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L'undecimo comandamento: Romanzo
L'undecimo comandamento: Romanzo

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L'undecimo comandamento: Romanzo

Язык: Итальянский
Год издания: 2017
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"Ho l'onore di annunziare a Vostra Eccellenza che la faccenda procede benissimo. Il duca di Francavilla ha fatto il viaggio di Cesare: veni, vidi, vici. Quest'oggi la ragazza è partita per Milano, dove rimarrà otto giorni, al più. Le mie informazioni particolari, e sicurissime, mi pongono in grado di dirle che essa è andata a far rilegare a nuovo le gioie di famiglia. Questo è, come vede l'Eccellenza Vostra, un indizio eccellente delle sue inclinazioni. Del resto, lo zio e tutore della signorina è felicissimo di aiutare a questa unione, ed io confido che Vostra Eccellenza vorrà premiare lo zelo di questo egregio cittadino, il quale è entrato con tanta facilità nelle idee del primo ministro (lo dico senza adulazione, e con la mia usata schiettezza) che abbia mai avuto l'Italia. Frattanto, io gli ho lasciata intravvedere la commenda. I motivi, per i due primi gradi, ci sarebbero: dieci anni di grado nella guardia nazionale, in qualità di capitano, per la croce di cavaliere; l'opera prestata nel comizio agrario, e le analoghe cognizioni, per quello di ufficiale. Quanto all'esito dei nostri negoziati, spero di poterle mandare qualche ragguaglio tra breve e di mostrarmi degno dei favori che la Eccellenza Vostra si è degnata di promettermi."

Tre giorni dopo, il ministro rispondeva di suo pugno:

"Cavaliere carissimo. – Non dubiti, provvederò pel Gentili, com'Ella giustamente propone. Ella faccia il suo dovere, come sempre. Lavoriamo per un nobile intento. In questa faccenda, a prima vista di così poco rilievo, c'è più importanza che Ella, già tanto perspicace, non veda. Perseveri, stringa le fila, e mi mandi buone notizie; io farò altrettanto con Lei."

– Sono commendatore e prefetto! – gridò il cavaliere Tiraquelli, appena ebbe finito di leggere.

La sottoprefettessa, che era presente a quello sfogo di onesta soddisfazione, inarcò tosto le ciglia.

– Che? come? Si lascia Castelnuovo?

– Sì, Erminia; sì, Erminiuccia mia, ma non per ora. Ci vuole ad ogni cosa il suo tempo. Non dubitare, sarai prefettessa entro l'anno. E senatrice, per giunta. Perchè, si sa, una ciliegia tira l'altra. Esser prefetto e non senatore, mi parrebbe una sconcordanza. Che cosa sono i prefetti, se non le colonne amministrative del regno? E i senatori che cosa sono? Le colonne legislative. Ora, non può esser buon legislatore se non chi ha dato prova di esser buon amministratore. Donde la conseguenza… mi pare… Oh le dirò io, le ragioni di questa necessaria connessione; – proseguì il sottoprefetto di Castelnuovo, quando fu solo nel suo ufficio. – L'amministrazione, o signori… una saggia amministrazione è una legislazione applicata, come la legislazione… una saggia legislazione, è una amministrazione pensata. E perchè l'opera amministrativa proceda regolarmente, è necessario… porro unum est necessarium, che l'opera legislativa sia informata ad un concetto pratico, eminentemente pratico. Non si è mai badato a questa necessità; ed è stato l'errore, da cui son proceduti tutti gli altri. L'organismo di uno stato… Bello, quest'organismo dello stato! – osservò il sottoprefetto, fermandosi, come per ammirare l'opera sua. – Dev'essere anche nuovo. L'organismo dello stato, o signori, è come un ben inteso sistema di distribuzione d'acque, che, attinte alla sorgente donde emanano tutti i poteri, si dividono in cento canali, per recare a tutte le parti del campo i benefizi della vita. Et uda mobilibus pomaria rivis. Questa è la chiave, questo è il problema. —Hoc opus, hic labor.That is the question.– Anche l'inglese ci sta bene, in un discorso, quasi più del latino. Già, le citazioni fanno sempre buon giuoco. E le frasi, anche. Il prestigio delle istituzioni, l'era dei sacrifizi, la servitù secolare, il trionfo delle idee, la forza del diritto che si contrappone al diritto della forza, il vasto campo delle ipotesi e la severa scuola dei fatti… Vedete come le trovo! Come mi fioriscono sulla lingua! Ed anche questo fioriscono! Non l'ho mica cercato. Tiraquelli, amico mio, siamo nati oratori; dobbiamo andare in Senato. —

Qui il signor sottoprefetto si fermò di schianto.

– Ma quando? – pensò egli. – Prima di tutto la promozione a prefetto, e un po' di fortuna per saltare una classe. Ma prima di tutto, ancora, il matrimonio Francavilla Ruzzani. E questo diavolo del signor Prospero, che non mi ha scritto ancora! È capace di non esser forte in ortografia, e di vergognarsi. Se sapessi dov'è alloggiato, gli manderei un telegramma. —

Quest'idea del telegramma, passata a caso per la mente del sottoprefetto, ci tornò il giorno dopo. Il signor Prospero non si era fatto vivo, e il cavalier Tiraquelli era sulle spine.

– Ah, lo accomodo io! Non mi ha detto a che albergo voleva scendere; ma io gli farò vedere che posso saperlo ugualmente. Nulla sfugge all'occhio vigile dell'autorità. —

E quel giorno, per l'appunto, il sottoprefetto di Castelnuovo Bedonia batteva il telegrafo per domandare al questore di Milano in quale albergo si trovasse ad alloggio un signor Prospero Gentili, di cui dava tutte le indicazioni necessarie.

– Sarà maravigliato, domattina, di ricevere un mio telegramma, prima di alzarsi da letto. Caro signor Prospero! Sarà pure obbligato a rispondermi. —

Per intanto, capitò la risposta del questore di Milano. In nessun albergo, secondo che appariva dai rispettivi elenchi dei viaggiatori, esisteva un Prospero Gentili, od altro di somigliante, con nepote o senza.

Se aveste veduto il muso del sottoprefetto di Castelnuovo, dopo la lettura di quel telegramma! L'usciere, che aveva portato il foglio e lo aveva veduto accogliere con tanto allegra sollecitudine, dovette svignarsela in fretta, per non ricevere il calamaio, od altro arnese dello scrittoio, nella testa. Il segretario venne per la firma, e fu mandato al diavolo. Entrò la sottoprefettessa e fu mandata col segretario. Insomma, il nostro uomo schiattava dalla rabbia, e finì col chiudersi nel suo ufficio, dichiarando che per tutto quel giorno non voleva vedere nessuno.

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