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Calore
âChi stai cercando?â sussurrò Kriss sottovoce, seguendolo per diversi isolati. Seguendolo dietro un angolo, Kriss si fermò di colpo quando lâaltro uomo fu improvvisamente in piedi sul cornicione dellâedificio...di fronte a lui. Furono lâatteggiamento aggressivo e lo sguardo feroce nei suoi occhi argentati a frenare Kriss.
Per un momento, nessuno dei due si mosse. Kriss usò quel tempo per concentrare i propri poteri e scrutare lâanima dellâuomo. Quando lâimmagine della sua anima si delineò, Kriss si aspettò di vedere lâargento scintillante di unâanima pura, ma con sua grande sorpresa lâanima di questo caduto era contaminata. I suoi occhi si spalancarono realizzando che questâuomo era un ibrido.
Quindi questo era ciò che aveva percepito quando la creatura era esplosa via dalla chiesa. Kriss cercò di stabilire se questo ibrido fosse cattivo quanto il demone effettivo con cui era stato imprigionato. Sentì un colpo mentre la sua visione fu respinta e Kriss sbatté le palpebre. Lâunica persona che avesse mai incontrato, in grado di impedirgli di vedere la propria anima, era Dean.
Inalando profondamente e poi espirando lentamente, Kriss decise che câera solo un modo per scoprirlo. Proprio quando si mosse, il caduto gli rivolse un sorriso tuttâaltro che amichevole e fece un passo indietro, scomparendo mentre saltava dal bordo del tetto e fuori dalla vista.
Riconoscendo un invito quando ne riceveva uno, Kriss annuì e, con un salto in corsa, fece una capriola giù dal cornicione dellâedificio. Prima di atterrare al suolo quattro piani più sotto, qualcosa lo colpì al fianco e sentì delle braccia stringersi intorno a sé.
âNo.â disse Dean, placcando Kriss a mezzâaria.
âPensavo che volessi trovarlo e catturarlo.â urlò Kriss, improvvisamente furioso. Cercava Dean da giorni e lo faceva incazzare che Dean fosse ovviamente abbastanza vicino da sapere che era lì, ma che non sarebbe uscito allo scoperto.
âNon è un coniglio.â disse Dean mentre cambiavano direzione e salivano sul tetto dellâedificio. âE poi, lo osservo da un poâ, non vuoi sapere cosa sta facendo?â
âCosa?â Kriss si accigliò.
Dean si allontanò immediatamente per mettere distanza tra loro. âSta seguendo Misery, il demone che lo teneva intrappolato nella grotta.â
In quel momento, le nuvole sottili sopra di loro si dissiparono, permettendo alla luce della luna di proiettarsi su di loro, e creare ombre sul tetto che rivelarono la loro vera identità . Dean dovette distogliere lo sguardo dalla perfezione di Kriss...doveva sempre distogliere lo sguardo.
âBeh, forse ci permetterà di aiutarlo ad ottenere una piccola vendetta.â suggerì Kriss. âà passato un poâ di tempo, ma insieme potremmo probabilmente sconfiggerla.â
âNe dubito.â Dean guardò nella direzione in cui era andato il caduto. âOgni volta che mi avvicino a lui, sento la sua rabbia e la sua paura.â
Kriss fissò nella stessa direzione comprendendo la verità . âForse ha un buon motivo per avere paura di noi.â Iniziò a dirgli che era un ibrido...non un caduto a tutti gli effetti, ma Dean lo interruppe.
âNon importa, perché non si fida di noi.â Dean si avvicinò al cornicione e guardò la città .
Sapeva che Kriss pensava di aver capito tutto. Quindi questo caduto non era un purosangue... â¦era abbastanza vicino ed era quello che contava. Negli ultimi giorni Dean aveva guardato diverse volte nella sua anima e non aveva visto il male che etichettava la maggior parte degli ibridi come demoni. Agli occhi di Dean, questo lo rendeva uno di loro. A pensarci bene...forse era ora di far notare a Kriss quel piccolo particolare.
âà più puro di quanto pensi, non un ibrido. La sua anima è diversa dalla nostra, ma non câè il male in essa...adesso è piena di paura, sfiducia e desiderio. Spero che tu non sia cambiato così tanto da non riuscire a vedere il bene in lui.â
Sapeva che Kriss non aveva mai dato la caccia agli ibridi distruggendoli senza una buona ragione. Kriss era uno degli ultimi caduti ad essere mandato qui, molto tempo dopo che le guerre demoniache erano finite...banditi in questo mondo solo per sbarazzarsi di una parte della popolazione maschile. Kriss non lo sapeva, ma Dean era molto più vecchio.
Dean era stato uno dei capi della ribellione che pose fine alla guerra tra demoni...sebbene inviando alcuni purosangue sottoterra per aver massacrato senza motivo ibridi che non erano demoniaci. Alcune cose erano peccaminose...non importa cosa si pensa.
Kriss ebbe un flashback di quando voleva uccidere Kane e poi aveva trovato unâanima lacera, ma stranamente pura, che lo fissava. Non aveva mai visto una tale stranezza. Se Kane era umano o demone con unâanima così danneggiata...lui sarebbe stato male puro. Lui sarebbe stato male puro. Si chiese se Dean avesse ragione...se forse aveva perso la propria capacità di giudizio.
Vivere tra gli umani da così tanto tempo gli aveva insegnato che anche le migliori intenzioni hanno sempre un lato oscuro. Aveva deciso molto tempo fa che avrebbe serbato la morte solo per la forma più concreta del male, il resto lo avrebbe lasciato risolversi da sé.
âPer quanto tempo intendi seguirlo?â chiese Kriss con curiosità .
âFinché non capisce che non sono una minaccia.â rispose Dean misteriosamente.
Kriss inclinò la testa e guardò Dean, notando diversi fori di proiettile sui suoi vestiti. âChe diavolo hai combinato? Puzzi di fumo e quelli sui tuoi vestiti non sono buchi di tarme.â
âLascia che ti chieda una cosa.â Dean non guardò Kriss. âSei davvero qui per me? O hai solo bisogno di una distrazione perché stai evitando i tuoi sentimenti per Tabatha?â
Kriss si allungò, strattonando il braccio di Dean e girandolo, per guardarlo in faccia. âPerché è sempre guerra con te?â gli chiese.
Dean scosse il braccio dalla presa di Kriss âForse perché posso vedere nella tua anima quello che tu non vedi.â
Kriss distolse lo sguardo e quando si girò Dean se nâera andato.
*****
Kane aprì silenziosamente la finestra della camera da letto di Tabatha e sgattaiolò dentro. La stava osservando attraverso le finestre ma sentire la sua agitazione non gli piaceva, e il fatto che non riuscisse a leggere i suoi pensieri lo stava facendo impazzire. Tutto quello che poteva sentire erano sussurri quasi silenziosi provenienti dalla sua mente.
Guardò il soffitto, chiedendosi di chi fosse stata la brillante idea di fare di lei lâunica persona che lui non poteva ascoltare, quando poi era lâunica che volesse davvero sentire. Kane mantenne lâoscurità attorno a sé mentre si appoggiava alla porta aperta e la vide alzarsi dal divano nel salotto.
Tabatha spense la radio. Aveva pensato che la musica di sottofondo avrebbe reso lâappartamento meno vuoto, invece le dava solo fastidio. Le mancava il suo coinquilino.
Kriss era sparito da settimane e sapeva che era in grado di badare a se stesso, ma questo non le impediva mai di preoccuparsi. Quel demone, la sua pelle rabbrividì al ricordo, era stato capace di intrappolare Dean, anche se solo per un paio dâore. Era difficile accettare che là fuori ci fossero cose che potrebbero fare del male a Kriss.
Si passò le dita sulla spalla e sul petto dove era stata ferita, non sentendo altro che la pelle morbida intatta. Pensava di essere stata un genio, facendo credere a Kane di essere sotto il suo incantesimo...lo scherzo le si era ritorto contro. Inoltre, lui le aveva detto di non ricordare di aver visto Misery...ma lei la ricordava ancora. Alzando lentamente le dita si toccò le labbra, desiderando ricordare esattamente quello che Kane le aveva fatto.
Forse era stata sotto il suo incantesimo per tutto il tempo e per qualche motivo ne ricordava solo una parte. Le aveva detto che avrebbe vegliato su di lei...lâavrebbe seguita. Tabatha sentì i peli sulla nuca drizzarsi e la stanza sembrò rimpicciolirsi.
Allontanando le dita dalle labbra sussurrò âKane, sei qui?â
Kane afferrò il telaio della porta per non andare verso di lei, ma nessun potere sulla terra poté impedirgli di rispondere âSì.â
La sua voce era spettrale, portando Tabatha a girarsi intorno alla ricerca di lui. Fu presa dalla delusione e dalla paura quando non lo vide in piedi dietro di lei. âSono così cattiva che devi nasconderti da me?â Il suo respiro stava divenendo un poâ più veloce e si chiese in silenzio se stessa giocando con il fuoco.
Kane lasciò che lâoscurità intorno a sé si diradasse e la guardò mentre gli occhi di lei si posarono su di lui. âForse sono io quello cattivo.â
Tabatha deglutì. Lui sembrava quasi malvagio, stagliato sulla porta della sua camera da letto...lei doveva ammetterlo. âForse non sembreresti così malvagio se avessi bussato alla porta dâingresso.â disse lei, chiedendosi da quanto tempo fosse nel suo appartamento. Sentendo una leggera debolezza nelle ginocchia si voltò, si sforzò di camminare tranquillamente verso il divano e si sedette.
âMi avresti fatto entrare?â chiese Kane curioso, mentre entrava nella stanza. Notò il modo in cui lei si voltò e sollevò i piedi sul divano, stringendoli a sé mentre si appoggiava al bracciolo imbottito.
âNon ne sono sicura.â rispose Tabatha. âà la prima volta che vieni qui?â
âNo.â Kane non si preoccupò di mentirle. Perché mentire quando poteva farle dimenticare di essere stato qui?
âAllora ti invito ad entrare. Siediti.â indicò il divano. Se fosse qui per farmi del male, allora lo avrebbe già fatto...no? Lei osservò il modo in cui lui si muoveva lentamente, mentre faceva come gli aveva chiesto. Era una farsa...aveva visto la velocità con cui lui si muoveva quando voleva. Stava attento a non spaventarla e questo la rendeva ancora più nervosa.
Kane alzò un sopracciglio âà così che tratti i tuoi stalker?â chiese lui in tutta serietà . âInvitandoli per tè e pasticcini?â
Tabatha scosse la testa âIo non bevo tè e odio i pasticcini. Una tazza di caffè e un bagel andranno bene.â
Kane le sorrise debolmente. âCome fai a sapere che non ti farò del male?â
âSe avessi voluto farmi del male, lo avresti già fatto.â rispose Tabatha, dando voce al pensiero che aveva avuto solo poco prima. Pensandoci meglio, aggiunse rapidamente âAnche se tendo ad essere ferita quando tu sei nei paraggi.â
Kane trasalì dentro di sé e alla fine si sedette allâaltra estremità del divano che lei aveva indicato, voltandosi verso di lei e appoggiandosi al bracciolo opposto. Alzò la gamba destra, piegandola sul ginocchio, e si sedette in uno stile mezzo indiano con un braccio piegato sullo stomaco.
âAllora dimmi, cara, perché mi hai invitato?â le chiese Kane.
âTu perché sei qui?â Tabatha evitò la domanda.
Kane sorrise. âSai che è da maleducati rispondere ad una domanda con una domanda.â
Per un attimo Tabatha fu sorpresa dal modo in cui il sorriso cambiò leggermente i contorni del suo volto, facendolo apparire altrettanto pericoloso e seducente come lei riteneva che fosse.
âPuò darsi.â disse Tabatha pensierosa. âMa sono io quella che stai seguendo e voglio sapere perché.â
Kane strinse le spalle âPerché voglio farlo.â
Tabatha lo fissò âE perché vuoi farlo?â
Kane inclinò la testa. âPerché un vampiro fa qualcosa?â
Tabatha aprì la bocca, la chiuse e poi la riaprì, incapace di formulare una risposta.
âPerché vuole farlo.â rispose Kane al posto suo.
Tabatha sospirò âAscolta, se non vuoi dirmi la verità , non posso costringerti. Ma se saremo amici, dobbiamo pur dirci qualcosa di vero.â
Le sopracciglia di Kane si inarcarono e lui sorrise âAh, allora stiamo giocando a âobbligo o verità â, adesso?â
Tabatha arrossì ricordando le poche volte in cui aveva giocato a quel gioco mentre era al liceo...a proposito di situazioni imbarazzanti. âSenza obbligo e tu risponderai per primo.â sussurrò lei.
Kane annuì âDâaccordo. Dato che sono io lo stalker, giocheremo secondo le tue regole.â
Tabatha sentì un brivido alla sua facile ammissione che la stava stalkerando. âPerché non ti piace Kriss? Lui non me lo dirà .â
âPerché tu non gli appartieni.â rispose Kane un poâ troppo in fretta.
âChe risposta è?â chiese Tabatha.
âTocca a me.â sottolineò Kane.
Tabatha brontolò âBene.â poi si tese, non sapendo cosa aspettarsi.
âTi piacciono i cani?â
Tabatha sbatté le palpebre. Quella domanda riguardava lâultima cosa che si sarebbe aspettata. Si rilassò, poi sorrise con piacere âLi amo. Quando ero piccola avevamo un piccolo cucciolo di Yorkshire, ma scappò via. Non mi sono mai veramente ripresa... A volte mi manca ancora.â
Kane ricambiò con un sorriso lento, mentre i loro occhi si incrociavano. âDovresti incontrare il mio Yorkshire qualche volta...si chiama Scrappy.â
Tabatha sentì brividi gelidi attraversarla e saltò letteralmente dal divano quando il telefono squillò. Alzandosi, si precipitò a rispondere, sperando che fosse una telefonata di Kriss. Afferrandolo, si voltò per guardare Kane, ma lui se nâera andato senza lasciare traccia che fosse mai stato lì.
Scrutò rapidamente la sua camera da letto, ma non trovò nulla. Con un sospiro, Tabatha premette il telefono allâorecchio. âPronto?â fece una smorfia quando udì la voce di Jason.
âChe ti è successo? Sparisci e non chiami per dirmi il perché?â Jason camminava avanti e indietro. âDannazione Tabby, mi hai fatto preoccupare.â
Tabatha sorrise nel ricevitore. In qualche modo essere sgridata da Jason la fece sentire un poâ più normale. Fece rapidamente i conti nella sua testa mentre iniziava a spiegargli cosa era successo, senza dargli alcun dettaglio di qualcosa che avesse a che fare con il paranormale.
Kane spostò un poâ i rami del cespuglio mentre vedeva Tabatha rilassarsi per la prima volta da quando Trevor lâaveva portata a casa. Le sue labbra accennarono ad un sorriso, sentendola dire la verità a chiunque fosse al telefono e mentire spudoratamente allo stesso tempo. Il suo sorriso svanì e la sua espressione si trasformò in desiderio. Cosa avrebbe dato per ricevere il suo sorriso con tanta facilità . Allontanandosi dalla finestra, sapeva che era giunto il momento di andare...sentiva Kriss avvicinarsi.
âAspetta un attimo, Jason.â Tabatha aggrottò la fronte, avendo la strana sensazione di essere osservata. Girando la testa verso la finestra, si bloccò vedendo Kriss lì a guardarla. âJason, ti chiamo domani, okay?â Si voltò e riagganciò, ma quando guardò di nuovo Kriss era sparito.
Capitolo 3
La signora Tully scosse la testa mentre usciva dalla stanza di Micah e chiuse la porta dietro di sé, prima di rivolgersi verso la folla riunita nel corridoio. âSta bene...dorme ancora, ma sta bene.â
âAllora si riprenderà completamente?â chiese Quinn scettico.
La signora Tully si mise tra loro e la porta. âVoglio dire, sembra che si sia già ripreso. Non ha neanche un graffio.â Lei fece un passo avanti e allargò le braccia come una barriera quando alcuni di loro cercarono di superarla per andare a vedere di persona.
âNo.â disse lei con fermezza. âPer ora non voglio che venga disturbato. à in un sonno profondo e questo può essere parte di ciò che sta accelerando la sua guarigione. Se lo svegliate prima che lo faccia da solo, potreste interrompere qualsiasi incantesimo che sia stato usato su di lui.â
âIncantesimo?â chiese Jewel confusa. Stava iniziando a capire cosa significasse âImparare qualcosa di nuovo ogni giornoâ.
âIncantesimo o miracolo...sono la stessa cosa, per quanto mi riguarda.â La signora Tully sorrise alla nuova arrivata nella famiglia dei puma.
âGià guarito?â disse Steven con incredulità , poi alzò di un paio di centimetri il braccio che era ancora fasciato e lo indicò âQuesto mi fa male come lâinferno e non accenna ancora a guarire.â
âNon è il momento di essere invidioso della buona sorte di tuo fratello.â La signora Tully indicò la stanza di Steven. âForse se avessi ascoltato il tuo medico e fossi rimasto a letto, guarirebbe più velocemente.â
Steven si voltò e guardò Jewel. âLetto...suona bene.â
Gli occhi di Jewel si spalancarono e arrossì in tutte le sfumature di rosso, facendo sorridere Steven.
La signora Tully scosse la testa verso i piccioncini, sapendo che lâamore era una delle migliori cure miracolose a disposizione. Sarebbe stato bene entro un paio di giorni...esausto ma in buone condizioni.
âFarò in modo che non venga disturbato.â aggiunse Quinn mentre guardava con ardore verso la sua camera da letto, dove aveva lasciato Kat a dormire.
âVale anche per te.â la signora Tully lo spinse via.
Per fortuna sarebbero passate diverse ore prima che uno dei fratelli si facesse di nuovo vivo. Lei si chiese in silenzio chi fosse lâangelo custode di Micah e dove potrebbe trovarne uno. Quando il corridoio fu vuoto, diede ancora unâocchiata alla porta di Micah prima di uscire dal club.
*****
Alicia sentì la mano di lui sulla sua spalla, accarezzando la sua pelle nuda, e si girò verso di lui vedendo lo sguardo riscaldato negli occhi ametista di Damon mentre la toccava. Era completamente vestito...tutto di nero. I suoi capelli erano spettinati e non erano mai sembrati così sexy. Lei allungò la mano e passò le dita tra le ciocche scure. Le labbra di lui seguirono lâazione, baciando la zona vulnerabile del suo polso e sorridendo in modo diabolico, lasciandole intravedere le proprie zanne.
Lei inspirò profondamente e si allontanò da lui...solo per essere catturata nellâabbraccio di Michael. Mentre le sue labbra si aprirono con sorpresa, Michael si chinò per un bacio passionale, rubandole quel poâ di respiro che le restava. Le mani di lui erano bloccate con le sue, mentre lui la spingeva sul materasso morbido e si muoveva su di lei, facendo lâamore con lei in un bacio profondo.
Lei sentì una mano calda sulla coscia...che scivolava lentamente sotto la maglietta lunga. Sapeva che non era Michael perché le loro mani erano intrecciate. Quando Michael la liberò dal bacio e tracciò un sentiero fino al collo, lei girò il viso per trovare Damon ancora lì...a guardarli con quegli occhi inquietanti, toccandola così intimamente come se Michael non fosse un problema.
Mentre le dita di Damon si avvicinavano al suo nucleo pulsante, anche la passione di Michael aumentò, facendo sussultare Alicia sotto di lui nello stesso momento in cui si contorceva verso Damon...desiderando che lui raggiungesse il suo obiettivo. Proprio mentre le dita di Damon sfioravano la sua intimità con il loro tocco delicato, Michael le alitò il proprio respiro caldo nellâorecchio e Alicia sentì la rapida spirale di spasmi formicolanti nelle parti basse mentre veniva.
Sedendosi di scatto sul letto, sbatté le palpebre vedendo la sagoma di qualcuno che guardava dalla porta a vetri del balcone. Quando la sua vista si schiarì, lâimmagine scomparve. Rimase lì seduta per un attimo, cercando di riprendere il fiato dopo il sogno, mentre fissava il sole che ora era piuttosto alto nel cielo.
Avvolgendo le braccia intorno a sé, Alicia notò quanto fosse calda la sua pelle, e il modo in cui sentiva la coperta mentre scorreva con i suoi movimenti. Sembrava una carezza sulla sua pelle eccessivamente sensibile e lei ebbe un improvviso flashback del sogno, scivolando rapidamente fuori dalla coperte e stando in piedi accanto al letto.
Guardò la coperta innocente come se essa fosse posseduta, e poi provò a ragionare. Magari si sbagliava sullâessere in calore e aveva solo un poâ di febbre per le ferite che aveva subito lâaltra notte dietro al Moon Dance, causandole così il sogno erotico. Si soffiò la frangetta dagli occhi desiderando che fosse più facile mentire a se stessa. Ad ogni modo, in questo momento non importava perché non aveva tempo per affrontare la cosa.
Guardò di nuovo verso il balcone, chiedendosi come avesse fatto a dormire fino a tardi quando non aveva ancora visto Micah. Afferrando alcuni vestiti dalla valigia sgattaiolò fuori dalla sua stanza, pregando di non incontrare nessuno mentre attraversava il corridoio verso lâenorme bagno che aveva trovato la scorsa notte.
*****
Micah aprì gli occhi come se avesse dormito per anni. Il suo primo istinto fu quello di non muoversi, sapendo che avrebbe provato dolore se lo avesse fatto, ma il ricordo della sera prima gli diede una scossa e, prima che potesse fermarsi, era seduto. Guardandosi intorno nella stanza, lo sguardo si fermò sulla propria immagine riflessa allo specchio. Le bende erano sparite...e anche il dolore.
Scivolando giù dal letto, Micah camminò verso lo specchio scrutando i propri occhi e si chiese se avesse le allucinazioni. Mentre abbassava la mano sul comò toccò una cornice, che dondolò e cadde. Con riflessi rapidi, la prese prima che potesse colpire il pavimento e se la portò agli occhi.
Guardò la ragazza dagli occhi azzurri. Non sorrideva, ma ciò non contaminava la sua bellezza. I suoi lunghi capelli biondi scendevano in onde astratte attorno alla sua espressione malinconica.
Poteva sentire gli altri nelle stanze vicine, ma câera solo una persona che desiderava vedere... Alicia. E lei era da Michael. Non capiva come facesse a saperlo, ma lo sapeva. Michael era il motivo per cui nessuno ricordava che lei era alla villa la scorsa notte.
Rimettendo la foto sul mobile, Micah si vestì in silenzio e aprì la finestra. Atterrando sul terreno duro, sentì i propri muscoli assorbire lâimpatto con facilità e si fermò, chiedendosi come fosse possibile che ora si sentisse meglio di quanto si fosse sentito prima di essere gettato nella piccola camera di tortura di Anthony. Sapendo che presto lo avrebbe scoperto, si diresse verso casa di Michael per assicurarsi che Alicia stesse bene.
*****
Michael aprì gli occhi, non vedendo nientâaltro che il cielo azzurro e sbatté le palpebre. Si era addormentato di nuovo sul tetto della chiesa. Mettendosi a sedere, guardò la strada appena in tempo per vedere Micah avvicinarsi alla porta dâingresso. Michael si bloccò. Il puma stava camminando con la grazia furtiva che la maggior parte dei mutanti poteva solo desiderare di possedere. Chiuse gli occhi e ringraziò qualunque dio lo ascoltasse, poi si accigliò quando udì una voce proprio dietro di sé.
âLo spettacolo è lì...perché noi siamo qui?â chiese Kane con un sorriso.
*****
Damon sâinfilò una camicia nera senza preoccuparsi di abbottonarla. Passandosi le dita tra i capelli, aprì la porta della sua camera da letto e si appoggiò al telaio per guardare il corridoio. Poteva sentire ogni rumore che lei stava facendo sotto gli spruzzi dâacqua, ma ciò non lo intrigava quanto i suoni che aveva emesso nel sonno poco prima. Si domandò se lei sapesse che i letti erano separati solo da un sottile strato di cemento.
Ringhiò per lâinterruzione dei propri pensieri quando sentì bussare allâingresso. Spingendosi via dalla porta, decise di sbarazzarsi dellâospite indesiderato il più velocemente possibile. Non sarebbe stata la prima volta che avrebbe spaventato qualcuno che non voleva tra i piedi.
Aprendo la porta, Damon alzò un sopracciglio verso lo sconosciuto. âSì?â
âTu non sei Michael.â Micah si accigliò riconoscendo lâuomo che era con sua sorella la scorsa notte. Pensava che Michael vivesse da solo. Vedendo lâuomo lì, vestito a metà e con la porta aperta appena, Micah volle assicurarsi che il tizio non aveva appena lasciato lo stesso letto in cui dormiva sua sorella.
âOk, neanche tu.â disse Damon con una voce impassibile.