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Rinascere
Rinascere

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Rinascere

Язык: Итальянский
Год издания: 2020
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«Devo tornare a casa, è molto tardi.»

«Non preoccuparti, ti accompagno io.»

«Grazie.»

«Stai piangendo? Ti piace che ti porterò a vedere il mare?»

«Sì, molto» Aman aveva le lacrime agli occhi per l’emozione.

Quella notte Aman sognò. Esseri strani dai lunghi denti che volevano bere il suo sangue. Erano vampiri. Il poco che Aman sapeva sui vampiri era quello che sua nonna le aveva raccontato da piccola e le storie che si raccontavano al vilaggio. Per lei erano solo una invenzione per raccontare storie.

Al risvegliò andò nella stalla, munse le mucche, raccolse le uova delle galline, e impilò le balle di fieno che erano in disordine. Andò in cucina a preparare una torta pasqualina per dare la buona notizia. Dalla finestra vide sua madre e sua nonna che stavano pescando nella zona dell’imbarcadero. Uno dei vicini aveva dato loro alcune istruzioni su come farlo, e Aman aveva comprato tutto il necessario.

Aman preparò tutti gli ingredienti: l’uva passa, il rum, lo zucchero, la vaniglia, le uova, il limone, e quando tutto fu pronto, infornò la torta nel forno a legna.

«Buongiorno mamma. Buongiorno nonna» Aman baciò entrambe.

«Buongiorno cara, hai visto tuo fratello?»

«No nonna, non l’ho visto. È successo qualcosa?»

«No, però in paese ci sono voci che si è impegnato con una giovane. Ne sai qualcosa? So che siete molto uniti.»

«Nonna, non sono a conoscenza del fatto che corteggia una ragazza.»

Aman non parlava con suo fratello da un paio di settimane, anche se entrambi condividevano la stessa casa; suo fratello vi passava poco tempo, o stava lavorando nella parte nord del villaggio.

All’imbrunire, suo fratello non era ancora tornato a casa, così che Aman decise che era meglio annunciare il suo fidanzamento con Plamen in un altro momento, con Isaac presente. Non voleva che alcuni membri della sua famiglia lo venissero a sapere prima di altri.

All’alba del giorno seguente, Saul si rese conto che Isaac non aveva dormito a casa.

«Aman, cara, hai visto tuo fratello?»

«No, papà.»

«Ho ricevuto varie lamentele da alcuni dei padroni delle proprietà dove Isaac ha lavorato negli ultimi mesi, ne sai qualcosa?»

«No papà, di lui non so nulla.»

Aman era stupita che tutti le chiedessero di Isaac. Isaac si era separato emotivamente da tutta la famiglia, compresa lei, senza ragione apparente.

A mezzogiorno, in casa c’erano solo Aman e Adriana.

«Che bel quadro!»

«Grazie nonna. Sai chi è?»

«In verità, no.»

«È nonno Pablo, o come io l’ho sempre immaginato, con le sue barche e con il mare.»

Pablo era il marito defunto di Adriana che Aman non aveva mai conosciuto, ma per il quale aveva sempre provato un certo affetto. Pablo era pescatore, i suoi due grandi amori erano stati Adriana e il mare. Forse per questo motivo Aman provava tanto affetto per il nonno, anche se non lo aveva mai conosciuto.

«Se il nonno fosse qui sarebbe molto orgoglioso di te.»

«Credi che gli piacerebbe il quadro?»

«Gli piacerebbe molto.»

Aman aveva disegnato Pablo seguendo le indicazioni di Kiara. Viso largo, occhi verdi, naso un po’ ampio, labbra carnose e capelli mossi castani chiari. La morte di Pablo era stata un fatto triste, un giorno era uscito in barca e non era più tornato. Un forte temporale rovesciò la barca e non ci furono superstiti.

«Tuo fratello Isaac gli assomiglia, a proposito, sai dov’è?»

«No nonna, e non capisco perché tutti lo chiedete a me.»

«Non parli ogni giorno con lui?»

«Non parliamo da un paio di settimane.»

«Ha qualcosa a che vedere con la ragazza che gli piaceva? Come si chiamava? Ah, sì, Lorena.»

«Chi è Lorena?»

«La ragazza che gli piaceva quando siamo venuti qui, non ti ricordi?»

«Ah, sì, certo, Lorena. Isaac mi raccontava molte cose, sembrava che lui fosse il suo cagnolino.»

«Il suo cosa?»

Aman si mise a ridere.

«Isaac la corteggiava sempre, ma lei era ed è ricca, e lo considerava un passatempo, non gli faceva il minimo caso.»

«Quanto siete crudeli voi ragazze!»

«Nonna, le ragazze come me no, ma le ragazze di alto lignaggio possono fare ciò che vogliono.» Aman pensava al suo fidanzamento, desiderava tanto raccontarlo a qualcuno, anche se pensandoci bene, Plamen le aveva detto che aveva parlato con suo padre, così che lui avrebbe dovuto saperlo.

Prima che la conversazione continuasse, un’ombra comparve sul muro, dietro Aman. Aman si accorse della faccia sorpresa di Adriana. Aman si voltò, non poteva credere a ciò che vedeva; era suo fratello con il viso ed i vestiti pieni di sangue. Isaac stava in piedi a malapena, lo accompagnarono nella sua stanza, portarono dell’acqua in barili di fango, panni per pulire il sangue, e un flacone che Adriana aveva nella propria stanza, comprato da Xantal.

«Ha tutti i vestiti pieni di sangue.»

«Aman, guarda se ha qualche ferita.»

Aman sbottonò la camicia a suo fratello, gli sollevò la maglietta intima, scoprendo, con orrore, un profondo taglio sulla parte destra del costato sopra il fianco.

«Corri Aman, vai a cercare il medico.»

Aman scese le scale di corsa quando si aprì la porta d’ingresso, c’era Kiara, che tornava a casa con un bel cagnolino che le avevano appena regalato.

«Guarda Aman, non è bellissimo?»

Il cane era un piccolo maltese completamente bianco.

«Sta succedendo qualcosa, tesoro?»

«Mi dispiace mamma, devo fare qualcosa di molto importante.»

Aman baciò sua madre sulla guancia e uscì di corsa in cerca del medico.

Dopo venti minuti Aman si trovava già nella parte nord del paese, dove risiedeva il medico. Bussò alla porta con le nocche in maniera insistente, mentre riprendeva fiato.

«Salve, c’è qualcuno? Salve!» gridò Aman disperata.

Finalmente, dopo tanto insistere, uscì la figlia piccola del medico, una dolce bambina di cinque anni che sembrava una bambola, con gli occhi azzurro chiaro e i ricci dorati, alla quale Aman aveva dato lezioni di pittura.

«Ciao Dana, c’è tuo padre?»

«Mio papà non c’è, perché lo cercavi?»

«Sai dov’è? O se tornerà tardi? È importante.»

«Non lo so, sono da sola, vuoi entrare?»

«No Dana, un altro giorno.»

Mentre correva verso casa incontrò suo padre, salì in auto ed insieme arrivarono a casa, mentre Aman spiegava tutto al padre che si arrabbiava sempre di più.

«Mamma, nonna, il medico non c’è.»

«Bisogna chiamare Xantal.»

«Ma nonna, si trova lontana ore da qui, e lei non è un medico.»

«Non sottovalutare Xantal, lei ti ha assistito nel parto.»

«Andrò a vedere se in qualche villaggio vicino c’è un medico» disse Saul, che non sopportava di vedere il figlio morire davanti ai suoi occhi.

«La ferita si è infettata, dobbiamo chiamare Xantal.»

Aman andò a casa di un vicino perché le prestasse il suo calesse, dato che Saul se ne era andato con l’automobile. Tornò a casa per un paio di provviste e partì più veloce che poté. Aman seguiva la strada che Adriana le aveva indicato e che portava alla casa di Xantal. Le ore passavano e si stava già facendo buio, Aman aveva dimenticato di prendere un lume, e avanzava in penombra. Un rumore la spaventò, era come un ruggito, aveva la sensazione che la osservassero da quando era partita dal suo villaggio. All’improvviso, vide qualcosa, qualcuno che si avvicinava da davanti, era una donna a cavallo, era Xantal.

Aman non ci credeva. Xantal le diede il suo lume e proseguì, lasciando Aman da sola mentre si girava. Aman era molto contenta, anche se non confidava molto nelle capacità di Xantal. Continuava ad avere la sensazione di qualcuno che la osservasse nascosto nella vegetazione che costeggiava la strada.

Varie ore più tardi, Aman arrivò a casa, sembrava che tutto il paese fosse lì, tutti stavano aiutando. Isaac sembrava essere molto amato dai suoi compaesani.

Tra vari medici e le pozioni di Xantal suo fratello migliorò.

La mattina seguente, a colazione, tutta la famiglia era riunita, compresi Isaac e Xantal, che aveva passato lì la notte. Adriana non le aveva permesso di andare a dormire alla locanda.

«So che forse non è il momento, ma» Aman fece una pausa drammatica «mi sono fidanzata con Plamen.»

«Congratulazioni tesoro» Kiara si alzò e baciò sua figlia con affetto.

«Alla fine Plamen si è deciso, mi rallegro per voi se è quello che vuoi.» disse Saul.

«Proprio con lui? Qui non ci sono altri ragazzi?» a Isaac non andava a genio il suo futuro cognato da quando lo aveva sorpreso a corteggiare un’altra ragazza, poco dopo aver iniziato a corteggiare sua sorella.

«Sono d’accordo con Isaac, ci sono ragazzi migliori.» disse Adriana.

«Inoltre, quando venderà le sue terre in Bulgaria sarà ricco.» aggiunse Saul pensando agli interessi di sua figlia.

«Il denaro non ha importanza se è uno senza vergogna.» puntualizzò Adriana.

«Sono io quella che deve sposarsi con lui, non voi.» protestò Aman.

5. Qualcuno insegue nell’oscurità


Pochi giorni dopo che suo fratello era apparso pieno di ferite e sangue, mentre passeggiava con la sua cagnolina, Aman cominciò a ricordare tutto quello che era successo negli ultimi giorni.

Il giorno dopo il fatto del fratello, dopo aver annunciato il suo fidanzamento, la sua famiglia seppe che il fratello era stato aggredito la notte del giorno precedente, quindi non era andato a cena, né a dormire. Apparentemente lo stavano aspettando, sapevano che aveva comprato qualcosa di grande valore al chiosco di gioielli. Isaac non chiarì a chi fosse destinato il gioiello, sebbene sospettassero che potesse essere per Lorena, la giovane donna che gli piaceva da quando erano arrivati in città.

Nel pomeriggio dello stesso giorno Kiara chiese ad Aman, indicando la cagnolina,

«Che nome le diamo?»

«É bella, che ne dici di Valeria?»

«Preferisco qualcosa come Magda.»

«E se chiedessimo alla nonna?»

«Mi sembra una buona idea.»

Aman andò a chiedere a sua nonna, presto tornò con la risposta.

«Daria.»

«Né Valeria, né Magda, quindi Daria?» Tipico di Adriana scegliere la terza opzione.

Aman sorrideva mentre camminava ricordando la facile soluzione della nonna, quando alcune voci la riportarono al presente. Erano Xantal e Adriana che parlavano nascoste tra i cespugli. Aman stava per avvicinarsi per salutare quando sentì che la conversazione riguardava lei. Prese in braccio Daria e si avvicinò nascosto per ascoltare più da vicino.

«Hai visto se il marchio è cresciuto? Sai se ha avuto degli incubi?»

«Penso che il marchio sia ancora uguale, non penso che si sia resa conto di averlo. Ma Xantal, quanto è brutto il marchio?»

«Su di lei si raccontano storie terribili. E quel ragazzo, è un bravo ragazzo per lei?»

«Plamen? Sì, è un bravo ragazzo, ma Aman non è innamorata di lui, anche se lei crede di esserlo. Ho visto l'amore, mia figlia Kiara era molto innamorata di Saúl, poi non più tanto quando sono venuti a vivere qui, ma dopo un poco li vedo di nuovo come prima. Ma, credimi, non ho mai visto mia nipote comportarsi come mia figlia quando è stata innamorata.» Adriana si fermò, ricordando i momenti in cui lei stessa era innamorata di Pablo molto tempo prima, e continuò «Spero solo che Aman lo capisca in tempo e possa rompere il fidanzamento prima che sia troppo tardi.»

Aman se ne andò, era arrabbiata. Sua nonna raccontava a quella donna, che non era nemmeno una di famiglia, che lei non era innamorata. Amava sua nonna e pensava che lei provasse lo stesso, ma era perplessa. Si sentì tradita, non le piaceva che parlassero di lei, ma se qualcuno avesse dovuto dire qualcosa su di lei, preferiva che prima parlasse con lei.

Addolorata, arrivò a casa, raccolse il cavalletto, la spatola e le spazzole e cominciò a dipingere. Daria le teneva compagnia, era una cagnolina molto affettuosa, seguiva Aman dappertutto, persino dormiva nella sua stanza in un cestino che Saul e Kiara avevano costruito. Dipinse il suo miglior lavoro fino ad allora, un animale felino, una miscela tra un leone e una tigre, che era accarezzato da una bella donna dalla pelle scura nel mezzo della giungla.

Più tardi, quando si stava facendo buio, Aman era seduta sul pontile con i piedi nell'acqua, rilassata, quando suo fratello, ancora in convalescenza, le si avvicinò da dietro.

«Ehi, sorellina.»

«Ciao Isaac, stai meglio?»

«Sì, sto migliorando ogni giorno di più.» Isaac si sedette accanto a sua sorella.

«Ci dirai per chi era il gioiello che hai comprato?»

«Te lo dirò.» Isaac ridacchiò.

Aman guardò Isaac perplessa.

«Era per una giovane donna con i capelli castani, gli occhi verdi, bellissima» Isaac rideva «astuta, coraggiosa, ambiziosa.»

Aman sapeva già per chi era il gioiello, o almeno così pensava.

«Era per la migliore sorella del mondo.»

Aman non sapeva cosa dire in quel momento, era sorpresa.

«Spiegami esattamente cosa è successo.»

«Non avevamo parlato per un paio di settimane, ci eravamo allontanati» In realtà, mi ero allontanato dal mondo in generale. «Ti ricordi Lorena?» Aman annuì. «Si è sposata la scorsa settimana con un ricco conte. So di essere un pazzo, ma è così che sono. Ho passato diverse notti all'osteria, sono tornato a casa ubriaco o non sono nemmeno tornato. Saltavo il lavoro. Dovevo cambiare tutto questo.»

«Non capisco, cosa c'entra questo con i gioielli?»

«È stato un primo passo indietro nella mia vita.» Isaac guardò l'acqua, tranquilla, tutto era calmo, si sentivano a malapena un paio di rane che gracchiavano.

Aman era triste per suo fratello, non sapeva che Lorena era stata così importante nella sua vita.

«Un venerdì ero alla bancarella del mercante di gioielli che mi informava dei prezzi. Due settimane dopo, quando ho messo insieme tutti i soldi, sono andato dal gioielliere e ho comprato il gioiello. Quando ho lasciato la bancarella ho capito che tre uomini mi stavano seguendo. Sono andato in un vicolo buio e poco frequentato, il che è stata una cattiva idea da parte mia. Prima che mi aggredissero sono riuscito nascondere il gioiello in una finestra di una casa. Subito dopo, i tre uomini mi hanno aggredito. Mi hanno detto che non volevano ferirmi, volevano solo il gioiello, ho detto loro che non lo indossavo, ma non si sono arresi. Il più corpulento dei tre mi ha preso, gli altri mi hanno perquisito. Quando hanno scoperto che avevo addosso solo un paio di monete, si sono incazzati e hanno iniziato a picchiarmi. Mentre se ne stavano andando, uno di loro si è voltato, ha tirato fuori un coltello che teneva nascosto nei pantaloni e mi ha tagliato.»

Una lacrima scese sul viso di Isaac, il suo sguardo era fisso su un punto del lago, era come se lo stesse rivivendo.

«Sorellina, è meglio che tu non racconti la mia storia là fuori, non voglio che i dettagli siano conosciuti. Si saranno già incaricati di imprigionarli se qualcuno della città li riconosce. Ti piacerebbe vederlo?»

«Cosa? Chi?»

«Il gioiello. È un bel ciondolo con due fiori di colore argento. Secondo il gioielliere protegge dai vampiri. «Sai, se ne trovi uno … » Isaac fece una risata, alla quale si unì Aman.

Poco dopo il resto della famiglia arrivò, iniziarono a preparare la cena, mentre i fratelli erano ancora al molo a parlare.

«Ti manca?»

« Chi?»

«Plamen. Non vi vedete da giorni, da prima della mia aggressione.»

In quel momento capì quello che sua nonna aveva detto a Xantal, non aveva nemmeno pensato a Plamen. Con tutta la storia di suo fratello, non aveva pensato a molto altro. Non le mancava, si chiedeva se lo amava davvero. Ma aveva qualcosa di chiaro, prima che Plamen tornasse doveva essere completamente sicura, continuare con il matrimonio o annullare definitivamente il fidanzamento, doveva scegliere un percorso senza ritorno.

Il mattino dopo, presto, ricevette una lettera. Era di Plamen.


Per il mio amatissimo fiore di mezzanotte.


Aman non sopportava di essere chiamata così.


La questione della terra sta impiegando più tempo del previsto, ma va tutto bene. Spero di rivederti tra un paio di settimane al massimo.

Non vedo l'ora di essere tuo marito.

Ti amo.


La lettera sembrava contenere tanto amore quanto se fosse stata scritta da un perfetto estraneo. Plamen le piaceva così tanto quando lo incontrava, e ora, tuttavia, era come chiunque altro. Non capiva come era potuto accadere, come tutto quello che c'era tra loro si fosse spento. Aman strappò la lettera, corse fuori di casa sbattendo la porta e scoppiò a piangere. Andò dove le streghe praticavano le congreghe e si addentrò tra i cerchi formati dagli alberi.

Ricordava il posto, era dove molti giovani si incontravano in segreto, e il luogo in cui si svolgeva una parte di quei sogni che faceva poco dopo essere arrivata a Harkaj. Era vuoto o così sembrava. Sorpresa, vide che c'era una strana apertura a forma di cuore, proprio come nei suoi sogni. Era impossibile, non era mai stata lì, o almeno così ricordava.

Proseguì fino alla fine, era tutto come nei suoi sogni. Si fermò a pensare, e se fosse stato reale? Era impossibile, lei era una bambina quando accadde, se lo ricordava come un sogno. Forse era stato e non riusciva a ricordare e per questo aveva sognato quel posto e quel ragazzo. Quel ragazzo misterioso.

«Come si chiamava?» si interrogò Aman ad alta voce.

L'aveva dimenticato. Decise di tornare a casa e cercare la lettera che aveva ricevuto nel sogno, doveva scoprire se era reale, il risultato della sua immaginazione. Doveva essere un sogno, voleva che fosse un sogno.

Mentre tornava a casa, le sue lacrime si erano asciugate, pensando che quei sogni erano una distrazione per Aman, che sentiva una presenza che la osservava dall'oscurità che gli alberi frondosi offrivano, quella presenza la riempiva di paura. Si chiedeva se, come suo fratello, la stavano seguendo. Si era già sentita osservata il giorno in cui andò a cercare Xantal, non vi aveva dato alcuna importanza, ma ora era diverso, aveva paura.

Si mise a correre verso casa, un ramo tra gli alberi si spezzò, qualcuno lo aveva pestato o rotto. Aman non si fermò e continuò a correre finché non vide le prime case. Era sfinita e terrorizzata, era completamente sicura che qualcuno l'avesse seguita, a lei non piaceva quell'idea.

Entrando in casa, chiuse a chiave la porta e guardò fuori dalla finestra. Non vedeva nessuno. Cercò suo fratello in casa, ma era uscito. Voleva dipingere, ma sua madre non voleva che dipingesse in casa a causa dell'odore di vernice, e andare al molo quando era da sola le causava terrore in quel momento. Avrebbe cercato la lettera di quel sogno, era la cosa migliore che poteva fare, aveva bisogno di chiarire i dubbi.

Salì al secondo piano, andò nella sua stanza e iniziò a cercare tra le sue cose. Non aveva troppe cose, alcuni vestiti, alcune foto di paesaggi e parenti lontani, lettere dei suoi cugini. Non trovò niente. Scese al primo piano e guardò tra i libri sullo scaffale, se era una lettera importante forse l'aveva nascosta. Niente. Andò in soffitta, dove teneva i suoi oggetti di pittura, era una possibilità remota, ma una possibilità. Neanche lì non c'era niente. Sicuramente era un sogno, e che questo posto fosse come lo ricordava era una pura casualità, anche se come diceva Adriana, raramente esistono le coincidenze.

La mattina dopo, quando si svegliò, fu sorpresa, tutta la sua pelle era sudata e aveva la pelle d'oca nonostante non avesse avuto incubi e non si sentisse male. Si vestì e scese a fare colazione.

Quella mattina era tutto in penombra, era presto, ma avrebbero dovuto essere già tutti svegli. Era nuvoloso, e quindi, tutto era ancora più scuro. Salì nelle stanze per cercare la sua famiglia, non c'era nessuno lì. Sicuramente suo padre stava lavorando, e suo fratello, che non si era ancora completamente ristabilito, aveva iniziato a lavorare come aiutante del fornaio Harkaj.

Fece colazione con due frutti, prese il cavalletto e andò al molo. Non appena uscì, trovò sua nonna.

«Ciao, dov'é la mamma?»

«Tua madre ha dovuto andarsene, aveva una questione urgente di cui occuparsi.»

«Che questione?»

«Sei troppo curiosa, Aman.»

«Non credo di esserlo, ti ho solo chiesto dov'era.»

«Non sta succedendo niente di male, cara, è solo che ha qualcosa a che fare con te e non voglio rovinare la tua sorpresa.»

«Nonna.»

«Sì, tesoro.»

«Romperò il mio fidanzamento con Plamen.»

«Cosa?» Adriana era molto contenta.

«Appena torno» disse Aman, molto sicura di sé.

«Meno male che te ne sei resa conto, se no poteva essere troppo tardi. Plamen è un bravo ragazzo, ma … Non è il ragazzo che ti meriti.»

«Nonna non si tratta di meritare. Ma se dopo poco più di un anno di relazione non sono più innamorata di lui, non potrò sopportare di vivere tutta la mia vita con lui.»

«Quello che non capisco è questo cambiamento di opinione così in fretta, hai incontrato qualcuno?»

Aman era perplessa.

«Non ho conosciuto nessuno. L'unica cosa di cui sono innamorata in questo momento sono i miei quadri.» Aman rise.

Quel mattino nuvoloso voleva dipingere con colori caldi, i gialli, i rossi e gli arancioni si susseguivano.

Ricordando la conversazione che aveva erroneamente sentito tra sua nonna e Xantal, chiese,

«Hai mai visto lo strano segno che ho dietro l'orecchio?»

La faccia di Adriana, piena di felicità per il futuro annullamento del fidanzamento, divenne cupa, piena di pena e dolore.

«Penso di sì, intendi quella piccolo segno che hai dal giorno della tua nascita, giusto?»

«Sì, esatto. Non pensi che abbia una forma curiosa?»

«No, tutti i segni sono simili, perché me lo chiedi?»

«Niente, tanto per chiedere. Ti ho mostrato l'anello che Plamen mi ha regalato? Ha la stessa forma a spirale della cicatrice.»

«Aman, stai cercando di dirmi qualcosa? Non mi piace che le persone usino tanti giri di parole per dire qualcosa.»

«No, ma e tu? Devi dirmi qualcosa?»

«Non so cosa potrei dirti che ti possa interessare, perché non mi mostri l'anello di fidanzamento?»

Aman, un po' arrabbiata per le bugie di sua nonna, mostrò l'anello ad Adriana, che, come sospettava, riconobbe l'anello di fronte a lei. Era un anello pericoloso, o almeno così pensava.

«È un peccato che tu debba restituirlo a Plamen.» Adriana voleva che Aman si liberasse di lui.

«In realtà, me lo ha regalato tanto se lo accettavo come se lo rifiutavo. Non ti piace?»

«Certo, è molto bello, ma sei sicura che vuoi tenerlo? Non ti ricorderà lui?»

«Assolutamente no, infatti mi sento molto vicina a lui» Aman sorrise, era felice, e Adriana lo sapeva.

In quel momento Kiara ritornò.

«Ciao mamma.»

«Ciao, bella. Mi piace molto il quadro di oggi.»

«Grazie mamma.»

«Ti piace l'anello? È quello che Plamen mi ha regalato.»

«Sì, è come la cicatrice dietro l'orecchio.»

«Dove sei stata?»

«Non posso dirtelo.»

«In realtà, Kiara, puoi, ha rotto il suo fidanzamento con Plamen.»

«Cosa? Perché? Mi piaceva molto quel ragazzo per te.» Kiara era delusa, Plamen era un buon partito.

«Non ero più innamorata di lui.»

«Non lo sei mai stata.»

«Nonna!»

«É la realtà, non te ne sei mai resa conto perché eri coinvolta nella relazione, ma dall'esterno non sembravi felice. Posso dire che oggi ti vedo più felice che in tutto il tempo in cui sei stata legato a Plamen, tranne quando dipingi.»

Aman lo capiva, si sentiva legata a Plamen, ma quando dipingeva era libera, poteva esprimere le sue emozioni attraverso i quadri, ma con Plamen era prigioniera.

«Kiara dille dove sei stata.»

«Ora sarà necessario tornare. Aman, sono andata in chiesa per iniziare i preparativi per il tuo matrimonio.»

«Ma non sapevamo nemmeno quando l'avremmo celebrato.»

«Lo so, ma qui non vengono celebrati molti matrimoni, non è male iniziare i preparativi il prima possibile. Dopo pranzo tornerò per cancellare tutto ciò che avevamo pensato, o preferisci che lo annulli quando lo dirai a Plamen?»

«Meglio aspettare, non va bene che l'intera città lo sappia prima di Plamen.»

«D'accordo. A proposito, ho sentito in città che Plamen torna la settimana prossima.»

«Perfetto, prima glielo dico meglio è.»

6. Tutti possono cambiare in un secondo


La settimana seguente, un giorno prima dell'arrivo di Plamen, Aman, come al solito, iniziò a dipingere. Da appena due minuti stava continuando un dipinto iniziato pochi giorni prima, quando una coppia di ricchi marchesi si presentarono alla sua porta.

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