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Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3
Intanto, essendo già gl'Inglesi guidati da Cornwallis comparsi a veduta degli Americani, Sullivan metteva i suoi in ordinanza in luogo eminente sopra Birmingham-meeting-house, colla sinistra presso il Brandywine, avendo questa e la destra fasciate da folte boscaglie. Le artiglierie si erano piantate sui vicini colli molto opportunamente. Ma egli pare, che la schiera propria di Sullivan arrivasse, avendo fatto un gran giro, troppo tardi sul campo di battaglia, e perciò non fosse ancora, come si aveva dato ordine, acconciamente posta in ordinanza, quando si incominciò a combattere. Veduto gl'Inglesi la positura delle genti americane, si affilarono, corsero in caccia, e in furia alla battaglia. Incominciò questa con molta foga da ambe le parti alle quattro meridiane. Gli Americani si difendettero valorosamente buon tempo, e crudelmente si sboglientò la battaglia. Ma tanta fu la furia degl'Inglesi e degli Essiani che menavano le mani a gara, che nè l'opportunità dell'alloggiamento, nè le bene poste, e bene amministrate artiglierie, nè la tempesta dell'archibuserìa, nè il coraggio dei soldati potettero reggere contro. I fanti leggieri, i corridori, i granatieri e le guardie inglesi si cacciarono con tanta intrepidità dentro le file repubblicane, che ne furono a viva forza scompigliate e ributtate. Cominciò a piegare, ed a disordinarsi il fianco sinistro, poscia di mano in mano si perturbò ed andò in volta tutta la fila. I vinti si rifuggirono nelle vicine selve. I vincitori gli perseguitarono, e procedettero avanti per la strada maestra verso Dilworth. Appena aveva Washington udito il primo romore, che avvisandosi di quello ch'era, mandò alla schiera di Sullivan i due squadroni soccorrevoli. Approssimandosi al campo s'incontrarono nei soldati di Sullivan, che fuggivano a rotta, e s'accorsero, che niuna speranza rimaneva di ristorar la battaglia. Greene con eccellente industria aprì i suoi ordini per dar luogo ai fuggiaschi, e poscia rannodatigli di nuovo si ritirò coll'ordinanza intiera, ritardando il perseguitar del nemico colle artiglierie, che traevano a ritroso alla coda. Trovato poi una stretta con boscaglie dai due lati vi arringò i suoi, e voltò di nuovo il viso al nemico. Erano Virginiani, e Pensilvanesi. Quivi attestati si difendevano, massimamente i Virginiani capitanati dal colonnello Stevens, disperatamente.
In questo mezzo tempo Knyphausen veduto, che gli Americani avevano alle mani di che fare sulla destra loro, e che le schiere che gli stavano all'incontro dall'altra parte del fiume erano state assottigliate pei soccorsi mandati a Sullivan, si era apparecchiato a mandare ad effetto quello di che fin allora aveva fatto solo sembianza di voler fare, cioè di varcare. Il passo di Chadsford era difeso da una trincea, e da una batteria. Contrastarono un pezzo i repubblicani; ma udito le novelle della sconfitta dell'ala destra, e vedendo comparire sul destro fianco alcuni soldati inglesi, i quali sbrancati, erano trapelati sin là per le folte selve, si ritirarono disordinati, lasciando sul campo le artiglierie e le munizioni, delle quali, varcato il fiume, s'impadronì il generale tedesco. Nella ritirata, o, per meglio dire, fuga loro passarono vicino ed alla coda di Greene che tuttavia si difendeva, e fu l'ultimo a spiccarsi dalla battaglia. Finalmente, fattosi già scuro, anche questi dopo lungo e bravo combattere si ritirò, e tutto l'esercito procedè la stessa notte a Chester, ed il giorno seguente a Filadelfia. Quivi arrivavano ad ogni ora i fuggiaschi condottisi a salvamento per tragetti e vie sconosciute. I vincitori passarono la notte sul campo di battaglia. Se non fosse opportunamente sopraggiunto il buio, egli è molto probabile, che tutto l'esercito americano ne sarebbe stato distrutto. Perdettero i repubblicani in questa giornata da quattordici centinaia di soldati tra morti, feriti e prigionieri, con dieci cannoni ed un obice. De' reali morirono a un dipresso cento, e quattrocento ne furono feriti. Gli uffiziali francesi furono agli Americani di molta utilità, sia nell'ordinar le genti alla battaglia, sia nel riordinarle dopo la rotta. Tra questi il barone de Saint-Ouary fu fatto prigione con gran dispiacere del congresso, il quale lo aveva in grande stima. Al capitano di Fleury, il quale combatteva egregiamente, fu morto sotto il cavallo. Il congresso lo presentò con un altro alcuni giorni dopo il fatto. Il marchese de La-Fayette, mentre si affaticava colla voce e coll'esempio a rannodar i fuggiaschi, toccò una ferita in una gamba. Continuò però a far il debito suo, e come soldato combattendo, e come capitano confortando e riordinando. Combattette anche con molta lode il conte Pulaski gentiluomo polacco, che guidava i cavalleggieri. Lo riconobbe pochi giorni poi il congresso, dandogli le compagnie dei cavalli, ed il grado di brigadiere.
Se tutte le genti americane combattuto avessero nella battaglia di Brandywine col medesimo valore che i Virginiani ed i Pensilvanesi, e che Washington non fosse stato indotto in errore da un falso rapporto, forse che avrebbero esse, nonostante l'inferiorità del numero loro, e l'imperfezione dell'armi, ottenuto la vittoria, o almeno l'avrebbero lasciata più sanguinosa agl'Inglesi. Comunque ciò sia, certo è bene, che l'ordine della battaglia dato dall'Howe è stato eccellente; che le diverse mosse furono eseguite con eguale prudenza e celerità, e che i soldati tanto inglesi che tedeschi combattettero con maraviglioso valore.
La sera, che venne dopo a quella, in cui si combattè la giornata, mandarono i capitani britannici una frotta di genti spedite a Wilmington, luogo posto alla congiunzione della Cristiana e del Brandywine. Quivi fecero prigione il governatore dello Stato della Delawara, e presero a bottino molta moneta, e robe sì pubbliche che private, come pure parecchie scritture pubbliche d'importanza. Seguitarono la fortuna della vittoria le altre Terre della bassa Pensilvania, le quali tutte furono ricevute nell'obbedienza del Re.
Non si sgomentò punto il congresso ad un tanto sinistro di fortuna, e faceva ogni sforzo per persuadere ai popoli, non esser le cose tanto afflitte, nè ridotte in tanto sterminio, che presto non potessero risorgere. Andavasi spargendo, che avevano bene gli Inglesi acquistato il campo di battaglia, ma non già la compiuta vittoria, stantechè la perdita loro altrettanta era, e forse maggiore di quella che gli Americani fatto avevano. Affermavano, che, sebbene disperso in parte, era tuttavia intiero l'esercito loro; e che fra pochi dì sarebbe rammassato, ed in grado di affacciarsi incontro a combattere l'inimico. E perchè quello, che forse non facevano le parole e le esortazioni, se lo facessero le dimostrazioni animose, il congresso non faceva nissuna vista di volersene partire da Filadelfia. Ordinò, che quindici centinaia di regolari si facessero venire da Peek's-hill; che le milizie della Nuova-Cesarea, quelle stesse della città di Filadelfia, quelle del generale Smallwood, ed un reggimento di stanziali, che allora si trovava in Alessandria, venissero rattamente a far capo grosso coll'esercito principale nella Pensilvania. Diè ancora balìa al generale Washington, richiedesse di forza dagli abitatori carri, cavalli e munizioni ad uso dell'esercito, dando loro però le polizze del ricevuto.
Washington parimente tutto era in questo, che si spirasse nuovo coraggio al cuore dei soldati, facendo creder loro, che per niente dimostrati si fossero inferiori ai nemici, e che un'altra volta si sarebbe potuto ottener ciò, che al Brandywine era stato lasciato dubbio. Lasciava intanto riposare un dì gli suoi nel contorni di Germantown, mandando però sulla destra riva dello Schuyl-kill sino a Chester le genti più spedite e più intiere, acciocchè spiassero gli andamenti del nemico, frenassero le sue gualdane, e nel medesimo tempo raccogliessero gli Americani sbrancati, ed erranti alla sfidata. Egli intanto era ito in Filadelfia, dove era sovente col congresso a fine dì accordar con esso lui quello che per rimedio delle cose afflitte fosse da fare. Ma il dì quindici partitosi dalla città, e traversato di nuovo lo Schuyl-kill dalla sinistra sulla destra riva con tutto l'esercito, se ne andò per la via di Lancastro sino a Warren, stabilmente risoluto a combattere un'altra volta il nemico, ovunque il trovasse. Credendo poi, che questi molto fosse impedito dai malati e dai feriti, ordinò a Smallwood, ronzasse coi corridori più lesti sul fianco di lui ed alla coda, e gli facesse tutto quel male che potesse. Scassinavasi nel medesimo tempo il ponte di Filadelfia posto sullo Schuyl-kill, acciocchè all'uopo si potesse rompere del tutto. Il generale Amstrong colle bande pensilvaniche stava alla difesa del fiume, e l'ingegner francese De Portail con molta industria lo fortificava.
Ma Howe, passata la notte degli undici sul campo di battaglia, avviò il giorno seguente un forte squadrone sotto gli ordini del generale Grant a Concordia, al quale venne poscia a congiungersi Cornwallis. L'uno e l'altro procedettero a Chester sulle rive della Delawara, come se fosse per correre improvvisamente a Filadelfia. Howe voltò il grosso dell'esercito alla strada su per Lancastro, e già era arrivato il giorno sedici a Goshen, quando ebbe ad un tratto l'avviso, che Washington si avvicinava con tutte le sue genti per combattere, ed era già arrivato a sei miglia distante. L'una parte e l'altra si apparecchiava alla battaglia, e già i primi feritori si avvisavano; quando ecco, che sopravvenne una sì grave scossa d'acqua, che divenuti molli e fracidi i soldati, il continuar nel combattimento diventò ad ambi gli eserciti cosa impossibile. Gli Americani massimamente ne ricevettero grandissimo danno nelle armi e munizioni loro. I focili degli archibusi, grossamente lavorati, non combaciando davano via all'acqua che trapelava, ed umidiva le polveri sui foconi. Istessamente le fiaschette dove il soldato suol tenere i cartocci, per la mala costruzione loro, non arrestando l'acqua, questi ne furono guasti, e diventarono inabili all'accendersi. Tutte queste cose imponevano a Washington necessità a dover temporeggiare. Perciò ritirò un'altra volta le genti al di là dello Schuyl-kill, passando a Parker's-ferry, e pose gli alloggiamenti lungi il French-creek, o sia Rivo Francese. Ma siccome per questa mossa Smallwood, troppo lontano, rimaneva esposto a qualche fazione improvvisa da parte del nemico, ordinò a Wayne, andasse a scorrazzare con una forte squadra alle spalle di lui, ed ogni ingegno ponesse per accozzarsi con Smallwood. Procedesse però con molta cautela per non aprir niun varco al nemico, onde potesse offenderlo.
La malignità del tempo impedì agl'Inglesi di dar dietro agli Americani. Solo restringevano le genti troppo sparpagliate, ed andavano a campo a Trydruffyn, donde mandarono una frotta a pigliar certe farine ed altre munizioni, che i repubblicani avevano lasciato a Valley-forge.
Howe ebbe spia, che Wayne con quindici centinaia di soldati andava buzzicandosi per le vicine selve sul fianco suo sinistro ed alle spalle. Dubitò perciò di qualche improvviso danno, e si determinò a voler far provare a Wayne quello che questi intendeva di far provar a lui. La notte dei venti mandò il generale Gray con due colonnelli di gente scelta, ed alcuni fanti leggieri a sorprendere l'inimico. Governò Gray l'impresa con molta prudenza e celerità. Passando per tragetti arrivò a un'ora della mattina inosservato vicino al campo di Wayne, e, oppresse le prime sentinelle morte, che stavano alle vedette, si avventò, marciando i suoi soldati al lume dei fuochi che accesi avevano, contro i nemici sonnacchiosi e spaventati. In mezzo a quel buio ne fu fatta grande strage colle baionette. Perdettero gli Americani molta gente con le bagaglie, le armi e le munizioni. Sarebbero anche stati maggiormente consumati, e forse tutta la schiera stata sarebbe tagliata a pezzi, se non che risentitosi finalmente il campo de' repubblicani, e Wayne non punto smarritosi in quell'estremo frangente, furon in fretta posti in ordinanza alcuni pochi reggimenti, i quali valorosamente difendendosi fecero retta contro l'impeto del nemico, sicchè le altre genti ebbero facoltà di potersi salvare. La perdita degl'Inglesi fu di poco o niun rilievo. Mentre così si combatteva nella selva allo scuro, Smallwood, che veniva per congiungersi con Wayne, già era pervenuto ad un miglio vicino al campo di battaglia. E se avesse guidato soldati più valorosi che quelli non erano, che il seguitavano, avrebbe potuto far in modo, che i vincitori si cambiassero in vinti. Ma quelle milizie, le quali, pei romori che correvano nel paese, già stavano coll'animo molto sollevato, udito prima un po' di strepito, e poi vedute comparire alcune frotte di nemici, che perseguitavano le genti di Wayne, non istettero più ad udire o veder altro; ma incontanente si difilarono in rotta.
Assicuratosi con questa vittoria il generale inglese alle spalle, si consigliò di volere, o sforzar l'Americano di venirne ad una battaglia giudicata, od allontanarlo talmente da Filadelfia, che, passato improvvisamente lo Schuyl-kill, potesse alla sicura volgersi a dritta, ed andare ad impadronirsi di questa città. A questo fine iva aggirandosi con varie mosse sulla destra del fiume, molto opportune per far credere a Washington, che l'intento suo fosse di marciare all'insù, e passato il fiume là, dov'era meno grosso, e più facilmente guadoso, spuntar l'ala sua dritta, ed impadronirsi dei magazzini pieni di vettovaglie e di armamento, che si erano fatti a Reading. Per opporsi ad un tanto danno l'Americano ritrasse il suo esercito più in su, ed andò a por gli alloggiamenti a Pottsgrove. La qual cosa intesa, Howe varcò improvvisamente, e senza resistenza alcuna con tutto l'esercito lo Schuyl-kill in due luoghi a Gordon-ford, e più sotto a Fat-land-ford. La notte dei 23 tutto l'esercito inglese alloggiò sulla sinistra riva del fiume, trovandosi tra l'esercito di Washington e la città di Filadelfia. Questa città non aveva più difesa alcuna, e già dovevasi riputare, come se venuta fosse in balìa degl'Inglesi, seppure il generale americano non si determinava a cimentarsi in una battaglia giudicata. Ma egli consigliandosi più colla prudenza, che coi desiderj e le vociferazioni dell'universale, si astenne dal venirne a questo fatale sperimento, giudicando, temerario e precipitoso partito fosse il pericolare lo stato dell'America all'incerto esito di una campale giornata. Aspettavansi di breve le restanti genti di Wayne e di Smallwood, gli stanziali da Peek's-hill, e le bande paesane della Cesarea sotto i comandamenti del generale Dickinson. Erano i soldati non istracchi, ma rifiniti dalle continue mosse, dalle malvage strade, dalla fame, da ogni spezie di patimenti. Fatta una Dieta, e considerata la condizione dell'esercito, tutti deliberarono di rimanersene nei presenti alloggiamenti per concedere qualche riposo alle logore genti, e dar tempo, arrivassero gli aiuti, che di già erano vicini. Deliberò Washington di procedere in ogni cosa con modo cauto e circospetto per prender poi quelle occasioni, che Dio per la gloria della pia impresa, e per lo bene della repubblica gli avesse posto innanzi. Così fu abbandonata del tutto Filadelfia, come sicura preda del nemico.
Quando si ebbero in questa città le nuove della dirotta pioggia, che nella giornata dei sedici aveva impedito i due eserciti dal venirne alle mani, e costretto l'Americano a ritirarsi sulla sinistra dello Schuyl-kill, si era sciolto il congresso, aggiornandosi il giorno venzette a Lancastro. Si votarono nel medesimo tempo con grandissima sollecitudine i magazzini, e gli archivj pubblici, ed il navilio, che presso la vicina spiaggia era sorto, si ritrasse alle parti superiori della Delawara. Si sostennero venti e più gentiluomini, la maggior parte della generazione dei Quaccheri, scopertisi nemici allo Stato, non volendo essi, richiesti, fare il giuramento di leanza. Si mandarono a confine a Stanton di Virginia. Il congresso concedette a Washington, poichè egli aveva eccitalo tale concetto della sua virtù, che pareva, che in lui sicuramente riposar potessero le speranze della repubblica, la stessa autorità dittatoria, che gli era stata concessa dopo le rotte della Cesarea. Poscia, crescendo ogni ora più il romore della venuta degl'Inglesi, abbandonò del tutto la città. Lord Cornwallis il giorno ventisei di settembre entrò in Filadelfia con una coda di granatieri inglesi ed essiani. Il rimanente esercito si lasciò alle stanze di Germantown. Così venne la ricca e popolosa città di Filadelfia, capo di tutta la lega, dopo un aspro conflitto, e dopo molti non meno bene considerati, che penosi avvolgimenti dei due eserciti, in poter dei reali, nella quale i Quaccheri, che rimasti vi erano, e tutti gli altri leali gli ricevettero con grandissime dimostrazioni di allegrezza. Washington calandosi giù per la sinistra sponda dello Schuyl-kill si avvicinò a diciotto miglia di Germantown, e pose gli alloggiamenti a Shippach-creek, avendo nell'animo di accomodare quindi i suoi consiglj ai progressi delle cose.
Insignoritisi gl'Inglesi della città di Filadelfia, dalla perdita della quale gli Americani non solo non si sgomentarono tanto, quanto quelli si erano dati a credere dover avvenire, ma ancora non si perdettero d'animo nè punto, nè poco, applicarono tosto l'animo a piantar batterie sulla Delawara per signoreggiare tutta la larghezza del fiume, proteggere la città da ogni insulto per la via dell'acqua, ed interrompere a' repubblicani la navigazione dalle parti basse alle alte, e dalle alte alle basse. Mentre stavano in tal modo gl'Inglesi lavorando alle batterie, gli Americani colla fregata la Delawara sorta a cinquecento passi di distanza, e con altri legni minori incominciarono a fulminare colle artiglierie loro i palaiuoli e maraiuoli; dal che ne ricevettero essi nelle imperfette trincee, e la città stessa molto danno. Ei pare però che non abbiano saputo acconciamente giovarsi di quella pratica, che avevano dei luoghi nel fiume, dimodochè alla decrescente la fregata rimase nelle secche, e non si potè rimettere a galla. Della qual cosa accortisi gl'Inglesi, incominciarono a trarle contro colle artiglierie, e ciò fecero tanto aggiustatamente, che, abbassata la tenda, si arrendè. Poscia colle medesime artiglierie fecero allontanare e rifuggire all'in su le altre navi minori con perdita di un giunco, che andò a traverso sulla riva.
Avevano gli Americani, dubitando di quello che avvenne, cioè di non poter preservare Filadelfia, interrotto con ogni maniera d'impedimenti il corso della navigazione per la Delawara, affinchè l'armata inglese non potesse per la via del fiume alcuna comunicazione avere coll'esercito, che fosse entrato in quella città. Sapevano che quello di Washington sarebbe per l'accostamento di nuove genti fra poco tempo ingagliardito, e che allora correndo il paese avrebbe impedito le vettovaglie agl'Inglesi. Dal che ne sarebbe nato, che quando non avessero la facoltà del cibarsi per la via del fiume, sarebbero fra breve stati costretti ad abbandonarla. A questo fine avevano costrutto un Forte, e piantato artiglierie su di una isola piana, bassa e maremmana, o per meglio dire uno scanno di mota e di sabbia posto a rincontro delle bocche dello Schuyl-kill nella Delawara, la quale dalla natura sua chiamano Mud-island, che vuol dire Isola della Mota. Sulla opposta riva della Cesarea in luogo chiamato Red-bank avevano rizzato un altro simil Forte, e munitolo di grosse artiglierie. In mezzo poi alle acque navigabili del fiume avevano affondato parecchie file di quei triboli tra l'un Forte e l'altro, dei quali già altre volte abbiam favellato. Tre miglia più sotto avevano parimente ficcato altre somiglianti file di triboli, e sulla vicina riva della Cesarea in un sito chiamato punta di Billing fatto larghe trincee, le quali, quantunque ancora non fossero a fine condotte, potevan però, già guernite di artiglierie essendo, grandemente noiare il nemico, che si attentasse di scostare dal luogo loro i triboli. Sopra poi, e presso all'una e l'altra fila di questi triboli, stanziavano molte galere fornite di grossi cannoni, due batterie galleggianti, e molti altri legni minori, tutti bene armati con alcuni brulotti.
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