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Svolte Nel Tempo
Anche Balbo, pur se non era uno studioso, era stato cooptato nello stesso Gabinetto, per la sua determinazione nel promuovere la Regia Aeronautica Militare, essendo il suo motto: âBisogna sublimare la passione del volo fino a rendere l'Italia il paese più aviatorio del mondoâ. Quanto ai membri scienziati, a capo dell'RS/33 era stato posto Guglielmo Marconi. Essendo però egli in crociera attorno al globo sul proprio panfilo-laboratorio Elettra â il nome era lo stesso della figlia â, Mussolini aveva deciso che, per il momento, il Gabinetto sarebbe stato diretto dallâastronomo e matematico professor Gino Cecchini dellâOsservatorio di Milano Merate: nelle intenzioni del Duce solo provvisoriamente, tuttavia, data la latitanza anche successiva del premio Nobel in molt'altre ricerche affaccendato, il Cecchini sarebbe rimasto definitivamente a capo dellâRS/33. Gli altri scienziati erano appartenenti alle classi di medicina, scienze naturali, fisiche e matematiche della Reale Accademia dâItalia, a parte il Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici conte e senatore Luigi Cozza, che era stato assunto nel Gabinetto quale referente organizzativo e membro di collegamento col Governo.
In primo luogo si trattava di capire il funzionamento dell'aeromobile straniero, per poterne costruirne non solo di simili, ma sperabilmente di migliori, mantenendo così allâItalia, âin modo formidabileâ secondo le parole del Duce, il primato tecnico aviatorio che, in quegli anni, le era riconosciuto nel mondo e, con esso, la concreta supremazia militare nellâaria e la soggezione psicologica all'Italia di tutti i potenziali nemici. Il programma comportava la concentrazione delle ricerche, al più presto, in un centro dotato dâimpianti modernissimi, ch'era stato denominato, da subito, Istituto Centrale Aeronautico e che s'intendeva creare fuori Roma ma non lontano dalla sede universitaria dellâRS/33; era stato presto individuato il luogo, il campo dâaviazione Barbieri a Montecelio, dove glâimpianti sarebbero sorti fra il â33 e il â35 e attorno a cui sarebbe stata edificata la nuova città di Guidonia.
Capitolo 4
Come appariva dal secondo spezzone restaurato di film, i nudisti alieni erano individui simili agli esseri umani a parte alcuni considerevoli caratteri:
Avevano un viso simile al muso dei koala terrestri, ma privo di peluria, e quattro dita per mano come, dâaltronde, quattro erano quelle degli scheletri umanoidi ritrovati, e per questo lâaritmetica di quella specie intelligente, come risultava da fogli con calcoli e come sâera potuto verificare, dopo la decifrazione dei simboli, grazie ai conteggi della ventottenne dottoressa Raimonda Traversi, geniale matematica e statistica dellâéquipe, era a base otto25: gli antenati di quei koala antropomorfi dovevano aver iniziato a far di conto, nel lontano passato, sulle loro otto dita, mentre gli esseri umani avevano preso a computare sulle loro dieci creando, diversamente, unâaritmetica decimale; altra differenza rilevante era un marsupio sul ventre delle femmine: âSpecie mammifera marsupiale placentataâ, aveva decretato, con assoluta ovvietà , il maggiore dottor Aldo Gorgo, cinquantenne segaligno e allampanato, medico chirurgo militare di bordo e biologo coordinatore del gruppo scientifico astrobiologico.
Tutti i ritrovamenti denunciavano che, al momento della sua scomparsa, la civiltà del pianeta 2A Centauri26 sâera trovata nella stessa situazione scientifico-tecnologica della Terra della prima metà del XX secolo; tuttavia, a una prima approssimativa datazione dei vari manufatti e degli scheletri, era risultato châessi erano collocabili in unâetà coeva agli anni terrestri fra il 1650 e il 1750 per cui la civiltà aliena, al momento della sua estinzione, aveva preceduto di oltre due secoli quella del nostro pianeta: al ritorno a casa, la datazione sarebbe stata ripetuta con strumenti assai più sofisticati di quello portatile in dotazione alla cronoastronave 22, ma assai probabilmente il risultato non si sarebbe scostato di molto.
Grande era negli scienziati il desiderio di scoprire la causa della scomparsa di quella razza intelligente. In primo luogo avrebbe potuto dare una risposta la registrazione sul disco fonico recuperato, dopo la pulizia sonora e un lavoro dâinterpretazione, non facile nonostante l'ausilio dei robot traduttori; e avrebbero potuto giovare anche due documenti cartacei rinvenuti nella medesima stanza; ma questo studio e altri si sarebbero potuti svolgere solo dopo il ritorno sulla Terra, nellâUniversità La Sapienza di Roma per conto della quale la missione scientifica era balzata su quel lontano pianeta; e ormai il momento del rimpatrio era giunto, essendo quasi passato il periodo, corrispondente a un massimo di tre mesi terrestri dal momento della partenza, entro il quale era fatto obbligo di rientro da una legge del Parlamento degli Stati Confederati dâEuropa, la Legge del Cronocosmo.
A fine cena la comandante, il maggiore ingegner Margherita Ferraris, aveva comunicato senza preamboli agli ufficiali fuori servizio e agli scienziati, tutti seduti con lei attorno alla gran tavolata della sala mensa e riunioni: âSignori, tra poco si torna a casaâ: Margherita era una nubile trentasettenne slanciata e sfiorante il metro e ottantacinque, nera di chioma e dal viso pienotto e grazioso: una persona decisa e un ufficiale assolutamente brillante; sâera laureata col massimo dei voti, una dozzina dâanni prima, in Ingegneria Spaziale al Politecnico di Torino e, essendo stata ammessa per concorso, durante lâultimo biennio, anche allâAccademia Cronoastronautica Europea, collegata a quello e ad altri politecnici del continente, aveva ottenuto il grado di tenente del Corpo assieme alla laurea; entrata in servizio, era stata assegnata dapprima come secondo ufficiale a un vascello cronoastronautico che portava il numero 9, vale a dire il nono in ordine di costruzione, e anni dopo era salita a sub comandante dello stesso sigaro col grado di capitano: sâera fatta unâesperienza completa, in quanto la nave 9 era stata impegnata prima in missioni spaziali e, negli ultimi anni, in viaggi nel passato della Terra; di recente Margherita era stata promossa maggiore e aveva avuto il comando del novissimo vascello 22.
âSono ansioso di ascoltare il disco sonoro, non appena lâavremo accomodato nel nostro laboratorio a Romaâ, aveva detto ai commensali il professor Valerio Faro, direttore presso La Sapienza dellâIstituto di Storia delle Culture e delle Dottrine Economiche e Sociali, uno scapolo quarantenne bruno di capelli alto quasi due metri e di fisico robusto.
âSì, anchâio ne sono ansiosaâ, aveva fatto eco la dottoressa Anna Mancuso, ricercatrice di Storia e collaboratrice del Faro, una siciliana trentenne dai fini lineamenti e occhi grandi verdi, bionda perché lontana discendente d'occupanti normanni della sua isola, bella nonostante la non alta statura d'appena un metro e settantaquattro, contro la media femminile europea di uno e ottanta.
âIo pure ho gran curiosità al riguardoâ, era intervenuto lâantropologo professor Jan Kubrich, un quarantacinquenne professore associato dell'Università La Sapienza, biondastro rotondetto alto un metro e ottantacinque, statura media per lo standard maschile del tempo, uomo scientificamente rigoroso, ma appassionato purtroppo della Vodka Lime fino al punto di mettere a repentaglio la propria salute.
Aveva fatto séguito Elio Pratt, quarantenne professore associato dâAstrobiologia a La Sapienza, specializzato in fauna e flora acquatiche, nonché subacqueo eccellente distintosi in gare dâimmersione nei mari terrestri: âIo ho già potuto avere molti risultati sulle specie che ho adunato nelle due vasche, ma certamente una volta a Roma potrò di molto approfondireâ.
âSeguirò con gran interesse il vostro lavoro e credo che potrò esservi utile nelle traduzioniâ, aveva detto da parte sua la matematica e statistica Raimonda Traversi.
Il coordinatore del gruppo astrobiologico dottor Aldo Gorgo non aveva invece parlato: essendo lui il medico militare di bordo e non un docente o ricercatore universitario, semplicemente avrebbe continuato il suo servizio sulla nave, lasciando il prosieguo delle ricerche agli altri studiosi.
Meno di unâora dopo, tempo terrestre, la nave 22 aveva lasciato lâorbita del pianeta dirigendosi nello spazio profondo per compiere, dalla distanza di sicurezza regolamentare, il balzo cronospaziale verso la Terra: come già allâarrivo prima dellâentrata in orbita, 2A Centauri sâera presentato ai cronoastronauti nella sua interezza, coperto di ghiacci nelle zone artica e antartica, entrambe senza terre sottostanti, e con due continenti, entrambi in area boreale, grandi ciascuno poco meno dellâAustralia, divisi da uno stretto braccio di mare, mentre lâaltra faccia del globo era coperta interamente da un oceano.
Alle 10 e 22 minuti, ora di Roma, del 10 agosto 2133 la cronoastronave 22 sâera immessa in orbita attorno al nostro mondo. Sulla Terra erano trascorse poco più di diciotto ore da quando, alle 16 e 20 del 9 agosto, la spedizione scientifica sâera imbarcata con destinazione il secondo pianeta della stella Alfa Centauri A: era stato grazie al dispositivo Cronos del sigaro che sulla Terra non era passato neppure un giorno, anche se la spedizione era rimasta a lungo su quel mondo alieno. La fatica che gravava su tutti era però quella dei mesi di lavoro sopportati.
Gli scienziati e la parte dâequipaggio che avrebbe goduto del primo turno di franchigia erano desiderosi di rilassarsi, chi non avendo famiglia in una vacanza tranquilla, chi nella quiete domestica ritrovando i propri cari dopo la lunga separazione. I famigliari, al contrario, non soffrivano mai il senso del distacco, per essi infatti passava ben poco tempo prima del ricongiungimento. Dopo le prime esperienze, i viaggiatori e i loro cari sâerano abituati alle conseguenze di tali anacronismi, fra i quali lâinvecchiamento di chi era partito, sia pure non evidentissimo in quanto anche per questo motivo, oltre che per lo stress che comportavano, le missioni non potevano superare il tempo massimo di tre mesi. A differenza di quanto previsto dallâEinstein per i semplici viaggi spaziali a velocità prossima a quella della luce, per cui lâastronauta sarebbe rimasto giovane e gli abitanti della Terra sarebbero invecchiati, le spedizioni con balzi temporali non influivano sullâetà del cronoastronauta, egli subiva solo lâazione invecchiante naturale dovuta al trascorrere dei mesi durante i soggiorni su altri pianeti e, per i cronoviaggi, sulla Terra del passato.
Le comunicazioni dal e col nostro pianeta erano rimaste interrotte fin dal balzo della nave 22 verso il pianeta alieno, avvenuto per ragioni di sicurezza, secondo i regolamenti, dalla distanza dâun milione di chilometri dallâorbita lunare: le trasmissioni radio e televisive erano del tutto inutili perché, viaggiandole le onde a una velocità appena tendente a quella lentissima della luce, sarebbero giunte a destino dopo gran tempo: sul pianeta 2A Centauri sarebbero arrivate dalla Terra allâincirca 4,36 anni più tardi,27 quando ormai gli esploratori sarebbero ripartiti da un pezzo. Era sempre così nei viaggi spaziali e, ovviamente, a causa dello sfasamento cronologico, pure in quelli nel tempo: i cronoastronauti restavano del tutto isolati, i soli âcollegamentiâ, volendo chiamarli così, erano quelli detti âcongelatiâ, si trattava cioè di tutte le informazioni relative alla Terra, dalle storiche più antiche alle recentissime, tratte dagli elaboratori elettronici pubblici del mondo e racchiuse, fino a un momento prima di partire, nelle memorie dei computer di bordo e, per certi dati, pure in quelli individuali dei membri dell'equipaggio e dei ricercatori: anche tali elaboratori personali, nonostante l'estrema piccolezza, erano potentissimi, con capacità di memoria e prestazioni inimmaginabili al tempo dei primi goffi personal del XX secolo e degli stessi PC dei primi decenni 2000.
Non appena entrati in orbita, la comandante Ferraris aveva ordinato dâaprire il contatto con lâastroporto di Roma, nel quale i ricercatori e il personale in franchigia sâaccingevano a sbarcare.
Shock!
Anche se la rigorosa disciplina di bordo aveva impedito allâequipaggio dâesprimere emozioni, la situazione era apparsa di colpo oltremodo allarmante: le comunicazioni da terra erano giunte in tedesco! Eppure la lingua universale, da tanto tempo ormai, era lâinglese internazionale, anche se gli altri idiomi, fra cui la lingua di Goethe e di Hitler, non erano defunti e, fra intimi, li si parlava ancora, così come un tempo era stato per i dialetti.
Come lâequipaggio e gli studiosi della 22 avrebbero meglio capito di lì a poco, alcunché di storicamente terribile era accaduto e li aspettava giù a terra, qualcosa che stava per sconvolgere le loro attese contente e che già aveva annullato, come se mai ci fosse stata, quella buona vita di cui, per ottantâanni, avevano goduto lâEuropa e molti altri Paesi, e alla quale anche il resto della Terra era ormai prossimo grazie a un patto fra tutti gli Stati del mondo, stipulato nel 2120, che aveva portato, sull'esempio di precedenti casi storici zonali,28 a un mercato internazionale interamente senza dogane, considerato da tutti un primo abbozzo di unione politica mondiale: sullâesperienza storica non sâintendeva creare, come seconda fase, una moneta unica senzâaver prima unito il mondo politicamente e costituito, parallelamente, un istituto dâemissione centrale globale dotato di pieni poteri monetari; era stata infatti appresa lâamara lezione dellâEuropa dei primi anni 2000 in cui lâeuro aveva preceduto lâunione politica con gravi danni per molti Stati aderenti, bisognosi a un certo punto di maggior moneta senza che potesse venir loro in soccorso un autonomo Istituto dâemissione europeo, situazione per la quale lâunione stessa aveva rischiato, per un certo tempo, di sfasciarsi, fino a quando non era prevalsa, alla buonâora, la ragione ed era sorta la Confederazione29 politica europea con la propria Banca Centrale dâemissione. Peraltro la storia della Terra era stata particolarmente sofferta già dapprima della crisi europea, della sua conclusione e del prospero e pacifico ottantennio che ne era seguìto: nel â900 il mondo era passato per due guerre mondiali tremende, con decine di milioni di morti, e attraverso diversi conflitti locali, e una volta vinta la belva nazifascista, era transitata drammaticamente per la cosiddetta guerra fredda fra Occidente e Unione Sovietica; poi la Storia era passata, quasi ovunque nel mondo, per la liberatoria morte dell'altra dittatura politica, il comunismo; però, sâera pure scontrata col capitalismo esasperato e il concomitante tracollo della spiritualità . Finalmente, dalla metà del XXI secolo câera stata la risalita conclusa con la conquista dâuna condizione pacifica e prospera nemmeno immaginabile nei secoli precedenti.
Tale condizione benigna era svanita ed era in atto unâAlter Storia. Vigeva egualmente la pace mondiale, ma illiberale, basata, come ignoravano per il momento glâimbarcati sul sigaro 22, sopra una seconda guerra mondiale alternativa, combattuta con bombe disgregatrici e vinta dalla Germania nazista: si trattava d'una pace che, parafrasando un antico detto latino,30 in realtà era solo un deserto dellâanima, che aveva comportato la scomparsa d'intere etnie, definite razze come quelle dei cani: lâebraica dapprima, annientata, e poi la nera africana ridotta interamente in schiavitù e messa al lavoro in modo talmente disumano da provocarne la quasi estinzione. Solo i popoli delle cosiddette ârazza giallaâ e ârazza arabaâ erano stati rispettati, in quanto pseudo studi antropologici avevano dichiarato trattarsi di parallele genti derivate da una divisione evolutiva della stirpe indo-ariana, avvenuta duecentomila anni prima; in realtà i motivi erano stati pratici: da una parte non sarebbe stato quasi certamente possibile, alla relativamente poco numerosa ârazzaâ ariana che aveva conquistato il mondo, sterminare del tutto lâenorme popolazione di pelle gialla; dallâaltra, nel â900 gli arabi erano stati, come i nazisti, strenui avversari degli ebrei, anzi erano stati alleati della Germania nella guerra di spie degli anni â30, e questo aveva loro guadagnato la magnanimità di Hitler, anche se sarebbe stato assai difficile per gli antropologi nazisti giustificare la discriminazione, avendo gli ebrei e gli arabi la stessa origine semita.
I consumati addetti alle comunicazioni della nave 22, senza scomporsi sebbene, come tutti, con lâanimo in tumulto, e senza bisogno di riceverne lâordine dalla comandante avevano inserito, prima dâesprimere una sola parola, uno dei traduttori automatici di bordo, châerano operanti in entrambe le direzioni, e con la scusa che le parole non erano arrivate chiaramente, avevano chiesto suo tramite di ripetere. La comunicazione da Roma era giunta di nuovo, espressa in inglese internazionale attraverso il computer traslatore: si trattava di ordinarie disposizioni di servizio da parte degli addetti al traffico astro portuale. Erano state eseguite dalla cronoastronave alla lettera; ma se la disciplina del personale di bordo, appresa nelle accademie per ufficiali o per sottufficiali del Corpo Astronautico, aveva evitato intoppi e forse guai, i cuori di tutti restavano in burrasca.
La comandante aveva fatto riprendere, dalle videocamere del sigaro 22, immagini ravvicinate della Terra lungo lâorbita su cui il vascello rivoluzionava, evitando di lanciare satelliti esploratori su altre orbite per non insospettire qualcuno a terra, ché il fatto non sarebbe stato conforme alla prassi di rientro.
Dopo aver riflettuto ed essersi consultata col primo ufficiale capitano Marius Blanchin, un parigino trentenne alto un metro e novanta, magro, di pelo rosso e occhi verdi ereditati dalla madre irlandese, Margherita aveva deciso di scendere personalmente allâastroporto per unâispezione diretta, nell'intento di comprendere un poâ meglio la situazione prima dâassumere altre iniziative. Poiché non conosceva il tedesco, pur avendo un traduttore inserito nel proprio micropersonal aveva chiesto a Valerio Faro d'accompagnarla, dato ch'egli comprendeva e parlava quella lingua fluentemente avendola studiata a fondo, a suo tempo, per la sua tesi di laurea in Storia delle Dottrine Economiche e Sociali incentrata su opere del tedesco Karl Marx, e avendola usata per successive ricerche storiche: Margherita riteneva a ragione che, nel caso fosse stato necessario esprimersi in tedesco faccia a faccia con qualcuno, sarebbe stato opportuno che un buon conoscitore della lingua parlasse direttamente, senza tramiti strumentali, così da ridurre il rischio dâessere scoperti.
Intanto, usando uno dei traduttori automatici di bordo, la comandante aveva chiesto in tedesco a Roma lâautorizzazione a prendere terra con un disco-navetta. Era stata concessa senza difficoltà . In Margherita s'era rafforzata l'idea, che già lâaveva toccata constatando che non erano venuti intoppi da terra, che la loro missione fosse stata tranquillamente a conoscenza del Comando dellâastroporto.
Un certo Paul Ricoeur, soldato del plotone di fanteria dâAstromarina châera dislocato sulla nave con compiti di protezione, aveva preso posto sul disco assieme alla comandante, a Valerio Faro e alla sergente pilota Jolanda Castro Rabal. Ciascuno dei quattro aveva con sé un paralizzatore individuale.
Giunti a terra avevano visto, gelando, che sullâasta svettante sulla torre dellâastroporto di Roma campeggiava la bandiera della Germania nazista invece del solito stendardo turchino con stelle dorate disposte in cerchio degli Stati Confederati dâEuropa.
La comandante aveva ordinato alla pilota: âJolanda, rimani nel disco, stai in preaccensione e sii pronta a decollareâ, quindi era sbarcata cogli altri. Erano entrati nellâedificio dellâastroporto. Qui il trio aveva potuto incrociare diversi simboli nazisti; tra lâaltro sâera imbattuto in un gran bassorilievo commemorativo esaltante 'Adolf Hitler I, Duce e Imperatore della Terra e Conquistatore della Luna'; e udendo le persone incontrate parlare tra loro in tedesco e vedendo alcune di esse salutarsi, come nel III Reich, col braccio teso, i tre avevano verificato senza possibilità di dubbio di trovarsi in una società politicamente diversissima dalla loro, in cui non aveva luogo la vivida democrazia che avevano lasciato alla loro partenza, ma era il nazismo a dominare.
Mentre il gruppetto tornava sui propri passi, Margherita aveva sussurrato, esitante, ai due compagni: âPotrebbe trattarsi dâun guaio scatenato da noi stessi per un malfunzionamento del congegno Cronosâ.
Non appena a bordo della navetta, aveva ordinato alla pilota il ritorno sulla nave.
Nei pochi minuti necessari a raggiungere il vascello, il pensiero di tutti era andato alle rispettive famiglie; sâerano chiesti se i loro cari li avrebbero riconosciuti e se, addirittura, in questo mondo essi ci fossero: Margherita aveva lasciato sulla nostra Terra padre, madre e la sorella più giovane, anchâella ingegnere ma civile e titolare di studio professionale, Valerio la mamma, un fratello coniugato e due nipotini; la pilota il marito; il soldato la moglie e una bambina.
Di sicuro câera soltanto che quel disordine temporale non aveva avuto effetto su equipaggio e passeggeri della cronoastronave, per cui nessuno sâera ritrovato inglobato, forsâanche psicologicamente, nella nuova società nazista.
La comandante si riprometteva di raccogliere, non appena a bordo, notizie su questa nuova sconosciuta Alter Terra collegandosi, tramite uno dei computer principali della nave, a un archivio storico: con cautela, tuttavia.
Al momento dâuscire dal disco nellâastrorimessa Valerio Faro le aveva detto: âCi ho riflettuto, Margherita, e forse tu ti sbagli: il guaio può essere dipeso non dalla nostra nave al rientro, ma da un sigaro in esplorazione nel passato; e forse è proprio in grazia della gran lontananza dalla Terra della nostra 22 durante il mutamento storico che non ne siamo stati influenzati.
âHmmâ¦â aveva preso a considerare lei in un mugugno.
Aveva ripreso lui: âMargherita, nonostante le gran cautele che la legge impone per i viaggi nel passato della Terra, la certezza assoluta che non ne sia modificato il futuro non può esistere. Che ne dici? Non è forse possibile che il danno sia venuto dal sigaro 9? Ricordi, no? che solo un paio di giorni prima che noi prendessimo il volo per 2A Centauri era balzato nellâItalia del 1933, con lâéquipe storica del professor Monti?â
âForse hai ragioneâ.
Effettivamente, anche se, fin ad allora, mai nessuna missione storica aveva interferito con le vicende della Terra avendo ognuna rispettato sempre gli ordini governativi di non ingerenza, tuttavia un incidente non era del tutto impossibile, tantâè vero che, come la Storia ricordava, proprio la prima cronospedizione storica aveva rischiato un guaio temporale: un suo disco, mentre nell'anno 1947 si trovava in esplorazione a bassa quota sul New Mexico, era stato avvistato e segnalato da una formazione di bombardieri dellâUSAF e lesionato, poco dopo, da un colpo di contraerea dellâaviazione militare esplosogli vicino. La navetta, pur se danneggiata, era riuscita ad atterrare in una località desertica presso Roswell e i quattro occupanti erano stati prontamente imbarcati da un altro disco e posti in salvo. Nessun sconvolgimento temporale era successo solo grazie a un particolare dispositivo di cui erano dotate tutte le navette e châera stato messo in funzione dal pilota prima dâabbandonare il mezzo: un congegno che aveva fuso ogni parte utile a eventuali lavori di retroingegneria, per cui il rottame recuperato non aveva potuto servire alle Forze armate degli Stati Uniti.
Era noto dâaltronde che la cronoastronave 9 non era più recentissima, come denunciava il suo basso numero di serie, per cui non erano inverosimili improvvisi guasti, nonostante i costanti lavori di manutenzione.
Così come supponeva il Faro, secondo gli ufficiali ingegneri della 22 la nave e i suoi esseri umani non erano stati toccati dalla svolta nel tempo â come l'aveva chiamata Margherita â perché il sigaro sâera ritrovato al di là dello spazio-tempo attorno a 2A Centauri; e ciò li faceva supporre, sempre come aveva pensato Valerio, che il disordine temporale non fosse stato causato dal sigaro ma da un'altra crononave che, in epoca precedente il 2133, avesse accidentalmente modificato il futuro a causa dâun qualche infortunio.