era sicura che tutto ciò che gli aveva detto Will, l’amministratore, fosse vero.

Sapeva che nulla di buono sarebbe mai venuto fuori da Robert, ma purtroppo anche che Will era troppo gretto e materiale. Già gli aveva impedito di occuparsi dell’amministrazione del resort, quando lo aveva colto a manomettere i libri contabili e a passare parte dei proventi sul proprio conto personale. Negli ultimi due anni i suoi figli l’avevano molto delusa.

Anche Carley, la sua secondogenita e unica figlia femmina, viveva al resort con i tre figli. Ma lei non assomigliava per nulla a Robert.

I suoi figli erano tre adolescenti viziati che pensavano di essere chissà chi solo perché vivevano con i fondi fiduciari che lei aveva aperto per loro. Tiffany aveva diciassette anni, Paris ventidue e Jason venti. Comunque non poteva incolpare i ragazzi di quello che erano diventati, visto che la loro madre era un’alcolizzata cronica. Tra tutti e quattro erano riusciti a far fuggire il povero marito di Carley, qualche anno prima.

Erano passati ormai tre anni da quando era rimasta vedova di John, e solo un anno dopo Malcolm e Angel erano andati via. John era stato nella sua vita solo un mezzo delinquente dalla mano pesante… e infatti non le mancava affatto. Però nella sua vecchiaia Isabel era stata lasciata da sola, perché tutti i membri della famiglia sembravano impegnati negli affari propri.

Le uniche persone che non l’avevano abbandonata erano Tristian e i due ragazzi Indiani per cui lui e Angel andavano matti: Hunter e Ray Rawlins.

Degli altri della famiglia non le fregava niente: gli unici che contavano per lei erano questi due nipoti. Non le importava che uno di loro non fosse veramente sangue del suo sangue… era il cuore che parlava per lei! Quando Tristian era stato adottato, aveva imposto alla famiglia di non rivelarglielo mai, altrimenti li avrebbe cacciati a pedate da Sanctuary senza pensarci due volte! E finora questa minaccia aveva sortito il suo effetto.

Tristian e Angel ne erano all’oscuro, ma un giorno sarebbero stati loro ad ereditare Sanctuary, e nessun altro!

Alzando lo sguardo Isabel sorrise, vedendo Lily Hart rigidamente impettita nel giardino fiorito. Le aveva permesso di rimanere a vivere nel resort, quando Malcolm se ne era andato a zonzo per il paese. L’unico motivo per cui lo aveva fatto era per tenersi Angel vicina il più possibile, insieme a Tristian.

Per quanto riguardava Lily… Isabel pensava che si meritasse di essere infelice. Malcolm l’aveva amata, un tempo, ma lei era sempre stata così fredda e insopportabile… fino a che non aveva scacciato il marito senza fornirgli una spiegazione. Era convinta che Lily avesse accettato di rimanere al resort perché era abbastanza stupida da immaginare che le sarebbe toccata in eredità qualcosa di Sanctuary!

Malcolm era sempre stato un donnaiolo, prima che si sposassero, e aveva giaciuto con metà dello staff del resort prima di impegnarsi in una relazione importante.

Aveva smesso di fare il Don Giovanni subito dopo il matrimonio, quindi Isabel sapeva che non era per questo che avevano divorziato. Era sempre rimasto intrigato dalla bellezza delle donne, ma per lui Lily rimaneva la donna più bella che avesse mai incontrato. Bella e glaciale… così priva di emozioni da non sentire il desiderio di occuparsi dei suoi figli e di essere una madre per loro, anche quando erano piccoli.

Notando lo sguardo triste sul viso di Lily, Isabel comprese che Malcolm era arrivato. Aveva dato ordine al pilota dell’elicottero, senza mezzi termini, di non riaccompagnare a casa nessuno in quel weekend, pena il licenziamento immediato! Aveva anche dato istruzioni a Ray di rendere inservibili tutte le auto del resort, in modo che nessuno avesse la possibilità di andarsene.

Per una volta l’intera famiglia sarebbe rimasta bloccata lì, che le piacesse o meno.

*****

Ray Rawlins sentì il rumore dell’elicottero mentre stava chiudendo il cofano dell’ultima macchina nel parcheggio. Girò lo sguardo su tutti quei lussuosi veicoli che per ora erano assolutamente inservibili, e provò un senso di soddisfazione. Quando voleva, Isabel Hunter riusciva a essere spietata quanto il marito morto!

Uscendo dall’edificio di mattoni si scostò un ciuffo di capelli bruni dagli occhi, mentre guardava l’elicottero posarsi. I suoi pensieri andarono ad Hunter, e si chiese se sarebbe riuscito a tener a bada suo fratello, ora che aveva saputo che Angel si era portata appresso per quella settimana di vacanza dalla California anche il suo fidanzato!

Ashton Fox non aveva idea della rete di ragni in cui si era andato a cacciare!

Secondo lui, la maggior parte della gente che era nata su quella montagna avrebbe meritato di essere buttata di sotto. Angel e Tristian erano delle eccezioni. Quando erano ancora molto giovani lui e Hunter li avevano presi sotto la loro ala protettrice, per difenderli dal cumulo di cattiverie in cui erano immersi. Anche la loro dolce nonnina poteva essere una terribile traditrice, se voleva!

Si appoggiò al muro di mattoni ricordando la loro infanzia: lui e Hunter avevano solo un paio d’anni in più dei fratellini, ma erano diventati subito inseparabili. Andavano a perlustrare insieme il bosco ogni giorno, e avevano insegnato loro le tecniche Indiane di sopravvivenza, sebbene Tristian e Angel le prendessero come un gioco.

I ricordi svanirono quando vide Angel scendere velocemente dall’elicottero col fidanzato. Scosse la testa al vederla lì, con il vento alzato dalle pale dell’elicottero che le scompigliava i capelli biondo platino, come se si trovasse nel cuore di una tempesta invisibile.

Voltò lo sguardo verso l’enorme tenuta che tutti conoscevano come Sanctuary, il Santuario. Sapeva che le persone lì dentro che si spacciavano per membri della sua famiglia stavano per iniziare un gioco pericoloso… troppo pericoloso per permetterle di giocare da sola.

Ray tirò fuori la fiaschetta che gli aveva dato Hunter e buttò giù un sorso della bevanda, per schiarirsi un po’ le idee.

Avrebbe dovuto sudare sette camicie per tenere lontana Angel da quel pericolo!

*****

Tristian attese che tutti fossero scesi dall’elicottero, prima di chinarsi sul pilota e sussurrargli all’orecchio: “Ricordate quello che ha detto Isabel Hart!” Smise di sorridere e i suoi occhi divennero due fessure, mentre ammoniva l’uomo. “ Fatevi una vacanza e non preoccupatevi per noi. Non avremo bisogno di voi per questa settimana. E’ tutto chiaro?”

Angel sorrise quando Tristian si unì a loro, e poi tutti insieme cercarono riparo dalle pale dell’elicottero. Si sentì decisamente meglio quando vide quella macchina malefica alzarsi in volo col suo inconfondibile flap flap, e andarsene..

“Che ti prenda un tornado!– esclamò, salutandola con la mano. Se fosse stata sicura che nessuno l’avrebbe presa in giro, si sarebbe inginocchiata per terra ringraziando il cielo di essere arrivata sana e salva!

Ashton passò le dita sui capelli biondi di lei, godendo al tocco. “Ma dai, sei solo arrabbiata perché il vento ha scompigliato i tuoi bellissimi capelli! – le disse sorridendo, e meravigliandosi di non trovare un solo nodo mentre faceva scorrere le dita sulla sua chioma. Era la creatura più vicina alla perfezione che avesse mai conosciuto, e fu felice di non averla lasciata andare da sola, quando lei le aveva detto che sarebbe tornata a casa per una breve visita.

Notando che Malcolm e Felicia erano già entrati, Ashton le cinse le spalle con il braccio, mentre risalivano la collina verso il resort.

“Allora, cappuccetto rosso, andiamo prima a trovare la nonna?” Cercò di non farsi sopraffare dalla vista delle enormi dimensioni della tenuta. Malcolm si era abbondantemente vantato della maestosità del resort, ma ora che lo vedeva dal vivo Ash pensò che le parole non rendevano giustizia al Santuario.

Tristian s’ingerì tra i due, facendo l’occhiolino ad Angel. “ Credo sia meglio far vedere ad Ash la sua stanza per farlo riposare un po’. Meglio non svegliare il can che dorme. La nonna ha già avuto un attacco di cuore. Piombare da lei mano nella mano con il tuo ragazzo potrebbe essere troppo per lei.”

Il sorriso di Angel si dissolse al sentirsi ricordare l’infarto della nonna. Sarebbe volata a casa un attimo dopo che Tristian glielo aveva comunicato per telefono, ma suo padre l’aveva rassicurata dicendole che sarebbero andati tutti da lei per il 4 luglio, e così si era calmata e aveva atteso. Tristian le aveva anche detto che era stato Hunter a trovarla per primo e a soccorrerla, e probabilmente le aveva anche salvato la vita.

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