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Nellina: Dramma in tre atti

Roberto Bracco
Nellina: Dramma in tre atti / (Taken from Roberto Bracco Teatro, Vol. VII)
Cesare D'Arconte
Giacomo, suo figlio
Gigetta
Nellina
Don Candido
Sofia
Ester
Zia Fanny
Due servi
Epoca attualeATTO PRIMO
Un salotto molto signorile. Una porta nella parete di fondo. Due porte laterali. Quella a destra è la comune. Tra la mobilia – di una eleganza severa – c'è un tavolino, verso il lato sinistro, e c'è un basso divano, addossato alla parete di fondo, tra l'uscio e l'angolo a destra. 1
SCENA ICESARE, il SERVO, poi DON CANDIDOCesare(è un uomo sulla cinquantina, alquanto emaciato. Il suo sguardo è scialbo, spesso smarrito nel vuoto. I suoi occhi sono cerchiati di livido. Il volto è pallido, ma gli zigomi sono come macchiati di rosso. Egli ha un portamento da gran signore e veste con sobrietà e raffinatezza. – È sdraiato su una poltrona, accanto al tavolino, con le gambe a cavalcioni, dondolando un piede. Cava da una saccoccia un massiccio portasigari di argento, piglia un grosso avana e l'accende.)
(Dal fondo, entra il Servo, recando un piccolo vassoio con una tazza, con la zuccheriera e con una caffettierina. Tutto è squisitamente elegante.)
CesareI liquori. (Si versa egli stesso il caffè.)
Il Servo(lascia il vassoio sul tavolino, esce dal fondo, e, alla svelta, ritorna, recando, in un altro vassoio, il servizio dei liquori: bottiglie, bicchieri e bicchierini.)
Cesare(sorseggiando il caffè) Un Cognac.
Il Servo(versa il Cognac.)
CesareAvete portato il caffè alla signorina?
Il Servo(ha l'aria di non capire.)
CesareAlla signorina Nellina… Fate lo gnorri?
Il ServoAh, alla signorina… Nellina…
CesareCi sono forse altre signorine, in casa?
Il ServoNon ho portato il caffè alla signorina Nellina, perchè, di solito, dopo la colazione, lei va a prenderselo da sè, in cucina.
CesareDa oggi innanzi, penserete di servirlo a lei come lo servite a me e a mio figlio.
Il ServoCertamente. (Esce.)
Cesare(un po' pensoso, ma non inquieto, manda in su grosse boccate di fumo. Poi, beve d'un fiato il Cognac.)
(Entra Don Candido dalla porta a destra.)
Don Candido(età ambigua, viso spelato, faccia di prete spretato: un aspetto di persona molto zelante e untuosa. È vestito di scuro, con una redingote troppo lunga, alquanto frusta, ma ben pulita. Ha in mano un piccolo ramoscello di ulivo.) Riverisco, signor Cesare.
CesareOh, vi si vede?
Don CandidoUn po' tardi?
CesareCrederei.
Don CandidoÈ domenica delle palme, signor Cesare: ho dovuto…
CesarePrendere parte alla messa cantata?
Don CandidoQuesto no. Ma sono giornate in cui, diciamo così, non ci si sbriga sùbito, in chiesa. (Porgendo il ramoscello di ulivo) Posso offrirvi?..
CesareGrazie, non ne prendo. Mettetevi il ramoscello di ulivo… dove meglio vi piace, e sedete, perchè dobbiamo parlare.
Don Candido(infila il ramoscello fra lo sparato della camicia e il panciotto, con le punte di fuori, le quali gli sfiorano quasi il mento, e siede di fronte a Cesare, in atto di obbediente attesa.)
CesareOggi, caro don Candido, la vostra funzione di mio amministratore e segretario assume una importanza speciale.
Don CandidoNe ho piacere.
CesareFaremo una liquidazione.
Don CandidoNe ho dispiacere.
CesareSe non sapete di che si tratta…
Don CandidoUna liquidazione è quasi sempre determinata, diciamo così, da un fallimento.
CesareIo non sono fallito: voglio soltanto ritirarmi dagli affari.
Don CandidoMi permetterei domandarvi quand'è che avete avuto degli affari.
CesareMio Dio, ho avuto… delle donne.
Don CandidoLe chiamate affari?
CesareAffari di cuore.
Don CandidoDi cuore?! (Ride un po' di un piccolo riso falsamente stupido.)
CesareLa vostra incredulità è semplicemente bestiale. Io le ho sempre amate molto le donne.
Don CandidoBenissimo.
CesareMa già, che potete capire, voi? Io ho amato ogni donna con la quale ho avuto qualche… dimestichezza, e ho cercato di avere qualche dimestichezza… con ogni donna che ho amata. Questo è tutto.
Don Candido(risolino) Eh eh!..
CesareLa varietà non esclude la intensità. Raramente, mio caro Don Candido, l'amore – che è poi una tirannica necessità di godimento complesso – raggiunge in altri uomini quel grado di spasimo e di frenesia che raggiunge in me.
Don CandidoE vi ritirate dagli affari?
Cesare(correggendosi) Non pigliate alla lettera le parole che ora mi sono uscite di bocca. Mi riferivo al passato. Mi riferivo a ciò che è accaduto in me sino a quando… ho sentita… la possibilità…
Don CandidoDiciamo così, della dimestichezza.
CesareDiciamo come volete.
Don CandidoDiciamo come vogliamo, ma io, alla faccenda del ritiro, non ci credo. (Fregandosi le mani) Non ci credo, non ci credo!
CesareBe', perchè non ci credete?
Don Candido(risolino) Eh eh!.. Quel che si vede, si vede.
CesareMa che cosa credete di vedere, voi? Sentiamo.
Don CandidoCredo di vedere… che… se si ha sotto mano un bocciuolo di rosa come quella piccina, che, per fare una buona azione, vi siete cresciuta in casa… non è molto facile… ritirarsi dagli affari.
Cesare(lasciando trasparire la sua compiacenza) Sicchè… non vi sembra sgradevole la «piccina»?
Don Candido(con un lampo di cupidigia) Tutt'altro! (Poi, rivolgendo immediatamente gli occhi al cielo) Sarebbe ingiusto disconoscere che la Provvidenza non le è stata avara.
Cesare(con umoristica severità) Don Candido!
Don CandidoChe è?
CesareVoi avete fatti gli occhi lucidi!
Don CandidoIo ho fatto gli occhi lucidi?.. Non me ne sono accorto.
CesareMe ne sono accorto io.
Don CandidoSarà stata la espressione spontanea del mio animo di buon credente al pensiero di quella cosa divina che si chiama la Provvidenza. (Con le braccia in atto ascetico e gli sguardi rivolti di nuovo al cielo) Voi lo sapete che io sono un…
CesareUn orangutango.
Don CandidoUn orangutango?!
CesarePrecisamente! Sotto la veste del santone, in voi si nasconde il bruto, signor mio!
Don CandidoSi nasconde il bruto in me?!
CesareO che vorreste dire che si nasconde in me?
Don CandidoNon oserei.
CesarePerchè non lo pensate.
Don CandidoPerchè non lo penso.
CesareEcco. (Pausa.) (Un po' turbato e nervoso) Volete un Cognac?
Don CandidoIo no: mai!
CesareUn Whisky?
Don CandidoNiente, niente.
CesareIo, sì. (Versa in un gran bicchiere il Whisky e l'acqua di soda.)
Don CandidoIn verità, almeno di mattina, dovreste astenervene anche voi. Questi liquori vi bruciano.
CesareVisto che mi piacciono, lasciate che mi brucino. (Beve avidamente mezzo bicchiere di Whisky. – Dal portasigari, cava un altro avana e lo accende. Poi, con un lievissimo tremito nella voce:) Dunque… dove eravamo rimasti?
Don CandidoAl bruto.
CesareSicuro: al bruto. (Pausa. – La sua fisonomia muta, atteggiandosi a una curiosa ed amara intimità.) Ditemi un po': quante volte avete cercato di raccogliere le briciole cadute dalla mia mensa?
Don CandidoSignor Cesare!
CesareCredete che io ve ne rimproveri?
Don CandidoMa… mi maraviglio!
CesareSono gl'incerti di ogni intelligente segretario come voi.
Don CandidoMi addolorate parlandomi così.
Cesare(sempre più intimo) Ora, per esempio, ci sarebbe una briciola abbastanza preziosa; ma… vi prego di rinunziarci, perchè… è molto attaccaticcia. Se si attacca a voi, mi parrà di non essermene ben liberato io.
Don CandidoQuesta sarebbe, diciamo così, la liquidazione?
CesareAppunto. Io liquido la Gigetta.
Don CandidoAh?
CesareAlquanto matura, ma… ancora…
Don CandidoSenza dubbio.
CesareE mi pare onesto il metterla in libertà prima che le rughe la costringano al riposo.
Don CandidoUna certa libertà glie l'avete già concessa da un pezzo…
CesareNaturale! Benchè ne fossi stato innamoratissimo in illo tempore, sono circa otto anni che non ho con lei che qualche rapporto… di condiscendenza. Ella avrebbe avuto tutto l'agio di fare il comodo suo.
Don CandidoLo ha fatto? Lo ha fatto?
CesareNo, povera diavola! Avendo ottenuto da me… un singolare favore… un favore che, modestia a parte, nessun altro uomo le avrebbe reso, ella mi si è mostrata sempre riconoscente e devota fino alla esagerazione. Ed è proprio per questo che non ho mai saputo avere l'energia di troncare completamente.
Don CandidoMa poi, diciamo così, tutto a un tratto…
CesareTutto a un tratto, non so come, sono stato vinto… dal bisogno urgente di non avere più nulla di comune con lei.
Don CandidoBenissimo. (Breve pausa.) Glielo avete detto?
CesareE no. Glielo dovete dire voi.
Don CandidoIo?!
CesareVi munirò di una letterina per avvertirla che vi ho incaricato di compiere una delicata missione, e voi ve la caverete… con due parole.
Don CandidoTemo che non le basteranno.
CesareIo vi prego sul serio di essere laconico ed esauriente.
Don CandidoMa, in conclusione, mi ci mandate con le mani vuote?!
CesareVi affiderò, beninteso, la piccola somma che le ho destinata. Sarà una buon'uscita ragionevole. In fondo, io non avrei nessun obbligo verso di lei. Quando l'ho conosciuta, non era che una cosuccia di second'ordine. Ha vissuto per dieci anni come una gran signora… Non ha di che lamentarsi. Adesso, il mio pourboir le permetterà di non aver troppa fretta, e di questo io sarò molto contento. Le donne di quel genere, caro don Candido, se hanno troppa fretta, si discreditano, e allora… non c'è rimedio: sempre più giù, sempre più giù, irreparabilmente.
Don Candido(con gli occhi afflitti e pietosi) Eh!.. non ne parliamo!
CesareSì, meglio non parlarne, perchè la cosa non è allegra. Suol dirsi che la prostituzione sia la vendetta delle donne contro gli uomini; ma è molto difficile che esse medesime non restino miseramente vittime della loro vendetta. (Rannuvolandosi)… E anche l'uomo più cinico ne è talvolta… conturbato! (Si alza)… Vado a scrivere la lettera e a prendere il danaro. (Esce dal fondo.)
Don Candido(resta seduto tutto compunto.)
SCENA IINELLINA, DON CANDIDO, poi CESARE(Entra Nellina dalla porta a destra, e si avanza lenta, molle, quasi sciatta, tutta intenta a fumare una sigaretta. La fuma con evidente inesperienza, tenendola fra le labbra strette e protese e soffiandovi dentro. – Don Candido, che ha le spalle verso la porta da cui Nellina è entrata, non si accorge di lei. – Ella, abituata alla presenza di lui, non gli bada neppure. Un po' di fumo le va in gola. Tossisce. Don Candido si volta.)
Don CandidoOh, siete voi, Nellina?
Nellina(come se non avesse udito, continua ad occuparsi soltanto della sua sigaretta.)
Don Candido(con maraviglia) Fumate?!
Nellina(seccamente) Sì.
Don CandidoSe vi vede il signor Cesare!..
NellinaMe le ha date lui le sigarette.
Don Candido(con una smorfia furba) Ottimamente. (Abbassa gli sguardi a terra, riunisce le mani sul petto, e la guarda di sottecchi.)
(Breve pausa.)NellinaOhè!.. Perchè mi guardate?
Don CandidoMa io… non guardo che il pavimento. (Fissa gli sguardi sul pavimento per mostrare di aver detto il vero.)
NellinaNo. Mi stavate guardando con lo sguardo di sbieco.
Don CandidoVi giuro che v'ingannate.
NellinaUhm! Non è la prima volta che vi ho sorpreso a guardarmi in un certo modo.
Don Candido(come scandalizzato) Ma, dico: per chi mi prendete?
Nellina(freddamente astiosa) Per una robaccia.
Don CandidoPer una robaccia?! Insomma, io sono perseguitato dalla calunnia! (Continua a guardare a terra.)
(Breve pausa.)
Nellina(si accosta al tavolino, sceglie un bicchiere e vi versa il Whisky e l'acqua di soda.)
Don Candido(levando gli occhi) Anche il Whisky?
NellinaIl signor Cesare mi ci sta abituando.
Don CandidoE voi?..
NellinaPerchè no?.. Mi piace. (Beve.)
Don CandidoBenissimo!
Nellina(coi gomiti appoggiati al tavolino, ora lo osserva attentamente.) Siete tutto pulito, oggi!.. Che cosa avete lì, che vi spunta dal panciotto?
Don CandidoOggi è la santissima domenica delle palme. Questo è un ramicello di ulivo benedetto.
Nellina(gli mette la mano nel panciotto, e tira fuori il ramoscello.)
Don CandidoVe lo pigliate?
Nellina(senza rispondergli, lo guarda con una curiosità mista di disgusto.)
Don CandidoAdesso, diciamo così, siete voi che guardate me.
NellinaMi viene la voglia di cacciarvi il ramicello di ulivo in un occhio. (Gli sfiora, difatti, un occhio con la punta del ramoscello.)
Don Candido(alzandosi) No!.. Che vi salta in mente?! Mi accecate!
NellinaRobaccia!
Don Candido(preso dalla stizza e da una repentina sensualità cattiva) Se non state tranquilla, io vi afferro.
Nellina(sfidandolo con rabbioso disprezzo) Fatelo! Fatelo! Voglio vedere come lo fate!
Don Candido(ghermendola forte per le spalle e stringendo i denti) Siete la più terribile delle birichine!
Cesare(entra all'improvviso e, con austerità collerica, esclama:) Don Candido!
Don Candido(scostandosi da Nellina con un soprassalto, e confondendosi un poco) Mi voleva… mi voleva… accecare… Non dovevo difendermi, io?
Cesare(a Nellina:) Lo volevi accecare!
Nellina(mostrando il ramoscello, senza guardare nè Cesare, nè Don Candido) Già.
Cesare(a Don Candido:) E voi, col pretesto di difendervi, facevate… l'orangutango?
Don CandidoCi siamo all'orangutango!
Cesare(lo fissa, tentennando il capo in segno di rimprovero.)
Don Candido(per darsi un'aria disinvolta, con una mano finge di spolverare una manica della redingote.)
CesareNo, no! Lì non ce n'è polvere. Dovreste spolverare piuttosto la vostra coscienza!
Don CandidoÈ così spolverata!
Cesare(gli si avvicina e gli consegna due buste: una chiusa, l'altra, più grande, imbottita di biglietti di banca; e gli dice sottovoce:) Questa è la lettera, e questo è…
Don CandidoHo capito.
CesareLa cifra è scritta sulla busta.
Don Candido(guardando la cifra, torce il muso ed alza le sopracciglia come per dire: «troppo poco, non ce la facciamo!»)
CesareSiate molto cortese, ma…
Don Candido… laconico ed esauriente.
CesareSenza lavorarvi la piazza per conto vostro. Mi spiego?
Don CandidoChe castigo di Dio è la calunnia!
CesareAndate, andate, don Candido.
Don CandidoBenissimo. (Esce a destra.)
SCENA IIICESARE, NELLINA, poi GIACOMOCesare(tenendo d'occhio Nellina, relativamente impacciato, in silenzio, si sdraia sopra una poltrona.)
Nellina(tira fuori da una saccoccia un piccolo portasigarette di metallo bianco e una scatoletta di cerini; si caccia fra le labbra un'altra sigaretta, l'accende, e, affaticandosi a fumare come dianzi, lentamente, sciattamente, si avvia verso la destra.)
CesareNellina!
Nellina(si ferma senza voltarsi.)
CesareMi fai il favore di non dare tanta confidenza a quell'imbecille?
Nellina(alza le spalle con noncuranza.)
CesareGià, in generale, tratti con troppa familiarità anche i servi di casa.
Nellina(voltandosi appena) Fino a poco tempo fa, mi lasciavate sempre in loro compagnia.
CesareT'ho tenuta, per altro, come una piccola parente! Se tu fossi rimasta nell'ospizio, dal quale ti ho tolta bambina, non saresti… che una povera operaia. Io non mi vanto; ma tu mi potresti risparmiare questi rimproveri. Che dovevo fare, io? Dovevo condurti attorno con me?
NellinaE, dunque, mi sono abituata a stare con i servi.
CesareMa adesso che io comincio a preferire una vita più casalinga… non c'è ragione che tu vada gironzolando fra le livree.
NellinaIo ci trovo gusto.
CesareMalissimo!
NellinaAlmeno, ai servitori, posso dire tutte le insolenze che mi vengono alle labbra.
CesareA che proposito?
NellinaSono uomini anche quelli. (Con un'altra alzata di spalle, sta per dirigersi di nuovo verso la destra.)
Cesare(dissimulando la sofferenza prodottagli dal contegno di lei, e cercando dei pretesti per trattenerla) Ma… stammi a sentire, Nellina…
NellinaCosa?
CesareTu hai qui (indica a sinistra) la tua stanzetta graziosa. Io l'ho recentemente destinata a te perchè ho creduto necessario che tu avessi un cantuccio tutto tuo. Perchè non vuoi starci mai?
NellinaMi sembra una trappola. Non ci sto volentieri.
CesareE allora, va a trattenerti (indica il fondo) nelle stanze interne. È inutile che tu stia sempre in quelle dove passano tutti, o addirittura in cucina.
Nellina(pigramente) Andrò a trattenermi nelle stanze interne. (S'avvia verso il fondo.)
Cesare(quando Nellina è sul punto di uscire, irrefrenabilmente scatta in tono di comando:) Resta qui, Nellina!
Nellina(si ferma. Indi, con una fisonomia di rabbia chiusa, le sovracciglia aggrottate, la fronte bassa, siede sul divano, ch'è accanto alla porta in fondo, e, raccogliendovi le gambe, si raggomitola tutta.)
(Breve pausa.)Cesare(contenendosi e mutando tono) Con questo tuo caratterino dispettoso, mi obblighi ad essere brusco, e poi io stesso me ne dolgo. Certe volte, mi fuggi come se io fossi un tuo nemico. E, ieri sera, fosti… così aspra… così irritante… che io… dovetti fare uno sforzo per non punirti acerbamente!
Nellina(fredda, d'una tranquillità acre) Voi stavate per baciarmi. Non voglio essere baciata da voi.
Cesare(impallidisce, si confonde, si agita dentro; indi si leva, passeggia su e giù, siede presso il tavolino.)
Giacomo(entrando dal fondo) Babbo!
Cesare(sconcertato) Che c'è, Giacomo!
Giacomo(si avanza un poco, senza accorgersi di Nellina. Appare cogitabondo, ma calmo e risoluto. Parla a suo padre con affettuoso rispetto.) Puoi darmi qualche minuto?
CesareSùbito?
GiacomoSì, ho premura di parlarti.
CesareAbbi pazienza, Giacomo: in questo momento sono un po' turbato…
Nellina(per avvertire della sua presenza Giacomo, fa cadere a terra il suo piccolo portasigarette.)
Giacomo(ode il rumore, si volta un istante e, nel vedere Nellina, intuisce di essere entrato in mal punto.)
Nellina(senza scendere dal divano, raccoglie il portasigarette.)
CesareAppena rimessomi, sarò a tua disposizione.
GiacomoVa bene, babbo. (Via dal fondo.)
Cesare(nervosissimo, guarda i liquori, prende il suo bicchiere e osserva che ce n'è un altro adoperato.) Avete bevuto voi in quest'altro bicchiere?
NellinaSì.
Cesare(con reticenza)… Volete ancora?
NellinaNo.
Cesare(Beve sino al fondo.) (Pausa.) (Poi, con la voce più tremula, più roca) Nessuna donna ha mai avuto ribrezzo di me. Ed è strano che ne abbiate proprio voi, a cui ho fatto un po' di bene. Non è pudore, no, perchè il pudore non vi consentirebbe certe vostre piccole audacie di sfrontatezza; e non è neppure quell'odio misterioso che voi v'immaginate di nudrire per tutti gli uomini. È bensì una speciale ribellione contro di me: una ribellione sorda e maligna, che mi rende ogni giorno più inquieto, più torbido, più sofferente… più febbricitante!
Nellina(ha gli occhi spalancati e biechi, fissi su lui in un misto di paura e di ferocia recondita.)
Cesare(si leva e continua affannosamente:) Io lo so, io lo so, che non dovrei tormentarvi. La coscienza me lo grida. Io mi sdoppio e chiedo a me stesso per quale triste fenomeno io abbia sentite, ad un tratto, le più ossessionanti attrattive della donna nella fanciulla che mi spetterebbe di proteggere… E, forse, chi sa, avrei potuto a tempo contenere i miei istinti se avessi scorta in voi una certa bontà per me. Sì, in tal caso, forse avrei potuto ragionare, avrei potuto sorvegliarmi. Ma, invece, il vedervi perennemente con quella faccia solcata dai segni del rancore e della ostilità, il vedervi sempre tutta pronta a difendervi ingiuriando la mia persona, mi dà le vertigini, mi dà dei brividi che mi fanno temere… di trascendere fino a una violenza, di cui io stesso non saprei sopportare la vergogna. (Acceso in volto, col corpo oscillante, sorreggendosi alla spalliera di una sedia) Badate, Nellina!.. Io ve lo avverto… Io ve lo avverto… Non vi ostinate ad avvilirmi, non vi ostinate a difendervi troppo, se volete… che io vi lasci in pace!
Nellina(con le labbra livide di rabbia rattenuta, con le braccia incrociate e strette al petto fino ad afferrarsi le spalle, tutta tremante, quasi rimpicciolendosi e sogguardandolo, scende dal divano. Vorrebbe scappare, ma, pur vedendolo come disfatto, teme la sua ira. Col passo pauroso, sempre coi vigili sguardi fissi su lui, raggiunge, a poco a poco, la porta a destra, e, dopo averlo ancora sogguardato, esce di corsa.)
Cesare(cadendo sopra una sedia, e covrendosi il volto con le mani) Dio!.. Dio!.. Che cosa faccio!?..
SCENA IVCESARE, DON CANDIDO, GIGETTA, poi NELLINADon Candido(entra affaccendatissimo, ansimando) Signor Cesare…
Cesare(padroneggiandosi) Già di ritorno, don Candido?
Don Candido… L'ho incontrata… l'ho incontrata… per istrada. Era in carrozza… Impensierita alquanto della vostra assenza più prolungata del solito, stava per venire da voi. Io ho cercato di evitarvi questo incomodo… Le ho consegnato la lettera, le ho consegnato i quattrini, le ho detto il fatto suo e sono stato… laconico ed esauriente. Ma, viceversa, non ho esaurito nulla. La Gigetta mi ha preso, diciamo così, per il collo, mi ha messo in carrozza con lei, e, cucita al mio soprabito, è venuta fin qui.
Cesare(bruscamente) Ditele che sono uscito.
Gigetta(comparisce dalla prima porta a destra: è elegantissima, ha il volto sapientemente truccato: entra con disinvoltura, senza gravità, quasi graziosamente) Ma no… Sta' tranquillo… Io non vengo nè per cavarti gli occhi, nè per cavarti altri quattrini…
Cesare(alzandosi con cortese deferenza) Io, non volevo ricevervi… soltanto perchè… c'è in casa mio figlio. Vi ho sempre ricevuta nell'epoca in cui egli era in collegio o in viaggio; ma adesso che abita con me…
GigettaSi scandalizza vostro figlio?
CesareÈ superfluo che vi occupiate di ciò. Lasciate che ognuno pensi come vuole.
Gigetta(sedendo, chiama con graziosa familiarità:) Don Candido!
Don Candido(servizievole) Ai vostri ordini!
GigettaPrivateci della vostra presenza, perchè debbo, «diciamo così», restar sola col signor Cesare.
Don CandidoBenissimo.
Cesare(a Don Candido:) Ma aspettate in anticamera. Potrò ancora aver bisogno di voi.
Don CandidoBenissimo. (Esce velocemente per la destra.)
GigettaMi fai il piacere di dirmi a che proposito hai voluto questa separazione solenne? Avevo io forse delle pretese nella mia funzione… di amante onoraria? Da un pezzo, sapevo bene di essere per te… come quell'abito vecchio che si continua a tenere lì in guardaroba perchè, nuovo, lo si portò molto volentieri. Ciò mi sembrava naturalissimo; e io non facevo che fornirmi… di un po' di canfora… di un po' di naftalina… per non mostrarmiti, all'occasione, troppo tarlata. Io sarei curiosa di sapere che ragione hai di destinarmi al cenciaiuolo. Che fastidi ti davo?
CesareNessun fastidio. Ma tutto ciò che ha avuto un principio deve pure avere una fine. D'altronde, di tanto in tanto, per un avanzo di abitudine, si ricascava nella palude stagnante del passato senza trovarci nemmeno una reminiscenza delle sensazioni di una volta, e se ne usciva, poi, tutti e due, pentiti, disgustati. Non è meglio eliminare questo strascico così miserevole?.. Ho anche considerato che, adesso, tu sei ancora abbastanza giovane… E giacchè hai una casa ben montata, dei gioielli, delle toilettes…