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Altri Mondi. Il Trono Dell'Anima. Libro 1
Altri Mondi. Il Trono Dell'Anima. Libro 1

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Altri Mondi. Il Trono Dell'Anima. Libro 1

Язык: Итальянский
Год издания: 2021
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Tuttavia, Zima cominciava a nutrire forti dubbi. La sua anima era sopraffatta dalla confusione. Non poteva confidarsi con nessuno: tutti sapevano che gli hippy erano matti e degenerati. Non si cercavano un lavoro per bene, praticavano l'amore libero e il sesso promiscuo, e i bambini venivano allevati dall’intera comunità. Per di più, si opponevano al concetto della natura divina del Sovrano della Luce. Erano il marcio della società.

Ciclicamente, la Polizia faceva irruzione nelle loro tane, nei villaggi abbandonati in periferia o in luoghi isolati, catturavano ”i folli” e li sottoponevano al trattamento psichiatrico coattivo. Ma il fatto dei volantini nella sua prima giovinezza aveva segnato l’anima di Zima, facendole sorgere dei dubbi. Dubbi inconfessabili, che era costretta a tenersi dentro. Perché, se quei pensieri fossero venuti fuori, nessuno l’avrebbe compresa e sarebbe stata emarginata e condannata dalla società...

A volte Zima se la prendeva con se stessa per quei pensieri distorti. Ma non poteva farci niente: continuava a nutrire dei dubbi, che non sparivano.

Quindi, adesso è chiaro perché ci tenesse tanto a diventare un operatore radio, e per un motivo molto prosaico: il personale militare (che includeva operatori radio, personale medico e altri dipendenti dell'esercito) godeva di molti benefici. Ad esempio, potevano acquistare anche beni di conforto oltre che quelli di prima necessità, e godevano dell’assistenza medica privata.

Alla popolazione civile era precluso l’ingresso a un certo tipo di negozi: lì ci accedeva solo il personale dell’esercito, con apposito documento identificativo.

Ma c’era anche un altro motivo, per cui Zima voleva entrare a far parte dell’esercito: il matrimonio e il parto.

In CK la famiglia era sacra, una buona cosa. In fondo, tutti sono consapevoli che la famiglia è il perno della vita di un individuo, e uno dei suoi valori fondamentali. Tuttavia, in CK spesso questo forte sentimento rasentava il fanatismo. Un uomo celibe e senza figli non aveva possibilità di fare carriera. E una donna nubile e senza figli incontrava spesso enormi difficoltà nel trovarsi un lavoro qualsiasi. Nella società CK, solo una persona con una famiglia sulle spalle era considerata “per bene”.

Pertanto, dopo essersi preso il diploma, e mentre erano ancora impegnati a prendersi la laurea, tutti i ragazzi, chi più chi meno, tendevano a sposarsi e ad avere dei figli. Il che era molto stressante, specialmente per le ragazze, che erano costrette a studiare mentre magari aspettavano un bambino. E dopo il parto, i medici non concedevano mai un lungo periodo di riposo o di congedo. E chiaramente per gli studenti non c’era alcuna agevolazione di questo tipo. I loro figli venivano affidati, già neonati, ai nonni o alle cure di asili nido.

La domanda sorge spontanea: e l’allattamento? Purtroppo, malgrado tutto il sentimento reverenziale per la famiglia, fino a quel momento nessuna struttura e nessun tipo di aiuto era stata realizzata in CK per favorire questo periodo naturale della madre e di suo figlio. Anzi, alle giovani madri era vietato portare i bambini con sé all’università, o anche tirarsi il latte e metterlo in una bottiglia, perché gli atenei erano sprovvisti di frigoriferi o di luoghi adatti per la sua conservazione. Quindi, le povere ragazze erano costrette a farlo durante le ore di intervallo, nei bagni degli istituti.

La sorella maggiore di Zima, Vesna, aveva sposato un bravo ragazzo di nome Vuc poco dopo essersi diplomata. Poi aveva cominciato a frequentare il dipartimento di giornalismo del prestigioso Mokoshin's Institute. Dopo pochi mesi era rimasta incinta e aveva partorito il suo primo figlio, che era stato affidato alle cure di un asilo nido specializzato. Vuc, i suoi genitori e i genitori di Vesna lavoravano. E Zima era ancora una bambina: aveva solo sette anni e andava a scuola. Nessuno poteva occuparsi del neonato.

Zima, come la maggior parte dei bambini CK della sua età, già così piccola era capace di badare a se stessa.Tornava a scuola da sola e portava la chiave di casa appesa al collo.5 Si scaldava il pranzo sul fornello a gas e subito dopo faceva i compiti. Non frequentava nessuno, non giocava mai con i suoi amichetti, non si lasciava trascinare da cattive compagnie, e raramente si recava a casa delle sue amiche del cuore, Mira o Vera. Ma ovviamente non poteva prendersi cura del neonato. Soprattutto perché doveva frequentare la scuola, e le lezioni duravano dalle otto e mezza del mattino fino all'una del pomeriggio.

Così Zima, già a quell’età acerba, aveva cominciato a intuire quanto fosse gravoso conciliare lo studio e il lavoro con la cura dei figli. Aveva sentito Vesna lamentarsi più volte di come le dolesse il seno, e di come fosse costretta a tirarsi il latte nei bagni dell’Istituto. E, se non lo faceva, il latte cominciava a colarle sulla pancia.

E aveva toccato con mano quanto fosse difficile anche per il marito di sua sorella: era costretto a studiare online per poter lavorare e dare in qualche modo una mano a sua moglie a tirar su il bambino.

Naturalmente, Vesna e Vuc vivevano coni genitori. Era possibile acquistare un appartamento solo da una cooperativa, ma i prezzi delle case erano altissimi. Per fortuna, l’amministrazione pubblica di CK forniva una casa a tutti i suoi cittadini seri e lavoratori: a patto che questi davvero non potessero permettersela.

E con tutto ciò, il concetto Statale di abitazione comoda era di assegnare ad ogni persona solo 8 mq di spazio personale.

Ad esempio, Zima e i suoi genitori vivevano in un bilocale di 45 metri quadri. In passato, lZima era stata costretta condividere una stanza con sua sorella, con due divani e due armadi, uno per lei e l’altro per Vesna.

I genitori di Vuc vivevano con il figlio in un appartamento di 59 metri quadrati. Il Regno gli aveva assegnato questo appartamento anni addietro come alloggio popolare. Ma all’epoca i nonni di Vuc erano ancora vivi e abitavano con loro.

Poi i nonni erano morti, Vuc aveva sposato Vesna e la coppia aveva avuto il bambino. Secondo gli standard, quell’alloggio era ancora confortevole e giusto per loro.

Ma due anni dopo Vesna era rimasta di nuovo incinta, e così gli era stato assegnato un appartamento tutto loro. Anche perché questa volta Vesna aveva dato alla luce tre gemelli, due maschi e una femmina.

Quindi, adesso sua sorella era rispettata come donna prolifica. Pertanto il Regno di Wend aveva concesso alla giovane coppia un appartamento di ben 70 mq e un certificato di prolificità, che concedeva loro alcuni benefici. Da allora, Vesna aveva potuto acquistare generi alimentari e di conforto fino ad allora preclusi dato che, a causa della penuria di beni, l’acquisto pro capite era molto, molto limitato.

Ma, chiaramente, adesso anche i problemi erano quadruplicati. Zima aveva visto sua sorella “spaccata” tra le sue responsabilità di moglie, di studentessa e di madre di quattro figli.

Quando Vesna era riuscita a laurearsi, con laude in quanto studentessa modello e madre prolifica, era stata immediatamente assunta dal prestigioso quotidiano Mokoshin News. Da allora le sue responsabilità erano notevolmente cresciute, costringendola a dividersi tra famiglia, lavoro e figli.

Vuc, come tutti gli uomini di CK, dopo il diploma era stato arruolato nell'esercito per due anni. Praticamente, era di leva obbligatoria. Ma poi si era iscritto all’università e gli era stato concesso un periodo di pausa. In pratica, se dopo il diploma un maschio non si iscriveva presso un’università pubblica, veniva chiamato alla leva per il servizio militare obbligatorio. Le femmine, invece, prestavano per l’esercito servizio volontario.

Dopo i due anni di leva obbligatoria, si poteva scegliere se entrare in un'accademia militare o lavorare presso un Istituto specialistico. Dopo il suo servizio militare, Vuc aveva scelto di intraprendere la carriera che gli piaceva, ed era diventato fotografo nello stesso giornale dove lavorava sua moglie.

Comunque, non pochi maschi si arruolavano volontariamente nell’esercito. Dopotutto, il servizio militare era un onore. E - cosa non trascurabile - era vantaggioso sotto molti aspetti, anche economici. Il personale militare riceveva regolarmente dei pass per accedere ai negozi speciali. Dove era possibile acquistare beni che altrimenti sarebbero stati preclusi.

... Zima, testimone fin dall’infanzia di ciò che aveva sopportato sua sorella, aveva preso una decisione: non voleva sposarsi subito dopo la scuola ed essere costretta a “dividersi” tra marito, figli e studio (e in seguito lavoro).

Pertanto, sperava di diventare un operatore radio nell'esercito. Per riuscirci, doveva assolutamente frequentare un'accademia militare dopo la scuola. Dopodiché sarebbe passata direttamente nell’esercito, almeno fino ai trent’anni. Senza dimenticare che, chi aveva deciso di fare carriera nell’esercito, godeva di benefici e privilegi importanti, che concedeva alle donne la libertà di non sposarsi e non avere figli fino a quell’età. Le soldatesse ricevevano anche dei contracettivi da parte dello Stato, per evitare di restare incinte.

Tuttavia, dopo i trent'anni, il matrimonio diventava obbligatorio. L'esercito organizzava appositamente delle feste da ballo, in modo che uomini e donne potessero socializzare. Se qualcuno non riusciva a trovare un partner, era la direzione stessa a formare le coppie. E, se si voleva continuare a lavorare per l’esercito, i ragazzi venivano comunque costretti a sposarsi. Nel contempo, l’esercito offriva molti vantaggi alle soldatesse che restavano incinte nei termini e nei tempi giusti. Innanzitutto, il congedo di maternità per le donne militari era di un anno intero, mentre per le civili era di sei mesi. Poi, forniva alle sue soldatesse ottime cliniche e ospedali militari per tutte le fasi della gravidanza fino al parto, nonché ottimi asili nido, dove era anche possibile lasciare il bambino per tutta la settimana di lavoro e portarselo a casa nei weekend, come una pensione. E se si era costretti a lasciarlo anche nei fine settimana, i bimbi venivano accuditi da apposito personale ”volontario forzato”. In quanto, com’è risaputo, i militari non hanno un orario di lavoro regolare. Tuttavia, una volta cresciuti, i figli dei soldati frequentavano scuole pubbliche, al pari dei loro coetanei.

Chiaramente, i militari avevano libero accesso ai depositi dell’esercito, grazie ai loro pass. Dove potevano trovare ogni genere alimentare e di conforto.

Zima mal tollerava l’eventualità di doversi sposare un giorno con un uomo scelto da altri e che magari non amava. Lei aveva già qualcuno nel suo cuore. Ma per ora, il matrimonio era fuori questione. Zima non poteva nemmeno confidare a nessuno i suoi sentimenti...Malgrado ciò i vantaggi nel servire l’esercito erano nettamente superiori agli svantaggi.

Almeno potrò andare nei negozi speciali, che sono tanti. E fino ai trent'anni nessuno mi assillerà con i figli e il matrimonio - pensava - E se sposerò un militare, come soldatessa avrò un congedo di maternità per un anno intero. Non dovrò estrarmi il latte in nessuna toilette. E mio figlio potrà frequentare un ottimo asilo...”

Zima uscì dal bagno e andò a fare colazione: torta di cavolo e menta fermentata al posto del the.

Grazie a mia nonna per averci inviato le tisane dal villaggio!” pensò. Dopotutto, la menta era pur sempre meglio di niente! Con quella penuria cronica di merci, benché nessuno potesse dire di morire di fame, si sentiva la mancanza di generi di conforto. A volte perfino la carta igienica era difficile da trovare.

Per fortuna, la nonna paterna di Zima viveva in un villaggio in periferia di una piccola città, relativamente vicina al confine con il Regno di Kunin, uno dei paesi dell'Alleanza.

Le terre da quelle parti erano abbastanza fertili e la nonna coltivava vari ortaggi e frutta nel suo giardino: patate dolci, mele, cetrioli, carote, menta, aneto, prezzemolo, ecc. Preparava delle conserve di ortaggi e frutta, marmellate e cose del genere. Era anche capace di essiccare le erbe per fare le tisane. Inoltre sapeva raccogliere le erbe commestibili nel bosco e riconoscere i funghi mangerecci, che poi metteva in salamoia. Aveva anche delle galline ovaiole. E quando il figlio con la sua famiglia andava a trovarla, la nonna gli regalava sempre tisane, conserve fatte in casa, patate dolci e uova. Era per questo che la famigliola di Zima resisteva abbastanza bene, in quei tempi di crisi.

I genitori di Vuc (il marito di Vesna) invece non avevano parenti nel villaggio. Ma a Vesna, in quanto madre di molti figli, il Regno aveva donato una casa sperduta in un piccolo villaggio, con un po’ di terra.

Ovviamente né Vesna né suo marito avevano tempo di coltivarla, perché lavoravano entrambi. Così i genitori di Vuc che, in quanto operai avevano la settimana corta, ci andavano tutti i weekend per curarle e coltivare l’orto.

In primavera, ci piantavano ogni sorta di ortaggi e frutta. In estate, durante le ferie, ci andavano con tutti i loro nipotini. E in autunno facevano delle conserve con i prodotti della terra che non erano riusciti a consumare.

... Zima mangiò la torta con appetito. Poi guardò l'orologio: era ora di andare a scuola. Lavò velocemente i piatti e corse in camera sua a prendere la valigetta. Una vecchia, ma solida grande valigetta in pelle che le aveva regalato da Vesna: era quella che lei usava quando era una studentessa. Era un po' vecchia, ma ancora in buone condizioni. Vesna era sempre stata una persona ordinata, che si prendeva cura delle sue cose.

Dopo aver preso la valigetta, Zima si recò in corridoio e poi uscì di casa con sua madre: avrebbero fatto un po’ di strada assieme. Poi la mamma si sarebbe diretta verso la biblioteca presso cui lavorava e Zima avrebbe proseguito per la casa della sua amica del cuore, Vera. Entrambe le ragazze sarebbero andate poi a prendere la loro amica comune Mira, e infine si sarebbero recate tutte insieme a scuola.

Ecco che Zima esce di casa con la mamma. Sia lei che la madre indossano giacche leggere. perché fa molto caldo..

Nel tirare fuori le giacche dall’armadio, prima di uscire di casa, la mamma aveva lanciato una triste occhiata in direzione della sua grigia pelliccia ecologica, e aveva fatto un gran sospiro.

La donna aveva cucito da sola quella pelliccia circa quattro anni prima, poco dopo quel fatidico giorno in cui Zima aveva fatto conoscenza con gli hippy e i loro volantini “da non leggere”. Quel giorno lei aveva posato lo sguardo sognante su quella meravigliosa pelliccia di visone che non si sarebbe mai potuta permettere. Così aveva acquistato il materiale necessario per realizzarne una in economia, e se ne era fatta una su misura. A dire il vero, la pelliccia era venuta molto bene.

La donna aveva preso spunto da un modello adocchiato su una rivista di cucito, la "Confederation Fashion". Dopo avergli apportato le dovute modifiche, adattandolo al materiale che aveva a disposizione in modo da farlo assomigliare alla lussuosa pelliccia della vetrina, si era messa al lavoro.

La donna era solita usare una vecchia ma solida macchina per cucire meccanica prodotta nel Regno di Seltsam. Una di quelle poche cose che non veniva né della Confederazione né dall'Alleanza.

Il regno di Seltsam era governato da una persona molto eccentrica, il Kaiser Wilhelm o, come lo chiamavano in molti, “l'artista pazzo”, un soprannome ormai noto a tutti.

Il motivo per cui Wilhelm era stato chiamato così era perché dipingeva degli strani quadri. E lo faceva anche durante le riunioni di Stato con i suoi ministri. Cosa ancora più bizzarra, il Kaiser dipingeva nudo pretendendo che anche i suoi ministri si spogliassero, per non perdere l’ispirazione. E sulla scia del suo estro dipingeva ministri nudi sullo sfondo di rose e amorini, o anche di golem meccanici o mitragliatrici. Inoltre, per suo stesso ordine, una grande sala del palazzo reale era stata adibita a mostra permanente dei suoi dipinti. Così tutti i cortigiani avrebbero potuto deliziarsi senza sosta delle pazze creazioni del loro Kaiser...

Il Regno di Seltsam faceva parte delle isole occidentali, dove una volta esisteva il continente che, a seguito del movimento attivo delle placche tettoniche, si era alla fine frantumato. Seltsam non entrava mai nelle questioni interne degli altri regni…almeno ufficialmente. In realtà, forniva a tutti segretamente armi e MeG, malgrado i suoi Golem meccanici non fossero raffinati come quelli della Confederazione o dell’Alleanza. Ma molti Stati preferivano acquistare da Seltsam piuttosto che da altri.

Pertanto, quando scoppiava una nuova guerra, Seltsam faceva affari d’oro: dopotutto, si trattava di vendere delle armi! E si sussurrava che, al fine di incrementare i suoi guadagni, Seltsam stesse prendendo accordi segreti con diversi paesi del Continente meridionale, molto al di là del mare.

Malgrado ciò, la Confederazione dei Regni faceva volentieri affari con il piccolo Stato del Kaiser folle, rifornendosi di veicoli blindati e molto altro per le sue guerre. Chiaramente, uno Stato così piccolo non poteva soddisfare tutte le esigenze di una Confederazione di dieci regni. Inoltre, in basse alle rigide disposizioni di legge di CK, non era possibile acquistare da un paese straniero più del venti per cento delle merci di cui si necessitava per il mercato interno.

... Quindi era dal piccolo Stato di Seltsam che la madre di Zima aveva acquistato quella macchina per cucire. Ma funzionava ancora benissimo, e la donna era riuscita a tirarci fuori proprio una bella pelliccia sintetica.

Ne aveva molta cura, la lavava regolarmente, la teneva pulita e la pettinava per mantenerla perfetta. In quei tempi di crisi c’erano ancora molte donne che si giravano a guardarla con invidia, quando la mamma di Zima la indossava. Ma la donna sognava ancora la pelliccia lussuosa della vetrina. Non capiva perché ne sentisse così fortemente il bisogno, ma la desiderava davvero. Pet renderla più calda e simile al modello originale, la madre di Zima aveva anche realizzato una fodera nella sua creazione, ma la sua creativitò le si era rivoltata contro, perché indicava un certo status sociale e una parvenza di ricchezza che purtroppo non corrispondevano alla realtà.

Zima, notando la tristezza della madre, cercò di scuoterla dai suoi cupi pensieri.

“Mamma, andiamo! Altrimenti faremo tardi!” le disse.

“Sì, figlia, andiamo!” sorrise la donna, chiudendo finalmente l'armadio.

E mamma e figlia uscirono di casa.

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