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Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 1
Da queste medesime cause fu guasto un altro molto importante commercio, che si esercitava tra le colonie inglesi dell'America da una parte, e le Indie occidentali appartenenti alla Francia dall'altra, il quale era per quelle e per queste di grandissima utilità. La materia di questo erano quelle grasce, derrate, o merci, che erano superflue agli uni, e mancanti agli altri. Perciò non è da far maraviglia, se i coloni, subito ricevute le novelle di sì grave danno, abbiano deliberato, di non fare più per l'avvenire nissun procaccio di quelle mercatanzie inglesi, che al vestire dell'uomo sono necessarie, o convenienti, e di non usarne altre, per quanto possibile fosse, fuori di quelle, che fossero opera dei proprj manifattori, come pure di dare a quelle manifatture, dove s'adoperassero materie prodotte in abbondanza dalle terre ed animali loro, ogni favore. Ma in Boston particolarmente, città ricca e popolata, in cui s'era grandemente introdotto il lusso delle cose inglesi, non si può dire, quanto s'alterassero gli animi, nè con quanta prontezza, abbandonando le superfluità, concorressero a volere alla antica modestia ritornare. Della quale cosa se ne vide un notabile esempio nelle pompe dei funerali, i quali incominciarono a farsi senz'abiti da scorruccio e senza guanti inglesi. Questa temperanza nuova tanto si distese in quella città, che nell'anno 1764 ne furono risparmiate oltre le diecimila lire di sterlini. Altre Terre seguitarono l'esempio; sicchè diventò uso presso tutti di mettere in disparte quelle superfluità, le quali erano i proventi o delle manifatture, o del terreno dell'Inghilterra. Oltre a ciò, e questa era anche necessità per la scarsezza della moneta, trovandosi i negozianti delle colonie debitori di grosse somme verso gl'Inglesi, e non potendo sperare di avere ad ottenere da questi nuove somministranze senza nuovi pagamenti, i quali non erano in grado di effettuare, entrarono anch'essi nell'annuale dei risparmj, si astennero dalle incette, e rinunziarono alle delicatezze e pompe passate con gravissimo danno dei manifattori inglesi.
Ma qui non ristette il governo inglese, come se non fosse contento, ad avere il mal animo generato in America, ma di più volesse indurvi la disperazione. Nel mese di marzo del 1764 fu vinta nel Parlamento una provvisione, per la quale se dall'un canto si veniva a permettere il traffico tra le americane colonie e le Antille francesi, ed altre spettanti ad altri potentati europei; dall'altro si gravavano sì fattamente d'ingorde gabelle le robe, che da queste in quelle s'avessero ad introdurre, che venne, come suole, ad originarsi un contrabbando frequentissimo in ogni cosa con grave danno del commercio stesso, ed eguale pregiudizio del costume e probità mercantile. Per soprassoma a tanto male per la medesima provvisione era statuito, che la moneta ricavata da queste gabelle dovesse in ispecie essere pagata nell'erario d'Inghilterra. Colla quale ordinazione, se qualche poca di moneta rimaneva nelle colonie, questa la doveva tutta sottrarre, ed in Inghilterra trasportare. Si alterarono vieppiù gli Americani ricevendo le novelle di una legge tanto insolita, ed andavano dicendo, queste essere cose tra di loro contrarie; questo essere un volere il fine, e nello stesso tempo togliere i mezzi per arrivarvi; perchè da una parte il governo gli privava di ogni maniera di poter procacciare moneta, dall'altra voleva trarla fuori del paese, e trasportare a tremila miglia lontano. Ma quasichè i Ministri temessero, non si calmasse troppo presto l'impeto degli sdegni da queste nuove provvisioni suscitato, ne arrosero anche un'altra, la quale fu vinta nel Parlamento quindici giorni dopo, ed ordinò che i biglietti di credito, che venissero per l'avvenire a gittarsi dalle diverse colonie in America, non potessero più aver corso di legale moneta ne' pagamenti; e che in riguardo a quelli, i quali erano già in corso, non potessero medesimamente servire di pagamento legale oltre il termine prefisso per la loro redenzione ed estinzione. Egli è però vero, che tutta la moneta da ritirarsi dalle mentovate gabelle doveva, per altri articoli della provvisione, essere tenuta in serbanza, e solo doveva impiegarsi nelle spese alla protezione delle colonie necessarie: e che nel medesimo tempo, in cui si vinse la provvisione concernente i biglietti di credito, alcune altre ne furon fatte per accrescere e regolare il vicendevole commercio tra le colonie e la comune patria, e quello tra l'una e l'altra colonia. Ma queste leggi non sortivano l'effetto che se ne aspettava; perciocchè dovessero di necessità esser molto lente nell'operare, mentre che quelle che restrignevano ed ampliavano il commercio esterno delle colonie, o il traffico domestico loro impedivano, subitamente dovevano l'effetto loro partorire. Egli è vero ancora, che alcuni affermavano che la più gran parte, per non dire la totalità della moneta riscossa da queste gabelle, non poteva non tornare indietro nelle colonie per dare le paghe ai soldati, i quali per difenderle e proteggerle avevano in quelle gli alloggiamenti loro. Ma chi assicurava le colonie, che le soldatesche avessero a continuar colà le stanze loro per altrettanto tempo, per quanto la legge presupponeva? E se tale era l'intenzione del legislatore, perchè far viaggiare con rischio e spesa non ordinarj quel danaro dall'America in Inghilterra, e da questa di nuovo a quella, e farlo per tante e sì diverse mani passare? Forse perchè avesse l'onore, dicevano, di visitare la tesoreria inglese? E come non sarebbe stata più acconcia cosa l'adoperarlo colà, dov'era nato, senza tanti andirivieni e tante mene? Ciò dimostrare apertamente, dormirvi sotto lo scorpione. Da un'altra parte a che fine, a che prò tenere in America tanta soldatesca? Nemici esterni non esservene più, fuori degli Indiani, per raffrenare i quali bastar da sè stessi i coloni, e non aver bisogno di ajuti europei. Ma il fatto era, continuavano a discorrere, volersi la libertà loro opprimere, ed a questo fine armarsi i Ministri di tanti soldati, ed incontrare tanta spesa in un paese pieno di fede e d'innocenza.
Tutte queste nuove provvisioni, le quali l'una all'altra con tanta fretta si succedettero, diedero in vero di che pensare e di che temere ai popoli dell'America settentrionale. Un tal procedere del governo pareva loro, ed era in effetto inusitato e mal auguroso. Si risentirono gravemente, e con rimostranze fecero vedere, quanto ingiustamente fossero gravati, e non cessavano di domandare di essere alle pristine condizioni ritornati. Ma le cose non si ristettero alle rimostranze. Quando conobbero, i richiami loro essere inutili stati, deliberarono di usare que' rimedj più efficaci, che potessero fare accorgere i ministri del commesso errore. Le risoluzioni prese contro i lavori dei manifattori inglesi, quando fu il commercio loro coi forestieri interrotto, le quali erano allora personali, ora diventarono universali per le leghe a quest'effetto contratte nelle principali città dell'America. Le quali risoluzioni furono osservate in tutte le parti delle colonie con una costanza e puntualità maravigliose. La Gran-Brettagna ne provò un danno inestimabile, e credevasi, non senza fondamento, doverne per l'avvenire provare dei maggiori; poichè per l'effetto di queste confederazioni americane, nelle quali entrarono uomini di ogni sorta e di ogni condizione, dovevano a poco a poco condursi i lavorii ad una qualità tollerabile; e siccome i coloni avevano le materie alla mano, così potevano anche sperare di potergli vendere ad onesti prezzi; che anzi crescendo l'industria, siccome avviene, dovevano credere che diventassero di tal sorta, che i vicini loro e Portoghesi e Spagnuoli gli comperassero. Ma senza entrare nelle cose a venire, egli è certo, che la sola interruzione del traffico tra le colonie americane e l'Inghilterra recava a questa un danno gravissimo; poichè si sapeva che le colonie, senza contare le robe forestiere, che elleno ricevevano dalle mani degli Inglesi, facevano annualmente di proventi, o lavorii inglesi un procaccio di tre milioni di sterlini. L'entrata pubblica si risentì grandemente a questa novità; essendochè le gabelle poste in sull'estrarre dall'Inghilterra le robe per alla volta dell'America, e quelle poste sull'introdurre in Inghilterra le robe, che i mercatanti forestieri vi mandavano in cambio di quelle, che essi ricevevano dalle colonie inglesi, andarono soggette a grandissima diminuzione. Di qui cominciarono a nascere quei cattivi semi, i quali non che spenti fossero dal governo inglese, furono per lo contrario continuamente dileticati, finchè produssero una manifesta rovina.
Ma comechè queste insolite gabelle avessero tanta commozione d'animi prodotto nell'America inglese, e quegli abitanti le condannassero, come grandemente nocive ed ingiuriose, e così agramente se ne dolessero, tuttavia non le consideravano, come se vere tasse o balzelli fossero; ma sì solamente come regole di commercio, le quali il Parlamento aveva facoltà di stabilire. E sebbene credessero, questo essersi allontanato da quella paterna benevolenza, che per lo spazio di più d'un secolo aveva verso le colonie di ostrato, stimavano ciò non di manco, non aver oltrepassato i limiti dell'autorità sua. Ma i Ministri inglesi nell'animo loro nutrivano un disegno assai più vantaggioso all'erario, e più pernizioso, secondo l'opinione dei coloni, e fatale alle libertà americane. Quest'era di voler porre sulle colonie tasse, o balzelli per mezzo dell'autorità del Parlamento; e ciò a fine di ottenerne un'entrata pubblica da impiegarsi a disponimento del Parlamento medesimo. Il quale disegno non era nuovo, ma covava già da lungo tempo nelle teste inglesi. Alcuni di questi ghiribizzatori, i quali vanno sempre girandolando nuovi arzigogoli, ed andirivieni per trar denaro dalle borse dei popoli, avevano insinuato, già fin dall'anno 1739, a tempo della guerra colla Spagna, a Roberto Valpole, in quel tempo primo Ministro in Inghilterra, di tassar le colonie; ai quali quell'uomo accortissimo, e dei negozj di commercio e di governo intendentissimo, rispose ghignando: «Questo, disse, lo voglio lasciare a qualcuno de' miei successori, il quale abbia più coraggio di me, e sia meno al commercio amico, ch'io non sono. Ho sempre creduto durante la mia amministrazione di dovere nel più ampio modo incoraggire il commercio delle colonie americane, e così ho fatto; anzi ho anche giudicato di dar passata a qualche irregolarità nel loro trafficar coll'Europa; imperciocchè io porto opinione, che, dando favore al traffico loro colle nazioni forestiere, se essi guadagnano cinquecentomila lire di sterlini, nel termine di due anni ben dugento cinquantamila di questi saranno nel tesoro di Sua Maestà entrati; e ciò per l'industria ed i proventi di questo regno, essendochè una sterminata quantità di ogni sorta delle nostre manifatture è portata colà. E se più dilatate il commercio loro cogli esteri, e più leveranno delle nostre manifatture. Questo è un tassargli in una maniera più conforme alle costituzioni e loro e nostre». Ma ora, che la potenza inglese era da un canto salita a tanta grandezza, che pareva, non le colonie americane sole, ma tutta l'Europa, che fossero a' suoi danni congiurate, non potessero contrastar a' suoi voleri, e che dall'altro tanta gloria e tanta grandezza s'erano con sì grande dispendio conseguite, che il debito pubblico ascendeva alla maravigliosa somma di un centinajo e quarantotto milioni di sterlini, che sono a un di presso tre migliaja di milioni e cinquecento cinquanta due milioni di franchi; ora che vi si andava rivilicando ogni sorta di roba, ogni maniera di esercizj per porvi su le tasse ed i balzelli, si credette fosse tempo opportuno, anzi cosa necessaria il tassar le colonie, per la sicurezza e prosperità delle quali principalmente si era sì terribil guerra intrapresa, incontrati tanti pericoli, sparso tanto sangue, e spesa tanta pecunia. In quanto poi alla particolarità della tassa si fermarono in quella della carta marchiata, la quale era di già in uso nell'Inghilterra; e si sapeva, per quanto riguarda la natura sua, essere meno dagli Americani avversata, purchè però fosse ordinata dal presidente unitamente al Gran Consiglio secondo il modo di amministrazione colonaria da essi proposto, e non per autorità del Parlamento. Non mancarono neanco Americani, i quali favorirono in Inghilterra, e, forse i primi, suggerirono questo nuovo modo di tassar le colonie; e fra gli altri e' pare che un Huske nativo di Portsmouth del Nuovo Hampshire sia stato uno dei principali promovitori. La quale proposta fu udita molto volentieri, siccome sono per l'ordinario dai Capi dei governi tutte le girandole poste loro avanti da uomini ghiribizzosi ed avari per cavar denaro dai popoli. Le orecchie inglesi non potevano udire suono più grato di questo; perciocchè, se da una parte erano i popoli dell'Inghilterra gravatissimi per le tasse e vecchie e nuove, dall'altra sapevano, o almeno avevano udito raccontare, che in America vi fosse di ogni bene vivente. Avere forse, dicevano, i coloni a sfoggiarla da principi, mentre gl'Inglesi s'affaticano e sudano per procacciarsi un difficile sostentamento alle vite loro? Gli uffiziali, che avevano in quei paesi guerreggiato, ritornando a casa, riferivano gran cose sulla prosperità e soprabbondanza americana. Le quali non erano a' tempi delle stanze loro in America lontane dal vero. Correva allora in gran copia il danaro per le Terre americane, mandandone il governo, e spendendosene grosse somme pel vitto e mantenimento delle armate e degli eserciti. Allora i proventi americani erano molto ricercati, ed il commercio in fiore. Essendovi i popoli di propria natura cortesi ed ospitali, e trovandosi ad avere assai forestieri alle case, erano molto indulgenti nello spendere; e la guerra essendo terminata, ogni pericolo lontano, e spenta la potenza di un nemico inveterato, che annidava prima nelle viscere della contrada, si erano recato a debito loro il fare le più onorate accoglienze potessero a coloro, i quali avevano tanto alla presente sicurezza e felicità contribuito. Perciò non cadendo più dubbio, nè intorno alla necessità di trarre un'entrata pubblica dalle colonie, nè intorno la prontezza dei coloni a concorrervi per mezzo dell'imposta della marca sulla carta, nè dell'abilità loro a soddisfarvi, si vinse nella Camera dei Comuni addì 10 marzo del 1764 una provvisione, la quale determinò, essere cosa convenevole d'imporre certe gabelle di marca nelle colonie e piantagioni. Questa provvisione non fu quell'anno seguitata da nissun'altra, la quale la riducesse all'atto, e si tenne, come una semplice intenzione da mettersi ad effetto nell'anno avvenire.
Se l'atto della marca fosse stato ad un tratto posto ad esecuzione nelle colonie, queste vi si sarebbero forse sottomesse, se non senza qualche mal motto, almeno senza quell'aperta opposizione, che si manifestò dappoi; e si sa, potersi più facilmente contenere il popolo nella quiete, che fermarlo quando egli è mosso. I principali coloni non avrebbono avuto il tempo di fare i discorsi sul medesimo, predicando di lontano ai popoli dell'America i mali, che dal consentimento loro a questa nuova imposizione dovevano origine avere. E siccome essi mali sono più paurosi di lontano, che da vicino, non avendo i coloni dalla subita imposizione provato quel danno, che nell'incerto avvenire temevano, si sarebbero quietati; e molto meno avrebbero avuto tempo d'infiammarsi l'un l'altro contro il balzello; sì fattamente, che ogni novella, che ne arrivasse in qualche parte, quasi in un momento si propagava a tutte le altre, e produceva negli animi loro una tale e tanta alterazione, e ciò in tutti gli ordini, e specialmente nel minuto popolo, che tutti mettendo dall'un de' lati le antiche rivalità, la varietà delle abitudini e la diversità delle opinioni nelle materie politiche e religiose, concorrevano in ciò, non essere da sopportarsi una legge vinta in un modo tanto contrario agli usi antichi, ai privilegj loro, come coloni, ed ai diritti loro, come sudditi inglesi. Così, coll'avere voluto accennare prima di colpire, il governo inglese produsse in America contro un suo solenne decreto un'ardenza, ed unanime concorso di volontà determinatissime, e privò sè stesso di quella facilità ad obbedire, la quale nasce nei popoli dalle parzialità, dalle divisioni e dalle diversità degl'interessi loro.
Il primo ministro Grenville era stato autore dell'indugio, sperando, che le colonie, avuti gli avvisi, avrebbero proposto, quando non gradissero la marca, da sè medesime un altro balzello, il quale fosse per gettar quella somma, che dalla imposta della marca si aspettava; e perciò, quando gli agenti delle colonie lo andarono a visitare, disse loro, ch'egli era apparecchiato a ricevere da parte delle colonie tutt'altra offerta di tassa, la quale potesse gettare tanta quantità di moneta, quanta s'intendeva, la tassa della marca dovesse gettare; accennando anche destramente, che sarebbe ora in facoltà loro, consentendo, di porre un esempio di esser del parer loro richiesti, primachè una tassa qualsivoglia avesse a imporsi sulle colonie per autorità del Parlamento. Molti nell'Inghilterra, e forse anche gli agenti medesimi attribuirono a cortesia questo procedere del ministro; ma oltramare la cosa ebbe tutt'altro incontro, esclamandovi tutti, essere questa una carità pelosa. Poichè pensarono, che qualunque state fossero le offerte, il ministro avrebbe sino ad un picciolo volutane l'intiera somma, che credeva essere del bisogno; il che significava, volere o non volere, avere in ogni caso a fare l'intendimento di lui, e la sua essere cortesia da furbi. Si sapeva, ch'ei non sarebbe stato contento a meno di trecentomila lire di sterlini all'anno, la qual somma era al tutto necessaria giudicata per far le spese all'esercito, che s'intendeva dover alloggiar nelle colonie per la difesa loro. Nissuno degli agenti ebbe il mandato di aderire. Due soli allegarono, avere in commissione di dichiarare, le province essere apparecchiate a sopportare la parte dell'imposta della marca quando questa fosse secondo i metodi consueti stabilita. Perlochè il ministro, non avendo nissuna proposizione od offerta udito, che piacere gli potesse, deliberò di proseguire il disegno dell'atto della marca.
Ma in America la concitazione era grave, non solamente fra i particolari cittadini, ma ancora fra i maestrati; e tutti in ciò consentivano, il Parlamento non avere autorità di tassar le colonie. In ogni parte si facevano cerchiolini e capannelle; ed il soggetto della conversazione di tutte le brigate era la tassazione. Ogni giorno, e quasi ogni ora scemava negli Americani il rispetto e l'amore verso la nazione britannica, e cresceva la voglia del resistere. E siccome suole accadere nei moti popolari, chi ne diceva di più, questi n'era più applaudito, e miglior popolano tenuto. I benefizj per sì lungo tempo dalla metropoli collocati nell'America erano posti in dimenticanza, ed era frequente costume diventato, e gratissimo al popolo di leggere in sul libro delle angherie inglesi. Queste erano con vivi colori dimostrate dai caporioni alla gente, che concorreva ad udirgli, e di continuo esacerbati gli animi da somiglianti dicerìe. Le assemblee dei rappresentanti, e principalmente quelle di Massacciusset e della Virginia, mandarono istruzioni agli agenti in Londra, perchè usassero ogni industria, facessero ogni sforzo per impedire, che l'atto intenzionale non fosse in attual legge convertito; ed inoltre fecero le rappresentanze loro al Re ed alle due Camere del Parlamento; le quali tutte tendevano al medesimo fine, se non se che quelle di Massacciusset furono più delle altre vive e risentite. Era la provincia di Massacciusset particolarmente notata pel calore, col quale essa s'opponeva al nuovo ed insolito indirizzo, che da qualche tempo i ministri avevano dato alle cose americane. I coloni diventarono eziandio più risoluti, quando intesero, non essere nella presente contesa delle tasse a sè medesimi abbandonati, e specialmente in quella della marca; ma che nella metropoli stessa si trovavano molti personaggi o per sangue, o per dottrina, o per grado illustri, i quali o per propria persuasione, o per voglia di andare per le bocche degli uomini, o per ambizione di ottenere ad essere gli scambj dei ministri, andavano esclamando e dentro e fuori del Parlamento: «Questi non essere i modi consueti di procedere del governo inglese verso i suoi sudditi; esser questa una nuova tirannide, che, tollerata, passerà un dì dalle spiagge americane su quelle dell'Inghilterra; a' principj doversi ostare; i governi esser soliti nelle prosperità ad allungar le mani, ed a volersi maggior potere arrogare; far gran vista il governo inglese di volere imitargli nella presente prospera fortuna; perciò doversi stare a canna badata con esso; conoscersi le voglie e le arti delle tolte scozzesi, l'America essere il mezzo, o il saracino di piazza, l'Inghilterra il fine. E che bisogno s'ha di questi nuovi balzelli per proteggere e difendere l'America e le terre conquistate? Forse per tenere in freno i popoli indiani? Meglio ciò saper fare i coloni leggieri e spigliati che le fanterie inglesi grosse; essere i coloni di buon animo per difendersi da sè stessi, e per soccorrere all'uopo i presidj; del che ne diedero manifeste pruove molte volte. Nemico possente nel continente americano più non trovarsi; e che vani spauracchi sono questi mai di un nemico, che non appare da niun canto? E che necessità di voler tenere un esercito in America, al quale gli Americani abbiano a far le spese? Buoni frutti in verità aver già partorito quest'apparato militare! Gli animi inritrositi, cambiate la benevolenza in odio, la fedeltà in desiderio di cose nuove. Senza di queste inusitate soldatesche avere altre volte i Ministri, secondo che i tempi richiedevano, ottenuto pei modi consueti dalle colonie tutti quelli ajuti, che erano del caso. Dacchè esse sono state abili riputate a porger sussidj alla comune patria, ciò essersi ottenuto per via di requisizioni da parte della Corona indiritte per mezzo dei governatori alle varie assemblee. Continuisi l'istesso modo, ed avrannosi i medesimi sussidj senza scandali e senza pericolo di scisma. Ma volersi una obbedienza servile, per procedere poscia ad introdurre nel cuore stesso del Regno i modi stuardi. Di ciò essersene avuti manifesti indizj il dì, che Grenville venne fuori con quel suo modello di provvisione, pel quale si dovevano autorizzare gli uffiziali nelle colonie ad alloggiare i soldati nelle case dei privati; cosa immaginata appunto per ispaventare il popolo, per avvilirlo a lasciarsi cavalcare, ed alla disegnata tassa disporlo. Bene essersi levato tanto romore contro sì incomportabile enormità, che il ministro ne fu sgarato. Tosto aversi a procedere più oltre; perciò esser debito d'ogni buon cittadino di opporsi a questi primi tentativi».
Ma i ministri non si lasciavano svolgere, o perchè così volessero i favoriti che stavano al di dietro, o per caparbietà propria, o perchè credevano, che, malgrado tante lustre e dimostrazioni in contrario, gli Americani se ne sarebbero contentati per la confusione, incertezza e pericoli che sarebbero in tutte le cose loro nati, se negli atti scambievoli del vivere civile non avessero fatto uso della carta marchiata, e perciò pagatone la gabella. Onde i ministri erano soliti a dire, questa avere ad essere una legge, la quale si metteva ad effetto da per sè stessa. I memoriali, le rimostranze, le petizioni, le risoluzioni delle province americane furono poste dall'un de' lati.
Adunque la provvisione della carta marchiata fu sottoposta al Parlamento nella sua tornata del 1765, dove, se vi fu che dire e che fare, nissuno il domandi. Nissuno pensi nemmeno in qualunque altra occasione, o dei passati o dei presenti tempi, essersi dimostrata maggior forza, od acume d'ingegno, più passione, od amore o di parti, o del ben pubblico, o maggiore apparato di eloquenza, che in questa. Nè minore era la contenzione e la sospensione degli animi fuori, che dentro le mura di Westminster. E medesimamente tutta l'Europa, la quale si era molto sollevata a sì gran contesa, e massimamente le province ed i porti trafficanti stavano intentissimi a considerarne i progressi, ed a vederne il fine.
Intanto nel Parlamento quelli, i quali si opponevano alla provvisione, si mostrarono molto vivi, e dopo di aver citate le autorità d'uomini celebratissimi nella scienza delle cose politiche, come per cagion d'esempio Locke, Selden, Harrington e Puffendorf, i quali stabilirono, il primo fondamento, e l'ultimo fine, che ogni governo si deve proporre, essere il bene della società, andando percorrendo la storia patria de' tempi andati, allegarono:
Constare dalla magna carta, e da tutte le scritture di que' tempi in proposito delle imposizioni delle tasse a benefizio della Corona, e del mandare rappresentanti in Parlamento, siccome pure dallo statuto de' diritti, e da tutta la storia della costituzione inglese, che nissun suddito inglese può essere a tassazione soggetto, se non, come dicono essi, per comunem consensum parliamenti, che è quanto a dire, di sè medesimo, o dei suoi rappresentanti; e questo esser quel primo e generale diritto, che gli abitanti delle colonie, come sudditi inglesi, portarono seco, quando lasciarono la patria terra per andarsene in quelle lontane contrade; perciocchè non essere da credersi, che il diritto loro derivi dai diplomi, questi diplomi non ad altro oggetto essendo stati concessi, se non per regolare la forma esteriore della costituzione delle colonie; ma il grande ed interiore fondamento dalla costituzione loro, essere questo generale diritto del suddito inglese, il quale è il primo principio della libertà anglicana, cioè, nissuno poter essere tassato altro che da sè stesso e dai suoi rappresentanti.