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Carovana
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Quando si rialzò, vide che l’uomo lo stava affrontando in posizione raccolta, pronto ad attaccarlo. Si studiarono per un lungo momento, poi l’uomo attaccò. Peter provò a imitare un torero, spostandosi di lato, cercando di schivare la carica e parare il colpo, ma ci riuscì solo parzialmente. Il coltello dell’altro gli lacerò la camicia e gli graffiò le costole sul lato sinistro. Peter si voltò e indietreggiò di nuovo.

L’altro, percependo la possibilità di ucciderlo, attaccò ancora. Percorse solo metà della strada che lo separava da Peter, però, prima di urlare e cadere in avanti. Un coltello a serramanico era piantato nel suo collo.

Peter si guardò intorno, osservando il campo di battaglia. Sette corpi erano sparsi sul terreno la maggior parte di loro vivi ma feriti gravemente. I restanti due membri della banda erano in fuga lungo la strada. Nel mezzo di questo disastro, il nero ammirava con calma la sua opera. Sembrava illeso. Sorrise a Peter, si avvicinò ed estrasse il coltello dalla gola della sua ultima vittima, lo pulì sulla camicia dell’uomo, lo piegò e lo ripose nella tasca. Poi si diresse verso la moto, pronto a partire.

“Ehi,” disse Peter, “non ti sembra il caso di ringraziarmi?”

L'altro si voltò. “Ringraziarti? Per cosa? Per aver fatto qualcosa che avrebbe fatto chiunque con un minimo di palle?”

“Qui non parliamo di chiunque, ma di me, e sto sanguinando.”

Il nero si avvicinò con calma, prese rudemente il braccio ferito di Peter e lo esaminò. “Calma, amico, è solo una ferita superficiale. Guarirà, a meno che non si infetti.” Si fermò, come se gli fosse venuta in mente un’idea. “Vivi da queste parti?”

Peter scosse la testa.

“Ah, uno stoner, vero?” Peter odiava quell’espressione. Da quando era iniziato il Collasso, molte persone avevano lasciato le loro case e iniziato a vagabondare, cercando un posto migliore di quello che avevano lasciato. Si credeva che il termine “stoner” fosse nato perché queste persone erano descritte come “rolling stones,” ma Peter aveva più di qualche sospetto che la parola derivasse da un gioco sul suo nome.

“Senti,” continuò l’uomo, “ti piacerebbe stabilirti in un posto tranquillo, dove non ci sono pericoli di carestie e tutti lavorano assieme?”

Peter lo guardò attentamente. “Certo, chi non lo vorrebbe? Solo che dove si trova un posto come questo? Nel tuo cortile?”

“Non fare lo spiritoso, amico, ti ho fatto una domanda ragionevole.”

“E io ho risposto di sì.”

“Come ti chiami?”

“Peter Smith.” Ormai le bugie gli venivano da sole.

Il nero gli tese la mano. “Kudjo Wilson.” Si batterono il cinque invece di stringersele. “Ascolta, se realmente vuoi qualcosa di meglio di tutto questo,” e indicò il parco pieno di auto sfasciate, “Penso tu faresti bene a fare una chiacchierata col mio capo.”

Peter alzò le spalle. “Non penso possa farmi male. Dov’è?”

“Oh, è a poche miglia da qui. Se vuoi, puoi salire qui dietro e ti porterò subito da lui.”

Peter scosse il capo. “Mi dispiace, ma ho una bicicletta e preferirei non lasciarla qui—e non possiamo trasportarla facilmente con noi su quella moto.”

“Hai ragione.” Il nero pensò per un attimo. “Ti dico che cosa faremo. Andrò avanti e gli parlerò di te. Passerà comunque di qui, o molto vicino. Perché non ci aspetti lungo la superstrada, quella laggiù.” Indicò un punto a est. “È a un paio di isolati in quella direzione. Aspettaci prima del ponte del cavalcavia sulla corsia verso sud. Hai un orologio?”

Peter scosse di nuovo la testa. “Mi è stato rubato un mese e mezzo fa.”

“In ogni caso, sarà qui in un paio d’ore. Sarà dopo il tramonto, se questo non ti crea problemi.”

“Veramente.….” cominciò Peter.

“Fatti trovare lì,” lo avvisò. Mise in moto la motocicletta. “Noi non aspetteremo.” E se ne andò.

Tenendosi il braccio sinistro dolorante, Peter tornò alla sua bicicletta. Dopo la lotta con quei tipi, la missione, alla fine, poteva non essere il miglior posto dove passare la notte, avrebbero potuto tornare con i loro amici per cercare di vendicarsi. Il suo stomaco si stava lamentando perché non aveva mangiato nulla da colazione, ma era meglio restare vivi piuttosto che sperare in un po’ di cibo gratis ed essere poi ucciso nel sonno.

Pedalò verso est lungo il San Fernando Mission Boulevard e, alla fine, arrivò al cavalcavia di cui gli aveva parlato Kudjo Wilson. Il sole era appena tramontato e il cielo stava diventando minacciosamente buio. Si fermò sotto il ponte e lo guardò. Avrebbe dovuto fidarsi di quello che gli aveva detto il nero? Aveva smesso da tempo di credere alle favole, e quella storia sembrava sospettosamente troppo simile a un moderno El Dorado. Un posto di pace e ricchezza era molto difficile da trovare e un invito ad andarci non poteva capitargli così fortunosamente. Inoltre, come poteva un nero avere le chiavi di Utopia? Non aveva senso. Se esisteva un posto del genere, che ci stava facendo Kudjo Wilson qui?

Ma, dopo tutto, cosa aveva da perdere? Se fosse stata un’imboscata cosa avrebbero potuto rubargli al di là della sua bicicletta, di una coperta e del denaro praticamente senza valore? Sarebbe stato un bottino troppo misero per una trappola studiata in modo così elaborato. Inoltre, Wilson avrebbe potuto rubargli tutto lì sul posto se solo avesse voluto farlo. L’intera faccenda era molto sconcertante.

Peter spinse la bici sulla rampa e la appoggiò sulla spalletta del ponte.

Si sedette lì al buio, ad aspettare. Il traffico sulla superstrada era praticamente inesistente a causa della mancanza di benzina —solo due auto nell’arco di un’ora, ed erano sfrecciate sulla corsia di sorpasso senza neppure rallentare. Si chiese se le persone che attendeva fossero passate senza vederlo, o se sarebbero mai arrivate. L’intera faccenda poteva semplicemente essere uno scherzo elaborato e incomprensibile.

Sei un vero idiota, si disse duramente. Credere alle storie sull’Isola che non c’è alla tua età. Probabilmente compreresti il Golden Gate se qualcuno te lo offrisse ora. Nonostante tutto rimase, anche perché non aveva nessun altro posto dove andare.

Dopo quella che poteva essere un’altra ora, vide alcuni fari avvicinarsi da nord. Stavano viaggiando molto più lentamente rispetto alle auto passate in precedenza, e quando si avvicinarono Peter fu in grado di vedere una fila di auto una dietro l’altra, come in una processione. Il veicolo di testa si fermò prima di arrivare al ponte e accostò sul ciglio della strada. Le altre che lo seguivano fecero lo stesso.

Un riflettore dal tetto del veicolo puntò su Peter, accecandolo col suo bagliore. “Signor Smith?” gridò una voce sconosciuta.

“Sì,” rispose.

“Salga, speravamo fosse qui. Vorrebbe qualcosa da mangiare?”

CAPITOLO 2

“Il servizio di posta prioritaria è diventato il peggiore che si ricordi,” riporta il Wall Street Journal. Un esempio ci è fornito da quanto è accaduto il mese scorso nella contea di Prince George in Maryland dove è scomparso un sacco postale, causando molti problemi a un buon numero di residenti. La signora Ernest Drumheller, residente a Clinton, Maryland, afferma che al ritorno da una vacanza ha scoperto che il suo telefono era stato staccato a causa del fatto che il suo assegno per il pagamento della bolletta non era arrivato alla compagnia telefonica. Questo le è costato dieci dollari per la riattivazione della linea. Parecchi clienti della People National Bank di Clinton hanno bloccato i pagamenti legati agli assegni che temevano fossero contenuti nel sacco scomparso.

Los Angeles Times

Mercoledì 11 Settembre 1974

* * *

La Comunicazione è uno dei Tre Pilastri di qualsiasi civiltà. Le persone e le organizzazioni possono interagire solo nella misura in cui riescono a comunicare tra loro. Poca o nessuna comunicazione implica sospetto, odio e conflitto. Quando la comunicazione cresce e migliora, quello che è sconosciuto fa meno paura, e un’interazione pacifica diventa maggiormente possibile.

Al tempo dei Greci l’unità politica gestibile era la città-stato e la sua dimensione era stabilita da quanto un uomo riuscisse a camminare in una giornata. Questo assicurava che chiunque fosse, al massimo, a un giorno di distanza dagli avvenimenti in corso. Le città-stato confinanti, con le quali le comunicazioni erano molto meno frequenti e meno aggiornate, erano trattate con diffidenza.

Le comunicazioni oggi sono praticamente istantanee in qualsiasi parte del mondo. Questo ci ha permesso di sviluppare una civiltà globale. Nel costruire questa rete in modo così veloce, però, possiamo esserci spinti troppo avanti. Come un elastico tirato oltre il suo punto di rottura, lo scatto all’indietro sarà brusco e doloroso.

Peter Stone

Il Collasso del Mondo

* * *

Quando Peter si avvicinò al primo veicolo, rimase sbalordito nel vedere che si trattava di un furgone blindato, del tipo usato per trasportare denaro alle banche e ai negozi. Era lì tozzo e minaccioso, la sua grigia forma squadrata pochi metri di fronte a lui. Il raggio del riflettore montato sul tetto gli faceva bruciare gli occhi, ormai abituati al buio. Peter, però, era comunque in grado di capire che anche il secondo veicolo del convoglio era blindato. Le altre vetture dietro di loro erano solo sagome indistinte nell'ombra, Peter non riusciva a capire quante fossero e che aspetto avessero.

Una figura snella scese dal secondo furgone e venne verso di lui mentre si trovava vicino alla porta del primo. Era Kudjo Wilson. “Sono contento che tu ce l'abbia fatta,” disse, aprendogli lo sportello sul lato del passeggero della cabina del furgone. “Permettimi di fare le presentazioni.”

Infilò la testa nella cabina. “Honon, questo è il mio uomo, Peter. Peter ti presento l'onorevole, l'illustre, l'inestimabile Israel Baumberg.”

C'era una piccola lampada a pile accesa all'interno della cabina, che mandava luce sufficiente per permettere a Peter di vedere l'uomo che gli era appena stato presentato. Anche da seduto, Israel Baumberg era un uomo possente. Con spalle larghe e braccia robuste. In piedi, doveva raggiungere facilmente il metro e novanta, se non di più. I suoi capelli erano lisci e neri, tagliati corti con un taglio che sembrava quasi fatto con una scodella. Il suo volto era segnato e provato dalle intemperie, e sembrava quasi fatto da pelle finemente conciata più che da carne. Era difficile capire il colore della pelle con quella debole luce, ma dalle caratteristiche dei lineamenti Peter fu portato a pensare che quell'uomo fosse di carnagione scura. Un fucile automatico e una mitragliatrice erano appoggiati sul sedile accanto a lui.

“Benvenuto nella nostra carovana, Signor Smith. Sali.” Appena Peter entrò, l’altro lo scrutò attraverso la debole luce. “O dovrei dire Signor Stone? É un onore del tutto inaspettato.”

Peter fece una smorfia. Non era felice di essere riconosciuto; troppe persone provavano del risentimento nei suoi confronti. Salì comunque in cabina e si sedette sul sedile del passeggero.

“Vediamo il tuo braccio,” proseguì il gigante. “Kudjo mi ha detto che sei stato ferito.” Esaminò delicatamente la ferita. “Bene, non sembra nulla di grave, ma non vogliamo avere brutte sorprese lungo la strada così è meglio farla curare. Kudjo, potresti andare a vedere se Sarah è libera? E già che ci sei, controlla a che punto sono con la sua cena.”

“Sì badrone,” scherzò Kudjo facendo la parodia dei neri ossequiosi e servili di una volta. Poi si avviò lungo la fila di auto per eseguire gli ordini.

“Buon uomo, quel Kudjo. Sei stato fortunato a incontrarlo. Era un poliziotto in incognito della narcotici presso la polizia di St. Louis. Non potrebbero sceglierli meglio. Per quanto riguarda me, prima che tu cominci a fare domande, mio padre era ebreo e mia madre indiana, e io preferisco usare il mio nome pellerossa, Honon, che significa ‘orso.’ Questo è sufficiente per quanto riguarda me. Qualche domanda?”

“Sì, cos'è tutto questo?”

“Questo, ” Honon fece un gesto con le mani per comprendere tutto quello che stava dietro il camion, “è una carovana che io e Kudjo stiamo guidando. Stiamo andando da qui a lì.”

“So dov'è qui, ma dove si trova “lì”?”

“È una lunga storia, che ti racconterò tra poco. Questa volta siamo partiti da San Francisco, e abbiamo percorso tutta la strada lungo la costa della California. Sei stato molto fortunato a incontrarci. Stavamo percorrendo la strada 101 e avremmo evitato del tutto questa zona se un terremoto non avesse distrutto la strada appena a sud di Ventura. Abbiamo dovuto tornare indietro lungo la 138 e attraversare Santa Paula fino all’interstatale 5, che è quella su cui ci troviamo proprio ora. Probabilmente ci accamperemo qui per la notte e ci metteremo in viaggio domani.”

A questo punto una donna fece capolino nel vano della porta aperta sul lato del passeggero. Sembrava avere sui quarant'anno, con capelli biondo-cenere e un volto leggermente grassoccio. “Ho sentito che c'è qualcuno che ha bisogno di un'occhiata,” disse a Honon.

“Esatto. Peter, questa è la dottoressa Sarah Finkelstein, che si prende cura di tutti i nostri malanni lungo questo viaggio. Sarah, vorrei presentarti il famosissimo Peter Stone.”

Peter sussultò di nuovo alla presentazione. La dottoressa lo squadrò con aria critica. “Bene, bene, bene. L'Uomo Che Aveva Ragione. É di una qualche consolazione?”

“Non lo è mai stato.”

“Immagino di no. Beh, vediamo che è successo?” Esaminò la ferita, emettendo tra sé qualche suono gutturale. “Hai fatto l'antitetanica recentemente?” chiese.

“Non la faccio da anni.”

“Era una domanda stupida, lo so, ma le vecchie abitudini sono dure a morire. Non ne avrai una neanche da me; ho terminato i vaccini. Non sembra comunque molto grave. La disinfetterò e la fascerò. Sarai un po' indolenzito, ma te la caverai. Per quanto riguarda la mia prossima domanda, ti sembrerà un po' personale ma è necessaria. Hai qualche malattia venerea?”

Peter rimase stupito per la sua schiettezza, ma rispose negativamente. “Bene,” disse lei. “Dobbiamo cercare di mantenere puri la nostra stirpe di procreatori.” Senza ulteriori spiegazioni, tornò a lavorare con calma ed efficienza sul suo braccio, poi lasciò soli Peter e Honon.

“Prima che io cominci con tutta la storia,” disse Honon, “ci sono un paio di fatti che servono come preambolo. Tu conosci, senza dubbio, gli sviluppi nel campo della criogenetica e della coscienza sospesa.”

Peter annuì. “Ne ho parlato nel mio libro.”

“Sì, è vero, scusami, me n'ero scordato; è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che l’ho riletto. Per quel che ricordo, non ne avevi parlato molto bene.”

“Erano sforzi inutili, una vana ricerca di immortalità. Che vantaggi possono esserci nel congelare qualcuno per poi risvegliarlo dopo cinquant'anni, quando tutti gli indicatori dimostravano che il mondo a quel punto avrebbe avuto molti problemi anche a far sopravviver le poche persone rimaste? Qualcuno proveniente dal passato sarebbe totalmente impotente in un nuovo mondo devastato dalle carestie, la siccità, la guerra e le malattie. Il denaro e le energie spese per quel tipo di ricerche avrebbero potuto essere usati in modo migliore in qualche altro campo.”

“Forse,” disse Honon, “ma potrebbero esserci stati alcuni sviluppi che non avevi previsto.”

“Tipo?”

“Non così veloce. Hai mai sentito parlare di una stella chiamata Epsilon Eridani?”

“Temo che l'astronomia non sia mai stata il mio campo.”

“Neanche il mio. Per fortuna, però, c’erano alcune persone che si sono interessate all’argomento. Un paio d'anni fa, prima che il programma spaziale saltasse completamente, queste persone condussero un esperimento su quello che chiamarono parallasse satellitare (non chiedermi di spiegartelo, non ne sono capace) e trovarono che Epsilon Eridani aveva una serie intera di pianeti, proprio come il nostro sole. Era una scoperta interessante, ma il mondo aveva problemi ben più importanti e pochi ci fecero caso.

“Più o meno nello stesso periodo, un uomo scrisse un libro, Era un gran libro, un libro potente e autorevole che spaventò molte persone. Parlava della fine della Civiltà e del ritorno all'epoca dei barbari a causa della sovrappopolazione, dell’esaurimento delle materie prime e di un crollo generale delle forze coesive. Molte persone si arrabbiarono perché era un fatto che avevano paura di affrontare—“

“Dillo a me,” mormorò Peter.

“—ma alcuni in realtà cominciarono a pensarci. Le affermazioni dell'autore erano indiscutibili, ma queste persone non volevano ancora rassegnarsi a vedere la fine della Civiltà. Così cominciarono a pensare alle possibili alternative.”

“Io ho fatto lo stesso, e sono stato odiato per questo. Certo, i miei suggerimenti erano drastici, ma c'era da affrontare una situazione di crisi. I miei piani avrebbero potuto non funzionare, ma non potevano essere tanto peggiori dell’inferno in cui ci troviamo ora.”

Honon si strinse nelle spalle. “Chi può dirlo? In ogni caso, queste persone videro il risentimento contro di te, e decisero di lavorare in segreto. Tra queste persone ce n'erano alcune con molto potere, alcune con molto denaro, e altre con entrambi.”

“Questo aiuta sempre.”

“Così costruirono un’astronave—”

Peter rimase senza fiato. “Ehi, aspetta un attimo. Penso di aver perso un passaggio. Cos'è questa storia dell’astronave?”

“Pensaci; usa quella tua mente acuta. Se la Terra è esaurita, allora la Civiltà farebbe meglio a cercare una possibilità da qualche altra parte se vuole sopravvivere ed evolversi di nuovo, giusto? Dove si trova questo altrove? Sicuramente nessun altro pianeta del nostro sistema solare è in grado di ospitare una colonia senza il sostegno di un enorme sforzo tecnologico. Questo ci lascia solo le stelle e, in particolare, Epsilon Eridani.”

Peter stava per dire qualcosa quando una ragazzina bussò alla porta del furgone. Aveva i capelli neri e non più di otto o nove anni. “Signor Honon,” disse, “Ho portato la cena per lei e l'altro signore.”

“Grazie, Mary.” Honon si sporse dal finestrino e prese due ciotole. “Attento,” disse a Peter, porgendogliene una. “Sono bollenti.” La ragazzina li lasciò per tornare da dove era venuta.

Il liquido nelle ciotole aveva una consistenza tra la zuppa e lo stufato. C'erano patate, piselli, fagioli, carote, germogli di soia e anche piccoli pezzi di pollo—praticamente un banchetto secondo gli standard del momento. Lo stomaco stava urlando a Peter che non aveva mangiato nulla dalla misera colazione del mattino. Accettò il cucchiaio offertogli da Honon e mise in bocca un po' dell'intruglio, gustando la combinazione di sapori. “Ti tratti piuttosto bene,” commentò.

‘Grazie. Come ti ho detto, stiamo cercando di tenere viva la Civiltà, e uno dei suoi aspetti più gustosi è la buona cucina. Facciamo il possibile mentre viaggiamo, ma anche questo è ben lontano da essere un pasto bilanciato.”

“Ci sono persone che ucciderebbero per un pasto come questo.”

Honon sospirò. “Sì. Lo so. Ci sono già stati un paio di tentativi, ed è per questo che preferiamo usare mezzi blindati per aprire il convoglio. Viaggiare di questi tempi non è una cosa da prendere alla leggera.”

I due uomini mangiarono in silenzio per un po', consapevoli che il loro pasto era letteralmente un tesoro in quel mondo ormai esaurito. Peter terminò per primo e si appoggiò soddisfatto contro lo schienale.

“Grazie mille. Non mangiavo così bene da settimane.”

“Ne vorresti ancora? Potrei chiedere un bis.”

“Non voglio intaccare le vostre scorte—”

“Siamo a posto per un po'. Il retro del secondo camion è pieno zeppo di alimenti liofilizzati.”

Peter fu molto tentato ma decise di trattenersi. “Non voglio abituarmi troppo alla bella vita,” disse. “Le cose possono cambiare da un momento all’altro.”

Honon annuì. “Questo è vero, ma non mi impedisce di vivere bene finché posso. Ho imparato quando conducevo una mandria che si sopravvive nei tempi bui e ci si diverte nei tempi buoni.”

“Eri un mandriano, allora?”

“Ho fatto un po' di tutto nel corso della mia vita. Taglialegna, camionista, guardia forestale, bracciante agricolo, falegname, lavapiatti—mi piace cambiare e far sempre qualcosa di nuovo.”

“E ora sei un capo carovana.”

“Già. Per come la penso io, bisogna sempre muoversi verso qualcosa. Viaggiare non è sufficiente; si deve avere una meta in mente.”

“E il tuo obiettivo sono le stelle?”

“Non immediatamente. Prima devo portare questo gruppo al Monastero.”

“A che cosa?”

“É così che chiamiamo la nostra piccola colonia. Visto che erano stati i monasteri a tener viva la conoscenza durante i primi anni bui del Medio Evo, abbiamo pensato di chiamare così la nostra base in loro onore. Non c'è nessun significato religioso, te lo assicuro; siamo tutti piuttosto tolleranti. É già abbastanza difficile sopravvivere al giorno d'oggi, senza bisogno di tirar fuori vecchi pregiudizi.”

“Questo non sembra fermare molta gente. Il fanatismo sembra aver raggiunto il suo apice,” disse Peter con amarezza.

Honon si strinse nelle spalle. “Non mi interessa molto se si uccidono tra loro. Per come la vedo io, si può migliorare la razza solo eliminando i fanatici dal patrimonio genetico.”

“Dove si trova questo vostro Monastero?”

“Oh, è laggiù da qualche parte.” Honon indicò con la mano un punto molto vago verso oriente. “Non posso essere più preciso, temo. É un segreto, e per molte buone ragioni. Viviamo troppo bene perché questo possa andare a genio alla maggior parte delle persone che vivono all'esterno. Se sapessero dove ci troviamo, arriverebbero e ci distruggerebbero. Ecco perché non posso dire alle persone della carovana dove stiamo andando esattamente. Nel caso decidessero di lasciarci o si separassero da noi, non sarebbero in grado di dirlo a nessun altro.”

“Ma se state progettando una colonia interstellare, dovete avere parecchie persone—”

“Quasi cinquemila, secondo l'ultima stima.”

Peter fischiò. “Ma è impossibile nascondere così tante persone.”

“Noi ci riusciamo,” sorrise Honon.

“Ma trasportare lontano dalla Terra così tante persone sarà già di per sé un grosso problema. Come pensate di risolverlo?”

“Per prima cosa, non tutti se ne andranno. Alcuni di noi hanno ancora un legame affettivo con questo vecchio mondo, e vorrebbero restare e cercare di ricostruirlo se possibile. Saranno solamente circa tremila che intraprenderanno il viaggio.”

“Ma anche così, il carburante necessario—”

“Nell'ultimo anno o giù di lì il programma spaziale ha avuto uno sviluppo quasi ignorato dalla stampa, che era troppo impegnata a parlare di guerre, carestie e cose simili: la propulsione nucleare che permette di sollevare grandi carichi con poca spesa. Non è stata testata su voli con carico umano, ma gli esperimenti fatti a terra sono molto promettenti.”

“Non voglio fingere di essere un ingegnere spaziale ma ricordo di aver visto una volta un documentario in cui si diceva che ci sarebbero voluti migliaia di anni per muoversi dalla Terra alla stella più vicina. Non puoi pensare che i coloni possano vivere così a lungo, senza contare il fatto che solo il cibo per tremila persone riempirebbe parecchie astronavi.”

“Quelle cifre approssimative, mi è stato detto, si basavano su una velocità costante. La propulsione nucleare, invece, ci dà un'accelerazione costante, un decimillesimo di un ‘gee,’ per essere precisi. So che non sembra molto ma aiuta. Le ultime stime dicono che si potrebbe compiere il viaggio in soli seicento e cinquanta anni.”

“Ma anche così—”

“Ricordi cosa stavamo dicendo prima sulle tecniche di ibernazione? I coloni verranno ibernati prima del decollo e, ad eccezione dell'equipaggio, non si sveglieranno fino all'arrivo nella loro nuova casa. Questo farà risparmiare sul cibo e sullo spazio vitale, visto che non potremo permettercene tanto per poter far muovere così tante persone.”

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