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Nemmeno un bacio: Dramma in tre atti e un epilogo
Nemmeno un bacio: Dramma in tre atti e un epilogo

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Nemmeno un bacio: Dramma in tre atti e un epilogo

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Язык: Итальянский
Год издания: 2017
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Nemmeno un bacio: Dramma in tre atti e un epilogo

ATTO PRIMO

Il salotto terreno d'una villa in campagna. In fondo, una gran porta centrale, spalancata, dà su un breve pianerottolo scoperto, digradante in un parco di cui si vede il verde delle querce, delle palme, dei cedri e si vedono i ricami smaglianti delle aiuole. – Un'altra porta a destra, un'altra a sinistra. Tutti i mobili – un canapè, un tavolino, sedie, sediolini, seggiole a bracciuoli, seggiole a dondolo – sono di giunchi o di vimini, variamente dipinti, e compongono un allegro ambiente multicolore.

SCENA PRIMA

(Compariscono, di là dalla gran porta in fondo, il signor De Planes e la signora De Planes, a braccetto. – Lui è un uomo sulla quarantina, bassotto, rotondetto, con le guance rosse, con gli occhi piccoli e cilestrini. Lei, molto più giovane, quasi quasi gli somiglia. Belloccia, fresca, grassottella, ha una testolina che par fatta di succhero candito. Vestono tutti e due con accuratezza goffa. E, di comune, hanno anche il modo di gestire, di muoversi, di guardare. E si guardano tra loro a ogni istante come per consultarsi a vicenda, e fanno spesso, simultaneamente, la medesima mossa, il medesimo gesto. Quando lui parla, lei approva, tacendo, oppure gli fa l'eco. – Senza staccarsi, si fermano. Non osano entrare.)

Il signor De Planes

Sempre così in questa casa! Nessun domestico! (Pausa. – Si guardano.) Vogliamo entrare? (Pausa.) Entriamo.

La signora De Planes

Entriamo.

(Si avanzano – Si fermano, di nuovo, nel centro della stanza. – Guardano intorno e si guardano tra loro.)

Il signor De Planes

Nessun domestico! (Pausa.) Vogliamo sedere? (Pausa.) Sediamo.

La signora De Planes

Sediamo.

(Seggono, insieme, vicinissimi, sul canapè.)

Il signor De Planes

Qualcuno verrà. (Pausa.) E di qui non ce n'andremo senza aver parlato con Donna Clotilde.

La signora De Planes

(approva.)

Il signor De Planes

È lei che dovrà dare una lezione coi fiocchi a quel malcreato!

La signora De Planes

(approva.)

Il signor De Planes

A quel farabutto.

La signora De Planes

(approva.)

Il signor De Planes

A quel filibustiero.

La signora De Planes

(approva.)

(Un silenzio.)Il signor De Planes

(ripensandoci) A quell'uomo infernale che mi vorrebbe far fare un… torto dalla mia pupa!

La signora De Planes

(accenna di sì, vivamente.)

Il signor De Planes

(stringendosi di più a lei) Ma la mia pupa non me lo farà, no!

La signora De Planes

(con uno scotimento del dito indice e del capo) No, no!

Il signor De Planes

Perchè lei glie ne vuole, del bene, al suo maritino!

La signora De Planes

Molto!

Il signor De Planes

Cara! (L'abbraccia.)

SCENA SECONDA

Enrico

(ventenne – vestito da seminarista – con in mano dei grossi libri, entra dalla porta a sinistra nel momento in cui il signor De Planes sta abbracciando sua moglie. Nel vedere la coppia, fa un piccolo salto, e cerca di deviare. Ma s'impappina e non sa più andare nè avanti ne indietro.)

(Il signor De Planes e la signora De Planes si alzano confusi.)

Enrico

Restino comodi.

Il signor De Planes

Aspettavamo…

La signora De Planes

Aspettavamo…

Enrico

Forse, desiderano di parlare con mia madre?

Il signor De Planes

(guarda la moglie.) Già. Lo desideriamo.

La signora De Planes

(guarda il marito.) Lo desideriamo.

Enrico

Vado ad avvertirla.

Il signor De Planes

Grazie.

La signora De Planes

Grazie.

Enrico

(esce difilato, a destra.)

Il signor De Planes

Mi ha visto che t'abbracciavo. E che è? Non siamo coniugi?

La signora De Planes

(accenna di sì.)

Il signor De Planes

E, allora, niente a ridire.

La signora De Planes

Niente.

SCENA TERZA

Clotilde

(premurosamente, dalla destra) Una visita della coppia De Planes a quest'ora?.. (Strette di mano.) Accomodatevi, prego. E spiegatemi subito a che cosa debbo questa visita inaspettata. Sono curiosa.

(Il signor De Planes e la signora De Planes tornano a sedere, vicinissimi, sul canapè. Clotilde siede su una seggiola a sdraio. – Un silenzio.)

Clotilde

Dunque?

Il signor De Planes

Questa visita inaspettata, Donna Clotilde, non è una visita.

Clotilde

No?..

Il signor De Planes

È una noia.

La signora De Planes

Una noia.

Il signor De Planes

(di scatto) Per colpa del signor Corrado Liberti!

Clotilde

Oh!

Il signor De Planes

Perchè lui, iersera, durante la passeggiata che facemmo in carrozza… importunò la mia pupa!

Clotilde

Io non me ne accorsi. In che modo la importunò?

Il signor De Planes

Coi piedi.

Clotilde

Coi piedi?!

Il signor De Planes

(guardando la moglie) Non è vero, pupa?

La signora De Planes

(guarda il marito e conferma) Sì, sì, coi piedi.

Il signor De Planes

Coi piedi suoi, lui pestava i piedi della pupa, pestava!

Clotilde

(meravigliata e scandalizzata) Questo si permetteva?!.. (Tentando di scusarlo) Ma no… Sarà stato per la mancanza di spazio. Eravamo quattro in una carrozzetta non più grande d'un canestro!..

Il signor De Planes

Altro che mancanza di spazio, Donna Clotilde! Lavorava sott'acqua come un palombaro… con la speranza che la pupa mi facesse un… torto!

La signora De Planes

Un torto!

Il signor De Planes

E lei, che ha ingegno, lo capì, e, quando rincasammo, me lo spiattellò, piangendo, povera pupa, che pareva una grondaia.

La signora De Planes

Una grondaia.

Il signor De Planes

(accendendosi) L'egregio signor Corrado Liberti crede d'essersi imbattuto in una delle tante che cominciano dai piedi e finiscono… Non so se rendo l'idea!

Clotilde

La rendete perfettamente.

Il signor De Planes

Ma egli s'è sbagliato d'uscio, Donna Clotilde, e siete voi che dovete dargli una lezione coi fiocchi! (Guarda la moglie.)

La signora De Planes

(guarda il marito.) Coi fiocchi!

Clotilde

Gli muoverò, senza dubbio, un forte rimprovero. Mi sentirà! Vi assicuro che mi sentirà!

Il signor De Planes

Non basta! Non basta!

Clotilde

«Non basta»?.. Con un uomo che ha cinquant'anni sonati, basterà. E, d'altronde, egli è un mio vecchio amico, ed è anche, per me, un prezioso vicino. Nei mesi di villeggiatura mi allevia le pene della vita campagnola a cui, per due terzi dell'anno, mi obbligano, aimè, le falle del mio bilancio!.. Non posso mica gridargli: fuori di casa mia perchè avete pestati i piedi della pupa del signor De Planes! Bisogna che siate ragionevole.

Il signor De Planes

(scontento) Ragionevole!.. Ragionevole!.. È una bella parola «ragionevole»!.. Ma, intanto, quel filibustiero farà orecchie da mercante!

La signora De Planes

Da mercante!

Clotilde

Fidate in me, mio buon De Planes. Da oggi innanzi, la vostra pupa sarà trattata… come se non avesse piedi. Fidate in me.

SCENA QUARTA

Corrado

(venendo dal parco) Permesso?

Il signor De Planes

(ha come un urto alla schiena e guarda immantinente la moglie.)

La signora De Planes

(ha come il medesimo urto, simultaneo, e guarda immantinente il marito.)

Clotilde

Permessissimo! (Con una punta caustica) Sempre bene accetto il nostro caro Liberti!

Il signor De Planes

(si contorce e gonfia le guance.)

La signora De Planes

(diventa scarlatta e non sa quale atteggiamento assumere.)

Corrado

(avanzandosi) Alle undici del mattino siete già in funzione, Donna Clotilde?.. (Le stringe la mano.)

Clotilde

Questa simpatica coppia aveva qualche cosa da dirmi.

Il signor De Planes

(rizzandosi sulle gambette come un galluccio che sia per lanciare il suo chicchirichì) E l'abbiamo detta!

La signora De Planes

(si alza con lui, e, questa volta, non guarda lui, ma guarda a terra.)

Corrado

(al signor De Planes) Ve ne andate quando io arrivo!.. Segno d'inimicizia… Datemi almeno il tempo di ossequiare la vostra bella mogliettina.

Il signor De Planes

(mettendosela subito a braccetto) Donna Clotilde, noi ci facciamo un pregio di salutarvi, e vi leviamo l'incomodo.

Clotilde

Ma non ve ne scappate così, signor De Planes!

(Il signor De Planes e la signora De Planes, appiccicati tra loro, l'uno tutto impettito e con la testa eretta, l'altra tutta impastoiata e con la testa penzoloni, affrettano il passo ed escono dal fondo.)

SCENA QUINTA

Corrado

(dopo averli seguiti con gli occhi, umoristicamente, si rivolge a Clotilde) Carini tanto!

Clotilde

(si leva minacciosa, piegando le braccia, dimenando il corpo dalla cintola in su.)

Corrado

Che hanno quei due?

Clotilde

Siete un portento d'innocenza!

Corrado

È probabile.

Clotilde

Con i vostri capelli grigi e con i vostri dolori articolari dovreste vergognarvi di persistere nella professione del seduttore!

Corrado

I dolori articolari li confesso quotidianamente, e non nego i capelli brizzolati, che, con gratuita esagerazione, vi compiacete di chiamare grigi; ma non ho di che vergognarmi, perchè la professione del seduttore, ammesso che io l'abbia esercitata, non la esercito più.

Clotilde

Seducete, oramai, involontariamente?

Corrado

Non ho detto questo.

Clotilde

Peggio! Vorreste farmelo credere senza dirlo. Il colmo della vanità e della ipocrisia!

Corrado

Ho inteso. È una di quelle giornate in cui sentite il bisogno di vilipendermi. Mi esibisco con l'abituale mansuetudine; ma permettetemi, vi prego, di sedere. I suddetti dolori articolari non mi consentono di ascoltare altrimenti che seduto le vostre insolenze. (Si sdraia nella più comoda seggiola a dondolo.)

Clotilde

Come mi diverto di vedervi invecchiare!

Corrado

Questa, poi, è malvagità. Io, invece, vedendovi invecchiare, mi rattristo.

Clotilde

Impertinente!.. Io sono vedova, e le vedove non invecchiano!

Corrado

Per il marito morto, è indubitato che non invecchiano.

Clotilde

(stizzita) Ma parliamo delle vostre nuove gesta, piuttosto!

Corrado

Parliamone. Non sono io che ho scantonato.

Clotilde

(sedendogli vicina, con bruscheria) Per le brevi, caro signore! Iersera, nella mia carrozza, durante tutto il tempo della passeggiata, i vostri piedi non cessarono mai di tormentare quelli della signora De Planes.

Corrado

Se erano i suoi che tormentavano i miei! Mi dava delle pestate da farmi bestemmiare.

Clotilde

Bugiardo! Quella è una povera marionetta insospettabile.

Corrado

Vi dico che è così. La signora De Planes ha le estremità intraprendenti.

Clotilde

Il fatto è che lei vi ha accusato a suo marito.

Corrado

È furba la marionetta! Si vede che ha capito che io non ne ho voglia.

Clotilde

Siete stato capace d'aver voglia di tanta minutaglia che valeva meno di lei!

Corrado

Ecco la vecchia storia!.. Mi favorite questa calunnia fin dall'epoca dei nostri famosi amori: da circa un quarto di secolo! Io ero, allora, un certo omino che, via, poteva darsi il lusso di scegliere e che, scegliendo voi, aveva scelto tra quel che la piazza offriva di meglio, perchè voi eravate un fiore di bellezza, un fiore di eleganza…

Clotilde

(interrompendolo, con ironia) Grazie, troppo gentile!..

Corrado

(proseguendo ed esasperandosi al ricordo) Ebbene, ciò non ostante, anche allora, mi credevate disposto a ogni più sconcio passatempo.

Clotilde

Dispostissimo.

Corrado

Il che sarebbe stato in completa antitesi con le mie abitudini e con la mia indole. È strano che le donne imparano subito a conoscere l'uomo, e non possono mai imparare a conoscere… gli uomini! Fanno una confusione maledetta. Di ciascuno, finiscono col sapere sempre la stessa cosa: cioè… che è un uomo. E, in fondo, non c'è caso che ne sappiano altro.

Clotilde

Per fortuna!

Corrado

Avete torto. Conoscendoci meglio, le donne si procurerebbero non di rado qualche dispiacere di meno e qualche soddisfazione di più.

Clotilde

(sbottando) Vi sarei molto grata se mi diceste quale dispiacere di meno mi sarei procurato io, per esempio, conoscendo meglio la vostra pregevolissima persona! Mi piantaste da un giorno all'altro dopo d'avermi trascinata a tradire mio marito fino al punto di mettere al mondo un figlio vostro!.. Avessi pure scoperte in voi le più peregrine virtù, non avrei potuto farmene che un empiastro! E poi, che ce ne importa, a noi donne, che ce ne importa delle virtù invisibili dell'uomo che a noi rivela, intanto, tutta la sua turpitudine, e che si regola con noi come l'ultimo dei mascalzoni?

Corrado

(placidamente) Oserei osservare che oggi le vostre escandescenze offensive scoppiettano d'una terminologia alquanto più energica del solito.

Clotilde

(con una frivolezza interiore che traspare dalla rabbia ostentata) Sì, caro signore, perchè oggi, ritrovando in voi, più evidente del consueto, la bricconeria del donnaiolo ch'io sperimentai, mi sento salire alla gola tutto il fiele che mi faceste ingoiare e mi accorgo che, a traverso circa un quarto di secolo, non ho ancora digerita l'infamia che mi commetteste!

Corrado

Avete la digestione lenta.

Clotilde

Come siete spiritoso! (Con una alzata di spalle, levandosi) Ma, già, è naturale che queste cose non vi facciano nessuna impressione. Avete perduta ogni sensibilità. Dentro di voi, siete mummificato! (Fa una smorfia di disgusto) Ih!.. che roba!.. Basti dire che non date segno d'una qualunque commozione nemmeno quando vi nomino vostro figlio, nemmeno quando egli stesso vi è innanzi! Io credo perfino che non vi ricordiate mai d'avere un figlio, in lui.

Corrado

(diventando serio, senza smettere la sua aria di pigra placidezza) Siete sempre una gran chiacchierina, mia buona amica!

Clotilde

Chiacchierina, io?

Corrado

E sì! Parlate sempre un po' troppo e un po' a vanvera. La vostra loquacità scorrazza come un puledro sul prato e va a sbattere spesso… dove non dovrebbe.

Clotilde

Non vi fa comodo ch'io vi parli di vostro figlio?..

Corrado

Proprio no.

Clotilde

Il rimorso!

Corrado

(urtato) Ma che rimorso!.. Rimorso di che?.. Vostro marito, per il quieto vivere o per quella sua floscezza di bigotto, finse di credersene il padre, e, grado grado, gli si affezionò come un padre autentico. Sicchè, a questo ragazzo, l'essere nato di straforo non ha arrecato e non arrecherà nessun danno. (Accalorandosi) Il doloroso è per me che addirittura lo perderei di vista se non simulassi di villeggiare tre o quattro mesi dell'anno in questo paesucolo infetto, dove egli è appiccicato al vischio d'un seminario. Il doloroso è per me, è per me, che, non potendo influire su lui, debbo rassegnarmi a saperlo avviato, dal bigottismo del suo falso padre, verso una vita che è fuori la vita!.. Voi, amica mia, non comprendete nulla di tutto ciò, perchè… vivete soltanto delle vostre parole, come le cicale vivono del loro gridìo. Di tanto in tanto, vi eccitate a freddo per una qualche scempiaggine, e, con quella inconsapevolezza che vi distingue, nello sfogo ozioso, spifferate una frase che mi colpisce dove si nasconde una piaga.

(Pausa.)Clotilde

(mortificata, mite, e, purtuttavia, volontariamente caparbia) Io come io non vi ritengo sincero. Sarò… una cicala, ma una cicala con parecchie dita di cervello, checchè sembri a voi. E ragiono a fil di logica, io. Se ci fosse un fondo di sincerità nelle vostre smanie paterne, perchè non avreste cercato di legarvi un poco di più a quel ragazzo?, perchè non avreste cercato di acquistare il diritto di trattarlo diversamente da come si tratta un estraneo?

Corrado

(guardandola, dubitoso) Che diamine dite?

Clotilde

(con la leggerezza che le è propria) Dico… che vi sarebbe stato facile diventarne, almeno… il secondo padre.

Corrado

Adesso, parola d'onore, sono io che non comprendo.

Clotilde

(affrettandosi per non perdere il coraggio d'esprimere il suo pensiero) Quando morì mio marito, nessuno vi avrebbe vietato di sposarmi…

Corrado

(tornando alla sua calma umoristica) Questo è innegabile; ma, cosa volete!.. non ci pensai.

Clotilde

(con prosopopea burlesca) … Potreste… pensarci ancora.

Corrado

(si alza immediatamente) Vi saluto, amica mia.

Clotilde

(d'urgenza) Badate che ho scherzato.

Corrado

(flemmatico) Lo so, lo so. Ma sono di quegli scherzi che fanno venire i brividi della febbre terzana!.. Vo' a prendermi qualche raggio di sole. Mi sentirò meglio.

Clotilde

(rintuzzando per chiasso) Sono brutti scherzi davvero! Non mi ci mancherebbe altro che di finire i miei giorni con voi!

Corrado

I giorni, poco male. Ma le notti!.. Quelle, le finireste male assai!

Clotilde

E voi troppo bene!

Corrado

Custode notturno di antichità nazionali! (Fa per andare) A rivederci.

Clotilde

Aspettate un momento, «ultimo dei mascalzoni». Mi metto un cappello ed esco anch'io. (Con un'aria misteriosamente solenne per stuzzicare la curiosità di lui) Ho da recarmi alla Stazione. Voi mi accompagnerete soltanto per un tratto di strada. E, tra un'ora, vi permetterò di far colazione con noi. Siete invitato.

Corrado

Vi recate alla Stazione?.. Chi è che arriva?

Clotilde

Se non ve l'ho detto, è chiaro che non ve lo voglio dire.

Corrado

(animandosi e turbandosi) Vostra nipote Nanetta?!

Clotilde

Ah? Lo sapevate, furfante?

Corrado

(con una certa dissimulazione) Un mese fa, a Napoli, mi annunziò che sarebbe venuta, ma io non le prestai fede.

Clotilde

(caricatamente) Ci viene! Ci viene! Sissignore!.. E ci viene in piena funzione di signorina emancipatissima: sola e libera come una farfalla al vento!

Corrado

Sarà una semplice visita di qualche giorno.

Clotilde

No, caro, perchè, in una lettera che ho ricevuta stamane, mi dà le seguenti notizie. Quel rammollito, che lei ha per padre e che io ho per fratello, va a scoprire la Scandinavia e la Russia; quella matta di mia cognata va a imperversare in casa dei suoi parenti a Boston; e lei, Nanetta – che dovrebbe volersi un po' sbizzarrire anche lei per consolarsi dei suoi crudeli trentasei anni – ha deciso invece (sottolineando) di passare tutta la stagione estiva in questa misera cittaduzza campestre, dove non è mai stata.

Corrado

(sempre più turbato e nervoso) Tutta la stagione estiva?!

Clotilde

Ma io ne sono felicissima! Le voglio molto bene, a Nanetta, per regola vostra.

Corrado

Non ne dubito…

Clotilde

(con intensione maliziosa) E le ho fatto preparare un bel quartierino civettuolo, a cui si accede dal parco per una scaletta speciale. Così, la mia bella nipote potrà lasciarsi rapire comodamente, senza che il suo rapitore adoperi la scala di seta…

Corrado

(irritandosi) Ma smettete, Dio buono! Smettete!

Clotilde

(vuotando il sacco all'improvviso) Se lei stessa mi ha scritto che spasima per voi!

Corrado

(preso da un'intima agitazione) La signorina Nanetta ha, in certo modo, l'imprudente frivolezza di tutta la vostra famiglia, e, come voi, attribuisce poca importanza alle parole. Stupisco, non pertanto, che neppure questa volta le sia sembrato opportuno di misurarle!

Clotilde

Oh, questa poi è nuova!.. Ce l'avete con lei?.. Ne parlate con voce adirata!.. Siete perfino diventato pallido!..

Corrado

(ha tutti i nervi in sussulto e prorompe) Non ce l'ho con lei, ma non posso dissimulare che il suo arrivo mi preoccupa, mi sconcerta, mi dà fastidio. Lei non è per me una donna come un'altra. Fa male a venir qui ed è incredibile e deplorevole che non ne abbia la coscienza!

Clotilde

(lo guarda stupita. Indi, levando gli occhi e le mani al cielo, con comicità) Santi del paradiso, se veramente quest'uomo ha trovato una donna che gli mette la tremarella addosso, vuol dire che è venuta la fine del mondo! (Esce a destra.)

Corrado

(tra sè – dandosi rabbiosamente un pugno al petto) Con venti anni di meno, forse non tremerei!

SCENA SESTA

Don Giacinto

(entra dal fondo, frettolosamente, strisciando riverenze) Riverisco, signor Corrado. Servo suo. Riverisco. (È un prete alto, dalla testa piccola, dalle spalle strette, e disarmonicamente fornito di una abbondantissima pancia, d'una grossa pappagorgia e d'un lungo naso che gli s'inarca sulla bocca. Pancia, pappagorgia e naso paiono posticci, quasi estranei a quella sua figura di spilungone. Egli parla rapidamente, accompagnando le parole con molti gesti analoghi, e si muove e cammina con la sveltezza d'una persona magra. Indossa una zimarra leggera, sotto cui, a ogni suo movimento, il pancione tremola, come una enorme palla gelatinosa.)

Corrado

(freddo) Buongiorno, professor Tabarra.

Don Giacinto

Un po' caldo, oggi, per chi ha fretta. Son venuto di corsa. (Soffiandosi col cappelletto rotondo) Otto minuti di ritardo! Dico otto, saranno sette. Ma son troppi ugualmente! Son troppi ugualmente! (Chiamando una volta a destra, una volta a sinistra) Enrico!.. Enricuccio!.. (Poi, di nuovo, a Corrado) Meno di un'ora per una lezione! Come si fa? Come si fa, ottimo signor Corrado? La materia è ampia, gli esami si avvicinano, Enricuccio è fuori di seminario, e temo che si sbandi, che si sbandi! Ha avuto il permesso per malattia… Uhm! Uhm! Malato di pigrizia, starei per dire. (Chiama una volta a destra, una volta a sinistra) Enrico!.. Enricuccio!

Corrado

Potrebbe darsi che non si senta nato per la vita che gli si è voluta tracciare.

Don Giacinto

Ah, no! Ah, no! Ah, no! La stoffa c'è, ottimo signor Corrado. La stoffa c'è. Natura spirituale, natura ascetica! Tal e quale suo padre.

Corrado

(con un piccolo soprassalto) Cosa?!..

Don Giacinto

Asceta vero, asceta puro, asceta purissimo quell'ottimo amico mio, rapito immaturamente alla devota prole e alla fedele consorte! Marito non infecondo per doverosa osservanza del settimo sacramento, ma dentro di lui!.. l'asceta c'era, l'asceta c'era. E ne aveva tutta l'infinita bontà. (Estasiandosi) Era buono! Era buono! Era buono!

Clotilde

(rientrando) Chi era buono tre volte, professore?

Don Giacinto

(con un profondo inchino d'ossequio) Suo marito, signora.

Clotilde

Lasciatelo in pace dove si trova, quel poveretto.

Don Giacinto

Spiegavo all'ottimo signor Corrado l'affinità ereditaria tra Enricuccio e l'ottimo defunto.

Clotilde

Bravo!.. Un pensiero felicissimo! (Per deviare) Intanto, Enrico non sa che siete qui. (Chiamando forte) Enrico!.. C'è il professor Tabarra. Vieni subito.

La voce d'Enrico

Sì, mamma.

Clotilde

Vi raccomando, Don Giacinto: non troppo rigore. Quel ragazzo ha tanto bisogno di riposo!

Don Giacinto

Rigore, no. Rigore, no. E, col degno figlio di Don Ubaldo Carmineti, sarebbe superfluo. Ma sa, mia ottima signora, mia eccellentissima signora: teologia!.. Materia ampia!

Clotilde

Restringetela voi un poco.

Corrado

(che è già presso l'uscio in fondo, aspettando e sbuffando) Gliela dia in pillole.

Clotilde

(raggiungendolo) Voi siete pregato di tacere. Eretico! (Indi, voltandosi) Restate a colazione con noi, professore, se non avete altri impegni. (Via per il parco, seguìta da Corrado.)

Don Giacinto

(andando fino alla soglia, striscia riverenze su riverenze) Grazie distinte, mia ottima signora! Invito graditissimo. Profitterò. Grazie distinte! Grazie distinte!

SCENA SETTIMA

Enrico

(entra, recando, con ostentazione, i suoi grossi libri. È pallidetto, d'un pallore di noia e di svogliatezza mal superata. Si avanza mentre Don Giacinto si sprofonda ancora in inchini sulla soglia.) Sono qua, professore. (A traverso il suo contegno reverente e untuoso traspare una certa vivacità contenuta.)

Don Giacinto

(girando su sè stesso) Finalmente, vi siete compiaciuto!

Enrico

(fa per baciargli la mano.)

Don Giacinto

(la ritira con modestia) Meno baciamani, e più studio, figliuolo! Svelto sveltino, al lavoro, al lavoro! (Gli prende i libri e li depone sul tavolino.)

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