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Baia Di Kismet
Afferrò la bottiglia di whiskey e si trascinò sul divano. Non c’era motivo di mantenere la compostezza; poteva scolarsi il liquore direttamente dalla bottiglia.
Più che sedersi, crollò sul divano, tenendosi aggrappato alla bottiglia. Prese il telecomando e accese la tv: sullo schermo c’erano un uomo e una donna. Nash ringhiò, quando l’uomo salutò gli spettatori dicendo :
“Salve, sono Gawain Daly e la mia adorabile compagna è Jocelyn Stacy!”
“Brutto bastardo!” mormorò Nash alla sua direzione. Gawain si scostò una ciocca di capelli dalla fronte e si rivolse alla donna. ““Stasera si gela, ma hai notato quanta gente si è radunata qui per festeggiare insieme il Nuovo Anno?” E sfoderò il suo famoso sorriso a trentadue denti tipico dell’uomo di successo. “Allora, se potessi modificare qualcosa dell’anno che sta finendo, cosa cambieresti?” chiese ancora alla co-conduttrice.
“Pensa ai cazzi tuoi, stronzo!” ringhiò Nash, resistendo all’impulso di lanciare la bottiglia contro la tv. Invece se ne fece un altro sorso. Nash credeva di aver steso un velo pietoso sui brutti anni del liceo, ma a quanto pare non era così.
“Credo che non cambierei nulla – stava rispondendo la donna – E tu?”
“Oh, è una domanda da non fare alla Perfezione in persona!” scherzò Gawain, facendo l’occhiolino alla telecamera – E il bacio di mezzanotte? Hai pensato con chi lo scambierai?” continuò quello.
Nash s’infastidì: era chiaro che quel pallone gonfiato si aspettava che la donna rispondesse che voleva darlo a lui! Sperò che quella gli facesse una bella doccia fredda, e si fece un altro sorso di whiskey. Ormai mezza bottiglia era andata. A quel ritmo, per mezzanotte sarebbe stato bello che stecchito!
“Mah…ci sarebbero vari candidati…” civettò la papera bionda in tv. Ma, da come si umettava sensualmente le labbra guardando Gawain, era chiaro che alludeva a lui.
“Quel bastardo ha sempre avuto una fortuna sfacciata…” mugolò Nash. Ma perché cavolo aveva acceso la tv? L’ultima cosa di cui aveva bisogno, quella sera, era vedere quello stronzo che si pavoneggiava con la stellina di passaggio del suo ultimo film!
Del famoso trio di cavalieri, Gawain era stato il leader. Gli altri due erano almeno passabili, quando lui era fuori dalle palle! Nash era felice che si fosse tolto dalle scatole, e che fosse andato a cercare fama e onori in California! Non gli ci era voluto molto per affermarsi: il fato gli aveva sempre dato una mano!
L’inquadratura si spostò sul fascio di luce pronto a brillare allo scoccare della mezzanotte. La voce di Gawain ormai rimbombava sullo schermo.
“Come potete vedere, qui tutto è pronto per brindare insieme al Nuovo Anno, che ci auguriamo sarà splendido per tutti noi! E ora, colleghiamoci con le emittenti di Los Angeles e di Corbin Vale!”
Nash spense la tv. Era convinto di essere ormai abbastanza ubriaco da dimenticare che Leilia avrebbe festeggiato la mezzanotte con Percival, ma lei era sempre lì, nei suoi pensieri. Avrebbe baciato il suo bellimbusto, come Gawain di sicuro avrebbe baciato la sua paperella? A questo pensiero lo stomaco si rivoltò, e Nash concluse che era il momento di ubriacarsi sul serio. Tanto, cosa aveva da perdere? Si attaccò alla bottiglia e tracannò altro whiskey. Ormai non gli faceva più effetto, quando gli scivolava giù per il palato.
A un tratto, gli parve di sentire un sommesso bussare. Pensò di esserselo sognato, e continuò a bere. Ma poi un ennesimo colpo alla porta lo costrinse a tirarsi su e a mettersi a sedere sul divano. Non riusciva a distinguere bene la porta, e di sicuro non sarebbe stato in grado di alzarsi per andare ad aprire.
“Chi è?” gridò, dal divano. Non aveva la più pallida idea di chi potesse essere, a quell’ora. E sicuramente non era preparato, quando la porta si aprì e Leilia entrò nell’appartamento. Ma che diavolo ci faceva lì? E Percival? Se quello stronzo avesse solo osato sfiorarla con un dito…
Nash gli avrebbe fatto sputare l’anima, non appena fosse stato in grado di mettersi in piedi! Nessuno poteva permettersi di fare del male all’amore della sua vita!
CAPITOLO QUARTO
Leilia fissò Nash come se lo vedesse per la prima volta: ma quello non era l’amico che conosceva! Possibile che fosse…ubriaco?
“Hai bevuto?” gli chiese, sconvolta. Chiuse la porta e si tolse il cappotto. Se avesse continuato a bere così, presto avrebbe avuto bisogno di aiuto!
“Qualche sorso….” farfugliò Nash, sollevando la bottiglia di whiskey quasi vuota.
“Ti prego, dimmi che quella bottiglia era già a quel livello, quando hai cominciato a bere!” esclamò Leilia, fissando il dito di liquore che vi restava dentro. Gli strappò la bottiglia da mano e l’appoggiò sul tavolo. “E’ da oggi che ti comporti stranamente. Allora, mi vuoi dire che cavolo hai? “ lo sgridò.
“Beh, un uomo non può farsi un goccio ogni tanto? – biascicò Nash, accendendo la tv – Guarda, guarda uno dei tuoi cavalieri alla televisione. Non vuoi vedere se magari è pronto a rinunciare a Hollywood e ad essere accalappiato?”
Leilia guardò lo schermo. Gawain Daly stava giocando col pubblico. Era sempre stato così, un uomo sfavillante in grado di monopolizzare l’attenzione su di sé. Gawain era bello. Di sicuro quel viso gioviale e il fisico attraente lo avevano aiutato a bucare lo schermo e ad avere fortuna a Hollywood. Ma non lo conosceva bene; le uniche cose che sapeva di lui venivano da Tristan.
Eh già, Tristan. Una volta lui e sua cugina Salvia erano inseparabili, poi lei lo aveva mollato. Non aveva mai capito perché, ma comunque non erano affari suoi. Salvia era partita nello stesso periodo in cui Gawain era andato a cercare fortuna nel cinema. Talvolta, l’aveva sfiorata il pensiero che tra quei due ci fosse qualcosa.
“Non mi frega niente di Gawain o dei suoi cavalieri! – rispose Leilia, stizzita – Quel terzetto non mi è mai andato a genio!” Sembrava davvero che li odiasse.
“E allora, che vuoi da me?” mormorò Nash, sempre più ubriaco.
“Pensavo di fare compagnia al mio migliore amico, ma evidentemente non sei come credevo!” rispose lei. Poi sospirò.
“Ti va una tazza di caffè? Credo che tu ne abbia davvero bisogno.” Beh, forse avrebbe dovuto berne più di una, rifletté.
“Fa quel che vuoi ma non per me. Il whiskey è ciò che ci vuole. Ridammi la bottiglia.” biascicò Nash.
Leilia si avvicinò alla macchinetta del caffè espresso, vi gettò una capsula, si assicurò che ci fosse abbastanza acqua e poi premette il pulsante. Notò la bottiglia di vino che Nash si era preso dalla sua enoteca. Almeno, non l’aveva sprecata per ubriacarsi! Quel vino doveva essere degustato e apprezzato appieno, non gettato nella gola di un ubriacone!
Quando il caffè nero fu pronto, ne versò una tazza e la portò a Nash.
“Ecco qua – caldo, scuro e pieno di cazzotti! – gli disse – Anche se, a quanto pare, quel whiskey ti ha già messo KO!”
Lui l’annusò e respinse la tazza. “Ti ho detto che non lo voglio! A meno che non ci spari dentro un bel po’ di whiskey!
Lei sospirò, ripose la tazza sul tavolo e si sedette sul divano accanto a lui. “Scordatelo, non ne avrai più di whiskey! Perché invece non mi dici che problemi hai!”
La voce di Gawain quasi esplose dal televisore e Nash ringhiò alla sua volta. Leilia prese il telecomando e spense di nuovo la tv. Aveva capito, ormai. Non era un mistero l’odio di Nash per i tre cavalieri Gawain, Percival e Tristan. Quelli erano le stars del liceo mentre Nash era fisso nella squadra dei Nerd.
Lui non se ne rendeva conto, ma negli anni si era fatto davvero bello e interessante. Leilia preferiva di gran lunga i suoi capelli biondi e i pallidi occhi azzurri che rivelavano intelligenza.
Nash era un genio: aveva sviluppato un software all’avanguardia che lo aveva reso ricco. Avrebbe potuto permettersi palazzi e ville, e invece preferiva quel minuscolo monolocale nel retro di Serendipity Lane, di proprietà di sua cugina.
“Cosa desideri nella vita? A parte l’enoteca e il vigneto? “ sussurrò lui. Allungò una mano a scostarle dall’orecchio i folti riccioli biondi. Leilia si era lasciato crescere i capelli e li aveva lunghi, ormai.
“Nessuno sa mai cosa vuole davvero – rispose lei – Chiaramente, sono contenta dell’enoteca e del vigneto.”
“Sì…ma dicevo, qualcos’altro…” insistette lui.
“Intendi l’amore e una famiglia? Magari una bella villetta in campagna con un cortiletto per il cane? – rispose Leilia, amaramente – Forse, se troverò la persona giusta.”
A queste parole Nash chiuse gli occhi, come se qualcuno lo avesse colpito in faccia.
“Certo, la persona giusta…Ora lasciami in pace, ho bisogno di dormire…” mormorò.
Leilia annuì. Già era sorpresa della quantità di whiskey che Nash aveva bevuto e del fatto che riuscisse a tenere ancora gli occhi aperti, senza essere andato in coma!
“Ottima idea! – esclamò – Aspetta, che ti aiuto a metterti sul letto.”
“Ce la faccio!” protestò Nash. Cercò di mettersi in piedi, ma subito crollò di nuovo sul divano. “Beh, forse, se mi dai una mano…” mormorò.
Leilia ridacchiò e poi gli allungò una mano per aiutarlo ad alzarsi. “Dai, andiamo, ragazzone!” sussurrò. Nash accettò di buon grado l’aiuto di Leilia. Le mise le braccia intorno alle spalle e si lasciò guidare nella stanza da letto; per fortuna l’appartamento era minuscolo! Più che sedersi, crollò affranto sul suo letto.
“Dai, togliamoci questo maglione puzzolente!” rise Leilia, aiutandolo a svestirsi.
“Mi stai spogliando per poter approfittare di me? “ biascicò Nash.
“Non dire sciocchezze!” mormorò Leilia, arrossendo. Nash era davvero un bel ragazzo, con quel petto muscoloso! Fisicamente le era sempre piaciuto, ma non aveva mai osato dirglielo.
“Comunque… se vuoi, io ci sto – scherzò Nash, lasciandosi sbottonare la camicia – Sarebbe una bella novità…” e si accasciò sul letto, con gli occhi chiusi.
Leilia gli tolse le scarpe e poi gli sollevò le gambe sul letto, in modo da farlo stare più comodo. Lo coprì con una coperta e fece per andarsene, quando Nash aprì gli occhi e la chiamò. “Non andartene…Resta con me…” la pregò.
Lei si chinò per guardarlo in faccia e quello che lesse nei suoi occhi non le piacque affatto; c’era un velo di tristezza che non gli aveva mai visto. E la stava supplicando. “Ok, resto con te finché non ti addormenti.” promise.
“Di più non potrei chiedere…” farfugliò Nash, chiudendo di nuovo gli occhi.
Leilia si stese sul letto accanto a lui e gli appoggiò la testa sul petto. Non sapeva perché, ma le sembrava la cosa più giusta da fare. Non era la prima volta che se ne stavano così sul letto, ma quella volta tutto l’insieme le parve più…intimo.
Lui la strinse forte a sé e le sussurrò: “Ti amo. Ti ho sempre amato.” E posò le labbra su quelle di lei in un bacio casto.
Il cuore di Leilia si fermò. Di sicuro, Nash non intendeva platonicamente. Era lui l’uomo della sua vita? Perché, se lo era, allora qualcosa di magico l’avrebbe legata a Nash, qualcosa che veniva dalla città e dal destino.
Forse, il momento era arrivato.
CAPITOLO QUINTO
I raggi del sole dalla finestra penetrarono nella stanza, e si posarono sul volto di Nash che dormiva. Lui sussultò nel sonno, come se si sentisse bruciare, e lui aprì gli occhi. Si sentiva come se la testa gli pesasse una tonnellata, e un batterista impazzito gli martellasse nelle tempie. Si pentì di essersi ubriacato, la sera prima. Cercò di voltarsi, ma qualcosa di morbido al suo fianco glielo impediva. Aveva paura di vedere di cosa si trattava, e magari scoprire di avere qualcos’altro di cui pentirsi.
“Lo so che sei sveglio – sussurrò Leilia, con la voce roca per il sonno – Il tuo respiro è cambiato.”
Ma…che diavolo ci faceva Leilia a letto con lui? Che cosa aveva combinato, la sera prima? Non riusciva a ricordare nulla, se non che si stava scolando la bottiglia di whiskey mentre guardava alla tv il culo sodo di Gawain.
“Non voglio svegliarmi…” mugolò, con la voce ancora impastata dalla sbornia.
“Questo è ciò che accade quando si alza il gomito…” ridacchiò Leilia.
Sentiva dolore in ogni fibra del suo corpo, eppure la risata di Lilia era musica per le sue orecchie. In qualche modo, riuscì a tirarlo su.
“Avrei dovuto pensarci prima di scolarmi quella bottiglia di whiskey – mormorò Nash, tristemente – Ora devo pagare lo scotto della mia stupidità.” Cercò di stiracchiarsi. “Ho bisogno di un caffè.” disse.
Continuava a non voler alzarsi. Sentire Leilia rannicchiata accanto a lui era il Paradiso e l’Inferno assieme. Qualunque stupidaggine avesse fatto per meritarsela lì, accanto a lui, era pronto a rifarla. Di solito, la fortuna non era mai dalla sua parte, con Leilia. Beh, non esattamente: aveva la fortuna di averla come amica. Anche se desiderava qualcosa di più.
“Ne farò una tazza per tutti e due – disse Leilia, alzandosi – Tu resta qui e ripostati.” Ma Nash la trattenne: voleva godersela vicina ancora un po’.
“Non andartene… – mugolò – si sta così bene, qui…”
Lei non si ribellò al suo gesto, anzi lasciò fare, come se stare a letto insieme fosse la cosa più normale del mondo. Nash si girò a guardarla, e intravvide nei suoi nei suoi occhi blu cobalto qualcosa di indecifrabile.
“C’è qualcosa che dovrei sapere?” le chiese. Lei era ancora vestita con la sua gonna e il topo, ma lui era a petto nudo. In quelle condizioni, più che baciarsi e toccarsi non sarebbe stato possibile. Dentro di sé sperò che non fosse accaduto neanche questo, tra loro. Se mai un giorno si fossero baciati, avrebbe voluto essere abbastanza sveglio da ricordarlo.
“Cioè?” chiese Leilia.
“Nel senso…se è successo qualcosa tra noi, ieri sera…” mugolò. Trattenne il respiro, in attesa della risposta di Leilia. Pregò di non essere stato tanto idiota ma, poiché non ricordava nulla, si preparò a fare ammenda.
“Vuoi dire…oltre alla tua ubriacatura? – chiese Leilia – Niente, anche se….”
Si morse il labbro nervosamente, ma non aggiunse altro.
“Allora…famolo strano…” scherzò lui, lasciando scivolare le dita sui capelli bruni di lei. Erano così morbidi al tatto che in genere si accontentava di poterla accarezzare solo in quel modo. D’un tratto Leilia inclinò la testa da un lato e la fissò. “Ma tu mi ami, Nash?” chiese.
A quella domanda, lui si sentì un tuffo al cuore. “Certo che ti amo, sei la mia migliore amica!” sussurrò.
“Lo sai cosa intendo. Se provi qualcosa di più, di un’amicizia.” insistette lei.
Nash tremò. Era proprio la domanda che temeva. Non capiva perché dichiararle il suo amore gli faceva tanta paura. La sera prima era stato sul punto di farlo, ma ora, alle luci fredde della mattina, gli sembrava quasi impossibile. E se lei si fosse arrabbiata e gli avesse detto che non potevano essere più amici? Ma doveva rischiare. Se avesse ottenuto una risposta positiva avrebbe toccato il cielo con un dito, altrimenti…Ma non poteva perdere l’unica persona al mondo che avesse mai amato.
“Sì che ti amo, Leilia, ti ho sempre amata! Non c’è mai stata nessuna nel mio cuore, tranne te!” quasi singhiozzò.
Lei si aprì in un dolce sorriso. “Finalmente! Erano secoli che aspettavo che me lo dicessi! Stavo iniziando a perdere le speranze!” Gli sfiorò la guancia con la mano. “Ma non ero sicura che potessi amarmi.”
Non amarla? E come avrebbe potuto? Ai suoi occhi Leilia era semplicemente perfetta!
“Oh Dio, Leilia, sono stato proprio uno stupido! Avremmo potuto stare insieme da tanto tempo, e invece avevo paura di dirtelo! Temevo di perderti!” esclamò Nash, con passione.
“Non mi perderai mai, Nash. E ora che aspetti? Baciami!” gli sussurrò Leilia.
Lui non se lo fece ripetere due volte. Premette con foga le sue labbra su quelle di lei…e allora fu meraviglioso come aveva sempre sognato, come aveva sempre desiderato! Anzi, molto meglio di quanto avesse mai osato sperare!
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