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Danza macàbra
Danza macàbra

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Esth. Dovevo sbrigare tante… commissioni!

Tomm. Ragione di più per andare a piedi… o in vettura da nolo!..

Esth. Ma la signora Duchessa…

Tomm. (pronunziando forte le parole) La signora Duchessa può far quello che vuole… ma lei, per girare Roma, non ha bisogno d'una pariglia inglese!..

Esth. (con ira mal repressa) Sta bene… un'altra volta anderò a piedi…

Tomm. (con durezza) Ha preparato quella nota?

Esth. Sì… eccola!.. (gli dà una carta con atto dispettoso).

Amb. (piano a Giac.) Ci ho tanto gusto!.. M'ha fatto prendere tanta di quell'acqua… la signorina!

Tomm. (s'avvicina a Esther, fingendo di leggere la nota, e le dice piano) Sei in collera?..

Esth. (con malumore) Lo domandi?!.. Certo!.. Perchè questa scena?..

Tomm. (c. s.) Era necessaria!.. Ambrogio ha fatto la spia… e il Duca è furioso, perchè hai fatto bagnare i suoi cavalli…

Esth. (guardando i servi – a Tommaso con malizia) Allora… alza pure la voce… ma farai pagare dal Duca una toilette di più!..

Tomm. (ridendo) Questo s'intende!

Esth. (c. s.) E… quanto ad Ambrogio…

Tomm. Al primo bicchiere che rompe… avrà il fatto suo!.. (ridono tutt'e due. – Poi Tommaso ripiglia un contegno severo) Va bene… (forte, mettendo in tasca la nota) domani sarà pagata.

Esth. (riprendendo il bambino) Signorino… andiamo… Signor Marchese… (via, con Enrichetto a sinistra. I servi s'allontanano dalla Galleria).

SCENA IV

Gustavo e Tommaso; poi un Servo

Gust. (seguendo Esther con lo sguardo) È bella questa ragazza?!.. Un vero bijou!.. E ci vuole un bel cuore a trattarla come fa lei… con tanta severità!

Tomm. L'ho messa io in casa del Principe… e… capirà… ci tengo che mi faccia onore… Il signor Duca è così tenero per i suoi cavalli!

Gust. (con malizia) Ah, dunque, l'ha messa lei in questa casa?!.. Bravo!.. Si vede proprio che lei ha un buon gusto in fatto di belle donnine… Ma… già… tutti sanno… che lei…

Tomm. (protestando) Ah, signor Marchese… questo poi!.. Ma via… alla mia età!.. Oh, davvero che il mondo è proprio cattivo!

Gust. Calunnie anche queste, eh?!.. Come quella del sequestro?! —

Tomm. (mortificato) Signor Marchese…

Gust. Animo… via!.. Come vuole che certe cose non le sappia io… io che sono amatore del genere… come lei!.. E anche in questo… non c'è nulla di male!.. Si può metter la mano sul fuoco, che anche il Principe direbbe così… Lui che… ancora alla sua età… malgrado gl'impicci del famoso quartiere che sta costruendo… malgrado la sua serietà… lasciamola lì!.. Del resto, ognuno ha la propria vocazione… Mio cugino, per esempio, va matto per i cavalli!.. Bisognava vederlo a Londra… e a Parigi!.. Ed è curiosa come le passioni s'appiccicano!.. Anche mia moglie… a star con lui… ha preso la stessa mania!.. Di giorno… nelle scuderie… o alle Corse… di sera, al Circo!

Tomm. (con malizia) Sarà stata una vera penitenza per lei?!

Gust. Oh, per me, di giorno… mi ci pigliavano… ma di sera!.. Ah, quella Parigi!.. che città!.. che donnine!.. C'è mai stato lei?

Tomm. Pur troppo, no!.. E… ora… alla mia età!..

Gust. Avesse cent'anni… ci vada prima di morire!

Tomm. (ridendo) Dunque, da quelle parti, signor Marchese, nessuna scarsità di prodotti?!

Gust. Ah, no!.. al contrario!.. Ma la ricerca dell'articolo «Parigi»… per l'esportazione e il consumo interno… è tanta… che la merce autentica non ha più prezzo…

Tomm. Ci saranno sempre i prodotti falsificati… per le piccole borse!

Gust. Americane… spagnuole… russe… tedesche… italiane… molte italiane!.. con etichetta francese, s'intende!.. A che servirebbe, del resto, l'insegnamento di questa lingua nelle nostre scuole magistrali?.. Il Governo, che improvvisa tante maestre… per non pagarle… almeno apre loro così una… carriera proficua! (ridono; poi Tommaso, vedendo entrare Riccardo, saluta e s'allontana, dando ordini al servo).

SCENA V

Riccardo, in frak, dalla Galleria, introdotto da un servo. – Detti

Ricc. Oh, Marchese, ben tornato! (si danno la mano).

Gust. Arrivai ieri… Venni subito per vederti… ma non eri in Ufficio…

Ricc. Ero sul lavoro…

Gust. Ebbene, eccoti qui!.. Sei dunque contento d'aver lasciato il nuovo mondo per il vecchio?!.. Dimmelo francamente… perchè, avendoti proposto la Direzione della nostra Società… e fatto accettare da essa… non vorrei aver rimorsi!

Ricc. Rimorsi!?.. Tu scherzi!.. Eh, via!.. Fosse stata la mia rovina, tu non ci avresti colpa! – Non forse ti parlai… fino alla noja… della nostalgia invincibile, che m'aveva preso dopo sei anni di vita americana!?.. Ma già… noi Italiani siamo tutti così!.. Non possiamo star lontani dal nostro paese… E… poi… quando ci si torna…

Gust. Ebbene… quando ci si torna!? —

Ricc. La vita è fatta così… Ciò che non si ha… par sempre più bello!.. E… poi…

Gust. E poi!? —

Ricc. Vuoi che ti dica, l'idea, che mi son fatta in questi otto mesi… dacchè sono qui?.. È questa… che gli Americani sbagliano quando vogliono scimmiottare gli Europei… e noi sbagliamo quando vogliamo scimmiottare gli Americani!.. Laggiù vanno matti per le nostre anticaglie… noi, diventiamo così per le loro enormi imprese… per i loro affari colossali!.. E qui… son capitato proprio nel mondo più adatto… a osservare questa… pazzia!

Gust. Vuoi dire!?

Ricc. Voglio dire questo mondo di patrizj romani… de' parrucconi che vogliono posare a Jankee!.. Oh, che gente!.. Loro… voler fare delle imprese americane… come questa di costruire una città come Roma!.. Ma dovranno contentarsi di figurare come decorazioni de' loro vecchi palazzi… de' loro vecchi ambienti!

Gust. Il male si è… mio caro… che non lo hanno potuto!..

Ricc. Anche questo è vero!.. La borghesia americana… da per tutto… li aveva superati in ricchezza… ed essi… per la solita albagia della superiorità… si son lasciati tentare a gettarsi a capo fitto nel mondo degli affari… Credevano di raddoppiare i proprj patrimonj… e vi lasciano, invece, le penne!

Gust. Dunque, gli affari della nostra Società… van male!?..

Ricc. Non dico questo… ma bene neppure!.. Basta… speriamo!.. (pausa) Fatto sta che… in otto mesi che sono qui… io non ho potuto ancora veder bene nelle cose… Oh, che amministrazione!.. Un labirinto!.. E quanti ostacoli!.. La politica… e il Governo… entrano da per tutto!.. Questo Principe romano… che ha voluto fare il Costruttore in grande… ha fatto le cose da Principe… e non da costruttore!.. Ci vuol altro!.. E tutti gli hanno mangiato addosso!.. Figurarsi!.. Una Società impegnata per 20 milioni… con tutte le azioni emesse… È in mano di chi!?.. Otto milioni spariti nelle fondamenta… cioè… no… nelle tasche di uomini politici… per procurarsi l'appoggio governativo… caso mai… o per contrarre prestiti onerosi, co' quali far fronte a' mancati pagamenti degli azionisti!.. Otto milioni!.. (breve pausa). A proposito… anche tu hai delle azioni?

Gust. (imbarazzato) Sì…

Ricc. E… devi ancora i due ultimi pagamenti… mi pare?

Gust. Sì!.. (rinfrancandosi) E pagherò!.. ma… caspita… con te posso parlar schietto… pagherò quando tu mi potrai assicurare…

Ricc. Oh! te lo ripeto… per ora non c'è nulla di minaccioso… e se non saltano fuori magagne… mi capisci?.. spero di condurre le cose a buon porto…

Gust. Benissimo!.. E se saltano fuori?!

Ricc. Oh, non lo credo!

Gust. E neppur io!.. Ma… quando si hanno pochi danari come me… che, per fare que' pagamenti, sarei proprio costretto a gravi sacrificj… tu comprenderai che ci vorrebbe almeno una certa sicurezza… un'intiera fiducia…

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Una seconda lettura della mia Danza, feci, a dir vero, pochi giorni dopo, ad alcuni amici e a diversi attori delle Compagnie Emanuel e Vitaliani nello storico caffè dell'Arena del Sole. Il mio bravo Pompeo Sansoni così ne parla in una corrispondenza da lui mandata allo Scaramuccia (Firenze, 27 novembre, anno XXV, n.º 13):

«Il caffè dell'Arena del Sole, accoglie in ogni tempo, personalità drammatiche. Comici, artisti critici, qui convengono tutti; e non c'è attore o autore che, giungendo a Bologna, non si senta attirato verso l'antico ritrovo intellettuale. Si discute d'arte, di commedie nuove, di attrici; e si maligna qualche volta anche un poco!

«Volete trovare il simpatico autore delle Rozeno? Cercatelo al Caffè dell'Arena, e lo vedrete subito fra un monte di lettere e giornali – lavoratore infaticabile. Alcuni lo guardano trepidanti. Sono impiegati postali, che veggono crescere smisuratamente il monte delle lettere e de' giornali, sul tavolo del Professore.

«Fu in una saletta di questo Caffè, che, poche sere prima della rappresentazione, il Traversi lesse, a un nucleo di amici, attori e giornalisti, la sua Danza Macàbra.

«La lettura di una commedia riesce molte volte nojosa, spesso insopportabile. L'autore legge male, o mette troppo calore ne' momenti culminanti, o riesce monotono nelle scene d'assieme, che non vengono in tutto comprese. Ma letto il primo atto di Danza Macàbra, impostato maestrevolmente, con mano sicura da chi conosce tutte le esigenze della scena e del pubblico; breve, efficace; con una esposizione di caratteri studiati e cólti nella vita; que' pochi che ascoltavano la lettura – fra cui ricordo Pasqualino Ruta, Cesare Dondini, G. C. Galvani, E. Baccani, Ausilio Levi, A. Colonnello, A. Colarelli, la intelligentissima Maria Rosa Guidantonj – cominciarono a prestare quella intensa attenzione, che solo può essere destata da una vera opera d'arte. E tutti ci convincemmo che la commedia del Traversi non era delle solite a base di effetti volgari; ma lavoro fortemente pensato, che presentava in tutte le sue parti un insieme armonico, dal quale scaturivano potentissime le scene drammatiche salienti e i caratteri si svolgevano umanamente veri, senza incertezze; animando il quadro che l'autore ci aveva messo dinanzi con vivacità di coloriti e potenza di aziono.

«E così, uditane la lettura, a Danza Macàbra pronosticammo un successo.»

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