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I pazzi: dramma in quattro atti
I pazzi: dramma in quattro atti

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I pazzi: dramma in quattro atti

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Bernardi

Un gentile simbolo poetico.

Francesco

(precedendolo verso il fondo) Per di qua, Professore. Da questa parte troverà piú presto la sua carrozza.

Bernardi

Non si dovrebbe scegliere la via piú breve uscendo da un luogo donde si esce a malincuore…

Francesco

(sulla porta gli dà il passo. E via, con lui.)

IVIl Guardiano

(entra, zelantissimo, dalla sinistra, togliendosi il berretto.) Signor Direttore… (È un omino attempato, segaligno, arzillo, col naso aguzzo, con gli occhietti neri, tondi, mobilissimi, lucidi.) (Guarda attorno.) Non c'è… (Consulta il suo orologio.) Le quindici e tre minuti! (Severo) A quest'ora non dovrebbe muoversi dal suo studio. (Consulta di nuovo l'orologio.) Precisamente: le quindici e tre minuti! (Ricorda, brontolando, gli ordini del Direttore:) «Dalle quindici alle diciassette ricevo tutti. Annunzierai chiunque chieda di essere ricevuto.» E poi?.. Non c'è! (Scontento ed energico, chiama:) Signor Direttore!.. Signor Direttore!..

Francesco

(dal fondo) Perché gridi cosí, Michele?

Il Guardiano

Per chiamarvi.

Francesco

Di': che vuoi?

Il Guardiano

Che voglio?.. Eseguo i vostri ordini con l'orologio alla mano. (Lo cava fuori ancora una volta) «Dalle quindici alle diciassette ricevo tutti. Annunzierai chiunque chieda di esser ricevuto.»

Francesco

Oggi, no.

Il Guardiano

(burbero) Oggi, no?!.. E non mi avete avvertito! Voi rimettete la testa sul collo a coloro che l'hanno perduta, e a me la fate perdere.

Francesco

Non chiacchierare troppo. Michele, e modera il tuo zelo. Chi c'è di là?

Il Guardiano

Un tale a cui non garbava di declinare il suo nome. Pretendeva di non essere annunziato. Pareva che entrasse in un caffè, in una trattoria, o peggio. – «Di qui, senza nome, non si passa!» – «Io sono sempre passato e passerò.» – «E io, da sei mesi che mi pregio di stare al servizio del dottor Francesco Floriani come custode della sua Casa di Salute, non vi ho mai visto. Voi non passerete!»

Francesco

Ti lodo, Michele, ma adesso non ti dispiaccia di abbreviare.

Il Guardiano

L'ho messo alle strette e finalmente mi ha incaricato di annunziare (calcando le parole:) «Ulrico Nargutta, ex pazzo.»

Francesco

(con una certa emozione) Ulrico Nargutta!.. Fallo passare! Fallo passare immediatamente!.. È come una persona di famiglia. Sii molto riguardoso con lui; e gli permetterai di entrare e di uscire quando vorrà.

Il Guardiano

Non devo annunziare – caso mai – nessun altro?

Francesco

Nessun altro. Vai, Michele! Non indugiare di piú.

Il Guardiano

(con autorità) E mi raccomando: niente contrordini.

Francesco

Niente contrordini, non dubitare.

Il Guardiano

(impettito e minaccioso) Si presenti anche il signor Domineddio, lo mando al Diavolo!

Francesco

(tra sé) Venga, venga il mio vecchio amico! Con lui non sarò obbligato a reprimermi, a mascherarmi… (S'appressa alla porta dalla quale è uscita Agnese, e v'inoltra lo sguardo.)

VUlrico

(comparisce dal lato opposto, e si ferma profilandosi in una comica prosopopea.) Ulrico Nargutta, ex pazzo!

Francesco

(si volta. – Non si raccapezza.) Tu sei Ulrico?!

Ulrico

Ne sono sicuro.

Francesco

In fede mia, incontrandoti per istrada, non avrei potuto ravvisarti. Lascia che ti abbracci, disertore! Ho molto piacere di averti recuperato.

Ulrico

Recuperatissimo!

Francesco

(abbracciandolo) Ma ti sei proprio costruito un altro aspetto!

Ulrico

S'intende bene! Non piú capelli lunghi, non piú la selvatica vegetazione della barba e dei baffi, viso limpido, bocca sorridente, un elegante monocolo che rende vezzoso l'occhio piú guercio: tutto un insieme conveniente e quasi attraente. Veste nuova per l'uomo rinnovato! Il pazzo che tu non sapesti guarire non c'è piú. Fammi le tue congratulazioni, e dichiara che come medico sei una bestia.

Francesco

Lo dichiaro volentieri, e non esito a congratularmi con te.

Ulrico

Non ci vediamo, su per giú, da un anno, a misura di calendario.

Francesco

E non c'è stato mezzo di rintracciarti. Io ignoro sempre la tua abitazione.

Ulrico

Per lo piú, la ignoro anche io!

Francesco

E in quest'anno?..

Ulrico

Metamorfosi! Metamorfosi e guarigione completa! Ti prego di credere che sei al cospetto del piú savio degli uomini!

Francesco

Non è inverosimile.

Ulrico

Mi sono guarito da me, caro il mio dottore!

Francesco

Neppur questo è inverosimile.

Ulrico

Ma il merito – spieghiamoci – non è tutto mio.

Francesco

Sei modesto!

Ulrico

Mi son fatto consigliare… Indovina da chi.

Francesco

Non indovino. Dimmelo.

Ulrico

Mi son fatto consigliare dall'umanità.

Francesco

Il consiglio dell'umanità è la somma di parecchi milioni di consigli.

Ulrico

Ma rettifico: da una parte dell'umanità mi son fatto consigliare.

Francesco

Dalla migliore.

Ulrico

Dalla peggiore! (Siede a cavalcioni su una seggiola.) Mi attengo, t'avverto, al giudizio corrente, tanto per capirci.

Francesco

Il che, peraltro, non è indispensabile.

Ulrico

Secondo il giudizio corrente, è la parte peggiore dell'umanità quella nella quale funzionano brutalmente il sangue, la carne, i nuclei nervosi, i cinque sensi con le loro volubilità e attribuzioni cooperative, e nella quale è disseccata o ridotta a proporzioni minime la vita morale. Io ho aboliti tutti gli accidenti della vita morale, da cui provengono le nostre inquietudini, le nostre incontentabilità, le nostre sofferenze, i dibattiti, gli attriti, gli stenti, gli sforzi che scombussolano il nostro essere fino allo sfasciamento, fino alla follia. Neghi che questa sia la genesi della follia?..

Francesco

(senza approfondire) No.

Ulrico

Io mi sono brutalizzato. Non leggo, non scrivo, non studio, non penso, non m'interesso di ciò che sta oltre la superficie delle cose, non ho piú nessuna delle curiosità e delle esigenze che avevo quando ero un animale superiore. Di che mi occupo io durante le ventiquattro ore della piroetta terrestre intorno al sole?.. Mi occupo dei miei bisogni e desiderii materiali per soddisfarli con la massima scrupolosità. Una volta – te ne rammenti? – il mio desiderio piú ansioso, il mio piú impellente bisogno era di trovare l'onestà nel sesso femminile. Mi affannavo a cercarla. Mai vistane neppure la coda! Me ne affliggevo! Me ne disperavo! Che strazio! Che sventura! Che tragedia!.. Io non la trovavo o perché non è mai attecchita tra le discendenti di Eva o perché non l'avevo mai conosciuta e, naturalmente, non potevo identificarla. Ma tutto questo è stato da me spazzato via insieme con i peli che mi deturpavano il volto. La mia esistenza è diventata esclusivamente fisica. «Mi tocco, dunque esisto!» E crepi Cartesio! Cerco quello che conosco, quello che so identificare, quello che è visibile e palpabile, quello che non è punto arduo trovare. (Animandosi) E me la godo! Me la godo a meraviglia! Tu, per guarirmi, t'incocciavi a nudrire, attraverso l'organismo, il mio spirito. Ignorante! Dovevi, al contrario, avere l'abilità di ucciderlo. Io l'ho ucciso! (Si frega le mani, ridendo) Eh eh eh eh!..

Francesco

(sedendogli dirimpetto) Mio buon Ulrico, tu sei un pazzo come prima. La sola differenza è questa: che prima eri un pazzo di cattivo umore, e adesso sei un pazzo di umor gaio… almeno in apparenza.

Ulrico

Per me, il tuo giudizio non vale un fico secco! Non te l'ho chiesto e non sono venuto con l'intenzione di chiedertelo. Non sono venuto con l'intenzione di consultarti. Io son venuto, viceversa, per dare a te i miei lumi, per sorvegliare la tua salute, per mettermi alle tue costole, intento a diventare, all'occorrenza, il tuo medico, il tuo frenologo. E mi accorgo di avere avuto una ottima ispirazione. Io ti trovo ammalato, molto ammalato! Tu presenti un quadro patologico allarmante, e devi impensierirtene. – L'epoca è triste, amico mio, per i psichiatri del genere al quale tu appartieni. Il tuo correligionario Paolo Gemmi – hai visto? – se n'è andato in cielo o altrove motu proprio! Non mi era simpatico. Quindi non deploro la sua assenza definitiva. Ma còstato, con ponderazione, lo sfasciamento, lo sconquasso psicologico per cui egli si è liquidato mediante un colpo di rivoltella.

Francesco

Tu ripeti, a proposito del povero Paolo, la solita fantasticheria generica che corre per le bocche di tutti quando la causa d'un suicidio non è stata rivelata dal suicida.

Ulrico

Nel caso di lui non è una fantasticheria. Si tratta di un caso lampante d'incongruenza. Egli non era uno storpio, non era un tubercolotico, non era un diabetico, non era un vecchio asmatico, disponeva di parecchi quattrini, di parecchio ingegno, d'una certa gloriola acquistata senza troppa fatica: dunque per nessun motivo ragionevole poteva averne le tasche piene, e chi sa in quali aspirazioni extraterrene, in quale smaniosa alchimia andò a consumarsi e a smarrire la ragione. Ma per te sono qua io! Sei fortunato. Ringraziami d'essere capitato in tempo!.. Vediamo un po'. Che ti senti? Che ti pare di sentirti?

Francesco

(si rannuvola, si alza. – Passeggia, torcendo tra le dita la catenella dell'orologio.)

Ulrico

Non mi rispondi? Non puoi indicarmi i sintomi del tuo male? Non mi dài gli elementi per la diagnosi? Li coglierò io stesso con la mia speciosa radioscopia e con l'ausilio del ricordo che ho delle tue note caratteristiche. (Riflette.) La piú spiccata era l'amore per tua moglie: – un amore incommensurabile e ininterrottamente afflittivo. Quando, nelle tue ore di studio, non affliggeva lei in carne ed ossa, ne affliggeva l'effigie!.. E vedo che la sua fotografia è tuttora lí, appiccicata al tuo scrittoio. (Va a prenderla e se la mette davanti allo sguardo.) Bella donna, non c'è che dire! Bella e giovanissima! Piacerebbe anche a me se non fosse tua moglie!.. (Osserva) Continui a mutare la cornice di tanto in tanto. Sempre una piú preziosa dell'altra. (Ripone la fotografia sullo scrittoio.) Sicché: le cose stanno come stavano. Il punto di partenza della mia diagnosi dev'essere questo: «tu ami tua moglie come l'amavi».

Francesco

(tornando a sedere) Bada che ti sbagli.

Ulrico

L'ameresti di piú?.. Santo Iddio, sarebbe spaventevole!

Francesco

La detesto!

Ulrico

Oh, caspita!.. (Lo fissa.) Hai scoperto che ti tradisce? Hai scoperto che ha un amante?

Francesco

Se avessi scoperto di essere tradito, non so quale enormezza avrei commessa.

Ulrico

(ironico) Avresti avuto il diritto di ammazzarla!

Francesco

(convinto) Ah, sí!

Ulrico

Il diritto è quella istituzione per la quale, quando che vogliamo, ci si cava il gusto di dare qualche fastidio al prossimo senza fargli le scuse. E, abbi pazienza, chiariscimi la situazione. Dal momento che tua moglie ti è fedele, perché la detesti?

Francesco

Non avermi tradito… non significa che mi è fedele.

Ulrico

Ti è infedele… col pensiero?

Francesco

Ne ho il sospetto.

Ulrico

Per il semplice sospetto d'una infedeltà platonica, tu detesti colei che hai tanto amata? Non è giusto. (Col tono di chi dissimula di pigliare in giro qualcuno) Avresti dovuto innanzi tutto sincerarti. Sarebbe stato approssimativamente giusto detestarla dopo di aver bene accertato l'adulterio del pensiero.

Francesco

(traboccando) E come si fa a guardare nel cervello altrui? Come si fa a sorprendere la verità che vi si appiatta se perfino quella che è nel cervello nostro talvolta ci si nasconde?

Ulrico

(si frega le mani, ridendo) Eh eh eh eh!.. Precisamente! È alquanto piú complicato che sorprendere il baco in una ciliegia bacata!

Francesco

(tutto agitato dalle sue idee, che ribollono) Dal primo balenio del sospetto ho frugato nel cervello di lei con l'acume, col rigore e con l'accanimento d'un poliziotto che frughi nel nascondiglio di un malfattore. Nulla ne ho cavato fuori che avesse la precisa vivezza della verità assoluta. La fatica che ella compiva per affermare di essermi fedelissima poteva parere una fatica compiuta per nascondermi la sua infedeltà o per ingannare sé stessa. Ogni protesta poteva parere una trepida difesa. Ogni lagrima poteva parere versata pel dolore d'una rinunzia. Ogni «sí» aveva anche il suono di un «no». Ogni «no» aveva anche il suono di un «sí». La verità qual era? dov'era?.. Non è giusto che io detesti colei che ho tanto amata?.. La giustizia non c'entra. Il mio sentimento non è una punizione, non è una condanna, non è un'accusa. Io la detesto senza accusarla, senza giudicarla. La detesto per la sua incapacità di debellare il mio sospetto. E di questa incapacità si è confessata proponendomi la separazione.

Ulrico

Vi separerete?!

Francesco

Dovevo bene accettare la sua proposta. L'ho accettata.

(Pausa.)

Ulrico

(con un'aria da medico accorto e dotto) Amico mio, il tuo male non è molto diverso dal male che io mi vanto di aver superato. L'origine di entrambi i mali?.. Un egoismo esuberante. L'egoismo fa la buona salute se resta nel campo della praticità, se resta nel campo della materialità, in cui tutto è riconoscibile, tutto è distinguibile, tutto è piú o meno facile ottenere. Ma se sconfina e va a caccia di quel che non si distingue, di quel che non si vede e che forse non è mai esistito, se ambisce ad afferrare l'inafferrabile, produce sconvolgimenti gravissimi, che, per giunta, si propagano intorno con una irradiazione catastrofica. Tu non ti sei accontentato di chiedere a tua moglie la fedeltà del corpo. Hai preteso da lei la fedeltà del pensiero, cioè della mente, cioè del cuore, cioè dell'anima, cioè del diavolo che ti porti, con la relativa prova concreta inconfutabile matematica! Conseguenza fatale: sconvolgimento e irradiazione catastrofica! Adori tua moglie e la detesti, la vuoi e non la vuoi, l'accusi e non l'accusi, ti torturi e la torturi, soffri e la costringi a soffrire, impazzisci e la costringi a impazzire. Io non avevo una moglie. L'egoismo mio non si specializzava. Esso riguardava tutte le donne che passavo in rassegna pretendendo di trovare l'onestà con la relativa prova concreta inconfutabile matematica. Non le torturavo troppo perché riuscivano sempre a svignarsela. L'irradiazione mancava. Ma, intanto, mi torturavo io. Detestavo, adoravo, soffrivo, impazzivo, – impazzii! Mi sono curato, e ora non soffro piú, non adoro piú, non detesto piú!.. E sai quel che ho fatto?.. (Si accalora, si elettrizza

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