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Salire In Alto
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Salire In Alto

Язык: Итальянский
Год издания: 2019
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Guido Pagliarino

Salire in Alto – Silloge di Poesie e di Racconti in versi

Libro ed E-book pubblicati da Tektime

Copyright © 2017 Guido Pagliarino - All rights reserved

NOTA DELL’AUTORE INTRODUTTIVA ALLA SILLOGE

Questo libro costituisce un riepilogo di quanto scrissi in versi nel corso di decenni e che, almeno per il momento, non ho cestinato. Comprende opere nate fra il 1960 e il 2017 in parte già pubblicate in volume, in parte inedite o sparse. Si divide in due sezioni. La prima contiene i lavori, dal terzo in poi, che stampai in volume; è divisa in paragrafi, intitolati e corrispondenti ciascuno al rispettivo libro; ogni paragrafo è suddiviso in sotto-sezioni che corrispondono ai paragrafi delle relative precedenti edizioni. Ho escluso le prime due sillogi, “Per amore della società aperta”, anno 1979, Eura Press, e “La speranza possibile, Rebellato, 1981, che raccoglievano poesie che in seguito, in notevole parte, variai o rifiutai. La seconda sezione del libro ospita poesie inedite e versi che pubblicai sparsi.

Indice

Guido Pagliarino

Salire in Alto

Silloge di Poesie e di Racconti in versi

1960 - 2017

PRIMA PARTE

(Versi già editi in libri)

SALIRE IN ALTO

Poesie 1975 – 2005

LIRICHE

IMAGO

QUANDO ANCHE NOI

LI SAI QUEI SOGNI?

VISITA

SALIRE IN ALTO

A FIANCO DEL BIMBO IMMOLATO AL DIO

PARENTESI

SUBITO DOPO UNA STRAGE

LA LUNA SI VOLTA

PERSONA

IN UNA VENTOSA NOTTE DI SAN LORENZO

SOGNO DEL CANTO

L'UTILE E IL DILETTEVOLE SECONDO NATURA

FANGO PER ADAMO

GRADUALISMO?

MOSTRO

IL MALE

SOGNO DELLA PIAZZA

ANCOR SI TORNA

PREGHIERA AL LEOPARDI

QUEI NATALI

GIOCHI

ALTO MARE

ORA CHE NULLA...

SCOMMESSA

IL NAUFRAGO ULISSE

I COLORI DI DIO

SOFFIO

ARBUSTO

SOGNO DELLA PARTITA DI BOCCE

STELLA CENTRALE

ALBA E AURORA DI PASQUA

SCHERZI

'STA CULTURA

SIMPATICA ESERCITAZIONE PER UTOPISTA

RIFORME I

RIFORME II

DIFFAMATORE IN BUONA FEDE

POESIA E CARITÀ

LA DIAVOLERIA DEFINITIVA

PARTENDO IN TRENO

TRE RECENSIONI A “SALIRE IN ALTO”

CENTRO STORICO

(PORTA PALAZZO E DINTORNI 1990)

Racconto corale in versi - Poema epico

(rivisto e un poco variato dall’autore)

PREFAZIONE DELL’AUTORE (Conforme alla prefazione della Seconda Edizione, 2008)

PREFAZIONE DI SERGIO NOTARIO ALL’EDIZIONE 1993

CENTRO STORICO 1990:

Vincenzo il razzista

Abdùl Satelèch

Rosario il condomino

Il vecchio ambulante

Don Rocco il parroco

Giovanni il bancario

Omàr Salazìm

Gaia la liceale

I lattai

Ariano lo storico

Arduino, parrucchiere per signora

Ajanìra Babùtu

Luigi il personalista

Giampaolo il medico

Gianluca l'ambasciatore

Vincenzo, parte seconda

PARERI E RECENSIONI A“CENTRO STORICO”

Appendice - V ERSI DELLA PRIMA EDIZIONE VARIATI O ELIMINATI NEL 2006

QUI E ORA

Haiku

2005 - 2009

Tipi di Haiku (ogni tipo comprende più composizioni nelle pagine seguenti) :

KIGO (STAGIONE)

YUGEN (SPLENDORE NATURALE CHE MERAVIGLIA)

WABI (L’INASPETTATO CHE DESTA INTERESSE)

AWARE (LA TRANSITORIETÀ E LA MALINCONIA)

KIOKÛ o SENRIÛ (HAIKU IRONICO O SCHERZOSO)

DUE BREVI PARERI SUGLI HAIKU PRECEDENTI

L’AMICO

PADRE CHARLES JEGGE MONACO TRAPPISTA EREMITA A “IL PRIETTO MONASTICO DI INDIRITTO (TORINO)” † 31 ott. 1995

Poemetto in memori a, 1995

A ppendice

A L CUNE_ TRA LE LETTER E DI PADRE CHARLES INDIRIZZATE ALL’AUTORE

SECONDA PARTE

(Versi inediti o sparsi, 1960 – 2017)

POESIE 1960-2017

GIOVANISSIMA ESTATE

C’ERA UNA VOLTA

BUSSOLA SMARRITA

UN BEL MATTINO

LA MEMORIA DI DIO

STRALCI DAL POEMETTO TRALASCIATO “CANTI DEL COSMO” (1984-5):

MINIMA INTRODUZIONE DELL’AUTORE

TRE PAROLE MALIGNE

ISOLA SU UN PIANETA LONTANO

LO SGUARDO E IL PESCATORE DI CORALLO .

UN CERTAME NEL COSMO

Poemetto giocoso (1995)

Su

L’ORA NEL VANGELO SECONDO GIOVANNI

Poemetto in due canti (1998)

NOTICINA INTRODUTTIVA DELL’AUTORE

Canto I

Canto II

Guido Pagliarino

Salire in Alto

Silloge di Poesie e di Racconti in versi 1960 - 2017

PRIMA PARTE

(Versi già editi in libri )

SALIRE IN ALTO

Poesie 1975 - 2005

LIRICHE

IMAGO

Nera pantera lucida, dall'uno all'altro mobile,

salta e si ferma con le fauci spalancate, immobile

fissando dal suo rosso il bimbo attonito che appena

volta gli occhi alla cosa palpitante nella casa,

ne la penombra, e sa che quella è il diavolo.

Nessuno attorno, il bimbo non ha voce.

LUCE!

Si desta il bimbo accanto al petto del suo babbo

ed ascolta la favola,

la bellissima favola

di Peter che volava e non voleva

crescere mai;

e la spalla del padre si fa un'isola

e il piccino s'invola

a pugnare su in alto con Uncino e ancora in alto.

Quasi trent'anni son passati e l'uno

prova a essere l'altro.

QUANDO ANCHE NOI

Quando anche noi saremo nel momento

d’aver dietro l'omega e innanzi l'Alfa

vorremo avere nel bagaglio d'aria

quanto ti porti adesso che, contento,

sali mirando il quieto occaso spento.

Più aperta ancòra viene la speranza

nella scoperta che finisce mai,

ora che il primo doloroso e lento

mondo hai lasciato, e non poteva dare

che un seme. Stretti in questo camposanto,

noi, dell'ALBERo TuO, teniamo il pianto

e innalziamo le fronde, per amare

tua eternità: ella il dolore serra

e, palpitando, piano lo sotterra.

LI SAI QUEI SOGNI?

Li sai quei sogni dove sei per casa,

la casa vecchia, e dentro una persona

cara ti vedi che sapevi spenta?

Mi sono desto, pensi, e sei contento

vuoi sentirle la voce, t'improvvisi

a dir piccole cose

e lei, che ti sa tacito, non dice

quasi che nulla, come se sorpresa.

Dopo, il risveglio è come un nuovo lutto

e un po' ti filtra con la luce il dubbio

di Sigismondo.

T'alzi pensando all'altra casa vuota.

Giovani affetti nella nuova trovi

e il caffè.

VISITA

Veleggia lieto, quasi, nella Grazia

il giusto morto; quasi, ché non sazia

è la sua forma, tesa

ai suoi vivi, ai colori

ai sapori di casa.

Chiede un minuto, di riavere i cari

che lo vedano...

L'HA!

Scende rotando in cerchi ventilati

verso la casa, all'ora meridiana.

Seggono al desco i cari, alla finestra,

la buona moglie, i figli e le famiglie,

ragionano di lui. Ha come agli occhi

una stilla di lagrime

una goccia di nuvole. S'apprende

più più nell'aria in forma d'uomo, ai vetri.

Ah! Fuggon tutti.

LIBERO!

Risplende lieto nella piena Grazia

e Cristo ne sorride mitemente.

SALIRE IN ALTO

Lungo Po nell'estate in mezzo a un prato

rotto che s'apre più lontano al colle

e il cuore vi disperde,

hai sentito la brama di giacere

nel bell'ampio del verde:

salire in alto alla collina, avere

nulla da dire; il vento che discende

lasciar correre via

che porti qualche atomo con sé

colto dal viso;

posare in un sorriso come cosa

che vede e si riposa, farsi verde

come stelo lanciato a toccar nuvole,

se dal basso lo miri,

e sull'erba che docile scomponi,

fare canzoni.

A FIANCO DEL BIMBO IMMOLATO AL DIO

Carthago ignara d'ombra nella chiara

luce dell'ampio sole,

con le stanche sue forme che riduce

il vento e interra alle deserte rive,

mi si pronuncia che dal molo vivo

vengo al sepolto. Da proteso nodo

di lingue mercatanti mi sviluppo

altalenando un falso antico lume

nell'aria e nel sospeso

tempo mi annodo,

là dove Baal piega sotterra il corpo

al peso d'impetrati dèi latini.

A fianco del fenicio

mite bimbo votivo

m'indoro e cresco

PARENTESI

Sfatta la notte, l'ora

più non ombreggia seta.

L'alba nascente è una presenza, quieta

Essenza docile

pare vi posi

languore trepido

che tesse luce.

Subito cangia e ancora non comprendi

l'impossibile aurora moltiplicata;

e ti respira l'anima, incantata

vacanza della pena del tuo tempo,

tempo perduto nell'infinità.

SUBITO DOPO UNA STRAGE

“Dov'è, mamma, dov'è il mio volto tondo

i miei riccioli belli,

il corpicino che cresceva forte?

Dove i giochi d'estate e il fratellino

che tenevo per mano?

C'è solo fumo, mamma, e le macerie;

e tu, dove sei tu dal viso chiaro

dolcissimo ridente?

Ti sento qui e non vedo la tua grazia”.

“Vieni, cara, Giannino ho già vicino.

Saliamo insieme in sempre più elevate

e ämpie spire

e cerchiamo chi sia

che ci troncò nel nome di contorti

mondi di morte:

s'egli dorme stanotte, nell'amore

gli scoccheremo al cuore il suo rimorso;

poi saliremo al Posto del Vittime

senza guardare al babbo; attenderemo:

non potremmo piegarci a un solo soffio

di pena più di questa.

Torneremo più avanti a rimirarlo,

a rallegrarci che il passare amico

dei giorni l'abbia almeno un po' placato,

e attenderemo nell'eterna estate

che, finito il suo tempo, ci ritorni”.

LA LUNA SI VOLTA

(effetto ottico)

O mossa luna assolta dall'angoscia,

al viavai delle nuvole

pare tu volga al firmamento

il faccione ridente.

Che! Non è un’illusione?

In questa sera rorida di sangue

il tuo sorriso scenderebbe tragico

su noi fragili umani?

Pensi forse non torni

– È chimera? Chimera?! –

il tripudio di vivere?

...e tu provaci ancora:

nel nuovo plenilunio

rivolgici il sorriso,

e noi l’aperto viso

leviamo in alto alla speranza,

ancora;

a Dio piacendo,

e al cuore.

PERSONA

Come fu che la bussola impazzì

e l’ago più non mira

al settentrione dell’uomo?

Se ne vanì il diritto, il tanto amato

per secoli sofferto disperatamente

d’essere uno ch’era scritto a pena

a pena e principiava.

Sorge ancora la notte chiusa d’ombra

vagabonda di sogni in chiaro abbraccio

d’amore per l’aperta società,

più non trabocca e non rinfranca il cuore

la cultura dei savi;

ma quale bene può trovare chi

fa dell’altro una cosa,

quale aiuto agli oppressi per risorgere

se all’uno manca il nome di persona?!

IN UNA VENTOSA NOTTE DI SAN LORENZO

(dopo l'omicidio Moro)

Ora e per poco libero dal mondo

e abbandonato nell'incantamento

d'un cielo nero coi suoi astri intenti

a me pulsànti e luci in movimento,

vorrei sapere, e quasi nel profondo

sento che non è inganno, se il momento

non sia questo dell'uomo, finalmente

che il terrore si volge al fallimento:

per i millenni ragionevolezza

è salita ai patiboli, la gente,

certa nel certo di sue fedi, amava

l'eguale a lei e l'altro assassinava;

ma se l’ideale avesse la mitezza,

serbasse il cuore, guadagnasse mente…

SOGNO DEL CANTO

In modulato suono, un canto – avaro

alla memoria – scende una collina

all'abbrunire e gira come chiaro

vortice lento sopra una marina

oscura e immota: il suo sonare caro

si confonde nell'animo, l'affina.

Nell'aria, in verso raro

si levan alti lievi, e in cristallina

rima, la gloria della piena pace,

la tolleranza aperta sul mistero,

la sapienza che dubita, l'ardita

mitissima ragione che si tace

agli umorosi semplici, il severo

delizioso cercare di una vita;

oh, sogno caro,

dolcissimo risveglio, amara luce!

L'UTILE E IL DILETTEVOLE SECONDO NATURA

L'infante pesta le formiche in campo

o le sorprende in fila a üna a üna

sortenti al passo da un intercolonno

del rastrello piccino,

le schizza col piedino,

le preme fra le dita, mitemente.

Io pure amavo tanto gioco un tempo,

e l'amavo talmente

che m'intristivo a strage ormai conclusa.

Ora son uso

schivare il piede,

aprire all'imenottero la via

SE non gira per casa; e pur mi spiace

quel dovere rapace,

ci medito un istante

avanti d'immolare l'ambulante:

confusamente avverto nella causa

un'oscura minaccia?

Sotto una rosa gialla,

altre formiche, in grappolo ferino,

stanno partendo un grillo agonizzante.

FANGO PER ADAMO

Altre età, altre voci, altre corde

i tempi dionisiaci

della solarità;

altre età in braccio a Crono e avanti Adamo:

lappanti il sole dentro l'acque chiare

verdissime un milione d'anni fa,

omofagi dementi

dai bianchissimi denti.

GRADUALISMO?

Benedetta sii tu, potente Materia,

Evoluzione irresistibile,

Realtà sempre nascente,

Tu…

[Pierre Teilhard De Chardin]

Forse più avanti, fra un milione d'anni,

ci sarà l'uomo mite che non sogna

perché il sogno s’è aperto nella vita

come una mèta della vera storia,

la storia lunga che ha le nostre età

quali parti minuscole di un'era.

Adesso l'homo sapiens con le appena

trecento dalla belva dipanate

generazioni armate,

di questo mondo,

per sola grazia,

non è signore

né viceré.

Quando ti prende avanti al sonno a notte

enorme un groppo d'infinito,

qualche poco tu spera e con la forza

del molto dei tuoi sogni poi lo tenta;

or di più non contenta

la grazia di quei sogni con due lune

e d'un colore che non c'è.

MOSTRO

Chi sa di che lievi esperienze del cuore,

di quali amplessi in serene regioni

è frutto e miglior seme l'uomo mite,

nei millenni oscuro mostro indefinibile.

IL MALE

La nube nera che ci copre il sole

non è più grande dell'immane foco

e si sfarà nella sua pioggia e grandine;

ma oggi pare più forte che il dio.

SOGNO DELLA PIAZZA

A un sole vasto che ha la luce della tundra

saltelli a piedi uniti d'una all'altra lastra

entro una piazza che facesti a Urbino, a lato

d'un monumento in una tela del De Chirico

e poi caprïoleggi sul selciato

mentre dintorno un ampio vario numero

di magnanimi spiriti non giudica;

e sai che una qualsiasi tua idea

non uno sdegnerebbe.

Fu un giorno cheto ieri

e quel sogno si crebbe.

ANCOR SI TORNA

Ancor si torna al pelago rivolti

a rimirare il sole e la sua traccia,

la speranza lanciata sulla diaccia

distesa d'acque in tremolanti e folti

punti chiari; ma, gli occhi distolti

da la stella nascente nella caccia

delle prossime onde... carta straccia,

olio di pietra. Ah, gli sguardi stolti,

l'insieme avverso alle sue parti! S'ode

venire un canto giù lungo le prode

d'ignoto autore e volgersi all'abbraccio

della luce di fondo, ormai diffusa

all'orizzonte. Un multiforme straccio

l'acqua sciaborda come una medusa.

PREGHIERA AL LEOPARDI

Caro amico Leopardi, quanto avanti

vedevi tu ne La ginestra i secoli

e nei tuoi versi di Palinodia!

Vollero aprire repentinamente

i quattro canti e non fu più figura.

I quattro lati, liberi, disparvero

e non ne fu quadrato, né fu linea

da tendere in novella ardita forma:

non quadrato e non cerchio;

il vuoto e l'ansia; nulla.

Un Cromagnon moderno che brandeggia

per clava un cellulare

telefono stradale e ignora Dio

ora vive nel nulla,

ora muore nel male.

Santifica i denari,

sacrifica sul dispari e sul pari,

deifica il successo

e lo chiama progresso.

È già chiuso nel nulla

e si pensa divino,

ma si sbianca alla morte,

vi rimane basito.

Caro Leopardi che, indicando il nudo

tuo vero,

mite soffrivi la vacanza della

pietosa fratellanza fra gli umani,

prega per noi col tuo virile canto,

tu che ora vivi immerso nella luce.

QUEI NATALI

Salgono su all'altana

passi, risate e voci senza senso,

ed ecco chiari il tuo nome e gli auguri

che, in un'altra stagione,

altri mossero amando ai nostri puri

volti nel giorno semplice ed intenso

del Natale; diverso

era allora, tra l'albero e il presepe,

il nostro gioco, apriva all'universo.

GIOCHI

Sovente un gioco inutile e ridicolo

giova alla mente affaticata e labile;

conviene dare al cuore ch’è in pericolo

qualche parvenza d’incommensurabile.

ALTO MARE

Dove il mare s'affonda in abissali

neri, sull'alto e docile turchino...

inebriarsi in pensieri sull'ignoto

profondo, sugli sterminati cieli,

punto centrale al cerchio d'orizzonte

nel mezzo esatto dell'infinità.

ORA CHE NULLA...

Ora che nulla incanta i miei pensieri

in questa molle sera settembrina

se non la quiete e l’animo di ieri

si confonde e il presente non inclina

a rincorse fallaci di levrieri

dietro lepri di pezza né abbacina

la vanità i miei occhi, volentieri,

rapita dalla pace vespertina,

la mente scende giù sino alla fonte,

sepolta nella carsica bellezza,

da cui zampilla l’umile sapienza

del cuore, in lei risale fino al monte

e sfocia con lucente limpidezza

nel corso puro della trascendenza.

SCOMMESSA

Così anche tu la mente

pascalïanamente a un punto lanci:

giacere o non giacere, mitemente

scommetti sulla vita: senza slanci.

IL NAUFRAGO ULISSE

Pare a Ulisse canuto mentre un latte

di cocco sorbe, ardire nuove rotte

fluttuanti sulla nave dalle matte

vernici, teso in gonfie strenue lotte

colle correnti e coi cicloni australi

sulla prora estenuata; ma le cotte

bocche del personale, degli eguali

diversi, non respirano più fiato

dall’ampio teso giro dei fondali

eurafricani: il re solo è approdato

sulla calida riva e non li tiene

piú ai remi e non li spinge trafelato.

Adesso è lui che canta alle sirene,

e la sua voce stenta, senescente,

rammemorando le avventure piene

del suo sapere che non volle niente

ma lasciò Ulisse solo avvinto all’asta

e, negli orecchi, cera alla sua gente.

Cercare senz’amare mai non basta.

I COLORI DI DIO

Oh, questo Dio invisibile,

l'Iddio ultravioletto!

e noi confusi nell'arcobaleno

di miraggi, sul limine,

rosso, arancione, giallo, verde... IRIDE!

Dio qui, Dio padre, Dio caro fratello,

Dio unico possibile , Dio e uomo,

Cristo fratello Amore, Arcobaleno,

Idëa d'ogni cosa;

e sì, quel sì

che la mente non osa

SOFFIO

(Ruàch)

Vivida sei

bell'anima di Dio

sotto la cenere.

ARBUSTO

Rorido d’acque in solitaria attesa,

liricamente il prato accoglie vita

in questa foglia limpida verdina

arresa all’aria di lontane tepide

fragranze e porta il dono

d’incognita sapienza.

I rami dell’arbusto, per il resto

ancora spogli,

scheggiano il cielo come un quadro astratto,

sono rune, messaggio

d’un primo bene che non si distrae

nella spirale del D.N.A.,

perenne amore.

SOGNO DELLA PARTITA DI BOCCE

(Kénosis)

Chi sa dove, su un campo di bocce.

Non un murmure, l'aria ferma; solo.

Alberi secchi torno a quel rettangolo

e le bocce sul campo.

Poi si leva una brezza dolcissima

e gli alberi han le foglie, chi sa come.

Mi volto e vedo Cristo.

Dice: “Giochiamo?”.

Io, che non so il gioco,

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