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Egitto
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Egitto

Язык: Итальянский
Год издания: 2017
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Le tre fiere di Dessoîck sono anche assai importanti.

Oltre queste fiere, che hanno in pari tempo carattere commerciale e religioso, i principali mercati sono quelli che si tengono periodicamente a Benha, El-Alf, Zagazig, Touah, Damanhour, Giusch ed al Cairo.

Commercio esterno.– Prendendo per base il 1892, che fu un anno normale, il commercio esterno ascese in detto anno a 585 milioni di franchi, cioè:



Inoltre il valore delle mercanzie in transito ha toccata la cifra di 23400000 franchi.

Su questa cifra, i carboni in deposito a Port-Said per l'approvvigionamento dei battelli, che transitano pel Canale rappresentano un valore in L. 22100000 e pei diversi altri transiti di mercanzie L. 1300000. – Totale L. 23400000.

Come si è detto poc'anzi, i principali prodotti che formano oggetto d'importazione sono:

I tessuti e fili di cotone, i tessuti e fili di lana e di seta, biancheria ed abiti confezionati; il carbone, il legno per costruzioni, il ferro e l'acciaio, le macchine; le frutta, il riso, l'indaco, il petrolio, gli ammali viventi, il caffè, il tabacco, il sapone, gli olii e le farine.

La nazione che manda una maggiore quantità di mercanzie in Egitto è l'Inghilterra.

I principali prodotti che formano oggetto di esportazione dall'Egitto sono:

Il cotone, i grani di cotone, lo zucchero, le fave, il grano, il riso, il grano turco e le cipolle; ed è pure l'Inghilterra che accoglie la quantità maggiore di questi prodotti.

Del Cairo

La città del Cairo, capitale dell'Egitto, è denominata dagli Arabi Misr-el-Kahira, la Vittoriosa, perchè nella notte di sua fondazione, verso il 970, dicesi splendesse fulgido in cielo il pianeta Marte.

Deve la sua origine al Generale arabo Gohar, ed appena sorta divenne la sede dei Califfi Fatimiti, verso la fine del decimo secolo dell'êra cristiana.

La sua popolazione si avvicina ai 400 mila abitanti.

La città, sulla riva destra del Nilo, giace ai piedi del monte Mokattam.

Ha bellissime piazze, delle quali quattro sono assai vaste. La cittadella che le sovrasta è piena di notevoli ricordi.

Quale centro del commercio dell'alto Egitto, il Cairo espande per tutto l'Egitto non solo i prodotti dell'industria locale, ma anche quelli dell'industria europea, che vi affluiscono in larga misura.

Cinquecento moschee si elevano in vari punti della città. Alcuni di questi monumenti sono veri capolavori dell'architettura araba.

Le moschee di primo ordine sono quelle di Touloun, di Sultan-Hassan, di El-Azhar, di Mohammed-Alì nell'interno della cittadella, di Kaboun e di Kait-Bey.

Il Cairo è la città che in tutto il continente africano primeggia per le sue istituzioni scientifiche, per i suoi Musei, per le scuole e per la sua biblioteca.

Il suo museo di antichità è visitato da migliaia di forestieri, che vi arrivano da ogni parte dell'Europa ed anche dell'America.

Alcuni sobborghi del Cairo hanno una notevole importanza: fra questi Boulac, che è il porto del Cairo sul Nilo; è importante per i suoi numerosi opifici, pei suoi depositi e per la sua stamperia governativa, della quale si parlerà in un altro capitolo; l'Abbassieh colle sue caserme, colle Scuole militari e col suo Osservatorio; Hélouan celebre per i suoi bagni solforosi, e finalmente il Vecchio Cairo conosciuto sotto il nome di Fostat.

Giace il Vecchio Cairo pure sulla riva destra del Nilo a due chilometri Nord-Est del Cairo. È fabbricato sulle ruine dell'antica Babilonia di Egitto. Il dolce ed invariato clima del Cairo durante il periodo invernale fa sì che una ragguardevole quantità di forestieri di ogni nazione viene a svernare in questa simpatica città ed ogni anno, ne va aumentando il numero.


Statistica dei viaggiatori che vennero in Egitto negli anni qui sotto indicati.


Gli alberghi e le pensioni al Cairo sono numerose e si comprende come il forestiero sia allettato a recarsi nella Capitale di Egitto a passarvi l'inverno, perchè oltre al dolce e costante clima, all'aria salubre ed alle molteplici distrazioni sa pure di trovarvi una piacevole dimora.

Ma quante sono le regioni del mondo incivilito che posseggano un Palazzo-albergo quale è quello di Guezireh? Era prima la residenza estiva del fu Khèdive Ismail-Pascià, ed in mezzo al suo grandioso parco vi è il Casino, dove giornalmente una scelta orchestra suona vari pezzi di musica. Durante la stagione invernale vengono dati diversi balli con abbondante e distinto servizio, il tutto a spese della Società, che tiene l'albergo con tutte le relative dipendenze.

La villa Guezireh, solito convegno delle passeggiate invernali della società elegante, siede mollemente sulla sponda sinistra del Nilo e quindi è separata dalla città dal corso del fiume (400 metri). Ma oltre ai mezzi ordinari per portarsi dal Cairo a Guezirah vi sono pure eleganti vetture a quattro cavalli a disposizione del pubblico, le quali, con poca spesa ed a breve intervallo, vanno e vengono dalla città a Guezireh.

Oltre a questo servizio speciale creato dalla Società che amministra la villa Guezireh, essa è pure provveduta di un piccolo vapore sul Nilo unicamente destinato a trasportare i passeggeri dall'una all'altra riva del fiume.

Si è detto che numerosi sono gli alberghi nell'interno del Cairo; fra questi primeggiano il Schepheard, il Continental, il New-Hôtel ecc.

Non posso passare sotto silenzio l'Albergo Metropoli, dove, con mia piena soddisfazione, ho soggiornato per oltre sette mesi. Esso è in posizione centralissima della città ed è tenuto da due nostri italiani, Moroni e Manusardi.

È un albergo non vasto, ma però possiede tutti i requisiti che desidera generalmente un forestiere, il quale non abbia la tasca riboccante di lire sterline.

Il Cairo è una delle città orientali che hanno maggiormente conservato il carattere che le distingue dalle nostre europee; sebbene si debba confessare come essa vada trasformandosi rapidamente.

Il Cairo gode tuttora la riputazione di essere la migliore scuola della letteratura araba. L'arabo parlato dalle persone educate del Cairo, quantunque sia inferiore a quello dei Beduini dell'Arabia, quanto ad esattezza grammaticale ed a pronuncia, è però superiore di molto a quello che si parla dagli arabi di Barberia.

Alessandria ed il suo Ramleh

Alessandria è una delle più grandi città commerciali ed il primo porto dell'Egitto sul Mediterraneo. La città è situata sopra una lingua di terra, che si protende fra il mare e l'antico lago Mareotide a 182 Chilometri a Nord-Ovest del Cairo.

Ha due porti, il vecchio ed il nuovo, e comunica col Cairo sia per mezzo della ferrovia, sia per una strada carrozzabile, sia per mezzo di un canale importante di acqua dolce, il Mahmoudieh, derivante dal ramo più occidentale del Nilo (ramo di Rosetta).

Alessandria, fondata da Alessandro il Grande nel 332 avanti Gesù Cristo sulle rovine dell'antica Rhacotis, fu la Capitale dell'Egitto sotto ai Tolomei e sotto ai Romani, mentre all'epoca dei Faraoni non era che un piccolo villaggio. Nel tempo dei suoi splendori, durante il romano impero, raggiunse la cifra di 900 mila abitanti ed era, dopo Roma, la prima città del mondo.

Presentemente l'industria alessandrina contribuisce per una minima parte alla floridezza del suo commercio.

Si fabbricano tuttavia essenze di fiori, tessuti di cotone e di seta; vi sono alcune fonderie e fabbriche di non grande importanza. Sono ragguardevoli i depositi di legname, che viene da ogni parte del mondo e massime dall'impero di Austria-Ungheria, per far fronte alla quasi totale mancanza di legnami indigeni, specialmente per uso di costruzioni.

Alessandria co' suoi moderni fabbricati, massime dopo il bombardamento sostenuto nel 1882, è diventata una città cospicua, emula di quelle di Europa; ma essa possiede pochi monumenti, e del suo antico splendore, non vi rimane che la Colonna di Pompeo ed alcune ruine pagane, di cui discorreremo in seguito.

Ramleh

«Heri solitudo… mane civitas.» (Ieri solitudine… oggi città).

Il Ramleh non è altro che un quartiere suburbano di Alessandria, una specie di prolungamento esterno della città a Nord-Est e sull'area di Nicopolis.

L'etimologia del nome Ramleh deriva da Rame, e Ramleh significa la Sabbiosa.

Ma se questa denominazione era giustamente applicata nei tempi andati, ora non ha più ragione di esistere; poichè la Sabbiosa si è progressivamente convertita in una striscia di terreno incantevole seminata di ville e di giardini.

La borgata di Ramleh, situata in riva del Mediterraneo, è un complesso di otto o nove gruppi di abitazioni con otto mila abitanti di colonia fissa, senza contare nè i 2500 Beduini, nè i cinque o sei mila Alessandrini, famiglie del Cairo e forestieri, che durante l'estiva stagione vengono in questa deliziosa lingua di terra a godere le aure fresche, che di continuo spirano dalla parte del mare.

Vi sono lungo il Ramleh parecchie chiese e moschee; numerosi ed eleganti villini con ricca vegetazione scaglionati lungo il percorso di circa dieci chilometri.

Due ferrovie ed una linea di tramways serpeggiano quasi parallele attraverso a questo verdeggiante labirinto di case e giardini.

All'estremità di questa striscia di terreno ubertoso, cioè all'altezza del Ramleh, propriamente detto, siedono in loro maestosa mole il Casino, l'Albergo e lo Stabilimento balneario.

Le due stazioni estreme sono dunque Alessandria-Ramleh San Stefano, collegate fra loro da una delle due ferrovie poc'anzi menzionate, che ad ogni mezz'ora d'intervallo, dalle ore 6 del mattino alle 12 di sera, trasporta passeggieri avanti e indietro.

Il Casino di San Stefano fu costruito negli anni 1886 e 1887 sopra disegno di S. E. Boghos Pacha Nubar figlio dell'attuale Presidente dei Ministri al Cairo, laureato ingegnere alla Scuola centrale di Parigi.

Poco dopo vi si è aggiunto uno stabilimento di bagni di mare, che prese subito voga.

Nel 1893 si costrusse l'annesso Albergo a ponente del Casino, la cui direzione venne affidata al Cav. Luigi Steinschneider, il quale già godeva meritata fama di persona intelligente e capacissima.

La moda ha le sue esigenze inviolabili; tuttavia non so comprendere come molte agiate famiglie dimoranti in Egitto preferiscano recarsi, durante la stagione estiva, in Europa, con grave disagio e spesa, per installarsi in un qualche stabilimento di bagni marini, ove liquefanno dal caldo, piuttostochè godere della fresca brezza, che di continuo spira dal mare lungo il Ramleh!

Anche i forestieri che vanno a svernare al Cairo nei mesi propizi, cioè dal dicembre all'aprile dovrebbero, prima di abbandonare l'Egitto, portarsi al Ramleh, dove troverebbero una esilarante temperatura, salvo poi a recarsi in seguito nei siti alpestri del Continente europeo.

Sotto il Bonaparte si combattè la battaglia di Nicopolis, fra Chatby e l'attuale Sidi-Gabir, stazione della ferrovia.

A Sidi-Gabir, sino al 1871, si vedeva il Pretorio del Castello della 2ª Legione traiana, fortis germanica.

Risultato dei recenti scavi operati nei dintorni di Alessandria

Per la nobile iniziativa di alcuni personaggi, che si interessano al glorioso passato della città di Alessandria, venne costituita nel 1893 la Società archeologica alessandrina.

Come lo stesso suo nome designa, essa ha per movente la ricerca delle antichità tuttora ivi sepolte. È d'uopo tuttavia considerare che queste ricerche non possono estendersi che per quanto lo consentono le nuove costruzioni, le quali si dilagano ogni giorno, adagiandosi sullo stesso terreno, su cui giaceva l'antica città.

Oltre la missione scientifica, la Società archeologica ha per obiettivo di venire in aiuto al recente Museo greco-romano sorto in Alessandria e di porlo in condizione di attuare quegli scavi che sono giudicati opportuni.

Per coloro, che conoscono la topografia dell'antica città, non può cadere in dubbio, che ove si potesse disporre di somme di qualche rilievo per intraprendere una serie di scavi già progettati, si otterrebbero risultati importanti e sicuri. Prova ne sia, che quantunque una gran parte dell'antica Alessandria sia coperta dalle moderne costruzioni, tuttavia il campo che rimane all'esplorazione è assai esteso, ed il terreno, sotto cui giaciono sepolti e il teatro e il ginnasio, l'Acropoli ed il Serapeum (tempio di Serapide) e il tribunale ecc., non è ancora al giorno d'oggi occupato.

Grandi e profondi lavori di scavo occorrerebbero, per esempio, a Ramleh, a levante di Alessandria e lungo il mare, per mettere allo scoperto il quartiere reale, altrimenti chiamato Bruchium, non che la Necropoli dell'Est.

Il punto dove giace il Bruchium è ben determinato, perchè compreso fra il terreno occupato un giorno dagli obelischi e la porta orientale dell'antica Alessandria (porta Rosetta). In quei dintorni sorgeva pure il Museo e non lontani la torre detta dei Romani ed il famoso Cæsareum. La torre sta crollando in mare; l'altra più al Nord è già crollata ed i guardacoste l'hanno rasa al suolo.

Si è detto poc'anzi, che fra i preziosi resti da disseppellirsi vi sarebbe l'Acropoli; ora credo opportuno il dire quale significato venisse dato a questa parola.

Acropoli, parola greca che significa città alta, si applicava alle parti delle città greche costruite sopra eminenze naturali. Forti per la loro posizione e circondate da mura solide, esse offrivano un asilo sicuro contro le invasioni.

Quivi, senza dubbio per la facilità della difesa, gli abitanti andarono a fissare le loro dimore. Le case, che si costruirono in seguito nella parte piana, formarono la città.

Nell'interno delle Acropoli si collocarono i principali edifizi, quali sono i templi, gli archivi, il pubblico tesoro ecc.

Eguale sistema tennero le colonie greche in Italia, e nell'epoca medioevale, per l'abituale stato di guerra, si imitò da noi l'esempio dato dai greci. L'Acropoli di Alessandria contava nei tempi andati fra le più importanti.

La borgata di Rachotis, già menzionata, fu la culla di Alessandria ed era un posto militare stabilito dai Faraoni per sorvegliare la costa contro le imprese libiche dal lato Ovest.

Al dire di Tacito, in questo posto militare esisteva un antico santuario d'Iside e di Osiride, che si tramutò in seguito nel celebre Serapeum.

L'antico posto militare dei Faraoni conservò ancora all'epoca Greco-Romana la sembianza della sua antica destinazione. Il Santuario fu ricostruito da Tolomeo II, detto per ironia Filadelfo (amico dei suoi fratelli), per le sanguinose persecuzioni, che esercitò contro tutti i principi della sua famiglia.

Il tempio venne riedificato con quella splendidezza principesca, alla quale Filadelfo aveva abituati gli Alessandrini.

Il posto militare crebbe per importanza e per estensione; dopo Costantino si conservava ancora come vera cittadella.

Dall'alto di questa fortezza l'imperatore Caracalla potè freddamente contemplare il massacro degli abitanti di Alessandria.

La cinta fortificata dell'Acropoli, o posto militare, ebbe a sostenere molti assedi; il più memorando fra tutti fu quello sotto Teodosio, quando gli Alessandrini, riuscendo a prendere di assalto la cinta, corsero a distruggere il Serapeum (il maschio della fortezza), collo stesso accanimento che più tardi i Parigini impiegarono alla presa della Bastiglia.

Il piano generale del Serapeum era il seguente. Aveva all'esterno l'aspetto di una fortezza; nessuna via di accesso, tranne una scala monumentale di cento gradini, che conduceva al propileo del tempio, chiuso da robuste inferriate. Questa lunga scala non aveva accessi laterali e continuava, non interrotta, per lo sviluppo dei cento gradini.

Il tempio, vera Acropoli, aveva forma quadrata; nel suo centro un piazzale circondato da colonne.

A questo largo tenevano dietro portici simmetrici di proporzioni ammirevoli. Mediante questi portici, il piazzale centrale rimaneva separato dalla famosa biblioteca e dai locali riservati al culto degli Dei. La ricchezza del portico era straordinaria: il soffitto dorato coi capitelli delle colonne in bronzo dorato; negli interstizi delle colonne numerosi capolavori di un valore inestimabile.

Al centro dell'Acropoli sorgeva ed esiste tuttora la meravigliosa colonna diocleziana, conosciuta generalmente sotto la denominazione di colonna di Pompeo, di mole straordinaria, di forma elegante e corretta nelle sue proporzioni.

Eccone le dimensioni:




L'ingegnere capo dei ponti e strade, Saint-Genis, che sul finire del secolo scorso accompagnò Bonaparte nella sua spedizione in Egitto (1798), esclama pieno di ammirazione:

«Questa colonna è non solamente il principale monumento che colpisca la vista ed ecciti meraviglia nel percorrere il suolo di Alessandria, ma da lontano essa domina la città, i minareti, gli obelischi ed il castello del Faro; essa serve in mare per orientamento alle navi e guida gli Arabi nelle vaste distese del deserto.»

La colonna di Pompeo si trovava un tempo dentro il recinto della città; ora si trova un chilometro circa distante dalle mura della città moderna verso il lago Mareotide.

Se questo superbo monolite, unico nel suo genere, esiste tuttora, lo si deve all'enorme suo peso, che non ha concesso agli Arabi di scalzare le pietre, su cui posa la sua base.

La colonna è di ordine corinzio, con proporzioni bellissime, elegante di forme e svelta nella sua superba mole.

Il fusto è di un solo pezzo di granito rosso.

Coi recenti scavi operati sotto l'intelligente iniziativa dell'italiano cav.Botti, Direttore del Museo di antichità in Alessandria, che per la sua onesta operosità e per le sue estese conoscenze archeologiche onora sè stesso ed il nostro paese, si è potuto penetrare in una galleria già esistente e discendere sino al disotto della base della colonna di Pompeo; dal qual punto s'irradiano altri sotterranei, ingombri di macerie ed in gran parte da esplorarsi.

Dipenderà dai mezzi pecuniari, di cui potrà in seguito disporre la società archeologica di Alessandria il mettere allo scoperto altri preziosi avanzi, partendo dal concetto, che il terreno sottostante, che attornia la colonna pompeiana, racchiude nelle sue viscere importanti reliquie della grandezza dell'antica città.

Presentemente gli scavi si fanno nella Necropoli occidentale, nel tempio sotterraneo di Ecate a Souk-el-Wardiana sul mare. L'asse del tempio misura 60 metri. Le are pei sacrifizi furono trovate al centro della sala ipostila, che precede la rotonda.

CAPITOLO III

DELLA FLORA E DELLA FAUNA, DELLA CACCIA E DELLA PESCADella Flora

La valle del Nilo, sorta in gran parte dal seno delle acque, e che in ogni anno viene inondata, non può nutrire che un numero limitato di vegetali.

Il sicomoro e varie qualità di acacie e di mimose hanno mezzo di prosperare. Il melagrano, il tamarindi, l'albicocco, il fico, ornavano i giardini degli antichi Egizi; e la presenza del pesco sui monumenti della XII Dinastia ci attesta, che Diodoro commise un errore nell'attribuire al Persiano Cambise il merito di avere pel primo introdotto in Egitto quest'albero. Due specie di palmizi sorgono quasi senza coltura; ma nessuna delle nostre grandi piante di Europa si è potuta acclimare in quella parte della vallata più specialmente conosciuta dagli antichi.

Al contrario le piante acquatiche si sviluppano con una ricchezza di vegetazione straordinaria e danno alla regione un aspetto caratteristico. Esse non si trovano, in generale, lungo gli argini, dove la profondità dell'acqua e la forza della corrente non concederebbe loro di crescere in pace; ma i canali, gli stagni e le paludi, che l'inondazione lascia dietro di sè, ne sono del tutto ingombri.

Due specie sopratutto, il papiro ed il loto, sono conosciute in Europa in causa del posto che occupano nella storia della religione e della letteratura sacra e profana dell'Egitto.

Il papiro si compiaceva di starsene nelle pigre acque del Delta e diventò il mistico emblema di quella regione; il loto per contro venne scelto quale simbolo della Tebaide.

Gli antichi comprendevano sotto il nome di loto tre specie diverse di ninfee. Due di esse, il loto bianco ed il loto azzurro, portano frutti simili, nella forma, al papavero; i loro calici racchiudono piccoli grani della dimensione di quelli del miglio. La terza specie, la ninfea rosa, è molto esattamente descritta da Erodoto. Essa produce un frutto sopra uno stelo che non è quello del fiore e viene fuori dalla radice stessa.

Questo frutto è somigliante nella forma al pane di cera delle api od alla bocchetta di un innaffiatoio. Nella sua parte superiore vi sono venti o trenta celle contenenti un grano della grossezza di un nocciolo di olivo ed è buono a mangiarsi, tanto fresco quanto disseccato. È appunto questo nocciolo che gli antichi chiamavano fava di Egitto. Egualmente, aggiunge Erodoto, si raccolgono ogni anno i prodotti del papiro.

Dopo averlo schiantato dalle paludi, si tronca la parte superiore del papiro, ed il rimanente riesce a un dipresso della lunghezza di un braccio.

Serve di nutrimento e si vende sulle pubbliche strade; tuttavia i buongustai non lo mangiano che dopo averlo fatto cuocere nel forno. Questo pane di fiordaliso era una ghiottoneria ricercata e ad un tempo appariva sempre sulle tavole reali.

Ma checchè ne dica lo storico Erodoto, il nutrimento abituale del popolo sono il grano e le diverse specie di cereali, il frumento, l'orzo, il sorgo, l'olivo e la zèa (una specie di meliga), che l'Egitto solo produce in abbondanza. La vesca, il lupino, la fava, il pisello, la lenticchia e molte specie del ricino venivano spontaneamente nei campi; i vigneti prosperavano in alcune località del Delta; l'olivo, assai raro, non si riscontrava che in determinati punti, ed ignota era ancora in quei tempi la canna di zucchero.

Della Fauna

Molte specie di animali, che vivono presentemente sulle rive del Nilo, il cavallo, il cammello, la pecora, non apparivano sui monumenti delle più antiche dinastie, e sembra che molti di essi siano stati introdotti molto tempo dopo la fondazione del regno. In cambio gli antichi Egizi possedevano parecchie razze di buoi a lunghe corna, analoghi a quelli di Dòngola sull'alto Nilo; molte varietà di capre e di cani; il cane volpe dal pelo rossiccio, dal naso affilato, dalle orecchie a punta, dalla coda spessa; lo sloughi, ossia grande levriere di Africa dalle orecchie lunghe e dritte; il bassotto; il cane-jena. L'asino, africano di origine, conservò sotto codesto clima favorevole una bellezza di forme ed un vigore che difficilmente possiede il nostro di Europa. A fianco delle specie domestiche i primi emigranti trovarono il lepre a lunghe orecchie; una quantità innumerevole di gazelle, antilopi colle corna foggiate a lira; poi animali più temibili, il gatto selvatico, il lupo, lo sciacallo, la jena a striscie e macolata, il leopardo, il ghepardo, che combattuti ad oltranza furono finalmente cacciati verso il deserto.

Due mostri anfibî, il coccodrillo e l'ippopotamo vivevano sulle sponde del Nilo e rendevano l'accesso al fiume pericoloso per gli uomini e per gli animali.

Gli ippopotami, numerosi assai sotto i primi re, diminuirono notevolmente, mercè l'insistente caccia data loro, talchè furono costretti a ritirarsi nelle paludi delle regioni equatoriali. Alcuni individui della loro specie esistevano ancora in Egitto verso la metà del tredicesimo secolo dell'era volgare.

Il coccodrillo, adorato e protetto in alcune regioni, esecrato ed inseguito in certe altre, si è conservato sino ai giorni nostri. Ma a chi rimonta il Nilo non è dato di vedere coccodrilli prima di avere oltrepassato Assouan (1ª Cateratta) poichè essi continuamente disturbati dalle armi da fuoco e dall'agitazione prodotta dai numerosi battelli a vapore vanno sempre indietreggiando verso il Sud.

L'Egitto possiede una grande quantità di uccelli; l'aquila, lo sparviero, il falco, l'avoltoio dal capo calvo, la gazza, il piccione, la tortora, la rondine, la pernice ed il passero.

Gli ibis bianchi e neri, i pellicani, il cormorano, l'oca, l'anitra riempiono le paludi e coprono le acque del fiume delle loro infinite varietà. L'oca e l'anitra addomesticate, sin dai tempi i più remoti, riempivano i cortili dei sudditi del re Mene e sostituivano il pollo ancora sconosciuto.

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