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Egitto
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Egitto

Язык: Итальянский
Год издания: 2017
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I vari rami del fiume formicolavano, nel vero senso della parola, di pesci la più parte buoni a mangiarsi: la triglia delle paludi di Pelosa, ingrassata nel loto, il mulo screziato degli stagni artificiali, il muletto ordinario, la tremola, e la gran tartaruga d'acqua dolce. La natura sembra abbia creato il fatraka in un momento di buon umore. È un lungo pesce coperto di spini, che ha la facoltà di gonfiarsi a suo piacimento; quando è gonfio oltre misura, per il peso del suo dorso, si rovescia contro sua volontà; viene trasportato in qua ed in là dall'acqua, avendo tutta l'apparenza di un riccio di terra.

Allorquando succede l'inondazione, le acque nel ritirarsi lo abbandonano nei campi limacciosi, ove diventa preda degli uccelli e degli uomini, servendo di giocattolo ai ragazzi.

Le foci del Nilo sono animate da un grande numero di pesci di mare, che vanno in fregola nell'acqua dolce e di pesci d'acqua dolce, che vanno a depositare i loro avannotti in alto mare.

Della caccia

Le migrazioni in genere degli uccelli hanno due caratteristiche comuni a tutti i volatili:

1º Di seguire sempre la linea più diretta.

2º Di percorrere lo spazio con una rapidità meravigliosa.

Tanto all'isola di Helgoland nel mare del Nord, che è la principale fermata degli uccelli di passaggio dei paesi settentrionali, quanto in Egitto, dove la maggior parte di essi si recano a svernare, vennero fatte numerose osservazioni, le quali hanno concesso di stabilire confronti curiosi.

Gli uccelli migratori a volo rapido, come sarebbero i pettirossi, le rondini, le tortorelle, i beccafichi, ed anche le quaglie, percorrono lo spazio con una velocità media dai 50 ai 60 chilometri all'ora, velocità questa che corrisponde ad un dipresso a quella dei piccioni corrieri.

In generale gli uccelli quando migrano viaggiano di notte, partendo poco dopo il tramonto del sole e fermandosi all'alba, od anche qualche ora dopo, nella località che loro meglio talenta.

L'arrivare di buon mattino od a giorno già fatto dipende dall'ora della partenza, dalla maggiore o minore rapidità di volo dell'uccello e dalle condizioni più o meno favorevoli dell'atmosfera.

È da notarsi che anche i giovani volatili, di sei od otto settimane di età, partecipano a questi lunghi percorsi.

Della caccia in Egitto

L'Egitto è per i seguaci di Nembrod il paese per eccellenza, un paese di dolci sorprese e di amare delusioni. Rara è la selvaggina propria del paese: pernici del deserto con piume gialle macchiate di nero, difficili e faticose a cacciare, quasi immangiabili; qualche rara gazzella nel deserto, che separa il Cairo da Port-Said e specialmente verso Tel-el Kebir, poche lepri in questi stessi paraggi, o nella oasi del Fayoum, piccole piccole, di gusto mediocre, in rapporto ai loro pascoli scarsi e punto profumati; e una quantità di uccelletti minori, tali da non destare la cupidigia del cacciatore.

Nel deserto si trova assai sovente lo sciacallo, più di rado la iena. Si parla di tanto in tanto di qualche cignale, ma in realtà si può dire di esso come dell'araba fenice, perchè non se ne vide più da tempo un esemplare. Sembra che una volta ve ne fossero in quantità fenomenale, ma in causa dei guasti che producevano ai raccolti, fu organizzata contro di loro una vera crociata. Il vicerè Mohammed-Alì mise sotto le armi le sue truppe per questa guerra di nuovo genere, e la razza venne interamente distrutta. Ecco ciò che offre di per sè stesso il paese.

In questo stato di cose il cacciatore, in Egitto, è costretto a concentrare tutte le sue speranze sulla selvaggina di passaggio e si comprende facilmente come questa risorsa sia aleatoria. Venti contrari, persistenza dei calori estivi, che qualche volta si protraggono sino alla fine di novembre, più o meno abbondanti piene del Nilo e conseguenti inondazioni possono del tutto turbare l'ordine abituale nel passaggio della selvaggina.

Nelle condizioni normali in Egitto la caccia può dividersi in tre periodi assai distinti: l'epoca delle quaglie e tortorelle, quella dei beccacini e quella delle anitre. Le quaglie e le tortorelle si cacciano in settembre lungo tutta la spiaggia, mentre di rado se ne trovano nell'interno, che essendo tutto allagato non può offrir loro di che nutrirsi. Provenienti dal Nord, appena arrivate, filano, dopo un breve riposo, direttamente verso l'alto Egitto, ove covano, per discenderne verso il marzo, ai primi forti calori, ritornando al Nord. In questa stagione appunto si trovano di preferenza nel medio Egitto e talvolta in numero eccezionale.

Per la caccia alle quaglie il cane non è molto impiegato, perchè la caccia avendo luogo in settembre e sulla spiaggia all'arrivo delle quaglie, esso non riesce di necessità assoluta, e non resisterebbe a lungo sulla sabbia e coi calori di quella stagione.

In marzo poi ed aprile poco servirebbe nei campi di grano o di trifoglio già alti. Di preferenza si adoprano i Beduini, che fanno una vera battuta e sono abilissimi a rintracciare gli animali uccisi.

In generale ogni cacciatore ne conduce seco due o tre, e si può immaginare con quanta soddisfazione del povero agricoltore, che vede precipitarsi sulle sue messi, già prossime a maturità, una vera valanga umana.

Fortunatamente il Fellah (contadino) è assai paziente, e se tollera a malincuore di vedere spesso rovinato il frutto delle sue fatiche, stenta a ribellarsi apertamente.

Ciò non ostante qualche rissa ha luogo di quando in quando, anche con esito funesto. Così, or non sono molti anni, un medico del Cairo venuto a questione che degenerò poi in lotta, con due contadini, rimase ferito, nella colluttazione, dal proprio fucile, ed in seguito a tale ferita l'indomani moriva.

Poco tempo dopo due ufficiali inglesi dell'armata di occupazione, cacciando essi pure le quaglie, uccisero inavvertentemente un fellah e ne ferirono un altro. Non lo avessero mai fatto! Tutta la popolazione del prossimo villaggio, uomini e donne, si precipitarono in un istante sopra di essi, che non trovarono altro di meglio, che ritirarsi combattendo. Raggiunti, furono legati, insultati, percossi ed ebbero a subire un lungo martirio, fino a che la polizia non giunse a sottrarli alla furia del popolo oltremodo eccitato, specialmente le donne.

È però indiscutibile che la caccia alle quaglie richiede la più grande attenzione da parte del cacciatore.

Il fellah ha l'abitudine di passare nei campi tutta la giornata insieme alle donne, ai bambini ed alle sue bestie, sia per far pascolare queste ultime, sia per sorvegliare le sue messi; di modo che accade assai sovente di non trovare una direzione di tiro libero in qualunque senso ci si rivolga. Ma il pericolo più grave sta nel fatto che i contadini, specialmente le donne ed i ragazzi, un po' per la torpidezza orientale, un po' per ripararsi dal caldo, stanno sdraiati per terra tra il grano ed il trifoglio, sicchè il cacciatore novizio, o poco prudente può credere, nulla vedendo, di avere piena libertà di azione.

Una quaglia si leva ed al rumore che fa è cosa facile che una donna od un ragazzo alzi la testa: il colpo parte… ed ecco come può accadere una sventura. In questo caso non vi è che un mezzo solo per salvare la situazione. Il supremo e sempiterno riparatore di tutti i mali… il danaro! Non sempre però esso produce l'effetto desiderato, sia per la natura delle persone colle quali si ha da trattare, sia per la difficoltà che offre alle trattative la poca pratica della lingua del paese. Da qualche anno lo spirito commerciale ha dato ampio sviluppo alla caccia alle quaglie per mezzo delle reti. E questo sistema è quasi esclusivamente esercitato dagli indigeni, che finirà col determinare, ove non si metta riparo, una diminuzione notevole di questa specie di animali.

Infatti, ogni anno se ne esportano da Alessandria, la più parte per Marsiglia, per irradiarsi sui vari mercati di Francia ed Inghilterra, circa un milione di capi in media, non essendo costante la quantità dei volatili di passo.

La tortorella si caccia al passo, appostandosi il cacciatore a qualche albero isolato, od a qualche viale, o nascondendosi dietro ad un cespuglio. Questa caccia è però assai incerta e spesso si succedono anni di massima scarsità.

Il beccaccino comincia a fare la sua apparizione verso i primi giorni di settembre e se ne trovano in quantità durante tutto l'inverno, perchè non è l'acqua che manchi in Egitto, non proveniente dalle pioggie, ma bensì dalle infiltrazioni del Nilo. Quest'acqua, ritirandosi poco a poco, lascia dei terreni, ove il beccaccino trova facilmente un pascolo abbondante. Le località in cui si trovano in numero più rilevante sono presso i laghi di Menzaleh e di Mariout; dopo queste, i campi coltivati a cotone.

Un buon tiratore può colpirne 150 e più per giorno. È però una caccia superlativamente faticosa per la natura del terreno smosso ed appicicaticcio, sul quale si rischia ad ogni istante di scivolare, o di affondare sino al disopra delle anche. Il beccaccino dorato è comunissimo.

Ai primi di settembre, cioè al tempo delle prime inondazioni del medio e basso Egitto, si ha un passaggio, qualche volta abbondante, di pivieri e di curli grossi e piccoli: dura però pochi giorni; questi animali non si fermano nel paese.

Le anitre (e sotto questo nome si designano tutti gli animali di becco schiacciato) si trovano innumerevoli nei laghi di Menzaleh e di Mariout, nelle Bircket, specie di avallamenti inondati dalle infiltrazioni del Nilo e nel Nilo stesso.

Le oche, le rosse comprese, nei mesi di dicembre e gennaio si trovano a stormi di migliaia nella notte ed alla mattina nelle grandi pianure inabitate; nelle ore calde del giorno preferiscono restare alle sponde delle isole arenarie del Nilo.

È curioso un genere di caccia che si fa a tutta questa selvaggina lungo i canali rimasti a secco o quasi, e che sono ripieni di una discreta vegetazione di piante palustri. Due arabi strascicano nel fondo del canale attaccata ad una corda, i cui estremi vanno a finire ai due argini, una scatola di latta (abitualmente scatole da petrolio ripiene di sassi o di pezzi di ferro), mentre sopra i due argini i cacciatori camminano, precedendo i due arabi, tirano sugli animali, che fuggono spaventati dal rumore prodotto dalla scatola.

Oltre questi generi di selvaggina, che possiamo considerare come i più importanti, il cacciatore, che non disdegna la piccola preda, troverà ancora altre risorse di soddisfacimento alla sua passione.

Una caccia divertente assai è quella della sirena, per quanto essa sia poco apprezzata dai buongustai. Vi sono due specie di sirene, quella del medio e quella dell'alto Egitto; quest'ultima si comincia a trovare all'altezza di Minieh. La sirena è un animale grosso circa come un tordiello, rivestito di bellissime piume gialle, azzurre e verdi.

Si trova in marzo, ma più ancora in agosto. Durante i calori del giorno sta nascosta nei campi del grano e del cotone, secondo la stagione, ma di buon mattino e verso sera si libra per l'aria in larghi giri con un canto tutto speciale, che la fa sentire anche prima che si veda. Questo canto è difficile a definire, ma se a qualche suono può compararsi, sembrami possa ricordare quello di una piccola ocarina udita a distanza.

La sirena dell'alto Egitto è più piccola, ma più smagliante di colori, ed ha questo di speciale che porta ad uno dei lati della coda una lunga penna nera ripiegata ad arco con cavità in fuori.

In agosto comincia l'epoca dei beccafichi, più o meno grossi, che a milioni si riversano sull'Egitto. Questa caccia è puramente di competenza dei cacciatori di mestiere, che la esercitano mediante il vischio: in genere sono cacciatori indigeni.

È originale il metodo che adoperano per spennarli e che è realmente l'unico pratico, data l'enorme quantità che ne prendono giornalmente. Dopo averli inumiditi, li sotterrano nella sabbia del deserto che, a quell'epoca, è quasi infuocata; dopo un'ora li ritirano affatto spennati.

Il beccafico è buono e delicato, ma bisogna avere la precauzione di togliergli lo stomaco, altrimenti prende un gusto amaro sgradevole.

Il mese di settembre può dirsi il migliore per il cacciatore buongustaio. Oltre che dell'ortolano, del codibianco ed altri uccelletti di becco fino comincia, ai primi di questo mese, il passa dei ciarlotti o piccole lodolette, che vanno a stormi talvolta di parecchie migliaia.

La caccia di questi uccelletti si esercita colle reti e col fucile. In una buona giornata di passo si può, colle prime, prenderne al di là del migliaio, col fucile se ne possono colpire 500 o 600 specialmente in un terreno piano ed unito. Si tira abitualmente il primo colpo per terra, il secondo appena si alzano aggruppati, e non è raro il vederne cadere fino a 30 o 40 in un colpo. La lodoletta in questa stagione è grassa e profumata, e vale tanto da non temere il paragone dell'ortolano.

In novembre arrivano le batticode (ballerine) riservate unicamente alle reti. Verso la fine di questo mese si comincia a vedere qualche lodola grassa; poco a poco vanno aumentando, e verso il 15 il passo è nel suo pieno. Essa pure si caccia colle reti e col fucile; non occorre nè lo specchietto, nè la civetta, il solo fischio, se bene modulato, ha la proprietà di attirarla. Per il cacciatore che ama dimostrare la propria abilità, è una delle caccie più divertenti, poichè bisogna cacciarle una ad una ed alla levata, il che non è nè facile nè comodo.

I così detti uccelli di canto sono assai rari in Egitto: più facilmente si trovano il cardellino ed il montanello.

La beccaccia è una vera rarità e si può dire che le pochissime che vengono uccise di tanto in tanto sieno state sbalestrate sulla terra dei Faraoni da qualche burrasca, che le fece deviare dal cammino che avrebbero voluto seguire. Il merlo è altrettanto raro che la beccaccia. In certi anni di freddo esagerato in Europa si trovano dei tordi in qualche giardino, ma in numero quasi insignificante e ciò si spiega facilmente in ragione della assoluta deficienza di pascolo adatto per loro.

Oltre tutte queste specie summentovate si trovano abbondantemente in Egitto falchi grossi e piccoli, ibis (bianchi specialmente) tife, martin pescatori brillanti e di variati colori, storni, tortorelle fermiccie, castellaccie, nei padulini, sterzagnole, alcuni inseparabili e passeri in grande quantità. Però di tutte queste varietà, sia per il loro nessun valore, sia per la loro esiguità, il buon cacciatore, non si cura affatto, ma guarda e passa, con loro grande soddisfazione.

Riassumendo, si può dire che l'Egitto, come paese di caccia propria, è assai limitato. Non potendosi cacciare che selvaggina di passo, troppe sono le ragioni e assai frequenti perchè la caccia sia scarsa e meschina.

Che diremo poi del quadro che tanto concorre a rendere piacevole questo genere di sport? Non una montagna verdeggiante che riposi lo sguardo all'orizzonte, non un villaggio pittoresco, che dia al paesaggio il più piccolo rilievo, non una foresta per riposarsi dai raggi infuocati del sole, non un ruscelletto fresco presso cui assidersi a rinfrescare la fronte, a dissetare le labbra. Una pianura immensa interrotta di tanto in tanto da gruppi di tane fabbricate con materie organiche e fango e che chiamansi villaggi; dei canali di acqua torbida e malsana quando se ne trova; qualche gruppo di palme; branchi di noiosi ragazzi, che si affollano con insistenza intorno al cacciatore per chiedere il baschich (regalo) e dei quali torna difficile lo sbarazzarsi; ecco ciò che offre all'occhio del cacciatore la campagna egiziana, se pur non si trovi nei pressi del Cairo, ove può avere almeno la soddisfazione di sapersi contemplato, nelle sue gesta venatorie, dagli ormai diventati sessantun secoli delle famose piramidi. Allo scopo di porre sotto gli occhi del lettore le varie specie di selvaggina in Egitto, le diverse stagioni in cui si effettua la caccia, nonchè le località prescelte da ciascuna specie di animali ho riepilogate in un quadro le seguenti note:

Anitre.– Di variatissime specie, si trovano dal dicembre al marzo. Si cacciano dal dicembre al febbraio nei terreni bassi inondati, che formano dei laghi chiamati Birchet, e lungo il Nilo, particolarmente in marzo.

Beccaccini.– Abbondano in ogni loro specie e si distinguono in reali, sordi, dorati, pantane ecc. Si cacciano dal novembre al febbraio.

Oche.– Ve ne sono di due specie: l'oca grigia che è di passo e l'oca rossa. La prima si caccia lungo il Nilo e nei campi coltivati a fave, di cui è ghiottissima e che devasta; l'oca rossa, detta anche egiziana, si trova pure lungo il Nilo, ma sopratutto nelle birchet, lungo il deserto. Esse nidificano in Egitto.

Pellicani.– Sotto la denominazione di animali acquatici sono compresi i pellicani, le cicogne, gli aironi, i gabbianelli (detti piccioni di mare), i pivieri, i chiurli, le spatole. Sono di passaggio in Egitto dal dicembre al febbraio. I soli pellicani si riscontrano a grandi frotte, mentre gli altri acquatici si trovano qua e là sparsi, forse perchè si fermano per minor tempo in Egitto. Si cacciano lungo il Nilo e specialmente nei terreni inondati da forti alluvioni.

Fenicotteri (Fiamminghi). – Sono di famiglia diversa dai trampolieri. Si trovano in grandi masse verso Damietta e Rosetta, nei laghi Brullos e Menzalleh. Si cacciano dal dicembre al febbraio.

Totani.– Chiamati in Egitto bisciò; di varia specie, il reale, il chiù-chiù ed il piccolo. Essi si trovano in gran quantità dai novembre al febbraio nei laghi e nei terreni inondati.

Pantana.– Questo totano, il più stimato di tutti, è più raro; ma nei medesimi mesi è facile trovarlo nei cotoni ed in altri terreni inondati, ove vi siano alti arbusti, come il cespo del cotone ed il spano turco.

Martin-pescatore.– Negli stessi mesi se ne trovano di due specie; una, il martin-pescatore screziato di bianco e nero; l'altra specie più piccola, detta uccello di S. Maria, di colori bellissimi e smaglianti.

La pavoncella (il vanneau dei Francesi). – Si caccia dal dicembre al febbraio nei campi non inondati. Non è facile avvicinarlo, tranne che con astuzia.

Rigogolo (volgarmente detto gialletto). – Si caccia nei giardini in marzo ed aprile e quindi in agosto e settembre.

Verdona (jais dei francesi). – Si caccia nei mesi di agosto e di settembre.

Bubbola (galletto bosco). – Si trova quasi in tutto l'anno, ma il passo è nel marzo.

Beccaccia.– Rara in Egitto. Si trova durante gli inverni più rigidi dell'Europa nei giardini e negli orti dei dintorni del Cairo e di Alessandria. Alcune beccaccie si trovano, loro malgrado, in Egitto, perchè, come già si disse precedentemente, vennero sbalestrate da qualche burrasca, che le fece deviare dalla strada che avrebbero voluto seguire.

Tordi e merli.– Si riscontrano in piccola quantità per inadatta pastura. In alcuni inverni il tordo è più numeroso, emigrando da regioni favorite pel troppo rigore di temperatura.

Grattajone (famiglia delle gabbule). – Chiamasi comunemente in Egitto sirena. Si trova in grande quantità ed il passo si effettua in marzo ed agosto.

Quaglie.– È questa una delle caccie più ricche dell'Egitto. La quaglia scende la valle del Nilo in febbraio per emigrare verso il maggio dalla costa in Europa, dove ritorna in settembre. La gran caccia si effettua qui in marzo ed aprile. Nel mese di settembre, al suo ritorno dall'Europa, si caccia solo sulla spiaggia del mare tra Alessandria e Port-Said.

Pernice.– Rara la pernice di passo; mentre, come abbiamo già detto, si riscontra una pernice indigena più piccola e grigia, la pernice del deserto, che si caccia quando si avvicina al Nilo per abbeverarsi. È molto selvatica, si posa in compagnie negl'isolotti di sabbia che si formano nel Nilo ad acque basse ed è oltremodo difficile l'avvicinarle se non si impiega l'astuzia.

Piccione torrajolo.– Quest'uccello è qui in quantità. Nidifica in colombaie, che gli indigeni gli preparano nei villaggi, per raccoglierne il guano ed incrociarli coi piccioni casalinghi. Si pascola liberamente nei campi e se ne fanno delle cacciate bellissime in tutte le stagioni.

Colombaccio.– Di quest'animale raramente vi è il passaggio. Posa sui grandi alberi e s'incontra qualche volta in marzo od in settembre e ottobre.

Tortora.– Havvi la tortora rossastra, indigena, poco ricercata dai cacciatori, e si trova in tutto l'anno intorno agli abitati ed in gran numero anche in Cairo stesso. Nidifica sui grandi alberi dei giardini. La tortora di passaggio grigio-perla, con screziature biancastre sotto le ali e sotto la coda, è molto ricercata dai cacciatori. È di passaggio in aprile e maggio ed al suo ritorno dall'Europa in settembre e ottobre.

Allodola dal ciuffo e allodola dei campi.– La prima è stazionaria, la seconda è di passo a grandi stormi dal marzo all'aprile e dal novembre al gennaio.

Passeri, ballerine, cutrettole, pispole, beccafichi. – I primi vi sono in tutto l'anno; gli altri alla loro stagione ed in abbondanza. Il beccafico si trova più facilmente nei dintorni di Alessandria.

Ibis.– In questi ultimi tempi diventò rarissimo.

Guarda-bovi.– In grande quantità dal novembre al febbraio. Non è uccello stimato dal cacciatore.

Stornello.– Vi sono passi più o meno importanti negli stessi mesi dei guarda-bovi. Come selvaggina è tenuto in poco conto.

Aquila, avoltoio, falchi di diversa specie, corvi neri, cornacchie, sparvieri, civette di tutte le specie. – Sono animali questi che secondo le varie località s'incontrano più o meno frequentemente. Fra le civette va pure compreso il succhia-capre, così detto, perchè di nottetempo, avendone l'opportunità, succhia il latte alle capre ed anche alle vacche.

Lepri, cignali, gazzelle. – I due primi si cacciano nel Fayoum (a tre ore di ferrovia dal Cairo) le gazzelle nel deserto tra Ismaïlia e Suez.

Iene, lupi, volpi, sciacalli, topi di Faraone (Farioni). – Si riscontrano in copia lungo la catena del Mokatan e nei deserti, eccezione fatta del Farione, che sta nei campi. Così pure nei campi si trova qualche rarissima volta il mangia-formiche.

Sono anche rari il Gatto-pardo, una specie di linee ed il gatto selvatico, che è qui conosciuto sotto il nome di Leonino.

Statistica ricavata dai registri della Dogana in Alessandria del quantitativo di quaglie vive che annualmente vengono esportate dall'Egitto e dirette per la massima parte a Marsiglia, con destinazione ai vari mercati di Francia ed Inghilterra.


Dal 1884 al 1894.


N.B. – Da qualche tempo in qua una parte delle quaglie vive esportate sono dirette in Italia.

Caccia al Coccodrillo sull'alto Nilo

Nel discorrere della Fauna in Egitto si è accennato come i coccodrilli, che un tempo si trovavano alle porte del Cairo, ora, per l'aumentata navigazione a vapore sul Nilo che scuote le acque in ogni senso, e per il frequente uso delle armi da fuoco, si vanno ritirando sempre più nella parte superiore del fiume. Presentemente non è possibile vedere un coccodrillo nel fiume se non dopo la prima Cateratta (Assouan).

Credo non sarà discaro al lettore il conoscere uno dei sistemi di caccia al coccodrillo, caccia che presenta caratteri veramente originali e curiosi.

Frequentemente la caccia al coccodrillo viene fatta da due arditi indigeni (Soudanesi).

Essi, conoscendo le abitudini dell'animale, che d'ordinario vive isolato, sanno in quale punto della riva del fiume ed in quali ore è solito uscire dalle acque per procacciarsi alimenti omogenei e adatti al suo gusto.

A poca distanza dal punto accennato (per lo più a 100 metri) i due indigeni fanno prima due buche nel terreno a 10 metri l'una dall'altra scaglionate, e di una tale profondità da contenere l'uomo in piedi sino all'altezza del collo. Si provvedono di arbuscelli e di foglie, perchè ciascuno, appena entrato nella buca, possa occultare il proprio capo allo sguardo del coccodrillo, in modo da vederlo e non essere da lui veduto.

Uno di essi è armato di solido bastone alto in modo da poterlo introdurre verticale nelle fauci dell'animale quando le tiene spalancate.

Questo bastone (legno ferro) termina alle sue estremità a forma di bidente ed ha al suo centro fortemente assicurato un capo di corda metallica attortigliata, di cui l'altro capo sta nelle mani dell'altro indigeno.

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