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Sangue Che Crea Dipendenza
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Sangue Che Crea Dipendenza

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Язык: Итальянский
Год издания: 2020
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Jade faceva fatica a respirare poiché le pulsazioni degli orgasmi continuavano al punto da farle implorare quasi pietà. Piegando la testa all’indietro, s’inarcò e aprì gli occhi. Quel po’ di respiro che le era rimasto si bloccò quando vide gli occhi furiosi di un alfa che la fissavano. Presa dal panico, liberò le proprie gambe e cercò di scostarsi da lui.

“Basta.” gli disse senza fiato, e si sentì sollevata quando lui la lasciò andare. Sentendo ancora gli spasmi tra le gambe, cercò di allontanarsi.

Titus la vide reggersi sulle mani nel tentativo di strisciare via da lui. Sentì l’odore improvviso della sua paura e s’infuriò, lo stava paragonando di nuovo agli uomini che temeva soltanto perché era un alfa. Scosse la testa e la braccò all’istante.

Jade trattenne il respiro quando sentì quel corpo accarezzarle la schiena e quelle braccia abbassarsi sulle sue. Sentì la sua dura estremità penetrarla di nuovo e gemette, raddrizzandosi e poggiandogli la testa sulla spalla in segno di resa.

Titus la bloccò con le braccia e la tirò indietro contro il proprio petto mentre si spingeva di nuovo dentro di lei. Avvicinandole le labbra all’orecchio, sussurrò con voce roca “Non è mai abbastanza.”. Le strofinò il naso sul collo e sentì la sua umidità risucchiarlo ancora di più.

Jade sentì il proprio battito accelerare mentre la sua voce le riecheggiava nella mente, ma era ancora abbastanza lucida per prestare attenzione a quei denti che erano così vicini alla propria pelle. Quasi tutte le femmine venivano marchiate durante il sesso e lei non poté impedire alla paura di tornare ad assalirla, mentre veniva sopraffatta da un altro orgasmo.

Alzando lo sguardo, Titus notò il loro riflesso nell’enorme specchio sul comò. L’immagine di lei con gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta mentre accoglieva le sue spinte era erotica. Afferrandola per i fianchi, la sollevava e la riportava giù ad un ritmo che la fece ansimare mentre iniziavano a tremarle le gambe. Con una mano le afferrò un seno, poi fece scivolare l’altra verso il basso e la affondò tra le sue gambe.

“Apri gli occhi.” le ordinò con voce dura e, con la guancia, le girò il viso verso lo specchio.

Jade aprì gli occhi e vide il loro riflesso mentre lui le faceva aprire le gambe. Il contrasto tra la propria carnagione scura e quella chiara di quel dio greco era erotico da morire. Quando lui le sfiorò il piccolo fascio di nervi appena sopra il punto in cui la stava penetrando, Jade gemette e si morse il labbro inferiore mentre veniva di nuovo. Quando quelle dita non smisero di torturarla si sentì quasi esplodere.

“Titus, ti prego.” gridò Jade, premendosi contro di lui mentre rabbrividiva e si contorceva tra le sue braccia.

Gli occhi di Titus brillavano mentre la guardava allo specchio. Le stava dando qualcosa che finora non aveva mai avuto, e non era ancora finita. Se Jade era convinta che avevano fatto sesso solo perché lui aveva provato pietà a causa del suo calore, allora non l’avrebbe lasciata scendere tanto facilmente da quel letto.

Continuò a stuzzicarla tra le gambe, poi la liberò e lei ricadde in avanti, reggendosi sulle mani. Jade trattenne il respiro ed emise un sibilo quando lui, mettendole una mano su un fianco e l’altra sulla schiena, si ritrasse quasi del tutto per poi riaffondare lentamente e inesorabilmente dentro di lei.

Quel ritmo sensuale la eccitava e le dava la possibilità di riprendere fiato allo stesso tempo. Si aggrappò alle lenzuola quando si rese conto che, in quella posizione, lui poteva penetrarla ancora più in profondità. Mai nessuno aveva raggiunto la sua essenza in quel modo, prima d’ora, e quella sensazione nuova la faceva contrarre e godere ad ogni spinta. Prima di riuscire a trattenersi, lei si spinse all’indietro cosicché lui entrasse ancora più in profondità.

“Titus…” esclamò Jade quando lui la tenne ferma per un secondo prima di muoversi di nuovo.

Titus ringhiò in gola quando perse quasi il controllo. Allungando una mano, le scostò i capelli di lato e la afferrò per una spalla. Con un respiro profondo e tremante, la tirò verso di sé con impeto, spingendosi in lei e dandole quello che voleva.

“Oddio Titus.” gemette Jade mentre lui accelerava il ritmo, dandole molto più di quanto si era aspettata. Dopo diversi minuti, si sentiva quasi morire e scattò in avanti, cercando ancora una volta di strisciare via da lui.

Titus, respirando affannosamente, la afferrò e la fece rotolare sulla schiena. Lei era debole e così rossa in viso da eccitarlo ancora di più, oltre il limite del possibile. Allargandole le gambe, la guardò negli occhi mentre si faceva strada dentro di lei, reggendosi su un braccio. Con l’altra mano le sollevò una gamba, spingendosi ad un ritmo lento e implacabile.

Quel ritmo lento gli si ritorse contro… si sentiva intrappolare, stringere e risucchiare da lei, centimetro dopo centimetro. Sentendo i loro odori mescolarsi e vedendo il desiderio negli occhi di Jade, gli venne voglia di reclamarla. Strinse i denti quando la sentì pulsare attorno al proprio membro.

Afferrandola di nuovo per le spalle, la bloccò sul materasso e iniziò a spingere velocemente e a dimenarsi. La schiena di lei si strofinava sulle lenzuola e lui continuava a ripetere quel movimento, ricorrendo alla forza di volontà per superare i propri limiti.

Jade non poté far altro che resistere e abbandonarsi alle sensazioni. Quando lui poggiò la fronte sulla sua, gli avvolse le braccia attorno al collo e si sentì sollevare tra le sue braccia.

Titus la tenne stretta e alzò la testa verso il soffitto per non marchiarla mentre il proprio seme esplodeva in profondità dentro di lei, pulsando al ritmo implacabile del proprio battito cardiaco. Rimasero in quella posizione per alcuni minuti, respirando affannosamente e tremando, prima che Titus la lasciasse ricadere sul materasso all’improvviso.

Jade si accigliò quando lui le si stese accanto senza dire una parola né cercare di toccarla o trattenerla. Girò lentamente la testa e lo vide in posizione supina, respirava affannosamente come lei ma aveva gli occhi chiusi e un’aria rilassata.

Si accigliò ancora di più quando, dopo un po’, il respiro di Titus si calmò mentre si addormentava con facilità. Sentì l’aria fredda della stanza buia sulla propria pelle riscaldata e si coprì con il lenzuolo, provando uno strano senso di solitudine. Nella mezz’ora successiva, Jade si sforzò per rilassarsi e addormentarsi come aveva fatto lui.

Capitolo 3

Dean guardò giù in strada mentre Kane lasciava l’edificio con Skye e Aurora al seguito. Se lei non fosse già accoppiata con Michael, avrebbe giurato che quei due Caduti erano fatti l’uno per l’altra. Il loro amore così incondizionato gli riportò alla mente cose che aveva dimenticato da tempo, lasciandogli un leggero senso di malinconia.

Era mai stato come loro, in vita sua, o sin dalla nascita era freddo e insensibile come si sentiva adesso? Dean sospirò, non voleva guardare nella sua stessa anima per paura della risposta. Tanto tempo fa aveva deciso di diventare com’era adesso per proteggere le persone con il cuore più tenero, e non si sarebbe pentito di quel sacrificio.

Rimase immobile quando Skye si girò e lo guardò come se si sentisse osservato. Era bello che l’istinto di quel ragazzo fosse così acuto… in futuro ne avrebbe avuto bisogno per proteggere se stesso e le persone che amava. Aveva sperato di avere tempo per far avvicinare Kriss a Skye ma non gliene rimaneva molto.

Provò un senso di colpa e di gelosia al pensiero di Skye che guardava Kriss nello stesso modo in cui guardava Aurora. Chiuse gli occhi, cercando di scacciare via l’immagine dei due che facevano l’amore molto tempo dopo la sua scomparsa.

Sentendo un rumore di passi, Dean aprì gli occhi e, nel riflesso della finestra, vide Kriss che usciva dalla cucina, dunque nascose all’istante il proprio turbamento interiore. Kriss non aveva detto una parola quando i due giovani Caduti li avevano avvisati che sarebbero andati da Michael insieme a Kane, ma lui vedeva la preoccupazione nei suoi occhi. Era sempre stato capace di leggere le emozioni di Kriss ed era contento che lui non avesse la stessa capacità.

“È un bene che Kane li stia accompagnando.” disse Kriss avvicinandosi a Dean. “Pensi che riuscirà a gestire Michael se inizia a perdere il controllo?”.

Dean alzò un sopracciglio, non era molto sicuro di cosa rispondere a quella domanda. “Ricordi quando ci siamo scontrati con Kane, prima che Syn intervenisse e ci buttasse giù da quel tetto come pupazzi?”.

Kriss serrò le labbra a quel ricordo. “Sì.” rispose, abbracciandolo e poggiandogli il mento su una spalla. “So bene che, probabilmente, Syn ci ha salvato la pelle, quella notte.”.

Dean indurì la voce in modo che Kriss lo ascoltasse bene. “Quindi converrai con me che dobbiamo stare lontani da Michael, per ora. Mi fido di Kane, sa quello che fa e, se gli serve aiuto, può sempre chiamare suo padre.”. Dean si abbandonò all’abbraccio di Kriss, godendo di quel momento di pace.

“Ehi, Kriss.” esclamò Tabatha dalla cucina mentre svuotava la lavastoviglie. “Questa cucina è come un labirinto. Dove li sistemo i mestoli?”.

Kriss premette le labbra sulla parte più sensibile del collo di Dean, appena sotto l’orecchio, e lo abbracciò più forte come ringraziamento per avergli fatto vedere Tabatha per un po’. Alzò lo sguardo verso il loro riflesso e vide Dean rabbrividire per quel tocco, poi fece un passo indietro.

“Arrivo!” esclamò, sforzandosi per andare in cucina.

Dean lo osservò con un leggero sorriso, che svanì non appena Kriss fu fuori dalla visuale. Stringendo i denti, abbassò lo sguardo sul braccio dolorante. Era sempre più difficile combattere il dolore ma, in realtà, era sorpreso di aver resistito così a lungo senza farsi scoprire.

Arrotolandosi la manica, Dean si accigliò vedendo la macchia nera che si era formata e sibilò quando la ferita si aprì di un paio di centimetri, come per fargli vedere cosa c’era all’interno, per poi richiudersi.

Se fosse stata una ferita normale sarebbe somigliata ad un brutto taglio rossastro che, molto probabilmente, a quell’ora sarebbe già stato in via di guarigione. Ma quella non era una ferita normale, era un lungo squarcio nero nel punto in cui la Spada Demoniaca lo aveva trafitto, trapassandogli il braccio da parte a parte.

Mentre la osservava, notò che l’oscurità al suo interno stava iniziando a muoversi e a diventare più forte. Sapeva che stava per perdere quella battaglia. L’anima nera che prosperava nel suo corpo voleva vivere… ma anche lui lo voleva.

Si ricordò di quando Kriss lo aveva rimproverato, urlando, per essersi quasi fatto uccidere da quella spada. Kriss era convinto che chi viene ferito da quella spada prova un dolore atroce all’istante, ma solo se è umano o ha il sangue contaminato con quello umano.

Dean gli aveva mentito… gli aveva assicurato di essere immune alla Spada Demoniaca e, visto che si reggeva ancora in piedi, Kriss gli aveva creduto, perché voleva che fosse vero. Sentì la propria anima calmarsi, sapendo che Kriss non poteva più nascondere il proprio amore per lui. La sua rabbia e la sua preoccupazione ne erano state una prova inequivocabile. Tutto sarebbe giunto ad una conclusione pacifica, adesso. A lungo andare, Kriss sarebbe diventato più forte.

Durante la guerra non era mai stato esposto ai veri pericoli di una Spada Demoniaca e Dean ne era contento, visto che era tornato da lui a guerra praticamente finita. Per questo Kriss non sapeva cosa succedeva ai Caduti quando venivano feriti da quella lama… sapeva soltanto quello che accadeva alle vittime umane.

Molti Caduti erano morti in quel modo durante le guerre demoniache e Samuel aveva scagliato quell’arma verso Aurora con l’intenzione di infliggerle una morte lenta e dolorosa… un ultimo regalo alla femmina di Caduto che lo aveva tradito. Skye, nella sua innocenza, non comprendeva le conseguenze delle proprie azioni quando aveva cercato di proteggere Aurora facendola voltare e offrendo la propria schiena a quel sacrificio.

Il ragazzo avrebbe pagato il prezzo più alto, senza tornare indietro. Dean non era pentito per averlo salvato… non se ne sarebbe mai pentito.

Chiuse gli occhi e si riabbassò la manica per nascondere le prove del demone che cresceva dentro di lui. Era stato uno dei pochi della loro specie a sopravvivere alla ferita di una Spada Demoniaca… ma ciò era accaduto solo grazie alla sua forza, sia fisica che mentale. Era stato il capitano della guardia reale, dunque era stato addestrato ad avere la forza per resistere a qualsiasi cosa… anche al dolore e alle conseguenze del condividere il proprio corpo con l’anima di un demone.

Quello che preoccupava maggiormente Dean era che i demoni “creati” da una spada simile non erano nuovi nati… l’arma, in realtà, creava minuscole fratture dimensionali nel corpo di colui che veniva ferito. In breve, essa permetteva alle anime di antichi demoni di ritornare e rinascere nel regno umano attraverso il corpo della persona ferita.

La sopravvivenza dipendeva da quale anima era più forte… quella della vittima o quella del demone risorto. L’anima di Dean aveva vinto, l’ultima volta, e il demone era morto dentro di lui contaminando il suo sangue con la propria acidità, ma lui ne era uscito ancora più forte.

Samuel era uno degli Originali, era stato uno tra i primi demoni a respirare l’aria della Terra. Erano potenti perché erano stati generati dai Caduti più potenti… soprattutto quelli di stirpe reale, poiché erano loro gli scienziati che avevano creato la crepa tra le dimensioni. Di fatto, c’era una buona possibilità che l’anima che stava crescendo dentro di lui fosse anch’essa un’Originale.

Un’altra fitta gli pervase il braccio e Dean fece una smorfia quando sentì la pelle attorno alla ferita muoversi in modo nauseante. Non ci sarebbe voluto molto, e lui sapeva che doveva andarsene per risparmiare a Kriss l’orrore di ciò che stava per accadere. Per come stavano le cose, le sue possibilità di sopravvivenza diminuivano di ora in ora.

Con un profondo sospiro, Dean andò verso la cucina e si appoggiò allo stipite, osservando Kriss e Tabatha che fingevano di battersi a duello con due lunghi mestoli di legno. Non lo diede a vedere ma, in quel momento, era felice. Kriss era più forte di quanto non fosse mai stato finora, e quella era l’unica cosa che contava.

Kriss alzò lo sguardo, vedendo Dean che li osservava dalla soglia della porta. Gli fece l’occhiolino e gli rivolse un sorriso smagliante, poi piagnucolò scherzosamente “Per favore, vuoi dire a Tabatha di smetterla?”.

“Neanche per sogno!” disse Dean, avvicinandosi. “Ho una questione da risolvere, perciò divertitevi.”.

Guardando Kriss negli occhi, si chinò lentamente e s’impossessò delle sue labbra in un bacio ardente ma gentile, che durò parecchi secondi. Scostandosi, notò l’espressione incredula di Kriss e la impresse nella propria mente, poi fece un cenno a Tabatha e lasciò l’appartamento.

I due rimasero a fissare il punto in cui si trovava Dean. Quel gesto aveva sorpreso Kriss al punto da lasciarlo senza parole, mentre Tabatha aveva un’aria pensierosa. “E quello che diavolo era?” gli chiese piano, non avendo mai visto una tale dimostrazione di affetto da parte di Dean. Non pensava che ne sarebbe mai stato capace.

Kriss, ancora scioccato, scosse la testa “Non ne ho idea.”. Si strofinò le mani sulle braccia quando sentì dei brividi improvvisi che gli sembrarono un brutto segno, e il petto gli si strinse dolorosamente. Fece per seguire Dean ma la voce di Tabatha lo fece fermare.

“È stata la cosa più dolce che l’ho mai visto fare.” Tabatha ridacchiò, poi sospirò. “Sembra quasi che lo hai reso parecchio felice.”. Gli diede una gomitata scherzosa. Si augurò che lei avesse ragione. Sentendosi osservato, sorrise e scrollò le spalle “Oppure non voleva restare a guardare quel mieloso film sui vampiri che ho già inserito nel lettore DVD.”.

*****

“È enorme.” disse Aurora quando Kane si fermò davanti a una casa, molto grande e bellissima, proprio di fronte ad una chiesa dall’aspetto gotico. “Michael ci vive da solo? È così grande… troppo grande per una sola persona. Non soffre di solitudine?”.

Lanciò un’occhiata a Skye, chiedendosi se lui stesse ripensando alle piccole capanne e alle tende in cui vivevano prima che il loro mondo venisse distrutto. Non c’era alcuna concezione di “casa” nel mondo dei demoni e, da quello che Skye le aveva raccontato, lui aveva vissuto soltanto nella fredda oscurità di una grotta. La casa di Michael poteva anche incutere soggezione per le sue dimensioni, ma lei sentiva già il calore che essa emanava.

Kane non poté fare a meno di sorridere per lo stupore che leggeva negli occhi di Aurora. Piegò la testa di lato e ammirò quella casa vittoriana come se fosse la prima volta, concluse che lei aveva ragione… era a dir poco stupenda.

“Sì, Michael vive da solo, ma fino a un paio di settimane fa ci abitavo anch’io. Insieme a nostro fratello Damon e a una femmina di puma di nome Alicia. Fidati, questa casa era tutt’altro che solitaria e silenziosa.” rispose Kane, ma poi si ricordò che Michael aveva vissuto da solo per quarant’anni, quindi forse la ragazza ci aveva visto giusto.

Sentendo nominare Damon, Aurora fece una leggera smorfia. Non si fidava ancora di lui, dopo averlo sentito parlare a proposito di uccidere Michael. Che fosse in grado di tornare in vita o no… nessuno doveva parlare di uccidere Michael in sua presenza. Finì per desiderare di aver gettato Damon giù dalle scale, non Kane.

Kane sogghignò, sentendo chiaramente i pensieri di Aurora come se li avesse rivelati ad alta voce. Se avesse conosciuto Damon, probabilmente avrebbe ritrattato su quell’idea. A Damon non importava di quale specie fosse il suo avversario, avrebbe scatenato l’inferno se avesse temuto che Alicia era in pericolo. Eh no… Damon non sarebbe stato gentile con lei come lo era stato lui.

“Chi è Alicia e perché ve ne siete andati tutti?” chiese Skye, cercando di nascondere la propria curiosità.

Kane sogghignò, sapendo che stava per rallegrare la giornata di Aurora con la storiella che stava per inventarsi… la parte su Damon, almeno.

“Alicia è diventata da poco la compagna di Damon ed è una delle poche persone che conosco in grado di tenerlo a bada. In realtà lui è troppo concentrato a sorvegliarla per fare altro. È una storia divertente, davvero. Si sono incontrati solo un paio di settimane fa e la prima cosa che Alicia ha fatto è stata pugnalarlo al cuore con un paletto di legno, per poi lasciarlo lì credendolo morto.”. Kane scrollò le spalle, poi cercò di non ridere quando Aurora lo guardò con gli occhi spalancati.

“E adesso stanno insieme…” ripeté lei dubbiosa, poi si morse il labbro… quando aveva incontrato Michael per la prima volta aveva fatto l’amore con lui e poi lo aveva spinto via per fuggire. Però non aveva cercato di ucciderlo, almeno.

“Eh già, amore a prima vista.” disse Kane con un sorriso malizioso. “Si sono trasferiti nell’edificio che tu chiami ‘santuario’.”. Tralasciò la storia del suo incontro con Tabatha, non era migliore della storia di Damon e Alicia. “Siccome Tabatha ed io ci eravamo appena messi insieme, e Damon era un po’ una mina vagante, abbiamo pensato che fosse meglio vivere con loro per aiutare Alicia a tenerlo d’occhio.”.

L’espressione di Aurora s’intenerì “Ti prendi cura dei tuoi fratelli, eh?”.

Kane si sentì un po’ in imbarazzo, i ruoli si stavano invertendo spesso, ultimamente. “Damon e Michael non hanno un bel trascorso, a causa della rivalità tra fratelli e roba del genere, e io sto combattendo ancora contro l’oscurità. Ma sono anche il fratello maggiore, perciò sì… io cerco di badare a loro quando non sono occupati a badare a me.”.

Pensò di dirle anche che Syn badava a tutti loro, ma si trattenne. Se Aurora provava rancore nei confronti di Damon per come aveva cercato di calmare Michael, allora probabilmente non avrebbe nutrito simpatia per il paparino che lo aveva ucciso per aver quasi distrutto la metropolitana.

Mentre si dirigevano verso la casa, Kane socchiuse gli occhi, chiedendosi quanti problemi avrebbe causato Michael con la sua dipendenza dal sangue demoniaco. Fece un respiro profondo e raddrizzò le spalle, decidendo che quello era il momento giusto per scoprirlo.

Allungando una mano, bussò sulla massiccia porta di legno e si mise le mani in tasca, iniziando a camminare avanti e indietro. Adesso c’era da divertirsi.

Aurora fece un passo avanti, poi sentì la mano di Skye su una spalla e lo guardò. Vedendo quello sguardo, si ricordò del suo avvertimento di non saltare addosso a Michael appena lo avrebbe visto. Gli fece una smorfia e fece un passo indietro, lui scostò la mano e sorrise.

Michael era in biblioteca e stava esaminando la sua collezione di libri. Aveva iniziato con l’intenzione di scegliere qualcuno dei suoi libri preferiti per Aurora; sentendo bussare alla porta, si destò dal senso di confusione che stava provando e rimase sorpreso quando si rese conto di essere finito davanti agli scaffali con i libri sui demoni. Rimise a posto il libro di pelle nera e abbassò lo sguardo.

“Aspettavi qualcuno?” chiese a Scrappy, che gli si era fermato accanto, poi sorrise quando il cagnolino abbaiò e si mise a correre verso l’ingresso.

Michael lo seguì e non poté fare a meno di ridacchiare quando lo vide saltare su e giù davanti alla porta. La sua espressione si addolcì quando sentì il calore che soltanto la vicinanza di Aurora poteva dargli, e il sangue gli si scaldò mentre pensava a un modo per distrarsi da quell’ossessione demoniaca temporanea.

Aprì la porta, pronto per l’impellente attrazione che di solito li assaliva prima ancora che si salutassero, ma rimase sorpreso nel vedere Kane insieme ad Aurora e Skye. Kane sorrise e allargò le braccia, facendo indietreggiare Michael.

“Tesoro, sono a casa!” gridò, poi saltò verso la porta e gli si avvinghiò.

“Kane…” Michael si lamentò e cercò di divincolarsi dalla stretta di suo fratello. Quello non era esattamente il contatto fisico che aveva in mente, per non parlare della persona sbagliata che gli teneva le gambe avvolte attorno alla vita.

“Mi sei mancato un sacco.” disse Kane fingendo di singhiozzare. “Non mi chiami e non mi scrivi mai.”.

Vedendo Skye e Aurora che sorridevano divertiti, Michael divenne serio. “Sono passate solo ventiquattr’ore.”.

Kane gli posò la testa su una spalla “Già, è troppo tempo, vero?”.

Michael sospirò e fece cenno ai Caduti “Benvenuti a casa mia. Vi prego, mettetevi comodi mentre io mi occupo di questa piaga.”. Spinse Kane cercando di liberarsi, ma fu inutile.

Aurora si accigliò, non capendo la battuta “Piaga?”.

Skye scosse la testa e la fece entrare in casa “Non ti preoccupare. Alcuni fratelli sono così. Si prendono in giro a vicenda in modo affettuosamente fastidioso.”.

“Oh.” l’espressione di Aurora s’illuminò e lei sbatté le palpebre. “Come quando io ti supplicavo di portarmi a cavalluccio mentre flirtavi con una donna?”.

“Esatto.” rispose Skye sorridendo “Roba da fratelli, come ti dicevo.”.

Aurora abbassò lo sguardo quando sentì abbaiare e i suoi occhi iniziarono a brillare quando vide un cucciolo che le girava intorno. “Oh, che tenero. Michael, è questo il tuo cucciolo?”.

Kane alzò di scatto la testa dalla spalla di Michael “Scrappy, allora è qui che ti nascondi!”.

Il cagnolino quasi ringhiò come per dire “E dove altro dovrei essere?” e riprese a saltare di nuovo attorno alle gambe di Aurora. Arrendendosi, lei si chinò per prendere in braccio quel cucciolo adorabile. Scrappy iniziò a dimenarsi nel tentativo di leccarle la faccia, guardando Skye di tanto in tanto.

Il Caduto allungò una mano e gli accarezzò la schiena, ammirando la morbidezza della sua pelliccia. “Penso che gli piaci.” le fece l’occhiolino.

“È adorabile.” disse Aurora. “Hai detto che si chiama Scrappy?”.

Kane mise il broncio a Michael quando, alla fine, riuscì a divincolarsi da lui. Poi fece un cenno ad Aurora “Sì, Scrappy è stato con me per un po’ ma ultimamente, per qualche ragione, ha sentito il bisogno di stare con Michael. Forse perché questa casa è così grande che Michael si perderebbe senza di lui.”. Fece quella battuta ricordando i pensieri di Aurora a proposito della solitudine di Michael.

“Non è vero.” ribatté Michael con aria offesa. A volte era irritante avere Kane tra i piedi quando era in vena di fare lo stupido. “Devi sapere che in questo posto ci sono più nascondigli di quanti tu ne abbia mai trovati. E mi ricordo benissimo dove sono, a differenza di te che non ricordi neanche i nomi delle donne con cui sei stato.”.

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