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The House Of Angels
The house of angels
- Ancient soul -
Emmanuelle Rain
Ogni riferimento a persone vive o morte, o a fatti
realmente accaduti, è puramente casuale.
Milioni di creature spirituali si muovono, non viste, sulla Terra, quando siamo svegli come quando dormiamo.
John Milton
Capitolo 1
Anima antica
A Chicago faceva già abbastanza caldo per essere maggio. Certo, caldo era una parola grossa per quella città...
La ragazza dai capelli rossi, sudava leggermente nel suo parka leggero, così si tirò su le maniche anche se attribuiva quell'improvvisa sudorazione più alla situazione che al clima in sé, senza contare che aveva dovuto passare un’ora in metropolitana, per arrivare dal loop di Chicago a Cook county, dove si trovava la meta designata dal suo inaspettato compagno esoterico...
Non era la prima volta che le capitava di entrare in contatto con gli spiriti, ma era di certo la prima volta che qualcuno le chiedeva aiuto...
Fece un bel respiro profondo e si decise a suonare il campanello...
"Ok, ci siamo", le disse la voce nella sua testa...
"Sei sicuro che mi crederanno?".
Non era del tutto convinta di quello che stava per fare...
"Sì, non ti preoccupare".
"È più facile a dirsi che a farsi", sussurrò la ragazza.
"Tu ripeti solo quello che ti ho detto, vedrai che andrà tutto bene", la spronò la voce.
"Ormai sono qui...". Disse la ragazza stringendosi nelle spalle con noncuranza, ostentando una sicurezza che in realtà non aveva.
"Chi è?". Una voce maschile, un po' roca, le rispose al citofono.
"Di' qualcosa", le suggerì la voce che ormai già da un po' di giorni abitava la sua mente.
"Salve... io sono qui per conto di una persona che vuole aiutarvi".
Dall'altro lato solo silenzio...
"Ehi! Chi è che bussa a quest'ora?".
Un altro uomo, dal viso stanco, si avvicinò al monitor, per vedere chi aveva osato disturbare il suo meritato riposo, era ancora troppo presto per una visita di cortesia ,e guardando lo schermo si ritrovò davanti due grandi occhi verdi.
"Ma non è possibile! Guarda i suoi occhi, le anime come la sua sono rare, cosa vorrà da noi? Di solito gli antichi se ne stanno per i fatti loro", disse rivolto all'altro uomo dalla voce roca...
"Comunque già che è venuta fin qui, facciamola entrare e vediamo cosa vuole". Così dicendo, fece scattare la serratura del cancello per permetterle di entrare.
La ragazza s’incamminò su un sentiero mattonato, costeggiato da cespugli di prairie smoke, trillium e genziana, chiedendosi se fosse una buona idea infilarsi in casa di queste persone sconosciute.
"Non preoccuparti", la incoraggiò la voce.
"Sono uomini al servizio del bene, non ti faranno del male e comunque io non lo permetterò".
"E come pensi di fare, per curiosità? Sei solo una vocina tu... ".
"Volendo posso prendere possesso del tuo corpo, questo lo sai".
"No. Questo assolutamente non deve accadere, hai capito?".
La ragazza rabbrividì al solo pensiero.
Arrivata davanti all'enorme casa di mattoni rossicci che si ergeva su tre piani, si fermò un momento e poi salì i tre gradini. Il grande portone d'ingresso si aprì ancor prima di aver posato il dito sul campanello dorato...
"Prego, entra", la invitò l'uomo che le aveva risposto al citofono.
"È permesso?", fece un altro bel respiro, ed entrò.
"Così tu saresti qui per aiutarci?", le chiese l'uomo dal viso stanco, studiando questa ragazza minuta: era vestita in modo sportivo, e portava una giacca verde militare con le maniche arrotolate.
Aveva l’aspetto di una persona risoluta, concreta, ma anche fragile in quella giacca di almeno un paio di misure troppo grande.
"Beh! Se mai quella che ha bisogno di aiuto sei tu, sei un po’ gracilina...", la schernì l'uomo, ridendo.
La ragazza lo guardò, era moro con occhi color ambra, molto alto, ma a lei sembravano tutti alti... così si erse in tutto il suo metro e sessanta e lo guardò dritto in faccia, come per sfidarlo ad aggiungere altro.
"Io sono Magda, e sono qui perché Mori ha delle informazioni per voi".
"Mori è morto".
Fu l'uomo che aveva risposto al citofono, con la sua voce bassa, a parlare. Anche lui molto alto, con capelli castani e occhi verdi, tutti e due vestiti di nero dalla testa a i piedi... sembravano i membri di una qualche organizzazione segreta.
"Lo so che è morto, ed è questo il motivo per il quale posso parlare con lui... e non guardatemi così, non sono mica pazza, anche se sento le vocine nella testa...".
"No, non lo sei".
Il moro la guardò.
"Tu sei un'anima antica, l'ho capito appena ho visto i tuoi occhi".
"E a quanto pare sei anche una conoscitrice degli spiriti".
L'altro, con i capelli castani, era altrettanto serio...
"Cosa? Sapete che non ho capito niente di quello che avete detto, vero? Certo, almeno non mi avete mandata via senza prima avermi ascoltata, ed è già qualcosa".
"Io sono Terence", disse il moro puntandosi un dito contro, poi si rivolse verso l'altro uomo, dagli occhi verdi.
"E lui è Sante", questi le fece un cenno di saluto con la mano.
"Piacere di conoscervi".
Che strana sensazione mi danno questi due...
"Loro sono il bene, fidati", le disse Mori.
"Ora fatti dare una cartina dettagliata della zona".
"Allora! Mi servirebbe una cartina della città, così posso farvi vedere i luoghi in cui Mori ha notato una crescente attività nemica".
"La prendo io".
Alle sue spalle, appoggiati contro un arco che dava presumibilmente nella cucina o in una sala da pranzo, vide un uomo e una donna asiatici alti e magri, dai lunghi capelli neri e occhi a mandorla dello stesso colore.
"Benvenuta Magda, io sono Otohori e lei è Kira".
Magda rimase a fissarli.
"Wow! Siete bellissimi voi due".
Si portò le mani alla bocca, imbarazzata.
Non voleva dirlo ad alta voce, ma le era uscito di bocca senza che se ne rendesse conto.
"Oh! Scusate... però è vero, siete le creature più belle che abbia mai visto... non che voi due siate brutti… ok, lasciamo stare".
La ragazza diventò tutta rossa.
Nella stanza iniziarono tutti a ridere e l'atmosfera si alleggerì.
"Io dovrei andare al lavoro, quindi per favore potreste portarmi la cartina… al più presto?".
Che figuraccia, pensò Magda, e nella sua testa esplose una risata.
"Eccola".
Otohori la aprì sul grande tavolo all'angolo e Magda si avvicinò per vederla.
"Ok. Mori mi ha detto che ci sono tre zone molto frequentate dai vostri nemici, una è a diciassette chilometri da qui, pensa che abbiano una base a Kenwood, l'altra dista più o meno una quindicina di chilometri, nel South side, e secondo lui si stanno riunendo anche a Chinatown, ci sono due tizi, sempre gli stessi, che vanno lì ogni giovedì... eccole qui, qui e qui".
Così dicendo indicò i tre punti sulla cartina.
"Sei sicura?", le chiese Sante.
"Lui sembra sicuro, io personalmente non so nemmeno di cosa stiamo parlando".
"Bene, gli daremo un'occhiata. Ora puoi andare e grazie per avergli creduto".
Otohori le tese la mano e lei si ritrasse, facendo finta di non averla notata.
"Sono io a dover ringraziare voi per avermi ascoltata, altri si sarebbero fatti una bella risata, e mi avrebbero liquidata con qualche scusa".
"Ti capita spesso, Magda?".
La voce della donna era puro cristallo, la cosa più bella che avesse mai visto e sentito.
"Di non essere presa sul serio, intendo".
"Nemmeno troppo spesso, tutto sommato. Non vado in giro a spiattellare le mie capacità da sensitiva... ora devo andare, non posso far tardi al lavoro".
Aprì la borsa e ne estrasse un bigliettino che porse a Terence.
"Questo è il numero del negozio dove lavoro, in caso vi servisse ancora Mori, sembra si sia trasferito in pianta stabile nella mia testa. Ora vado, è stato un piacere conoscervi".
Fece per voltarsi verso l'uscita, quando vide entrare un uomo molto alto, sul metro e novanta, aveva capelli ed occhi scuri, ed era vestito da capo a piedi di nero, proprio come tutti gli altri.
Fu colpita da un ricordo doloroso come un pugno in pieno stomaco, barcollò leggermente guardandolo, senza capire subito il collegamento che c’era tra di loro.
"Stai bene?".
Sante le si avvicinò per aiutarla, ma lei lo fermò, con un gesto della mano.
"Sì... sì, io... sto bene", credo.
"Magda! Sei proprio tu?".
Non può essere! pensò Magda, oddio non può essere uno di quegli uomini…
"Io devo andare, adesso".
Disse uscendo il più in fretta possibile da quella casa.
"Jess?".
Questi si sentì chiamare da uno dei suoi compagni, ma era troppo stordito per prestargli attenzione e corse verso la ragazza dai capelli rossi.
"Magda aspetta".
Lei si fermò a metà del vialetto, non disse niente né si voltò a guardare l'uomo che l'aveva seguita fuori dalla grande casa.
"Aspetta per favore", disse Jess.
"Io... tu stai bene?", le chiese.
Magda si girò verso di lui guardandolo di sfuggita, non riusciva a decifrare la sua espressione. No, non era uno di loro.
"Io ti ho cercata tanto".
L'uomo la guardava con affetto e preoccupazione.
"Tu chi sei?", chiese Magda.
"Quando ti ho visto ho pensato che fossi uno degli uomini che... insomma uno di loro, ma non è così, vero? Non ricordo molto bene ma... non so perché mi sembra di conoscerti. Tu sei quello che mi ha portata via da quella casa?".
Jess si avvicinò alla ragazza allungando un braccio per sfiorarle la guancia, ma lei si spostò all'istante per non permettere quel contatto, e lui ritrasse la mano.
"Scusa, non mi piace essere toccata... ora devo proprio andare, è molto tardi".
Voltandosi s’incamminò verso il cancello, che si aprì subito permettendole di uscire.
"Jess? Torna dentro".
Otohori lo chiamò, ma lui non rispose, né si mosse.
"Dai vieni, sei appena rientrato, e devi riposarti".
Il ragazzo inspirò a fondo e con il capo chino girò sui tacchi ed entrò.
Oltrepassata la grande porta, trovò tutti gli abitanti della casa ad aspettarlo.
Fu Terence a prendere la parola.
"È lei, vero? ".
"Non voglio parlarne".
Jess si avviò verso la grande scalinata di marmo bianco, ma Sante gli si parò davanti.
"È per lei che hai perso le ali?".
"Sentite sono stanco, l'unica cosa che voglio, in questo momento, è fare una bella doccia e una bella dormita, non necessariamente in quest'ordine...".
Detto ciò, salì le scale puntando dritto verso la sua camera.
Non poteva crederci, finalmente l'aveva ritrovata.
Capitolo 2
Ricordi dal passato
Magda iniziò a correre appena il cancello si richiuse alle sue spalle, diretta verso la fermata della metropolitana che l'avrebbe portata al lavoro, il suo adorato lavoro. Tra tutti gli animali del negozio e il volontariato nei rifugi, aveva sempre le giornate piene, e questo era un bene, perché doveva tenere la mente sempre occupata per non cedere ai ricordi, non voleva pensare al passato e faceva di tutto per riuscirci.
Quel giorno però sarebbe stata dura. Arrivata al negozio, salutò il proprietario e si preparò ad affrontare la giornata.
"Ciao Magda, come va?".
Il proprietario del negozio era un uomo sulla cinquantina, con corti capelli biondi e un paio di occhi azzurri, nascosti dietro lenti dalla montatura argentata.
Mark era un bell'uomo e si manteneva bene per la sua età, ma quello che piaceva di più a Magda, oltre al fatto che fosse gay, il che le garantiva una certa tranquillità sul lavoro, era che amava sul serio quello che faceva, e non avrebbe mai venduto un animale solo per soldi: prima di effettuare una vendita si accertava sempre di come e dove venissero sistemati gli animali, e proprio come lei, non era un gran chiacchierone.
Di conseguenza, il rapporto tra loro era sereno e tranquillo…
"Magda ti senti bene?".
"Come scusa?".
La ragazza si riscosse dai pensieri che le turbinavano nella mente.
"Sì Mark, grazie. Sto bene e tu?".
"Benissimo, Nathan tornerà da Montreal fra pochi giorni, odio tutte queste conferenze...".
Bene, pensò Magda, avrebbero sicuramente fatto una bella cenetta romantica sul bordo piscina della loro grande villa...
"Vi darete alla pazza gioia, quando tornerà...", disse sorridendo.
"Ti va di venire a cena da noi, sabato prossimo?".
Mark la guardava con preoccupazione.
“Puoi anche portare un amico, se vuoi".
"Mi farebbe piacere, è da un po’ che non vedo Nathan".
Il compagno di Mark, di cinque anni più giovane di lui, aveva capelli lunghi color mogano e occhi verde chiaro, era un famoso chirurgo molto impegnato, estremamente divertente e pieno di fascino, non vedeva l'ora di rivederlo.
"Sì, mi ci vuole proprio un po’ di svago... ".
"È il nostro anniversario, il decimo... così abbiamo pensato di festeggiare".
"Dovresti comprargli un bel mazzo di rose rosse, a Nathan piacciono queste cose", caspita! Pensò Magda, dieci anni sono un bel po' di tempo...
"E anche una bella bottiglia di champagne, che berrete nell'idromassaggio… wow! Immagino già la scena".
Mark ridacchiò.
"Mi stupisci tesoro, non ti facevo così romantica".
"Non lo sono infatti, almeno per quanto mi riguarda, non voglio complicazioni io. Però mi piacciono le persone innamorate, e voi due siete proprio una bella coppia".
"Potresti innamorarti anche tu, se solo ti facessi una vita al di fuori di questo negozio e della tua casa... mi dici come farai ad incontrare qualcuno se non esci mai?".
"No grazie, sto bene così".
Già! Non ho molta scelta, comunque... non potrei mai stare con qualcuno, pensò.
Al solo pensiero di essere toccata le veniva la nausea...
"Ci sarà pur qualcuno degno della tua fiducia", le disse Mori.
"Ti dovrai pur avvicinare a qualcuno, prima o poi...".
"Ehi! Guarda un po’ chi c'è, non ti sentivo da un po’".
"Come scusa?", chiese Mark.
"No niente, stavo pensando ad alta voce... senti non è che posso prendermi una mezza giornata libera? Non mi sento troppo bene".
Mark la guardò con preoccupazione.
"Non ti sarai mica presa l'influenza? Gira in questo periodo".
"No no, mi fa solo un gran male la testa, niente che una bella aspirina e una dormita come si deve, non possano far sparire".
"Ok, vai pure se vuoi, oggi è lunedì e non ci sarà molta gente, in caso ti chiamo".
"Sicuro? Posso aspettare fino alla chiusura, mi prendo solo il pomeriggio".
"Ho detto che puoi andare, tranquilla. Per una volta non succede niente, rilassati e pensa solo a rimetterti in sesto".
"Grazie mille Mark, sei un tesoro".
Prese la giacca e la borsa e uscì dal negozio per andare a casa.
"Mori, ci sei?".
"Sì, sono qui, dove vuoi che vada... senti, come fai a conoscere Jess?".
Magda si fermò di colpo.
"Vuoi dirmi che non lo sai?".
"Perché dovrei saperlo?".
"Perché sei nella mia testa, sicuramente saprai molte cose di me, o sbaglio?".
"No, non è così che funziona, comunque non mi permetterei mai di spiare i tuoi ricordi, tanto più, da quello che ho capito, fai di tutto per nasconderli anche a te stessa... ".
"Mori! adesso basta parlare di me, non ho proprio niente da nascondere... comunque ti ringrazio, per non aver curiosato".
"Ehi! Jess, allora ti decidi a scendere? Il pranzo è pronto".
"Kira non rompere... non ho fame...".
Jess si passò una mano tra i folti capelli mossi, camminando avanti e indietro nella sua camera.
"Non ci credo ancora di averla ritrovata, sono stato così in pena in questi anni, devo andare da lei oggi stesso. Devo sapere come sta e cosa ha fatto in tutto questo tempo... ".
Parlando tra sé e sé, s’incamminò verso la doccia, aprì l'acqua, e quando fu a temperatura ci s’infilò sotto.
Insaponandosi sentì sotto le mani le due cicatrici sulle spalle, non aveva più le sue ali, ma ne era valsa la pena. Avrebbe perso volentieri anche una gamba o un braccio per salvarla, quello che le avevano fatto era indicibile: era stata violata e picchiata, tradita da colui che invece avrebbe dovuto proteggerla...
Le lacrime cominciarono a scendere giù sulle sue guance, lacrime di rabbia.
Avrebbe voluto uccidere tutti loro, se solo... se solo... ma non importa, era un angelo e gli angeli non uccidono, sono i loro nemici a fare queste cose.
Tecnicamente la ragazza non aveva un angelo custode, Magda aveva i suoi spiriti guida, e lui non avrebbe dovuto intromettersi nella sua vita, poiché lei, se pure inconsciamente, aveva rinnegato il suo Dio, ma era stato attratto da questa ragazza dagli occhi color giada, occhi di un altro tempo, che appartenevano sicuramente a un'anima antica, e si era lasciato catturare da lei, dai suoi capelli rossi, dal suo profumo di cannella e miele, da quella pelle così chiara da sembrare di porcellana. La spiava di notte mentre dormiva e la seguiva di giorno, e quando le cose precipitarono, non molto tempo dopo la morte di sua madre, lui non poté fare altro che cercare di aiutarla, anche a costo di sacrificarsi, anche a costo di sacrificare la sua natura di angelo. Ecco come aveva perso le ali... era caduto, ma lo avrebbe rifatto mille volte, per Magda avrebbe dato la sua vita.
Capitolo 3
Una tenue scia
Magda decise di andare prima al supermercato.
Aveva paura del tempo libero, che all'improvviso, si era ritrovata quel giorno. Tutto questo tempo per pensare non le avrebbe fatto bene, così comprò un bel po' di cose e decise che avrebbe passato il pomeriggio a cucinare: questa era un'attività che riusciva a calmarla, anche se non ci si dedicava quasi mai.
Dopo aver pagato, si avviò verso casa.
"Sai, ho uno strano presentimento, non so come spiegarlo… è come se stessi aspettando qualcosa".
"Magari è proprio quello che stai facendo", le rispose Mori.
"Tu dici? Staremo a vedere... intanto ci attende una noiosissima giornata da passare ai fornelli".
Entrata in casa trovò i suoi due gatti, uno grigio a pelo lungo e una nera con un bel pelo corto e lucido, a dormire sul divano, e il cane, un meticcio a pelo lungo nero e bianco, raggomitolato sul tappeto rosso.
"Ehi! Sono a casa", disse rivolta ai suoi animali, questi si misero subito sull'attenti e le andarono incontro.
"Sorpresa! Oggi staremo insieme un po’ più del solito, contenti?".
Giocò un po' con loro, distribuendo carezze e grattatine dietro le orecchie, dopodiché si preparò per fare una bella doccia e mettersi comoda...
"Ragazzi io esco, non so a che ora tornerò". Jess scese le scale, diretto al grande portone.
"Stai andando da lei, vero?", chiese Terence.
"Non sono affari vostri".
"Senti Jess, so che per te non è facile, ma non prendertela con noi", lo rimbeccò subito Sante.
"Scusa, hai ragione... non ci speravo più ormai. Dopo tutto questo tempo pensavo mi fosse passata, invece non è cambiato niente".
"Sai almeno dove cercarla?", gli chiese Otohori.
"Io potrei aiutarti, i tuoi poteri ormai sono limitati".
"No, ma in qualche modo la troverò, grazie lo stesso... ora vado".
Una volta uscito di casa, corse il più in fretta possibile verso il grande cancello di ferro battuto nero, questo si spalancò permettendogli di uscire e di seguire la tenue scia aurea lasciata da Magda. Tecnicamente non era più un angelo custode, e comunque non lo era mai stato per lei, ma nonostante tutto, sentiva un legame molto forte con la ragazza.
Seguendo il suo istinto prese il sentiero da lei percorso, fino ad arrivare in un quartiere non troppo pulito, alla periferia della città, fermandosi nei pressi di un negozio di animali.
"Beh! Questo era ovvio...", pensò, ricordando il suo amore per gli animali, e senza attendere oltre, entrò.
"Buon pomeriggio", lo salutò il negoziante.
"Salve. Magda non c'è?", chiese, scrutando il locale.
"No, si è presa mezza giornata di riposo, non si sentiva troppo bene. Sei un suo amico?".
"Sì", disse sfoderando il più amabile dei sorrisi.
"Piacere, io sono Mark, il suo capo", Il proprietario del negozio sorrise al nuovo arrivato.
Il negoziante era felice di sapere che Magda non si era estraniata del tutto dalla vita sociale...
"Piacere mio, mi chiamo Jess".
"La conosci da molto? Sono quasi tre anni che lavora da me, ma non l'ho mai vista con nessuno... ".
"Io non sono di qui", mentì l'angelo...
"Conosco Magda da molto, ancor prima che si trasferisse da queste parti, mi ha scritto che lavorava qui, così sono passato".
Jess si guardava intorno, apparentemente incuriosito dalla merce in vendita, sperava di risultare il più rilassato possibile.
"Visto che non c'è, proverò a passare la prossima volta che il lavoro mi riporterà in città...", speriamo che se la beva e mi dia il suo indirizzo.
"Perché non passi da lei? Tanto la troverai sicuramente a casa, non esce molto... ".
"Non ho il suo indirizzo, a dire il vero da quando si è trasferita in questa città, ci siamo tenuti in contatto tramite email e telefono, ho provato anche a chiamarla ma non risponde, magari sta riposando".
Chissà se gli avrebbe detto dove viveva Magda, si sarebbe risparmiato un sacco di tempo, visto che ne aveva sprecato già abbastanza per arrivare a quel punto.
"Aspetta...", Mark prese un foglio e una penna e scrisse l'indirizzo.
"Tieni, penso che un po' di compagnia le farà bene, mi è sembrata molto giù questa mattina".
Un così bel ragazzo non può che mettere di buon umore chiunque, pensò.
"Grazie Mark, sei molto gentile".
Così dicendo uscì e s’incamminò verso la casa di Magda.
Non sapeva nemmeno lui cosa le avrebbe detto, ma doveva comunque vederla. Non poteva perdere altro tempo, adesso che l'aveva ritrovata non l'avrebbe più lasciata andare.
Capitolo 4
Per non pensare
"Ecco fatto, la cheesecake è pronta, ora preparo anche i muffin che piacciono tanto a Nathan".
Magda era intenta a preparare una marea di dolci, solo per perder tempo e tenere la mente occupata. Non voleva ricordare...
"E dopo aver infornato i muffin, comincerò a preparare la cena", disse rivolta a nessuno in particolare.
Mentre tirava fuori gli ingredienti dal frigorifero, il suono del citofono la fece trasalire, si pulì le mani sul grembiule rosso e andò a rispondere.
"Chi è?".
"Magda, sono Jess".
"Jess?", il suo cuore cominciò a battere forte, per la sorpresa.
"Ci siamo incontrati questa mattina, ecco… io volevo sapere come stavi".
Jess non era sicuro su cosa dire, sperava solo che Magda lo lasciasse entrare.
Passarono alcuni secondi, che a lui sembrarono un'eternità, e finalmente sentì la serratura del portone scattare.
"Terzo piano", lo informò la ragazza.
Con il cuore in gola, l'angelo salì le scale e bussò alla sua porta.
"Arrivo, solo un secondo".
Che faccio adesso, sono un disastro, tutta sporca di farina...
"Ormai è fatta bambina!", disse Mori, ridacchiando.
"Non hai tempo per cambiarti, e poi così sei molto carina".
"Grazie tante per il sostegno".