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Salvato
Mika aveva pensato alle varie possibilità, solo per scoprire che non ne aveva nessuna. Senza abiti, denaro o mezzi di trasporto—tutto quello che aveva posseduto era ancora nella terra del suo ex branco—Mika semplicemente non aveva saputo che altro fare. Era sgattaiolato dentro la camera di Gabe mentre dormiva e aveva preso in prestito alcuni vestiti. Aveva desiderato così tanto toccare Gabe mentre era disteso. Era stupendo, tutto muscoli lunghi e tesi e pelle tirata. Non si era permesso di guardarlo troppo a lungo, timoroso che avrebbe ceduto al bisogno di toccarlo. Stupidamente, come sembrava ben chiaro ora, aveva deciso che un approccio diretto era l’unica scelta che aveva.
“Forse avrei dovuto pensare a un altro modo.” Certamente avrebbe potuto pensare a qualcosa di diverso…solo che non voleva lasciare quel posto, quell’uomo a lungo abbastanza per formulare un piano alternativo. E ora era troppo tardi; lo aveva già spaventato a morte.
Lo portò in camera e si sedette sul letto, la schiena appoggiata alla testiera, cullandolo nel suo grembo. Stava così bene, disteso e stretto contro il suo petto. Mika vide i suoi occhi aprirsi, lo sentì irrigidirsi e cominciare a spingerlo via. Levò velocemente le sue braccia, sentendo una stretta al cuore quando il suo compagno si allontanò velocemente da lui per restare tremante dall’altra parte del letto. I loro sguardi si incontrarono e dovette lottare con se stesso per non avvicinarsi a lui e alleviare la paura che vedeva riflessa in quei sospettosi occhi verdi.
Non sapeva cosa fare per calmare il nervosismo dell’uomo. Cercare di mettersi nei panni di Gabe si stava rivelando difficile con il desiderio che pulsava in tutto il suo corpo. Doveva trovare un modo per far capire la situazione al suo compagno, senza però terrorizzarlo. Le sue mani stavano tremando per il timore di rovinare tutto. Incontrando lo sguardo di Gabe, fece un profondo respiro e aspettò.
“Fammi vedere la tua schiena,” ordinò Gabe, le braccia incrociate mentre aspettava che lui eseguisse i suoi comandi.
Mika lo fissò, desiderando che accettasse la realtà di quello che stava per vedere. Si sporse in avanti dalla testiera, si levò la maglietta presa a prestito e poi si piegò fino a quando la pancia quasi gli toccò le cosce, osservando sempre il suo compagno. Vide la bocca dell’uomo aprirsi fino a formare una ‘o’ molto carina, sentì uno stupito ‘oh merda’ mentre Gabe sollevava una mano per seguire dolcemente il punto dove un proiettile si era fatto largo tra la pelle e i tessuti. Il calore di quella dolce carezza gli fece sfuggire un gemito prima che riuscisse a fermarlo. Invece di allontanarlo come aveva temuto, Gabe lasciò che il suo palmo riposasse sopra la ferita, accarezzando la pelle corrugata alcune volte con la punta delle dita.
La logica lottò contro il desiderio. Il suo uccello era così duro da fargli veramente male. Poteva sentire l’umidità fuoriuscire dalla punta, il calore del fluido quasi bruciare la pelle dove arrivava mentre il suo pene pulsava a ogni battito. Sforzandosi di allontanare i pensieri delle reazioni del suo corpo verso il suo compagno, rimase perfettamente immobile, aspettando di vedere quale sarebbe stata la mossa successiva di Gabe. Quando non fu più in grado di reggere il silenzio, si allungò per afferrare il braccio di Gabe, tenendogli il polso prima di sedersi di nuovo contro la testiera.
“Per favore, Gabriel. Siediti con me. Prometto di fare del mio meglio per spiegarti.”
Gabe si liberò il polso ed esitò per un momento così lungo che Mika temette che avrebbe dovuto pregarlo. Chiudendo gli occhi per il dolore del suo uccello pulsante, sapeva che giunto a quel punto lo avrebbe supplicato. Avrebbe fatto qualunque cosa per tenere il suo compagno vicino a lui. Diavolo. Per tenerlo. Punto. Questa attrazione tra compagni era molto più forte di quanto avrebbe mai pensato potesse essere—e molto più spaventosa a causa della sua intensità.
Aprendo gli occhi, Mika si rese conto che Gabe stava fissando l’asta rigida che stava tendendo i suoi vestiti, provocandogli un malessere non da poco. Gemette quando il suo uccello rispose all’ispezione di quei bei occhi verdi.
“Gabe, non puoi guardarmi in questo modo e aspettarti che io mi possa concentrare sul parlare,” borbottò. Gabe rialzò il suo sguardo verso quello di Mika e divenne di un rosso brillante. Dio, il suo compagno era stupendo, seduto lì con le labbra leggermente aperte, l’imbarazzo che lo travolgeva. Il pomo di Adamo di Gabe andò su e giù un paio di volte prima che fosse in grado di parlare.
“È solo che …ecco, quell’uccello è così…distraente,” borbottò Gabe, lanciando un’altra occhiata veloce verso la parte del corpo di cui stavano parlando.
Mika cercò di trattenere una risatina. Quindi il suo uccello lo distraeva? Beh, era sicuramente bello sapere che non era il solo travolto dalla lussuria. Gli dava speranza che Gabriel fosse attirato da lui quanto lui lo era verso il suo compagno. Avrebbe cercato di spiegargli quanto più poteva, ma se non ci fosse riuscito, forse il desiderio che scorreva vorticoso tra lui e Gabe gli avrebbe dato un modo per legare l’uomo a sÈ. Le parole prima dell’azione, però, almeno in quel caso.
“Gabriel—”
“Cosa sei?” Quegli occhi acuti lo fissarono, bloccandolo sul posto e fermandogli il respiro. Nonostante sapesse che doveva rispondere a quella domanda, esitò. Sarebbe stato meglio dire a Gabe il più possibile, chiaro, ma quanto? Quanto poteva dire al suo compagno prima che Gabe sbroccasse di nuovo o prima che gli domandasse di andarsene? Dopo tutto se il suo stesso branco non lo voleva, perchÈ avrebbe dovuto volerlo il suo compagno? La paura avvolse e gli bruciò lo stomaco mentre combatteva per trovare una risposta che non allontanasse Gabe.
“Sei certo di voler sapere la risposta?” PerchÈ sapeva bene che, una volta dette, le parole non potevano essere ritirate. Guardò il suo compagno tremare, sentì la sua paura e la confusione espandersi sulla sua pelle. Mika non riuscì a fermare il modo di orgoglio che provò quando Gabe abbassò le spalle, si sedette diritto e lo guardò come se fosse preparato per qualsiasi risposta potesse arrivare.
“Devo sapere la risposta.” Lo sguardo di Gabe lo esaminò, esitando solo brevemente sul rigonfiamento del suo inguine, poi tornò verso il suo viso. “Tu c’eri, in qualche modo, nei miei sogni…” Allungò la mano verso la sua guancia, fermandosi all’ultimo secondo e lasciando ricadere la mano sul letto.
Come poteva sentire la perdita di un tocco che non era avvenuto? Allungò la mano verso quella di Gabe, le punte delle sue dita indugiarono sulla sua pelle calda prima di stringerla. Questa volta il suo compagno non si allontanò e lui non riuscì a bloccare la scintilla di speranza che brillava dentro di sÈ.
“Hai una vaga idea di quello che sono, vero?” disse, accarezzando gentilmente il polso di Gabe con il pollice, incapace di resistere a quel piccolo conforto. Anche quel casto tocco riscaldò il suo sangue. Si spostò leggermente, cercando di alleviare la pressione nei suoi testicoli. Le sue palpebre si abbassarono mentre osservava Gabe. Sentì la sua eccitazione, consapevole del disagio che faceva sì che l’uomo si contorcesse dove era seduto. Il pene del suo compagno era duro e bagnato proprio come il suo; poteva vedere la macchia umida espandersi sui suoi boxer tesi. Dio, quell’uomo gli stava rendendo difficile pensare coerentemente.
“Forse dovrei prendermi cura di quello prima,” si offrì, facendo scivolare la mano dal braccio di Gabe sulla sua coscia, risalendo lentamente, sfiorandogli leggermente il pene. Gabe gemette prima di afferrare la mano con la sua, sollevando prima i suoi fianchi, poi spingendo via la mano di Mika.
“No, non possiamo, non posso… devo sapere cosa sta succedendo qui, Mika. Per favore, aiutami a capire. Voglio dire, c’era un lupo, e poi questi sogni, e ora tu sei qui e tutto questo è maledettamente incredibile! Aiutami a capirlo.”
Lo sguardo caldo di Gabe conteneva una preghiera silenziosa che Mika non potÈ ignorare. Annuì lentamente, poi portò la sua mano sotto quella di Gabe, intrecciando le loro dita. Era lacerato sul cercare di decidere quanto dire al suo compagno. Se l’uomo fosse stato un mutante sarebbe stato tutto molto più facile. Quasi scoppiò a ridere per quello; avrebbe dovuto ben sapere che nulla sarebbe stato più facile da quel momento in poi.
Non avrebbe mentito a Gabriel, ma preferiva semplificare le spiegazioni, darsi del tempo per conquistare la fiducia del suo compagno. Indipendentemente dal fatto che fossero compagni, e quindi legati l’uno all’altro, si rendeva conto che voleva che Gabe lo amasse, come individuo. Era diviso tra rivelare tutto e rivelare solo quello che era necessario, perchÈ ora che Gabe era qui, non credeva che sarebbe stato in grado di sopravvivere ancora da solo—e che era un fardello troppo grande da porre sulle spalle dell’altro uomo.
“Va bene, posso farlo Gabriel,” disse speranzoso. “Okay.” Cercò di concentrarsi per non rovinare quella che probabilmente era la conversazione più importante della sua vita. In precedenza, lo era stata quella durante l’incontro con l’alfa del suo branco, ma questa avrebbe avuto un impatto ancora più importante sulla sua vita. Portò le loro mani sul suo petto, sopra il suo cuore, sperando che il tocco gli desse il coraggio di cui aveva bisogno per parlare.
“So che potresti avere delle domande, ma se tu potessi lasciarmi parlare prima che mi cedano i nervi, poi cercherò di rispondere.” Mantenne il suo sguardo fisso su quello di Gabe. Annuendo impazientemente Gabe sollevò il sopracciglio. Va bene allora, pensò Mika, non voglio continuare a far aspettare questo uomo.
“Ah, dunque, sono un…mutante, un lupo.” Osservò Gabe mentre si irrigidiva, comprendendo le parole. Quando sembrò non ci fossero altre reazioni da parte sua, Mika si sentì un po’ incoraggiato a proseguire. Almeno Gabe non era scattato in piedi e gli aveva dato del pazzo. “Deve sembrare piuttosto folle, credo. Voglio dire, difficile da credere. Questo potrebbe sorprenderti ma non siamo così rari, solo un segreto ben tenuto, per ovvie ragioni. Tutto okay per ora?”
Oh, pensò, ecco l’espressione che mi dice quanto pazzo il mio compagno crede che io sia.
Gabe battÈ le palpebre e lo fissò incredulo. “Non so dirti quanto sia okay, Mika. Voglio dire, seriamente? Okay?”
Scuotendo la testa, Mika cercò di calmare il battito frenetico del suo cuore. Merda, stava rovinando tutto e proprio non poteva permetterselo! “Gabe, mi dispiace. Non so quali siano le parole giuste per dirlo, in che altro modo dire la verità. Ho cercato di…aiutarti ad accettarlo con i sogni, ma io—”
Gabe liberò la sua mano e saltò fuori dal letto per mettersi in piedi e fissare Mika. “Quindi puoi anche leggermi la mente? Trafficare nella mia testa?”
Mika saltò giù dal letto domandandosi come fosse riuscito a rovinare già tutto così malamente. Forse avrebbe fatto meglio a dedicare a un altro uso la sua bocca. O forse, avrebbe semplicemente dovuto andarsene quando quella mattina era uscito dalla finestra, lasciare Gabe nella confusione e lui nel dolore che stava già provando per il rifiuto del suo compagno. Guardò fuori dalla finestra, cercando di decidere cosa fare, cosa sarebbe stato meglio per l’uomo che lo stava osservando.
“Mika.” La voce di Gabe fu un morbido sussurro e raggiunse Mika appena prima che le dita gli sfiorassero la guancia, non preparandolo in alcun modo per le parole che seguirono. “Mika, sembri così sperduto.”
Il cuore di Mika si strinse. Andò verso la finestra, il bisogno di agire lo spronò all’azione. Sentì il suo corpo cominciare a mutare, ruvidi peli spessi cominciarono a crescere sul suo braccio teso mentre un gemito sorpreso usciva dalle labbra di Gabe.
“No!”
Mika ignorò il comando, sentendo il lupo spingere, determinato a fuggire prima di essere ferito di nuovo. Prima che la mutazione potesse realmente verificarsi fu spinto all’indietro e placcato sul letto dai novanta chili del suo compagno. Rimase senza fiato quando la sua schiena toccò il materasso e una spalla muscolosa gli colpì il diaframma.
“No.” Occhi scintillanti lo fissavano mentre forti mani gli bloccavano i polsi. Il lupo indietreggiò, spinto dall’ordine del suo compagno. I muscoli furono colti da tremiti di paura, desiderio e dolore vibrando sotto la sua pelle.
“Lasciami andare, Gabriel. Lasciami andare e basta.” Uscì come una preghiera più di quanto Mika avrebbe voluto ma c’era ben poco che potesse farci. “Dopo tutto sarà meglio che io me ne vada e basta.” Le mani di Gabe strinsero più forte, fino quasi a fare male, ma Mika non lottò. Non avrebbe rischiato di fare del male a quest’uomo.
“Non puoi, vero? Leggere la mia mente?”
Mika chiuse gli occhi, incapace di aprirli per quella richiesta così intensa. La voce gli si bloccò in gola; c’erano troppe parole, ma mai abbastanza che potessero essere accettate facilmente da una mente umana. Come poteva essere in grado di spiegare a Gabe il legame mentale o cosa significasse trovare il proprio compagno? L’uomo avrebbe pensato che fosse pazzo. Scosse la testa, rispondendo nell’unico modo che poteva, almeno per il momento.
“Mika.” Il suo nome uscì con un sospiro, poi labbra morbide e piene si appoggiarono sulle sue, fissandosi su di esse quando le aprì per la sorpresa. La lingua di Gabe si fece spazio nella sua bocca, leccando e accarezzando fino a quando Mika si lasciò sfuggire un gemito e cedette, intrecciando la sua lingua con quella del suo compagno.
“Mi piace, mi piace,” proseguì incoraggiato Gabe nella bocca di Mika, spingendo il suo uccello duro contro la pancia di Mika poi sollevandosi sulle ginocchia per stare a cavalcioni sulle sue cosce, unendo i loro uccelli. “Oh Dio, cosa c’è in te che mi fa volere così tanto? Non sono così…”
Mika si liberò le mani, avendo bisogno di toccare ancora più che di respirare. Percorse con le mani la schiena di Gabe, mordendo le labbra del suo compagno mentre lasciava che le sue dita e i suoi palmi massaggiassero gentilmente l’erezione di Gabe. L‘odore del sudore e dell’eccitazione, l’uomo e il compagno, lo colpirono con così tanta forza che si sarebbe piegato in due se non fosse stato immobilizzato. Strinse con forza la vita dei boxer di Gabe, spingendo e tirando, intrecciando le sue dita con quelle del suo compagno quando le abbassò per aiutarlo.
Agili dita levarono gli indumenti che aveva preso in prestito, scivolando sul suo uccello prima di raggiungere l’elastico. Mika inclinò i suoi fianchi per quel poco che poteva e in breve i suoi indumenti furono a terra. Urlò e afferrò la schiena del suo compagno mentre Gabe afferrava con le mani i loro uccelli. Non fu in grado di impedire ai suoi fianchi di spingere quando Gabe strinse la presa, abbassando i suoi fianchi mentre Mika spingeva.
Era troppo. La presa e l’uccello del suo compagno, la frizione bruciante e le scariche di piacere provenienti dai testicoli verso la testa e le dita e poi di nuovo verso il suo uccello. Sentì come se la sua anima gli venisse strappata mentre gemeva. Gabe ingoiò tutti i rumori con un bacio quasi violento. Tutti i muscoli si tesero e si flessero quando Mika venne, schizzando getti di seme sulla mano e sul pene di Gabe e anche sui loro stomaci. Gabe agitò i suoi fianchi con violenza e si bloccò, gemendo così in profondità dentro la sua bocca che Mika sentì le vibrazioni all’interno del suo stesso corpo. L’odore dei loro semi mescolati lo colpì, riempiendolo di un nuovo desiderio e così il suo uccello si rifiutò di ammorbidirsi. Accarezzò la schiena di Gabe mentre il suo compagno crollava sopra di lui, togliendogli nuovamente il respiro.
“Mi dispiace,” borbottò Gabe contro il collo di Mika, ma non si mosse. Affondò, invece, le mani dentro i capelli del compagno, andando con le dita in profondità tra quelle masse nere. Quando finalmente i loro respiri si calmarono e la pozza di seme tra loro divenne troppo fastidiosa per essere ignorata più a lungo, Gabe lasciò i capelli di Mika e si rialzò fermandosi solo quando fu di nuovo a cavalcioni delle cosce di Mika.
Mika lo guardò da vicino aspettando qualcosa che non sapeva. Il sorriso che attraversò il volto del suo compagno lo sorprese, anche se non fu in grado di dirne il motivo e si non permise di chiedersi cosa significasse.
“Non so cosa stia succedendo, perchÈ mi senta così costretto a saltarti addosso e sia così difficile resistere, ma tu…tu sembri così serio, Mika. Anche dopo…sembra ancora che tu potresti fuggire. Ma non puoi. Non puoi.” Il sorriso di Gabe non venne mai meno, ma la sua voce era calda e inflessibile mentre parlava.
Non c’erano concessioni, non c’erano domande, solo una verità che Mika sentiva legarlo al suo compagno. No, non poteva correre via, non poteva lasciare quest’uomo solo perchÈ era più facile che correre un rischio, più facile che combattere per quello che voleva.
“Okay, Gabriel.” La concessione fu rauca e confusa ma sapeva che Gabe capiva. I suoi occhi si illuminarono e il suo sorrise crebbe.
“La tua parola, Mika.”
“Ce l’hai. Non fuggirò.” Anche se il suo compagno avrebbe potuto desiderarlo più tardi, una volta che fossero cominciate le spiegazioni.
Piegando la testa di lato, Gabe strinse gli occhi verso Mika. “Sarà meglio che tu sia serio. Voglio dire, sono qui, cercando di farmi una ragione sul fatto che tu sei il mio—un lupo, e tutto il resto mentre i miei ormoni sono fuori controllo come se fossero sul punto di esplodere. Ti giuro, non riesco a tenere abbastanza sangue su a nord per far funzionare il cervello.”
Mika capiva perfettamente quel problema. Era uno dei motivi per cui i compagni restavano assieme fino alla morte; il bisogno sessuale l’uno per l’altro era forte e intenso. “Quello che ti ho detto, è la verità.”
Gabe si morsicò il labbro inferiore per un minuto prima di muovere la testa in segno di ammissione. “Credo che possa esserlo e questo, in realtà, mi fa sentire un po’ meglio. Stavo provando delle strane sensazioni poco confortevoli verso il lupo. Eh sì, ecco…” Le guance di Gabe si imporporarono mentre distoglieva lo sguardo. “E sento quella strana connessione con te anche… in questa forma. Credo di capirlo ecco.”
Il battito del cuore di Mika ebbe un sobbalzo a queste parole, e non potÈ fare a meno di sperare che forse, col tempo, Gabe lo avrebbe accettato. “L’ho sentito, in entrambe le forme. È molto, ecco, forte.” Mika ebbe il desiderio di alzare gli occhi al cielo per la minimizzazione. Questa cosa tra loro gli stava già divorando l’anima.
Gabe annuì, sorridendo mentre tirava Mika giù dal letto. “Bene allora. Diamoci una ripulita—ci sono cani salvati in attesa della colazione lì fuori. Poi parleremo. Ho una vagonata di domande e mi devi spiegare cosa diavolo è successo tra di noi.”
Mika si fece condurre in bagno, sperando che il suo compagno sarebbe stato ancora sorridente alla fine della loro chiacchierata.
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