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Moon Dance
Solo in seguito si era reso conto che il cucciolo apparteneva alla bambina che lo aveva liberato. Sentendo ancora una piccola scintilla di vita in quella palla di pelo, fece una cosa incredibile. Mordendosi il polso, Kane fece sì che un paio di gocce di sangue finissero sulla lingua del cane, poi adagiò il cucciolo a terra, chiedendosi cosa diavolo stesse facendo. Non avrebbe mai funzionato... o forse sì?
Lei lo aveva salvato due volte e neppure lo sapeva. Il ricordo della sua voce spaventata riusciva ancora a svegliarlo di soprassalto dal sonno più profondo. Avrebbe tanto voluto vederla... solo una rapida occhiata per dare un volto alla voce che lo perseguitava.
Infilando la mano in tasca, tirò fuori il piccolo collare e guardò la targhetta a forma di osso. Conosceva il cognome, ma lâindirizzo non era più quello giusto... non lo era da anni. Quando aveva finalmente imparato ad usare un computer aveva fatto una ricerca, ma i genitori della ragazza erano morti e la casa era stata venduta. La loro figlia, che lui era certo fosse colei che lo aveva liberato, era svanita senza lasciare traccia.
Kane gettò via la sigaretta e la calpestò col piede sinistro. Una volta ritornato a Los Angeles, si era subito recato al club che Malachi gestiva e in cui viveva, ma scoprì che era stato venduto e che i suoi figli si erano trasferiti ad un altro indirizzo. La nuova sede, un tempo, era solo un magazzino abbandonato, ma i giaguari lo avevano ristrutturato di recente e lo avevano trasformato in un nightclub alla moda. Adesso erano i figli di Malachi a gestirlo.
Scosse la testa, chiedendosi come Malachi avesse potuto risposarsi, sapendo quanto aveva amato la sua prima moglie. Lei era la sua anima gemella e, anche se i mutanti erano noti per i propri appetiti sessuali, una volta incontrata lâanima gemella per loro era quasi impossibile amare qualcun altro.
Facendo delle ricerche, Kane aveva scoperto che la nuova moglie di Malachi gli aveva dato quattro figli ed era morta dando alla luce lâultimo, Nick.
Malachi era morto la notte in cui lui aveva sentito il ruggito da sottoterra, ma Kane sentiva il desiderio di vendetta rodergli ancora lâanima. Quasi tutti i vampiri erano nati dalle tenebre e forse Syn aveva sbagliato a credere che lui fosse diverso dai suoi malvagi fratelli. Forse perdere la testa per trenta strazianti anni lo aveva danneggiato così tanto da non farlo sembrare più unâeccezione. La sua mente era ancora nel luogo buio in cui Malachi lâaveva imprigionato.
Per come la vedeva Kane, erano stati i giaguari ad iniziare per primi. Adesso era tornato per ricambiare il favore a tutta la maledetta razza di mutanti, a cominciare dai figli di Malachi. Ah, ma non si sarebbe fermato lì. Dopo sarebbe toccato ai figli del mutante che lo aveva incastrato... Nathaniel Wilder.
Trovare dei servi che gli procurassero del sangue non era stato difficile. Kane era ancora stupito per la piega gothic-dark che la periferia della città aveva preso. Buona parte di quei tipi laggiù potevano soltanto sognare di essere come lui, un vampiro vero e non unâimitazione in stile gothic. Non aveva dovuto far altro che trasformarne uno e poi lasciarlo alla mercé della sua strategia. Aveva scelto il più pericoloso del gruppo... quello che sembrava aver già perso lâanima nellâoscurità . Raven, un tipo solitario, uno psicopatico al limite della normalità già da umano... un dark emarginato, assetato di sangue ben prima di averne realmente bisogno.
Raven era lâunica persona a cui Kane avesse detto dei mutanti che lo avevano pugnalato alle spalle, bloccandolo con lâincantesimo e seppellendolo vivo. Non sapeva per quale motivo si fosse confidato con lui... forse per noia.
Kane aveva lasciato quella canaglia libera per la città . Raven era arrabbiato con il mondo già prima di rinascere come figlio della notte, e adesso Kane gli aveva dato una valvola di sfogo per quella rabbia. Raven si era offerto di attuare la vendetta al posto suo, e lo aveva fatto sfruttando i suoi nuovi poteri al massimo delle loro potenzialità .
Kane non si era preoccupato di dissuadere Raven, poiché si adattava perfettamente ai suoi piani di mandare in rovina il resto della famiglia di Malachi. Perché mai avrebbe dovuto proteggere i mutanti da lui? Il massimo che aveva fatto era stato dire al ragazzo di non uccidere gli umani per nutrirsi e di non far loro del male se non era lui ad ordinarlo. Non era colpa sua se lui, invece, aveva deciso di ucciderli.
La prima volta che Raven aveva ucciso qualcuno fu anche lâunica volta che Kane intervenne, allontanando il ragazzo prima che lasciasse il segno dei canini in bella vista sul cadavere. Mantenere segreta la propria identità faceva parte del suo istinto di autoconservazione e aveva dimenticato di dirlo a Raven. Kane allora gli aveva fatto vedere come cancellare il segno dei canini e far sembrare lâomicidio come un semplice delitto efferato.
Raven aveva iniziato a seminare le sue vittime nei pressi del Moon Dance affinché le autorità le trovassero. Era un piano perfetto. La maggior parte dei vampiri erano cattivi per natura e Kane aveva passato buona parte della sua vita da non morto accanto a quegli assassini. Vedere quel ragazzo uccidere le persone sembrava una cosa naturale per la sua specie.
Se Syn fosse stato sveglio per assistere a quella furia omicida, avrebbe liberato il mondo da Raven uccidendolo o legandolo per sempre alla sua tomba. Ora che Kane aveva provato una punizione simile, avrebbe sicuramente preferito una morte veloce.
Prima del suo esilio era amico di un altro vampiro... Michael. Erano amici da più tempo di quanto riuscissero probabilmente a ricordare. Entrambi avevano ricevuto in dono gli eliotropi perché avevano conservato la loro anima... insieme a Damon, il fratello del suo amico.
Michael era un bravo ragazzo... stava dalla parte dei buoni, come si suol dire, ma Kane aveva sentito dire che Damon aveva sviluppato un lato oscuro e lo stava sfogando su suo fratello. Magari gli avrebbe fatto una breve visita dopo aver finito lì, e gli avrebbe insegnato le buone maniere. Kane si chiese il motivo dellâimprovvisa rivalità tra i due, visto che Michael amava suo fratello... ma le cose cambiano, prima o poi.
Kane non voleva che Michael vedesse la follia che la tomba gli aveva causato. Nelle ultime due settimane aveva passato parte del suo tempo ad osservare Michael da lontano. Sapeva che lui e il figlio maggiore del giaguaro, Warren, erano amici adesso... proprio come un tempo lo erano stati lui e Malachi.
I mutanti erano dei traditori e Michael non lo aveva ancora capito. Togliendo di mezzo i mutanti avrebbe fatto un ultimo favore a Michael... in ricordo dei vecchi tempi.
Kane si toccò di nuovo lâorecchino, sapendo che era lâeliotropio ad impedirgli di uccidere gli umani. Se la sua anima fosse stata davvero malvagia allora la magia dellâeliotropio non avrebbe funzionato su di lui. Si era chiesto spesso come avesse fatto Malachi a non considerare quel semplice dato di fatto... la prova della propria innocenza era sempre stata lì, proprio davanti ai suoi occhi.
Ma ormai non aveva importanza... aveva passato trentâanni in una tomba per qualcosa che non aveva commesso. âVi ripagherò con lâinferno, amici miei.â.
*****
âTelemarketing?â chiese Chad, cercando di nascondere un sorriso quando sua sorella minore sbatté la cornetta così forte da far cadere il telefono dal muro, finendo sul pavimento con uno schianto.
Envy prese a calci il telefono lungo il corridoio, fingendo che fosse la testa del suo ragazzo, prima di girarsi verso suo fratello âSiete tutti bastardi, o lo sono soltanto quelli con cui esco io?â
Chad alzò le mani in segno di resa âSecondo me le ragazze sono uguali. Adesso calmati e racconta al tuo fratellone cosâè successo.â.
Envy appoggiò la fronte contro la parete fredda. Si rifiutò di lasciare che anche una sola lacrima scendesse. Trevor non le piaceva abbastanza da piangere per lui e stava davvero iniziando a stancarsi di ragazzi mediocri. âEra Jason al telefono. Pensava che fossi di nuovo single, perché ha appena visto Trevor in un nuovo locale. Era praticamente avvinghiato ad unâaltra sulla pista da ballo.â.
Chad scosse la testa. Non avrebbe di certo provato pena per Trevor quando sua sorella gli avrebbe messo le mani addosso. âChe ne dici di andare a ballare, allora?â alzò un sopracciglio, non volendo perdersi lo spettacolo per niente al mondo.
Envy sorrise, apprezzando lâidea âDammi dieci minuti e sono pronta.â.
Chad annuì, si sedette sul bracciolo del divano e cliccò sul telecomando per guardare il notiziario, anche se non vi prestò molta attenzione. Non gli piaceva che lei frequentasse Trevor. Sapeva che quel tipo recitava la parte del ricco studente universitario solo come copertura, ma non gli piaceva comunque che nascondesse ad Envy chi era davvero. Se andavano a letto insieme lei doveva almeno sapere la verità sulla persona con cui scopava.
Iniziare una relazione con una bugia non era la cosa migliore, se uno ha intenzione di mentire allora, per prima cosa, non dovrebbe lasciarsi coinvolgere. Lâultima volta che aveva visto Trevor alla stazione di polizia lo aveva messo alle strette e aveva chiesto allâagente in incognito di dire ad Envy la verità su quello che faceva, o di starle alla larga. Non era colpa sua se Trevor non ascoltava nessuno a parte se stesso.
Lo irritava il pensiero che Trevor potesse usare Envy mentre indagava sotto copertura nei bar. Visto che lei lavorava come barista in molti locali, lui aveva un motivo per seguirla prima dellâorario di apertura e per restare dopo lâorario di chiusura. Stare lì senza troppa gente permetteva a Trevor di curiosare meglio, ed Envy non ne sapeva nulla.
Chad si era rifiutato di lavorare sotto copertura, anche se la squadra delle Forze Speciali stava cercando di convincerlo da un poâ di tempo, ormai. Ora era diventato lui il primo che chiamavano quando câera una porta da sfondare o qualche testa calda da tenere a bada. E per lui andava bene. Preferiva prendere a calci in culo un idiota, piuttosto che intrufolarsi di nascosto da qualche parte per rovistare e cercare di scoprire gli affari sporchi di qualcuno.
Dâaltro canto, il loro amico Jason sarebbe stato un fidanzato migliore per Envy. Erano stati compagni di scuola, ma era quello il punto. Jason aveva una cotta per lei dalle scuole superiori e frequentava casa loro così spesso che Envy lo considerava suo fratello... non un ragazzo.
Jason era entrato nella Guardia Forestale della Foresta Nazionale di Angeles subito dopo la scuola e faceva quel lavoro da allora. Ad Envy piaceva ancora passare del tempo con lui. Vedeva molto spesso anche la sua migliore amica Tabatha, che faceva parte della stessa unità della Guardia Forestale di Jason.
Chad si alzò dal divano e si fermò fuori la porta della camera di Envy. Vivevano insieme da quattro anni, da quando i loro genitori erano morti in un incidente stradale, e se la cavavano alla grande. Lui era un poliziotto e lei faceva la barista in parecchi locali della città .
Lâunico motivo per cui non le diceva di trovarsi un lavoro âveroâ era perché, quasi tutte le sere, lei guadagnava più di lui. Questo rendeva le cose addirittura migliori perché, quando câera da pagare lâaffitto, di solito era Envy a pagarlo, mentre lui si occupava di tutto il resto.
âQual è il locale?â le chiese da dietro la porta.
âQuello nuovo, il Moon Dance.â Envy raccolse in una coda di cavallo alcune ciocche dei suoi lunghi capelli rossi, lasciando gli altri sciolti lungo la schiena. âMentre siamo lì potrei anche fare domanda come barista.â.
Chad si accigliò. âà quello verso la periferia, vero?â Sâincamminò verso la sua stanza senza aspettare la risposta. Ultimamente le cose in quella zona della città si erano fatte un poâ pericolose. Le sparizioni erano il pericolo principale e alcuni cadaveri erano stati ritrovati a circa un isolato da quel club.
Per il momento non câera nulla che potesse collegarli direttamente al Moon Dance, se non che le vittime frequentassero tutte quel locale. Era solo la cornice temporale ad insospettire Chad e molte altre persone. Câera qualche dubbio sul fatto che ci fosse o no un serial killer che si aggirava in quel club. Quasi tutte le ultime vittime erano state viste lì, come agente di polizia non poteva ignorare un possibile collegamento.
Visto che la pistola e il distintivo erano già in auto, Chad prese il taser e se lo agganciò dietro la cintura dei pantaloni. Con tutto quello che stava succedendo laggiù, voleva che Envy lo usasse nel caso in cui qualcosa andasse storto mentre erano lì.
Uscendo dalla sua stanza diede unâocchiata in corridoio e si bloccò allâistante quando vide sua sorella. Una gonna corta di pelle nera con orlo di pizzo la copriva fino a metà coscia, abbinata ad un top di pizzo nero. Câerano inserti di pelle nera solo nei punti necessari... abbastanza per coprirle il seno e mettere in mostra il suo ventre asciutto e lâombelico.
Indossava anche un paio di stivali di pelle nera che arrivavano appena sopra il ginocchio, con sottili catene attorno alle caviglie. Al collo aveva una collana con un meraviglioso quarzo di ametista che sua madre le aveva regalato molti anni fa. Buona parte dei suoi capelli rossi era raccolta in una lunga coda di cavallo, con alcune ciocche che ricadevano su una spalla.
Il trucco era curato, con un poâ di eyeliner nero e ombretto, e un rossetto scuro. Sembrava una dominatrice.
âCavolo, hai sete di sangue?â Chad alzò un sopracciglio, lanciandole una seconda occhiata. Pensò quasi di annullare lâuscita serale e spedirla a letto per la sua sicurezza.
âBeh, ho deciso.â Envy alzò appena un sopracciglio âDopo essermi occupata di Trevor me la spasserò! Dâora in poi mi rifiuto di uscire con un solo ragazzo. Non ne voglio soltanto uno... ne voglio un sacco! Così se uno si comporta da idiota non sarà un problema perché ne avrò altri che saranno ben felici di prenderlo a calci in culo.â.
âCerto, mi ricordo comâè andata a finire alle superiori.â Chad scosse la testa, sapendo che sua sorella era molto più ingenua di quanto fingesse di essere âPrendiamo la mia auto, nel caso mi chiamino dalla centrale.â.
âSolo se posso giocare con le luci blu.â Envy sorrise, sapendo che lâavrebbe accontentata.
Chad sospirò e sâincamminò verso lâauto. âGiuro, sei peggio di un bambino in un negozio di giocattoli, che tocca qualsiasi pupazzo rumoroso dando fastidio a tutti.â.
âChe câè?â rise lei. âA me piacciono le luci blu. La gente si toglie di mezzo quando le accendo.â.
âCome la volta che avevamo finito il caffè?â chiese. âLo sai che è uno spreco di denaro pubblico, vero?â
âSe non stai zitto guido io. E allora avrai a che fare con le luci rosse e la sirena.â lo avvertì lei, facendogli lâocchiolino.
Chad si zittì allâistante perché, lâultima volta che era successo, lei era in ritardo al lavoro e lui stava troppo male per guidare, così si era seduto dal lato del passeggero e si era addormentato beatamente. Il suo capo gli dava ancora il tormento per quellâepisodio.
*****
Envy spense le luci blu a circa un isolato dal club e alzò lo sguardo verso i riflettori che danzavano nel cielo coperto di nuvole. Quando vide lâedifico a due piani lo guardò meravigliata.
Aveva lavorato così tanto ultimamente che non aveva ancora avuto lâoccasione di fare un salto al Moon Dance, ma alcuni dei suoi clienti ne erano entusiasti. Da fuori non sembrava un granché. Era un capannone in mattoni con poche finestre e unâinsegna al neon viola allâingresso.
La gente era in fila fino a metà dellâampio parcheggio, indossando i migliori abiti da discoteca e conversando animatamente. Il fatto che ci fosse ancora coda dopo le dieci di sera le fece capire che lavorando lì probabilmente avrebbe guadagnato parecchio.
âOh sì, devo assolutamente fare domanda per lavorare qui.â sorrise a quellâidea.
âAlmeno la fila è quasi finita.â disse Chad sarcasticamente, impaziente di vedere Trevor beccarsi una bella scarica di adrenalina da sua sorella.
Si fermò nella zona più buia del parcheggio, proprio accanto allâauto di Trevor. Prima che Envy potesse aprire lo sportello, Chad allungò la mano e le prese il braccio. âTieni.â le mise il taser in mano e poi, senza dire una parola, aprì lo sportello e scese.
Envy strinse le dita attorno al dispositivo con un sorriso. Chad le aveva insegnato a difendersi a tal punto che avrebbe potuto mettere k.o. la maggior parte dei suoi colleghi senza il minimo sforzo, ma le aveva anche detto âPerché combattere, quando puoi semplicemente premere un pulsante?â
Infilò il taser nella tasca laterale della gonna insieme alla sua carta dâidentità . Avrebbe premuto quel pulsante contro Trevor. E avrebbe premuto volentieri anche il pulsante dellâascensore per lâinferno, per vedercelo andare allâistante. Nessuno prendeva in giro Envy Sexton e poi la passava liscia.
Si diressero insieme verso la fila di persone ed Envy fu molto felice quando la coda iniziò a scorrere così velocemente che ci vollero soltanto un paio di minuti per arrivare allâingresso.
Lâuomo alla porta indossava un bel paio di pantaloni Armani e una giacca abbinata. La camicia era aderente e gli lasciava il petto in bella mostra. I suoi capelli castani cadevano morbidi ai lati del viso. Aveva una barba appena accennata e profondi occhi scuri, che quasi brillavano alla luce del neon.
Chad pagò ed entrambi mostrarono i loro documenti prima che lâuomo mettesse un timbro sulle loro mani e staccasse il cordoncino di velluto rosso per farli entrare. Passarono attraverso la porta principale e percorsero un breve corridoio fino ad unâaltra porta, che si aprì quando si avvicinarono. Entrati nella sala principale si fermarono e rimasero a fissarla. Era come entrare in unâaltra dimensione.
Per quanto affollato fosse il parcheggio, si poteva pensare che allâinterno la gente fosse stipata, e invece no. Envy rimase a bocca aperta mentre si dirigeva verso il grande spazio vuoto al centro della sala.
Avvicinandosi alla ringhiera, guardò giù verso la pista da ballo. Su entrambi i lati câera una passerella che si estendeva per tutto il piano, con unâarea bar in tutta la sua lunghezza. Il bancone sembrava fatto di vetro soffiato, con una soffusa luce al neon allâinterno.
Due rampe di scale scendevano a destra e a sinistra, incontrandosi al centro prima di proseguire fino alla pista da ballo sottostante. La pista era inondata da una luce abbastanza soffusa da proiettare una sorta di luce scura sulle gambe dei clienti. A tutto ciò si aggiungeva la caotica luce stroboscopica e i riflettori che illuminavano tutto tranne coloro che ballavano.
In questo modo, chi ballava era visibile soltanto dal ginocchio in giù, mentre il resto del corpo restava avvolto nellâombra.
Envy si sporse dalla ringhiera per vedere se ci fossero altre aree bar al piano di sotto, ma non câera niente oltre alla pista da ballo. Le sembrava una specie di fossa, scendendo le scale ci si trovava in balìa dellâoscurità che avvolgeva i clienti nellâombra.
âà a tre piani?â si chiese, guardando il massiccio soffitto sopra di lei. Contando il piano terra avrebbe dovuto esserci un terzo piano, e si domandò se facesse parte anchâesso del club o se fosse off limits.
Urla e fischi attirarono di nuovo il suo sguardo verso la pista da ballo. Rimase sbalordita quando un riflettore color ghiaccio illuminò una gabbia al centro della pista e rimase subito affascinata dallâuomo dietro le sbarre.
Anche lo sguardo di Chad si posò sulla gabbia. Sembrava una piccola cella di una prigione, e allâinterno câerano un uomo e una donna che giravano in tondo. Il calore dei loro movimenti si percepiva anche da lontano. Le dita di Chad divennero bianche nellâafferrare la ringhiera quando lâuomo nella gabbia spinse la sua compagna di ballo contro le sbarre, per poi vederla sgattaiolare sotto il suo braccio quando cercò di bloccarla.
Girando su se stesso, lâuomo le afferrò il polso e la strinse, prima di farle mettere le mani sulle sbarre davanti a sé. Facendole stringere le sbarre, si strofinò sul suo corpo seminudo finché la ragazza non piegò la testa allâindietro sul suo petto, come se la cosa le piacesse.
Era un qualcosa di natura animalesca, quasi una sorta di danza di accoppiamento primitiva. Envy e Chad erano incantati e affascinati dallo spettacolo, ciascuno in modo diverso.
Chad guardò in silenzio per qualche altro minuto quando la coppia si separò e lâuomo intrappolò la donna in una posizione diversa. Il calore dei loro movimenti fece stringere i jeans di Chad mentre le anche dellâuomo iniziarono a muoversi a scatti contro il sedere della ragazza. Distogliendo lo sguardo per la frustrazione, Chad si sforzò di guardare le decorazioni sulle pareti superiori, visibili solo dalla sua angolazione.
Câerano per lo più riflettori con luci scure fisse, accanto ad enormi ritratti di giaguari, alcuni raffigurati in combattimento, altri a caccia da soli. Quei ritratti sembravano avere vita propria, sembravano quasi muoversi con le luci, dando lâimpressione che gli animali fossero vivi e osservassero la gente.
Dovette ammettere che lâambientazione del locale era particolare, ma dâeffetto. I suoi occhi seguirono il movimento delle luci lungo le pareti e notò le catene appese tra i quadri, alcune con collari dentati e fruste di pelle nera.
Riportò lo sguardo verso la gabbia e stava per andare a cercare Jason quando notò Trevor in pista, accanto ad uno dei riflettori. Lâidiota era con due ragazze e sembrava divertirsi parecchio. Dando unâocchiata a Envy, Chad capì che non câera bisogno di dirglielo perché lei stava già guardando. Envy piegò la testa di lato, scrutando Trevor come se non lo conoscesse e si chiese perché avesse iniziato a frequentarlo.
Doveva ammettere che era uno spettacolo per gli occhi, âmaledettamente attraenteâ sarebbe stata la definizione corretta. Sembrava un surfista californiano con quei capelli scompigliati color biondo sabbia, lâabbronzatura e gli occhi grigio-blu. Era proprio uno schianto ed era anche molto divertente.
Ma, a parte la bellezza, non câera molto altro che potesse attirare davvero una ragazza. Ciò che ne restava era un tipo da confraternita del college, ricco e viziato. Quando era presente era molto premuroso ma, allo stesso tempo, era capace di sparire anche per giorni, a volte.
Lâunica altra cosa positiva che poteva dire di lui era la sua bravura a letto, le aveva fatto passare alcuni dei momenti migliori della sua vita.
A pensarci bene, aveva davvero creduto di piacergli... e anche di più. Questo dimostrava quanto ne capiva di uomini. A dire la verità iniziava a stancarsi di stare da sola... ma non era una buona ragione per iniziare ad uscire con qualcuno.
Sospirò quando vide Trevor toccare il sedere alla ragazza che era avvinghiata a lui, e si rese conto di non essere per niente gelosa. Se fosse stata davvero innamorata di lui, non avrebbe dovuto essere furiosa, invece che a malapena irritata? Quello che le dava più fastidio era che lui aveva mentito dicendo di volere soltanto lei.
Jason, seduto su uno sgabello al bar, aveva visto Envy entrare nel club. Sapeva che sarebbe venuta e non fu sorpreso di vedere Chad con lei. Dopo aver dato loro alcuni minuti per guardarsi intorno, fece un sorrisetto di soddisfazione quando vide Envy irrigidirsi, e capì che lei aveva visto il suo ragazzo spassarsela in pista. Aveva cercato di nascondere la propria gelosia negli ultimi due mesi e non voleva ferirla ma, se questo era quello che serviva per allontanarla da Trevor, allora andava fatto per il suo bene.
Girandosi verso Kat, la bella barista con cui stava parlando, Jason sorrise âTe lâavevo detto che sarebbero venuti.â indicando Envy e Chad.