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Non Resta Che Ricominciare
Dopo una trentina di minuti, siamo tornati sul viale degli Champs-Elysées e abbiamo preso un vicolo a senso unico che ci ha portato in un ristorante asiatico circondato da due edifici moderni. L’ingresso era pulito e ci invitava ad attraversare la soglia passando sotto un piccolo paifang, una specie di arco tradizionale cinese, sostenuto a destra e a sinistra da due teste di drago. Un’illuminazione fatta di luci gialle e blu calamitava gli occhi. L’invito era chiaramente esposto: dietro questa porta, un cambio di scenario attendeva i visitatori. E che sorpresa! Vi era un enorme acquario piatto e smaltato, illuminato da ogni lato.
Un tavolo era riservato per noi. Un cameriere ci ha accompagnato lì. Il ristorante sembrava particolarmente popolare. Non riuscivo a distinguere nessun posto libero.
Avanzai timidamente sulle prime piastrelle di vetro, la faccia gioiosa. Mi sentivo come se stessi camminando sull’acqua. I pesci brillavano; riflettevano le differenti sorgenti di luci azzurrognole.
Dopo essersi tolto il cappotto, vidi che Franck indossava un maglione di cachemire. Adoro la morbidezza di questa lana e lui sembrava essersene ricordato. Un giorno si era messo un maglione simile. Ricordo molto bene quel giorno, dato che mi aveva regalato un enorme mazzo di rose bianche e rosse. Il tempo era bello quel giorno, anche se piuttosto instabile. Un vento leggero soffiava, e Franck non voleva rischiare di prendere freddo. Anche quella sera, eravamo andati a mangiare in un ristorante, un giapponese. Quando mi ero rannicchiata fra le sue braccia, avevo potuto apprezzare la finezza del maglione. Era così soffice e caldo che non riuscivo a smettere di accarezzarlo! Sagomava perfettamente il suo torace.
Questo maglione era simile a quello che indossava quel giorno e io glielo dissi. Un ampio sorriso gli si disegnò sul viso che irradiava bontà. Sono sicura che in quel momento dei ricordi gli erano tornati in mente.
«Questo è ancora più caldo e sempre molto soffice», disse, come un invito a passare le mie mani sul suo petto.
Non avevamo ancora consultato il menu che una cameriera venne a prendere la nostra ordinazione. Vedendoci ancora indecisi, si eclissò rapidamente verso un altro tavolo. Cinque minuti dopo, era già di ritorno. Questa giovane donna non sembrava felice. La tristezza era dipinta sul suo viso, non ci rivolse neppure un sorriso limitandosi ad annotare il nostro pasto sul suo taccuino, come un robot adibito a questo compito.
La nostra prima portata arrivò rapidamente, accompagnata da una bottiglia di rosé. Mi piaceva il rumore dell’acqua che scorreva da alcune fontane vicine. Mascherava in modo discreto le conversazioni dei clienti. I tavoli non erano distanti e potevamo facilmente seguire i discorsi dei nostri vicini. Guardavo dei grossi pesci rossi passare sotto i miei piedi, e delle carpe. Un po’ più lontano, in una piscina, c’erano delle tartarughe. In mezzo a questa fauna acquatica, c’era un pesce che mi interessava particolarmente; era davanti a me! Che tipo di pesce può essere, Franck? Uno squalo? No, certamente no. Un delfino? Un piccolo pesce rosso? Un piranha? Nooo! Impossibile identificare una specie che corrispondesse ad esso, deve essere unico, una specie a parte, rara e preziosa. Franck mi stava osservando, delicatamente, sorridendo teneramente. Il mio sguardo completamente immerso nel suo. Mi fissò, con la testa tra le mani, i gomiti sul tavolo, come se fosse affascinato. Sbattei le palpebre più volte e gli chiesi di spiegare cosa gli stesse succedendo.
«Non sei cambiata... Sei come una bambina.»
Gli chiesi di spiegarmi il motivo per cui pensasse ciò.
Mi rispose che mi trovava irrequieta: scrutavo da tutte le parti, contemplavo ogni pesce, mi comportavo come una bambina, a quanto pare.
«Sei meravigliosa. Rimani sempre così!» aggiunse.
Franck mi riempì un secondo bicchiere di vino e, come se nulla fosse, mi chiese qualcosa di molto indiscreto: «Con quanti uomini sei stata a letto dalla nostra separazione?»
Una domanda che vi fulmina all’istante, inaspettata, malriposta, scioccante, persino irritante. Cosa rispondergli? Anche lui deve essere andato a letto con parecchie donne. Preferii abilmente rivolgergli la stessa domanda per evitare di trovarmi in una situazione imbarazzante.
Franck mi raccontò brevemente di aver frequentato due donne prima di incontrare Sylwia. Non potevo fargli una lista delle mie precedenti relazioni. Avrebbe percepito una brutta immagine di me. Inoltre, queste relazioni, o meglio queste esperienze, non avevano alcuna importanza, tranne che per una o due.
«Ascolta Frank, preferisco non risponderti. Non te la prendere a male, ma ho fatto tanti brutti incontri. Uomini che mi hanno fatto credere di amarmi. Il loro numero non ha molta importanza. Ciò che importa è ora, siamo noi, il presente, il ritrovarsi, non è vero?»
Franck scosse la testa, come una molla che si dondola con lo sguardo perso nel vuoto, verso il centro del tavolo.
«Pensi male di me adesso, giusto?» Franck mi guardò con aria perplessa: «Male? Perché dovrei pensare male di te? Sono solo deluso da questa risposta che nasconde qualcosa di poco affascinante. Avrei preferito non sentirlo.
– Allora, perché me lo chiedi? Ci siamo incontrati, ci siamo allontanati, io ho fatto la mia vita e tu hai fatto la tua. Ecco! Le nostre storie sono finite.
Oggi siamo qui, stiamo cenando insieme al ristorante. Se mi avessi appena incontrata, non mi avresti mai fatto quella domanda e non ti sarebbe importato della risposta. Penseresti solo a noi e a un possibile futuro insieme. O forse vuoi solo portarmi a letto, come tanti altri! Quindi, non giudicarmi male, ti prego.
– Sai Sveta, mi hai deluso molto quando mi hai escluso dalla tua vita. Ti amavo, ti volevo al mio fianco...
– Ma ero giovane e molto ingenua, ancora
immatura.
Non potevo rinunciare a tutto per te Franck, renditene conto!
– La gioventù non è una scusa per tutto. Le donne sono molto serie a vent’anni. Tu, mi hai abbandonato.
– Mi dispiace. Non volevo che tu soffrissi. Se così fosse, non saremmo nemmeno più insieme. Ho vissuto e so cosa non voglio più.
– Adesso, so cosa voglio.
– Anch’io, lo so adesso!»
Franck stava terminando di mangiare la sua anatra con il basilico. Sembrava preoccupato e deluso.
Per dessert, prendemmo una coppa di frutta esotica. Il piatto era abbondante e delizioso. Lentamente, Franck mi interrogò di nuovo. Mi chiese del mio attuale lavoro e dei nuovi ragazzi che avevo conosciuto dal mio arrivo. Su questo punto, lo rassicurai spiegandogli che pensavo soprattutto a lui. Anche se la mia risposta lo sorprese, il suo sorriso sembrò ridisegnarsi.
Al momento di pagare il conto, volevo offrire io. Franck rifiutò con insistenza e diede la sua carta di credito alla cameriera che poco dopo ritornò con il terminale di pagamento elettronico e portatile.
Fuori, Franck mi stringeva la mano. Camminammo come due amanti lungo l’Avenue des Champs-Elysees fino a Place de la Concorde. Sembrava aver abbandonato la nostra conversazione della cena. Mi faceva ancora domande sulla mia vita attuale. Era anche curioso di scoprire cosa fosse successo a mia sorella e ai miei genitori. Mi parlò della sua famiglia e di suo figlio che gli procurava un immenso orgoglio.
Arrivati in piazza, mi ha proposto di prendere la metropolitana per Montparnasse. Accettai. Cominciavo seriamente a chiedermi se stesse per baciarmi. Il primo bacio è certamente il più delicato da dare, ma adesso, mi sapeva già completamente conquistata. Non vedevo alcun motivo per mostrarsi timido. Avevamo già condiviso questa dolcezza in passato.
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